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Passeggiata per la Pace. Foto, tappe, riflessioni. Il vescovo: “Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace”

“Nessuno può salvarsi da solo” è il Messaggio di papa Francesco per questa Giornata mondiale per la Pace, e in centinaia si sono ritrovati a Faenza, il primo gennaio, per testimoniare che è davvero possibile unirsi per costruire assieme un mondo di pace. Tante le tappe del corteo partito dal Seminario: dall’ospedale, dove sono stati ringraziati gli operatori sanitari, al Mic, patrimonio Unesco e simbolo della ricostruzione postbellica, fino al monastero di Santa Chiara che ospita ancora oggi profughi ucraini. La passeggiata ha avuto come ultima tappa piazza del Popolo, dove ha presenziato anche il vescovo Mario, a cui è seguita la messa in Cattedrale celebrata dallo stesso monsignor Toso. Durante la Passeggiata, sono state lette le riflessioni estratte dall’ultimo libro del vescovo, Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace, con prefazione del professor Stefano Zamagni, in cui si sollecita il superamento dei pacifismi declamatori, auspicando il potenziamento della via della nonviolenza attiva e creativa. “La guerra va sconfitta – si legge nel libro del vescovo – predisponendo a livello spirituale, sociale, economico e politico e istituzionale, tutto ciò che la previene e la rimuove”. La bussola, in questo percorso, è la Dottrina sociale della Chiesa.

Al corteo hanno partecipato ucraini e russi e fedeli di diverse religioni, come la comunità islamica. In questo modo, si riprende un percorso di dialogo e riconciliazione. All’inizio della Passeggiata è stato inoltre ricordato l’operatore Caritas Damiano Cavina, che si è sempre speso tanto sui temi della pace e del dialogo interreligioso e la cui eredità in tal senso non va dispersa.

Seminario

La Passeggiata ha avuto inizio in Seminario. Nel 1963, sessant’anni fa, Giovanni XXIII, pubblicò la sua ultima Enciclica: la “Pacem in terris”. La prima, rivolta non solo ai cattolici, ma a tutti gli uomini di buona volontà. Questo, a pochi mesi dalla conclusione della crisi dei missili nucleari russi a Cuba. In essa, come noto, scrisse: “E’ folle (alienum est a ratione) pensare che nell’era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia”. Angelo Roncalli, prima della sua elezione al soglio pontificio, fu più volte ospite nel vescovado di Faenza in quanto era amico del vescovo mons. Giuseppe Battaglia, anch’egli bergamasco. Quest’ultimo, era stato nominato vescovo di Faenza il 21 agosto 1943 e fin da subito dimostrò la propria autonomia di giudizio e azione verso il regime. Nei sette mesi dei bombardamenti, assieme al clero si prodigò per prestare soccorso e aiuto anche economico in tutta la diocesi. Per tale motivo
nel dicembre del ‘45 il governo lo insignì della medaglia d’argento al valor militare. Questo seminario è stato costruito per suo volere, nel dopoguerra, anche allo scopo di dare lavoro ai faentini. Nell’atrio di ingresso è posto un busto del Papa Buono. La villa estiva del seminario faentino era a Lenna, in provincia di Bergamo.

Ospedale civile

Ci si è poi spostati di fronte all’ospedale civile. Fu edificato in una decina d’anni dal 1752 al 1763 per volere del vescovo di Faenza, Antonio Cantoni sui ruderi della Rocca Manfrediana. In esso confluirono i precedenti ospitali di Sant’Antonio Abate e di San Nevolone. Il vescovo Cantoni affidò la conduzione dell’ospedale alle suore dell’ordine di San Giovanni di Dio (Fatebenefratelli), che mantennero l’incarico fino al 1797, anno in cui furono espulse dai francesi.

