Gli uffici della Curia diocesana in viale Stradone 30 saranno chiusi al pubblico da lunedì 7 a sabato 26 agosto (compresi). Riapriranno pertanto da lunedì 28 agosto.
Chiusura uffici Curia dal 7 al 26 agosto (compresi)
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Gli uffici della Curia diocesana in viale Stradone 30 saranno chiusi al pubblico da lunedì 7 a sabato 26 agosto (compresi). Riapriranno pertanto da lunedì 28 agosto.
E’ aperto il bando per il Servizio Civile Regionale e nella Provincia di Ravenna sono disponibili 15 posti, di cui 6 presso la Caritas di Faenza.
Possono partecipare alla selezione i giovani cittadini italiani o provenienti da altri Paesi, in regola con la vigente normativa per il soggiorno, residenti o domiciliati in Italia, di età compresa tra i 18 e i 29 anni (compiuti), senza distinzione di sesso o di appartenenza culturale o religiosa, di ceto, di residenza o di cittadinanza. In particolare, in Caritas sei giovani hanno l’occasione per partecipare ad “UN’ALTRA CHANCE!”, un progetto per offrire “un’altra occasione” sia alle persone che alle cose, con un’attenzione sia solidaristica che ecologica.Una grande gioia per tutta la comunità diocesana. Sabato 1° luglio in Cattedrale a Faenza il vescovo monsignor Mario Toso ha presieduto la celebrazione per l’ordinazione presbiterale di don Matteo Babini e don Luca Ghirotti. Di seguito riportiamo l’omelia pronunciata dal vescovo Mario.
Viviamo qui riuniti questa sera la gioia di essere di Cristo. È lui che ci costituisce popolo di Dio, comunità che esulta perché amata. Siamo compaginati come un «noi per gli altri», come persone non ripiegate, bensì aperte ed inviate in missione. Uniti ed immedesimati al Figlio di Dio, come Lui siamo mandati dal Padre ad annunciare la vita di Amore dalla quale proveniamo e alla quale siamo destinati.
In questo contesto, cari fratelli e sorelle, cari genitori, celebriamo l’ordinazione presbiterale di Matteo Babini e di Luca Ghirotti. Questi nostri fratelli saranno posti al servizio di Cristo maestro, sacerdote e pastore, missionario, samaritano. Uniti al sacerdozio del vescovo, saranno corresponsabili nell’edificazione del Corpo di Cristo, che è la Chiesa. Predicatori del Vangelo, pastori del popolo di Dio, lo aiuteranno a compaginarsi come tempio santo dello Spirito, come comunione di persone strutturate a «tu» in una casa d’amore.
Cari Luca e Matteo, sarete resi partecipi della missione di Cristo, unico maestro. Celebrerete il mistero della sua morte e della sua risurrezione che redime ogni persona in tutte le sue dimensioni costitutive: soggettività, relazionalità, apertura alla trascendenza. Continuerete la sua opera santificatrice, affinché i credenti la possano espandere in sé stessi e in tutti gli ambienti di vita. Mediante il vostro ministero, il sacrificio spirituale dei fedeli sarà reso più perfetto mediante una spiritualità incarnata: spiritualità di immersione negli spazi umani ovvero negli spazi-tempi-esperienze nei quali si costruisce e si esprime l’autentica umanità degli uomini e delle donne. Con il sacramento della penitenza o riconciliazione rimetterete i peccati. Celebrando i sacri riti e innalzando nelle varie ore del giorno la preghiera di lode e di supplica, vi farete voce del popolo di Dio e dell’umanità intera. Siate intenti a piacere a Dio più che a voi stessi e agli uomini. Non dimenticate che solo una contemplazione amorosa e adorante di Gesù Cristo potrà farvi giungere all’intensità di vita di san Paolo, il quale scrisse che per lui «vivere è Cristo». Solo l’adesione al Signore Gesù, al Risorto, vi solleciterà ad insegnare ai credenti ad essere servi di Cristo, che si incarna per redimere e trasfigurare tutte le realtà, le relazioni, le istituzioni, il creato intero. Ciò richiederà l’evangelizzazione della cultura oggi dominante, piuttosto indifferente nei confronti di Cristo, se non apertamente contraria alla trascendenza. L’annuncio di Cristo non è facile da diffondere e da accogliere, perché la gente è portata a vivere come meglio crede. Difficilmente accoglie il Vangelo che propone una libertà che si lega alla verità: solo la verità, dice Gesù, rende liberi. Non sempre riconosce l’assoluto che è Dio ma pone, piuttosto, l’«io» al suo posto. Preferisce narrare l’amore non come una vita che si dona totalmente agli altri e a Dio Padre, bensì come un dono da trattenere per sé. Dimentica spesso la legge morale che Dio ha scritto nella coscienza di ogni persona: fa il bene ed evita il male; fa agli altri quello che vuoi sia fatto a te.
