Archivi della categoria: NOTIZIE ISTITUZIONALI

Le nuove nomine del vescovo Mario per le parrocchie di Modigliana, Alfonsine, Fusignano

In data 20 luglio 2021 il Vescovo, Sua Eccellenza Mons. Mario Toso, ha nominato:

  1. il Rev.do Don Marco Corradini,che fino al presente è stato Parroco di S. Giovanni Battista in Fusignano e Amministratore parrocchiale di S. Savino in Fusignano, di S. Maria in Bizzuno, di S. Maria del Pilaro in Maiano, di S. Antonio Abate in Masiera, Parroco in solido Moderatore di S. Stefano Papa in Cattedrale di Modigliana e Amministratore parrocchiale di S. Pietro in Lutirano;
  2. il Rev.do Don Massimo Goni, che fino al presente è stato Parroco di S. Stefano Papa in Cattedrale di Modigliana e Amministratore parrocchiale di S. Pietro in Lutirano, Parroco delle Parrocchie di S. Maria in Alfonsine e del Ss. Cuore di Gesù in Alfonsine, Amministratore parrocchiale di S. Giuseppe in Fiumazzo, Madonna del Bosco, S. Lorenzo al Taglio Corelli.

Inoltre, sempre in data 20 luglio 2021, il Vescovo, Sua Eccellenza Mons. Mario Toso, ha nominato:

  1. il Rev.do Don Marco Corradini Amministratore parrocchiale della Parrocchia di S. Giovanni Battista in Fusignano fino all’ingresso del nuovo Parroco;
  2. il Rev.do Don Massimo Goni Amministratore parrocchiale della Parrocchia di S. Stefano Papa in Cattedrale di Modigliana fino all’ingresso del nuovo Parroco.

In data 24 luglio 2021 il Vescovo, Sua Eccellenza Mons. Mario Toso, ha nominato:

  1. il Rev.do Don Claudio Bolognesi,che fino al presente è stato Vicario parrocchiale di S. Giovanni Battista in Fusignano, Parroco in solido Moderatore della Parrocchia di S. Giovanni Battista in Fusignano, Amministratore parrocchiale di S. Savino in Fusignano, di S. Maria in Bizzuno, di S. Maria del Pilaro in Maiano, di S. Antonio Abate in Masiera.

 

  1. il Rev.do Don Giuseppe Gallazzi Parroco in solido non Moderatore di S. Giovanni Battista in Fusignano.

Il Rev.do Don Giuseppe Gallazzi resta Amministratore parrocchiale delle Parrocchie di S. Maria in Alfonsine, del Ss. Cuore di Gesù, di S. Giuseppe in Fiumazzo, di Madonna del Bosco, di S. Lorenzo al Taglio Corelli fino all’ingresso del nuovo Parroco.

 

Sempre in data 24 luglio 2021 il Vescovo, Sua Eccellenza Mons. Mario Toso, ha nominato:

il Rev.do Don Stanislaw Rafałko S.D.B Vicario parrocchiale della Parrocchia di S. Maria in Alfonsine, trasferendolo dal medesimo ufficio della Parrocchia di S. Apollinare in Russi.

Davide Camorani ordinato sacerdote dal vescovo Mario

Davide Camorani è stato ordinato sacerdote sabato 24 luglio in Cattedrale per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del vescovo Mario Toso. Davide Camorani è nato a Faenza il 9 settembre 1971. Perito agrario e laureato in Scienze infermieristiche, ha praticato la professione di infermiere fino al 2017, all’ospedale di Faenza, svolgendo, al contempo. un’intensa attività musicale in campo operistico e corale.

Ha svolto gli studi Teologici alla Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna di Bologna e alla Facoltà teologica del Triveneto, a Padova. Ha completato la formazione dapprima presso il Seminario regionale di Bologna, poi presso la Provincia Italiana della Società delle Missioni Africane (Sma) nella casa di animazione missionaria di Padova, nella casa provinciale di Genova, incaricato principalmente all’assistenza agli anziani e ultimamente alla parrocchia di Santa Maria di Castello, nel centro storico di Genova, parrocchia retta dai padri Sma. Ha svolto l’anno di stage pastorale in Niger, presso la comunità parrocchiale di Bomoanga. Ha emesso il proprio giuramento perpetuo di appartenenza alla Società delle Missioni Africane l’8 dicembre 2020 ed è stato ordinato diacono il 10 gennaio di quest’anno, nella chiesa di Santa Maria di Castello a Genova, per l’imposizione delle mani di monsignor Nicolò Anselmi, vescovo ausiliare di Genova.