Chiesa di San Savino

La chiesa è dedicata al vescovo martirizzato ai tempi di Diocleziano e sepolto a Spoleto. Il santo è protettore di Faenza, assieme a Pier Damiani, Emiliano e Terenzio. Le sue reliquie sono in Duomo nella grande cappella a lui intitolata, situata a sinistra dell’altare maggiore. La chiesa, attualmente, è in uso alla Chiesa Ortodossa Moldava, dipendente dal Patriarcato di Mosca, che l’ha intitolata ai Santi Pietro e Paolo.

Museo delle Ceramiche

Il Museo Internazionale delle Ceramiche è stato fondato nel 1908. Gaetano Ballardini ne fu il principale artefice. Nel maggio 1944, un bombardamento ne causò la quasi completa distruzione con gravi e insanabili perdite nelle collezioni e nel materiale archivistico. Altre ceramiche andarono distrutte in altri depositi in campagna. Ballardini non si perse d’animo e grazie a donazioni nazionali ed internazionali riuscì a ricostituirlo. Nel 2011, è stato dichiarato “Monumento Unesco testimone di una cultura di Pace” come “Espressione dell’arte Ceramica nel Mondo”.

Lapide a ricordo di due vittimi civili della guerra

Al numero civico 54 di Viale delle Ceramiche una lapide ricorda Luigi (Gino) Alessandrini di 19 anni, studente e lo zio Giovanni Caroli, di 40 anni, allenatore di cavalli. Nella notte del 1 settembre a Solarolo, nei pressi del ponte sul Senio, si ebbe uno scontro fra partigiani e tedeschi in seguito al quale tre di questi rimasero uccisi. Il giorno successivo fu ordinato dai nazisti un grande rastrellamento nelle campagne circostanti con l’intento di dare una punizione esemplare. I due faentini, si trovavano nei pressi, ma sebbene senza alcuna colpa ed estranei alla politica furono catturati assieme ad altri sette giovani contadini. Furono condotti alla sede della Brigata Nera a Villa San Prospero dove subirono un sommario interrogatorio tra minacce e torture. La sera del 2 settembre 1944 furono fucilati e impiccati dai nazifascisti a Ponte Felisio.

Monastero Santa Chiara

La presenza delle clarisse a Faenza è attestata almeno a partire del 1223, ottocento anni fa, viventi ancora San Francesco e Santa Chiara. Il loro convento fu il primo a nord dell’Appennino, il 13° in Italia. Attualmente si sono trasferite a Monte Paolo, dove il portoghese Sant’Antonio si ritirò prima di dimostrarsi, nel 1222 a Forlì, strepitoso predicatore e a Rimini taumaturgo. Attualmente nel Monastero sono ospitate famiglie ucraine in fuga dalla guerra.

Piazza del Popolo

Esattamente 75 anni fa, il 1° gennaio 1948, entrò in vigore la Costituzione. Il testo era stato approvato dieci giorni prima dall’Assemblea Costituente, i cui componenti erano stati eletti dal popolo italiano il 2 giugno del 1946. Contemporaneamente si era svolto il referendum che aveva scelto la Repubblica. Tra i 556 membri della Costituente vi furono anche due faentini di opposti schieramenti politici, entrambi partigiani: Benigno Zaccagnini, per la Democrazia Cristiana, della quale fu segretario nazionale durante il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro. Medico, fu Ministro del Lavoro e dei Lavori Pubblici. Pietro Nenni per il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Si deve a lui, in quanto “Ministro per la Costituente”, l’abbinamento tra Referendum e elezioni. Successivamente fu presidente del Partito Socialista Italiano.

Entrambi approvarono la Costituzione che all’art. 11 recita che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali” e all’art 52 stabilisce “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.” Dovere che può essere adempiuto anche attraverso la prestazione di adeguati comportamenti di impegno sociale non armato”

L’incaricato alla Pastorale sociale e del lavoro, Flavio Venturi: “Promuovere azioni di pace”

Il lavoro è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace. Esso è espressione di sé, dei propri doni, ma anche impegno, fatica, collaborazione con altri, perché si lavora sempre con o per qualcuno. In questa prospettiva marcatamente sociale, il lavoro è un luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello.