A fronte di tutto questo, cari ordinandi, – ma ciò è un monito anche per tutti noi battezzati e presbiteri -, occorre essere rivestiti della forza e della parresia che dona lo Spirito d’amore e di verità. Nell’annuncio di Cristo e nell’educazione alla fede non si deve porre tra parentesi ciò che contrasta la cultura neoindividualista e neoutilitarista, immanentista. Occorre, piuttosto, essere testimoni credibili, capaci di rendere ragione della propria fede e della propria speranza, con argomenti persuasivi, con la testimonianza della vita. Detto altrimenti, non bisogna perdere l’abitudine di contemplare e di pensare, come anche di studiare e di aggiornarsi in continuazione. Poiché il numero degli apostoli diminuisce c’è la tendenza ad accrescere le attività, trascurando la preghiera, il pensiero pensante, pensiero sapienziale. Ma per rendere l’annuncio di Cristo capace di permeare le mentalità e gli stili di vita odierni, siamo chiamati a non perdere l’habitus del pensare la fede, di possedere una fede «pensata». Non possiamo dimenticare che non esiste fede vera che non sia fede anche «pensata». Non si tratta solo di avere il pensiero di Cristo, ma occorre essere in grado di tradurre il pensiero di Cristo in lievito che germina e fermenta una nuova cultura. Per giungere a questo dobbiamo essere soprattutto pastori innamorati di Cristo, come ci hanno insegnato ad esserlo Pietro e Paolo. Il loro cuore ardeva di amore per Gesù, al punto che non potevano trattenere il fuoco che avevano nel petto e li sospingeva a prendere il largo, a lanciarsi in opere missionarie, in terre vicine e lontane. Di un tale fuoco missionario debbono essere dotate le associazioni professionali, le aggregazioni e i movimenti laicali che hanno come proprio il fine dell’animazione cristiana delle realtà temporali e che dovranno essere da voi accompagnate. Sia, allora, vostro il proposito di vivere la missione sacerdotale a voi affidata nel «sì» del Figlio di Dio (cf 2Cor 1, 18-22) e nell’«eccomi» di Maria sua Madre, definitasi «serva del Signore». Confermate, dunque, la Chiesa nella verità e nella pace, come fecero sant’Ireneo di Lione, «doctor unitatis», e tanti altri santi, martiri e pastori. Solo così potrà svolgere la sua funzione pubblica: di civilizzazione, di indicazione della sorgente del vero e del bene di cui la società ha estremo bisogno per sussistere e per tenere viva la sua unità morale e civile. La Chiesa di origine divina non è chiamata a soffrire un complesso di inferiorità culturale. Semmai è vero il contrario. Che Dio Padre, Figlio e Spirito santo vi benedica. Vivete e gioite in Lui.
+ Mario Toso
Una grande gioia per tutta la comunità diocesana. Sabato 1° luglio alle 19 in Cattedrale a Faenza il vescovo monsignor Mario Toso presiederà la celebrazione per l’ordinazione presbiterale di don Matteo Babini e don Luca Ghirotti.
Matteo Babini è nato il 17 settembre 1993 ed è cresciuto nella parrocchia di Russi. Dopo la maturità al liceo linguistico ha conseguito, nel 2015, la laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche. Nel 2014 è entrato nella Comunità Propedeutica della Romagna e dopo tre anni di discernimento ha iniziato il percorso di formazione presso il Pontificio Seminario Regionale di Bologna. Nel 2022 ha conseguito il Baccalaureato in Sacra Teologia. Il 4 settembre del medesimo anno è stato ordinato diacono.
Luca Ghirotti è nato nel ’93, originario di Pieve Corleto. Ha fatto studi tecnici: Itis elettronica e Ingegneria dell’Energia Elettrica. Entrato in Propedeutica nel settembre del 2014, e al Seminario Regionale nel settembre del 2017, è poi stato ordinato diacono il 4 settembre 2022 dal vescovo Mario. In diocesi fa parte dei gruppi di Pastorale Vocazionale e di Pastorale Sociale. Ora è in servizio nella parrocchia dei Ss. Agostino e Margherita, dove segue il gruppo dei catechisti e dell’oratorio. Segue inoltre la Fraternità dei giovani che vivono in Seminario a Faenza.