Il vescovo Mario: “Sei chiamato a essere buon samaritano dei poveri e abbandonati”

“Cari fratelli e sorelle – ha detto il vescovo nell’omelia – abbiamo oggi la gioia di ordinare presbitero il nostro fratello diacono Davide Camorani, che appartiene alla Società delle Missioni Africane, ma è nato a Faenza e ha anche lavorato come infermiere nell’ospedale di questa città, come ha cantato da professionista in questa cattedrale. Entrando nella Società delle Missioni Africane fa parte di un Istituto il cui scopo è di vivere la vocazione missionaria della Chiesa, annunciando il Vangelo principalmente nel continente africano, ma attualmente anche in Asia e in America del Sud (Argentina). In questa celebrazione ci sembra di sentire quasi fisicamente l’amore di Cristo per la sua Chiesa diffusa su tutta la terra. Egli ne ha cura e suscita operai per la messe. Non c’è rito che con più vivezza di questo ci faccia sperimentare la prossimità al suo popolo. Egli è il Buon Pastore che dà la sua vita per le pecore e come tale egli rappresenta la causa esemplare di tutti i presbiteri”.

“Caro Davide – ha proseguito il vescovo – assieme ai tuoi fratelli, sulle orme del vostro Fondatore, sarai dunque il buon samaritano che si prende cura di tanti poveri e feriti, vittime di ladri violenti, che derubano e abbandonano le persone e i popoli sul ciglio della strada. Tu, però, sai che nella nostra missione ecclesiale siamo chiamati a dare e a moltiplicare per prima cosa ciò che nel primo brano della Parola di Dio è chiamato «pane di primizie», pane fatto con orzo e grano novello (cf 2Re 4, 42-44), che allude al pane vivo e vero che è Gesù”.

“Il Vangelo non ci promette facili successi pastorali – ha concluso il vescovo – Piuttosto, ci ammonisce tutti con il paragone del seme, che in lento e silenzioso disfacimento si macera nell’ombra e nell’umidità della zolla, per generare il germoglio di una vita nuova. La preghiera costante accompagni il tuo cammino, in una continua immersione nel mistero del Risorto”.


Commemorazione dell’Eccidio di Crespino, il vescovo Mario: “Cristo è il buon pastore che ci fa essere un’unica famiglia”

Domenica 18 luglio il vescovo monsignor Mario Toso ha presieduto la messa per il ricordo dell’Eccidio di Crespino: 77 anni fa il parroco don Fortunato Trioschi e altri 43 civili furono uccisi dalle forze nazifasciste.
“Questa celebrazione – ha detto il vescovo nel corso dell’omelia – è l’occasione di una preghiera sentita per i caduti, con i familiari e con tutti voi qui convenuti. È, inoltre, il momento per una riflessione illuminata dalla Parola di Dio. Il profeta Geremia rimprovera i cattivi pastori che fanno del male alle pecore. Essi dovranno vedersela con Dio per aver ingannato la sua fiducia. Lui stesso prenderà direttamente in mano il gregge, lo radunerà e susciterà, nella discendenza di Davide, un pastore secondo il suo cuore (cf Ger 23, 1-6)”.
“Si tratta di un brano – prosegue monsignor Toso – che può essere applicato non solo ai pastori delle comunità religiose, ma anche ai responsabili civili e politici dei popoli. In senso lato sono pastori anche gli amministratori di una città, i genitori, i responsabili di movimenti e aggregazioni, gli educatori. Coloro che non si comportano come veri «pastori», ossia come persone che si dovrebbero prendere cura del bene comune, ma invece badano solo a se stessi, finiscono per favorire il crollo della tenuta morale dei popoli e, con ciò stesso, la crescita del degrado e della conflittualità nelle società, nonché l’indebolimento del diritto. Le guerre, con tutte le loro tristi conseguenze di morti e di distruzioni, possono sorgere per diverse ragioni, non escluse l’inosservanza del diritto e della giustizia, a cui si è appena fatto cenno. Sono normalmente combattute dagli eserciti e dai capi delle Nazioni, coinvolgendo purtroppo anche i civili, come nel caso degli eccidi che nell’ultima guerra hanno insanguinato questo territorio. Gli ammonimenti e le esigenti parole del profeta Geremia invitano coloro che sono costituiti in autorità e hanno il compito di governare i popoli ad avere cura della gente, a non disperderla, a occuparsi della loro vita, della giustizia e della pace. Ma egli allude, come già accennato, alla venuta di un discendente di Davide che regnerà da vero re, sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra”.
“San Paolo – aggiunge il vescovo – ci parla proprio di tale re (cf Ef 2, 13-18). È Gesù Cristo. Offrendo la propria vita per tutti gli uomini, affratellandoli, distrugge ciò che li divide. Questa riflessione dell’Apostolo delle genti è profonda ed importante. Ci aiuta a capire su cosa dobbiamo investire le nostre migliori energie, affinché siano prevenuti ogni guerra e ogni eccidio. Siamo chiamati a far leva, in particolare, sulla fraternità. Cristo è per noi la pace, dice l’apostolo. Muore per noi, per distruggere tutto ciò che ci divide, e così ci rende una cosa sola, un’unica famiglia. Tramite il suo Spirito, siamo condotti insieme al Padre, che ci consente di riconoscerci figli suoi e fratelli tra di noi”.