“Sono le parole di Papa Francesco contenute nel messaggio per la giornata mondiale della pace dello scorso anno – ha detto l’incaricato alla Pastorale Sociale, Flavio Venturi -. Parole che fanno riflettere soprattutto in un momento come questo in cui la pandemia da Covid 19 ha creato gravi scompensi nel mondo del lavoro: aziende che chiudono, giovani che non trovano occupazione, adulti che perdono il lavoro, con gravi ricadute sulle famiglie. Papa Francesco riprende questi concetti nel messaggio per la Giornata della pace di quest’anno e ci dice: “Mentre, da una parte, la pandemia ha fatto emergere tutto questo, abbiamo potuto, dall’altra, fare scoperte positive: un benefico ritorno all’umiltà, un ridimensionamento di certe pretese consumistiche, un senso rinnovato di solidarietà che ci incoraggia ad uscire dal nostro egoismo per aprirci alla sofferenza degli altri e ai loro bisogni. Da tale esperienza è derivata più forte la consapevolezza che invita tutti, popoli e nazioni, a rimettere al centro la parola “insieme”. Infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi.”

“Cosa possiamo fare per contribuire alla costruzione di un sistema di pace? – riflette Venturi -. Concludo con le parole di papa Francesco, tratte sempre dal suo messaggio per la giornata della pace di quest’anno: dobbiamo promuovere azioni di pace per mettere fine ai conflitti ed alle guerre che continuano a generare vittime e povertà, prenderci cura in maniera concertata della nostra casa comune ed attuare chiare ed efficaci misure per far fronte al cambiamento climatico, combattere il virus delle disuguaglianze e garantire il cibo ed un lavoro dignitoso per tutti, sostenendo quanti non hanno neppure un salario minimo e sono in grande difficoltà. A noi il compito di dar seguito a queste indicazioni di Papa Francesco sul nostro territorio”.


È morto il Papa Emerito Benedetto XVI. Il 3 gennaio la messa in suffragio in Cattedrale a Faenza

È morto oggi, alle 9.34 del 31 dicembre 2022 il Papa Emerito Benedetto XVI, le cui condizioni di salute si erano aggravate negli ultimi giorni. “Con dolore informo che il Papa Emerito, Benedetto XVI, è deceduto oggi alle ore 9:34, nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano”, si legge nel comunicato della Santa Sede. Il papa emerito e 265esimo Papa della Chiesa cattolica aveva 95 anni.

Dalla mattina di lunedì 2 gennaio 2023, il corpo del Papa Emerito sarà nella Basilica di San Pietro in Vaticano per il saluto dei fedeli. Con animo grato per il dono del Papa Benedetto XVI, il vescovo monsignor Mario Toso si unisce alle preghiere per il ritorno del Pontefice alla Casa del Padre e invita la comunità diocesana a partecipare alla preghiera. Martedì sera 3 gennaio alle 20,30 in Cattedrale a Faenza, sarà presieduta dal nostro vescovo una S. Messa in suffragio di Benedetto XVI.