Il pomeriggio dello scorso 19 maggio in via Lapi, in una delle zone di Faenza maggiormente colpite dall’alluvione, alcune persone – in servizio a ripulire case e strade – hanno risollevato il pilastrino della Madonna che era lì installato. Con loro era presente anche don Mattia Gallegati, incaricato alla Pastorale vocazionale.
La colonna del pilastrino si era spaccata a metà e la parte superiore, che conteneva la statua (di circa 50 centimetri di altezza) era capovolta ma integra, con l’apertura della nicchia rivolta in giù, verso l’asfalto. “Il pezzo che stavamo sollevando – ricorda don Mattia – era veramente pesante, oltretutto era scivoloso e rischiavamo che ci cadesse sui piedi. L’istinto ci ha suggerito di rimettere la parte crollata al suo posto poiché era rimasto eretto e intatto il piano che ospita la nicchia e anche la base della nicchia stessa. Ma riuscivamo a malapena a sollevarlo, impossibile riuscire addirittura a rimetterla in posizione verticale sulla base, la quale è a circa un metro e mezzo di altezza”.
Una persona del gruppo ha estratto la statua della Madonna dalla sua nicchia. La statua era pressoché integra, rimasta protetta dalla robusta struttura di mattoni e dal vetro sulla parte frontale. Per qualche istante si è pensato di ricollocarla su quanto rimaneva del pilastrino ma sarebbe stata esposta a qualche urto fortuito e allora la persona che aveva estratto la Madonna la prese momentaneamente in custodia. Successivamente, la stessa persona che aveva in custodia la statua della B.V. Addolorata l’ha consegnata al parroco di San Terenzio in Cattedrale che a sua volta l’ha collocata provvisoriamente sull’altare della Madonna delle Grazie.
La protezione della Vergine Maria non è mai venuta meno e il Suo indicarci continuamente Gesù Cristo come Via, Verità e Vita è oggi più forte che mai. Anche in questo momento Ella mostra la Sua maternità anche attraverso la Chiesa che la riconosce come madre e modello.
pagina aggiornata 14 giugno
– cosa stiamo raccogliendo al momento
Carissimi,
anche in occasione della seconda alluvione, nell’arco di poco tempo, desidero esprimervi la mia vicinanza e assicurarvi il ricordo alla Beata Vergine delle Grazie, che abbiamo appena celebrato, e al Signore Gesù. Oltre agli ingenti danni a persone, famiglie, imprese, comunità civili, colline, colture, frutteti, vie di comunicazione, al momento nella nostra Diocesi contiamo due vittime a Russi e una a Faenza a cui vanno le nostre preghiere. In questo scenario drammatico, anche questa volta, con l’efficace protezione della nostra Patrona, c’è stata anche una mobilitazione corale e coesa della popolazione, della Protezione civile, delle Forze dell’Ordine, degli Amministratori, di gruppi di volontari.
Non è mancata la solidarietà civile e cristiana, che fa ben sperare in una pronta ripresa in ogni settore della società e delle istituzioni. In tutto questo anche le comunità cristiane si sono rese disponibili nonostante le ferite subite per l’accoglienza di persone e gruppi di sfollati. Il Seminario, già cittadella di solidarietà, in questa drammatica occasione ha aperto ancora di più le sue porte e le sue braccia nell’accoglienza: suore clarisse di Montepaolo, 22 ragazzi minorenni, alcune famiglie di sfollati. La Caritas diocesana è pienamente mobilitata ma le urgenze sono molte.
Amiamoci gli uni gli altri, incoraggiandoci e sostenendoci reciprocamente. Operiamo con intelligenza e con il cuore aperto al dono. Non tralasciamo la preghiera e l’Eucaristia. Uniamo i nostri monasteri, le parrocchie, le famiglie, le associazioni in un cammino di più intensa condivisione nei beni spirituali e materiali. Lo spirito di Verità ci aiuti a vedere meglio gli obiettivi fondamentali e la fragilità delle nostre vite. La Beata Vergine delle Grazie accompagni le nostre comunità. Aiutiamo i nostri giovani, specie quelli che si accingono a partecipare alla prossima Giornata mondiale della gioventù. Penso che coinvolgerli nel movimento di solidarietà che la Diocesi e la società stanno vivendo a favore degli alluvionati sia un ottimo tirocinio nel vivere concretamente la propria vita come dono. Vi benedico nel Signore Gesù.