“E’ morto serenamente” riportano dalla Santa Sede

E’ morto serenamente, nella sua stanza al primo piano del Monastero Mater Ecclesiae all’interno dei Giardini Vaticani, il Papa emerito Benedetto XVI, assistito amorevolmente dal suo segretario particolare e Prefetto della Casa Pontificia, mons. Georg Gaenswein, e dalle quattro laiche consacrate Memores Domini che erano al suo fianco già durante i suoi otto anni di pontificato, cui sono seguiti quasi sette anni di vita a servizio della Chiesa “nascosto al mondo”, come lui stesso aveva annunciato con la storica rinuncia dell’11 febbraio 2013. L’allarme per le condizioni di salute di Joseph Ratzinger, che avrebbe compiuto 96 anni il prossimo 16 aprile, era cominciato in tutto il mondo dopo le parole pronunciate da Papa Francesco, al termine dell’udienza generale del 28 dicembre: “Vorrei chiedere a tutti voi una preghiera speciale per il Papa emerito Benedetto, che nel silenzio sta sostenendo la Chiesa. Ricordarlo: è molto malato chiedendo al Signore che lo consoli e lo sostenga in questa testimonianza di amore alla Chiesa fino alla fine”. “Posso confermare che nelle ultime ore si è verificato un aggravamento dovuto all’avanzare dell’età”, aveva dichiarato ai giornalisti poche ore dopo il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni: “La situazione al momento resta sotto controllo, seguita costantemente dai medici. Al termine dell’udienza generale Papa Francesco si è recato al monastero Mater Ecclesiae per visitare Benedetto XVI. Ci uniamo a lui nella preghiera per il Papa emerito”. Più confortante il bollettino del portavoce vaticano relativo al giorno dopo, 29 dicembre: “Il Papa emerito è riuscito a riposare bene la notte scorsa, è assolutamente lucido e vigile e oggi, pur restando gravi le sue condizioni, la situazione al momento è stabile. Papa Francesco rinnova l’invito a pregare per lui e ad accompagnarlo in queste ore difficili”. La stampa tedesca, nello stesso giorno, aveva fatto sapere come il Papa emerito avesse rifiutato il ricovero in ospedale per poter rimanere in quella che in questi quasi dieci anni è stata la sua casa. L’ultimo bollettino medico del portavoce vaticano, prima dell’annuncio della morte di stamattina, risale a ieri alle 15: “”La scorsa notte il Papa emerito ha potuto riposare bene. Anche ieri pomeriggio ha partecipato alla celebrazione della Santa Messa nella sua camera. Allo stato attuale la sua condizione è stazionaria”.

Quella di Joseph Ratzinger, dunque, è stata una morte naturale dovuta all’avanzare dell’età: un appuntamento a cui il Papa tedesco, pastore mite e forte dalla fede granitica, si era adeguatamente preparato, come aveva già confidato al suo biografo, Peeter Seewald, nel 2016, nel suo libro “Ultime conversazioni”: “Bisogna prepararsi alla morte. Non nel senso di compiere certi atti, ma di vivere preparandosi a superare l’ultimo esame di fronte a Dio. Ad abbandonare questo mondo e trovarsi davanti a Lui e ai santi, agli amici e ai nemici. A, diciamo, accettare la finitezza di questa vita e mettersi in cammino per giungere al cospetto di Dio. Cerco di farlo pensando sempre che la fine si avvicina. Cercando di prepararmi a quel momento e soprattutto tenendolo sempre presente. L’importante non è immaginarselo, ma vivere nella consapevolezza che tutta la vita tende a questo incontro”. Illuminanti, a questo proposito, sono le parole affidate alla lettera scritta all’indomani del Rapporto sugli abusi nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, la sua diocesi, l’8 febbraio 2022: “Ben presto mi troverò di fronte al giudice della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito). In vista dell’ora del giudizio mi viene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte”.

Il vescovo Mario nomina don Emanuele Casadio direttore della Caritas diocesana

Richiamato il Decreto (Prot. PN 6/2021-48 in data 21 febbraio 2021) con cui il Rev.do Don Marco Ferrini è stato nominato Incaricato della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana;

richiamato il Decreto (Prot. 17/2017-136 in data 23 giugno 2017) con cui è stato approvato il regolamento della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana;

tenuto conto che il 13 ottobre 2021 il Rev.do Don Emanuele Casadio è stato nominato Vice Direttore della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana e, quindi, ha maturato l’esperienza necessaria per lo svolgimento di questo delicato compito;

volendo procedere all’avvicendamento del precedente Direttore Don Marco Ferrini i cui impegni pastorali non gli consentono più di dedicare il tempo necessario a tale ufficio;

a norma dell’art. 7 del medesimo regolamento;

con la presente

NOMINIAMO

il Rev.do Don Emanuele Casadio Incaricato della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana fino alla scadenza del triennio in corso.

 

La presente nomina ha effetto dal 1° gennaio 2023.

Faenza, 9 dicembre 2022

                                                                                  + Mario Toso, vescovo


Lutto: è morto don Paolo Suardi, per tanti anni parroco nella Diocesi di Faenza

E’ tornato alla Casa del Padre il 10 dicembre 2022 don Paolo Suardi, presbitero incardinato nella nostra Diocesi, nativo della diocesi di Bergamo. Nato il 21 dicembre 1930 fu ordinato a Faenza il 17 dicembre 1955. Don Paolo Suardi, sacerdote della nostra Diocesi, è stato parroco di San Silvestro fino al 1984 ed è morto sabato scorso a Gaverina Terme (suo paese natale) in provincia di Bergamo all’età di 91 anni. Le esequie saranno celebrate oggi pomeriggio alla parrocchia di Gaverina Terme.


Immacolata: a San Francesco la messa pontificale col vescovo Mario

Alle 11 di giovedì 8 dicembre, alla chiesa di San Francesco di Faenza, si celebrerà la santa messa pontificale per la Solennità dell’Immacolata concezione presieduta dal vescovo, monsignor Mario Toso. La celebrazione sarà animata dal coro Laudate Dominum, diretto da Rosa Ricci. Sul numero del Piccolo di questa settimana, Enrico Argnani ha scritto un articolo proprio su questo coro.

In questo giorno sarà possibile vedere le sculture in legno, ancora in divenire, dell’artista Giorgio Palli. Queste opere si trovano nel parco antistante la chiesa.

giorgio palli

In questo periodo alla parrocchia di San Francesco è inoltre attiva la Lotteria della Befana. I biglietti sono disponibili in fondo alla chiesa. L’estrazione si terrà l’8 gennaio 2023 alle 16 nel chiostro.


Il saluto del vescovo Mario ai moderatori e segretari del Cammino sinodale: parte il 2° anno di ascolto

Di seguito viene riportato il saluto del vescovo Mario ai moderatori e segretari del Cammino sinodale in Diocesi. Il 28 novembre in Seminario è stato infatti presentato dall’équipe il secondo anno di Ascolto. 

Carissimi,

sono contento di vedervi così numerosi anche in questo secondo anno del cammino sinodale.

La nostra Chiesa diocesana, grazie a voi, ha fatto sentire la sua voce e ora vi chiede di approfondire e di allargare quanto è stato fatto.

Mentre dico questo potrebbero sorgere due obiezioni: “Ancora? Non abbiamo già ascoltato? Cosa dobbiamo ascoltare di nuovo?”; si potrebbe, cioè, avere la paura di ripetere qualcosa di già fatto. E, poi, ci si potrebbe anche chiedere: “Ma con tutte le cose che dobbiamo fare, come facciamo ad aggiungere anche questa? Non ci viene chiesto troppo?”.

 

L’incontro di questa sera intende rispondere alle due domande-obiezioni:

  • non dobbiamo fare un doppione dell’anno scorso: siamo chiamati, piuttosto, ad approfondire e ad allargare su tematiche specifiche che chiamiamo cantieri (e che questa sera verranno presentati a partire dal Vademecum diocesano Di una cosa sola c’è bisogno, che è stato preparato con cura e che vi sarà distribuito). I cantieri sono quattro: l’annuncio, le relazioni, i ministeri e la liturgia;
  • non dobbiamo fare lo sforzo di aggiungere tante cose, quanto di trasformare le realtà in cui viviamo e operiamo – pensiamo anche solo alle nostre aggregazioni, associazioni, ai nostri movimenti) in strumenti o luoghi di sinodalità, di ascolto, di annuncio, di servizio.

 

Su questo aspetto, il terzo cantiere sui ministeri ci può dare una mano a riscoprire nell’ascolto della Parola, nella vita spirituale, nella preghiera la fonte e l’alimento di ogni servizio nella e per la Chiesa.