+ Vescovo Mario
18 maggio 2023
L’intervista del Vescovo sul quotidiano Avvenire:
19 maggio 2023
«Le chiese inondate sono San Francesco e Santa Margherita a Faenza, quelle di Gaiano, Casanola, Solarolo, Sant’Agata sul Santerno. Tutti i comuni della diocesi sono stati colpiti. Tredozio, Modigliana, Marradi, Brisighella, Castel Bolognese, Faenza, Bagnacavallo, Fusignano, Russi, Alfonsine, Cotignola ». Il vescovo di Faenza-Modigliana, Mario Toso, ci legge i messaggi ricevuti su Whatsapp dal vicario generale, don Michele Morandi. Un elenco che assomiglia alla conta dei danni dopo un sisma. Con annessa una lista di sacerdoti e religiosi che risultano isolati per le frane o bisognosi di un tetto.
Eccellenza, vedo che sono state toccate anche delle suore di clausura, le clarisse di Montepaolo.
Hanno lasciato il convento su sollecitazione della Protezione civile perché la strada per raggiungerle risulta interrotta in quattro punti. Staranno per un po’ negli ambienti del Seminario.
La lista dei preti in difficoltà si sta assottigliando?
Per ora di un nome, don Renzo Tarlazzi, che è stato accolto nella Casa del Clero di Faenza. Dal parroco di Zattaglia, don Alfiero Nannini, e dal parroco di Tredozio, don Massimo Monti, non abbiamo ancora ricevuto risposta. Speriamo in buone notizie nelle prossime ore. La Valle Acerrata mercoledì risultava completamente isolata. Per fortuna non sono state riscontrate emergenze sanitarie.
La Cattedrale è stata danneggiata?
Ci ha salvato essere leggermente sopraelevati. In episcopio è entrata l’acqua dal giardino sul retro, ha invaso una cantina, un deposito di libri, ha fatto qualche danno ma non come nelle abitazioni che sono 20 metri più in basso e hanno avuto anche tre metri d’acqua. Io ho passato la notte al piano superiore, come ci avevano detto di fare. Qui c’è ancora la luce, al piano terra no.
C’è chi dice che le mura in città abbiano creato un effetto catino.
No, le mura sono ridotte a poco. È piuttosto il cedimento in diversi punti degli argini del fiume che ha causato il dilagare dell’acqua.
Com’è l’umore della gente e anche del clero?
I sacerdoti mi sembrano sereni e la popolazione attiva, come al solito, molto solidale. La ripartenza sarà difficile e ci vorrà del tempo. Abbiamo avuto due alluvioni, una dopo l’altra. Già la prima aveva fatto danni ingenti, danni alle colture, ai frutteti. Con la seconda l’acqua ha invaso gran parte della città, un duro colpo. Però questa è gente che si dà molto da fare e si rialzerà.
La solidarietà non sembra mancare anche da fuori.
Certamente. Nella precedente alluvione abbiamo ricevuto aiuti dalla Caritas di Senigallia ma anche dalla Caritas ambrosiana. La Cei, in particolare il presidente, il cardinale Zuppi, e il segretario generale, l’arcivescovo Baturi, hanno assicurato vicinanza e aiuto concreto.
Cosa cambierà questo disastro nella consapevolezza della popolazione?
Viviamo in un contesto geologico che ha delle evidenti fragilità. Le frane che si sono verificate nella parte collinare sono avvenute in punti già soggetti, in passato, a smottamenti. Abbiamo la “vena del gesso” nella parte appenninica. A Brisighella (paese che diede i natali al cardinale Achille Silvestrini, ndr) stavamo ristrutturando la chiesa arcipetrale che si stava sventrando. C’è bisogno di cura. Si può spremere il fiume Lamone fino all’ultima goccia, ma se poi il greto non viene pulito e curato succedono dei guai.
Il lavoro materiale lo metteranno la gente e le istituzioni. L’impegno della preghiera spetta però alla Chiesa.
L’aiuto materiale c’è anche da parte nostra, con la Caritas, con l’ospitalità nelle canoniche. Per quanto riguarda la preghiera, è appena terminata la festa della patrona, la Beata Vergine delle Grazie, c’era qui anche il cardinale Bassetti. Abbiamo pregato perché la Madonna ci assistesse.
L’assistenza servirà forse ancora di più nella fase che inizia ora.
Già. Intanto l’acqua inizia a ritirarsi.