Vi ringrazio per quanto avete fatto e state facendo. Ugualmente vi inviterei a continuare in questo servizio con cuore e mente aperti allo Spirito. La nostra Chiesa di Faenza-Modigliana ha bisogno di voi, della vostra capacità di ascoltare e di raccogliere quanto emerge dal santo Popolo di Dio dei nostri territori: voi siete il volto concreto di una Chiesa che annuncia, che accoglie, che ascolta la voce dello Spirito d’amore e di verità.

Senza di voi questo cammino rimarrebbe solo sulla carta, in tante parole: grazie a voi esso potrà, invece, incarnarsi nelle pieghe della società, a contatto con la realtà e gli uomini di oggi, per un annuncio nuovo. Dobbiamo pensare che l’obiettivo di tutto il nostro lavoro è quello di porre oggi le condizioni perché un domani, in questo territorio, possa continuare l’annuncio del Signore Gesù, che con la sua incarnazione, morte e risurrezione è venuto a salvare le persone, a far nuove tutte le cose.

Ci alziamo in piedi e iniziamo questa serata con il segno della croce e la preghiera allo Spirito Santo perché venga a prendere casa nei nostri cuori.

 

La preghiera del Sinodo

Siamo davanti a Te, Spirito Santo,

mentre ci riuniamo nel Tuo nome.

Con Te solo a guidarci,
vieni e prendi casa nei nostri cuori;

insegnaci la via da seguire
e come dobbiamo percorrerla.

Siamo deboli e peccatori,
non lasciare che promuoviamo il disordine.

Non lasciare che l’ignoranza
ci porti sulla strada sbagliata
né che la parzialità influenzi le nostre azioni.

Fa’ che troviamo in Te la nostra unità
affinché possiamo camminare insieme verso la vita eterna

e non ci allontaniamo dalla via della verità

e da ciò che è giusto.

Tutto questo chiediamo a te,
che sei all’opera in ogni luogo e in ogni tempo,

nella comunione del Padre e del Figlio,
nei secoli dei secoli.

Amen.


Il 27 novembre si è celebrata la Giornata della Casa del Clero

Da qualche anno il nostro vescovo Mario Toso ha voluto dedicare la prima domenica di Avvento, inizio del nuovo anno liturgico, alla conoscenza e al sostegno dell’importante e necessaria struttura della Casa del Clero Card. Cicognani, inaugurata il 25 giugno 2016. Qui vengono accolti sacerdoti e persone religiose di età avanzata, bisognosi di essere custoditi anche per il loro stato di salute. Al momento sono accolti sette sacerdoti e una suora in appartamentini individuali a seconda delle condizioni e necessità di ciascuno e due sacerdoti nei posti convenzionati con l’Opera Santa Teresa. Il coordinatore della Casa del clero Danilo Cicognani, sempre vicino a tutti gli ospiti della Casa, ricorda alcuni sacerdoti che, in questi anni, sono passati dalla… ‘casa del clero… alla casa del Cielo’.

Dalla casa del clero… alla casa del Cielo

don Piero drei
Il ricordo più vicino è rivolto a don Piero Drei, arrivato nelle nostre stanze dell’Rsa nell’estate del 2017 poi a novembre trasferitosi negli appartamenti. Ho passato molto tempo con lui, è stato un prete sempre in moto, abbiamo trascorso molte mattine a camminare insieme finché la salute gliel’ha consentito. Per lui era fondamentale entrare in relazione con le persone e sentiva molto il passaggio dalla parrocchia di Glorie alla Casa del Clero per l’assenza dei bimbi dell’asilo, dei parrocchiani e dei collaboratori. Nonostante questa fatica è riuscito a ricostruire rapporti andando a servire a San Pier Laguna e dialogando con i nostri volontari. Ha mantenuto rapporti coi ragazzi seguiti al Ceis di Ravenna, alle loro famiglie; durante questi ultimi anni ha continuato a chiamarli e invitarli; teneva anche appesi quadri che gli erano stati regalati da loro. Ha sopportato in modo esemplare la sua malattia… una vera croce da portare, soprattutto nell’ultimo anno; un anno nel quale lentamente ma progressivamente si è visto portar via le proprie autonomie fino al saluto conclusivo dal letto di ospedale. Nella convivenza col proprio dolore don Piero ha lasciato a tutti una testimonianza di fede profonda e autentica. Don Piero pregava spesso: quando lo si andava a trovare voleva pregare insieme il Santo Rosario. Don Romano Baldassari è arrivato nella nostra struttura già in conclamata malattia. Una delle malattie più invalidanti e impegnative. Sei lunghi anni che lentamente l’hanno spento. Nei primi tempi ho potuto condividere uno sprazzo del don Romano di un tempo. Camminando insieme gustava le cose belle del creato che lui amava, poi la preghiera alla Madonnina, la sua capacità di scherzare e farsi capire con gli sguardi quando le parole non potevano più assisterlo. Di don Romano ci tengo a dire che faticava molto a esprimersi, ma credo che per molto tempo abbia capito tutto quello che gli succedeva intorno anche se non riusciva a esprimerlo… Occorreva tempo per ascoltarlo, per osservarlo, ma alla fine ci si intendeva. Anche per lui, le ultime frasi che gli ho sentito pronunciare sono state le preghiere.
don-antonio-bandini
Don Antonio Bandini è stato con noi poco. Mi colpì la prima volta che lo incontrai quando mi disse: «Io coi preti non ci voglio stare, sono una brutta razza!». Poi una volta arrivato, pur muovendosi con la carrozzina, voleva a tutti i costi incontrare e dialogare coi confratelli a tavola; li andava proprio a salutare uno a uno. Era una persona che non si lamentava mai. Anche per lui la relazione coi parrocchiani è stata una grande forza, tanto che durante i pochi mesi trascorsi in questa casa, diverse volte ho organizzato coi suoi amici delle video-chiamate. Mi dispiace averlo visto così gravato dalla malattia, mi sarebbe piaciuto conoscerlo in forma.
Fra Agostino Vandi è stato con noi quasi quattro anni; una persona squisita che ha speso la vita per i Francescani di Faenza lavorando sodo e pregando. Alla Casa del Clero era molto fedele nel pregare i “suoi 50 Padre nostro”. Era una presenza gentile e, per l’età, direi pure delicata. Sempre in pace, ricordava con passione il proprio lavoro nella “cerca”, scherzando diceva di aver “finito” tre camion. Del vescovo monsignor Giuseppe Fabiani posso dire poco perché è arrivato allettato ed è stato molto in casa; è comunque stato un onore la sua presenza per noi. Comunicava soprattutto con delle occhiate perché faticava a parlare.
Monsignor Roberto Brunato, è difficile pensare che siano già passati quattro anni dal suo saluto o arrivederci. Una persona calda, simpatica. Lo riesco a ricordare solo col sorriso, nonostante gli ultimi mesi costretto a letto. Mi è stato accanto in dei momenti di fatica facendomi vedere un po’ di luce dove mi parevano esserci ombre. Una presenza preziosa. Monsignor Giuseppe Piazza è stato con noi davvero poco. Ricordo che sempre amava parlare di Lourdes. Mi torna in mente un episodio: fece recitare a tutti i confratelli a tavola più volte una preghiera a lui cara dedicata alla Madonna. Mi sembrava iniziasse più o meno così: “vorrei essere un fiore, un fiore che…”. Dopo aver spiritualmente vissuto e annunciato tante apparizioni sulla terra…, andando in paradiso è lui che finalmente è apparso alla Madonna! La vicinanza che la Provvidenza mi ha dato di vivere con voi sacerdoti, particolarmente negli ultimi giorni della vostra vita terrena, mi porta a un profondo e sincero senso di gratitudine per il bene da voi ricevuto e per quanto ancora farete dal Cielo, grazie.

Danilo Cicognani

Nella foto: don Piero Drei, don Marco Farlofi e don Romano Baldassari