Le suore dell’Istituto Lega celebrano il 150° dalla fondazione, il vescovo Mario: “Una missione caritativa per gli abbandonati di oggi”

Un carisma diventato stile di vita. Le suore della Sacra Famiglia Istituto Lega celebrano quest’anno il 150esimo dalla fondazione e in questo momento sono 15 le suore delegate riunite nel XXIII capitolo nella casa madre di Modigliana dal 12 al 29 luglio. Sono trascorsi infatti 150 anni dal 16 luglio 1871, quando al monastero di Modigliana, nell’Appennino faentino, arrivarono tre giovani povere orfane. Ad accoglierle trovarono suor Teresa Lega che fondò questo istituto religioso “per le povere bambine che sono nella strada abbandonate a loro stesse”. Porte e cuori che hanno continuato ad aprirsi in 150 anni di carisma e dono. In tutto sono oggi 53 le suore francescane della Sacra Famiglia distribuite tra Italia, Colombia e Mozambico, inserite nelle varie pastorali.

Una celebrazione, quella del 150esimo, vissuta con tutta la comunità. Il 15 luglio scorso, accanto alla concattedrale di Modigliana, si è celebrata l’inaugurazione del monumento di suor Benedetta Pompignoli, suora dichiarata Giusta fra le Nazioni.

Il 16 luglio il vescovo emerito di Brescia monsignor Luciano Monari ha presieduto la messa nella concattedrale di Modigliana. Sabato 17 luglio il vescovo della Diocesi di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso, ha presieduto la celebrazione eucaristica per l’inizio del capitolo. “Camminando sulle orme della vostra fondatrice Madre Maria Teresa Lega – ha affermato monsignor Mario Toso – confermerete il senso di un’esistenza caritativa dedita alla gioventù povera e abbandonata di oggi. Vi rafforzerete nella certezza che tutto proviene da Dio e ritorna a Lui attraverso quel potente e misterioso Segno, che è la Croce”.

“Le giovani a cui siete inviate – prosegue monsignor Toso – dovranno poter vedere sui vostri volti lo stupore, la limpidezza e l’amore di anime sempre giovani, ministre dei mirabili disegni di Dio nei confronti dell’umanità e delle nuove generazioni. Rimarrà sempre centrale, per la vostra missione e opera educativa, l’icona di Gesù bambino tra Maria e Giuseppe nella Sacra Famiglia. I giovani e le giovani, poveri e abbandonati, vanno amati vivendo nella relazione d’affetto e di cura di Maria e di Giuseppe nei confronti di Gesù, posto tra di loro, al centro della loro relazione famigliare”.


Ordinazione sacerdotale di Davide Camorani sabato 24 luglio in Cattedrale

Davide Camorani sarà ordinato sacerdote sabato 24 luglio alle 18 in Cattedrale per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del vescovo Mario Toso. 

Il servizio nella Società Missioni Africane

Davide Camorani è nato a Faenza il 9 settembre 1971, battezzato a Solarolo il 3 settembre dello stesso anno.

Perito agrario e laureato in Scienze infermieristiche, ha praticato la professione di infermiere fino al 2017, all’ospedale di Faenza, svolgendo, al contempo. un’intensa attività musicale in campo operistico e corale.

Ha svolto gli studi Teologici alla Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna di Bologna e alla Facoltà teologica del Triveneto, a Padova. Ha completato la formazione dapprima presso il Seminario regionale di Bologna, poi presso la Provincia Italiana della Società delle Missioni Africane (Sma) nella casa di animazione missionaria di Padova, nella casa provinciale di Genova, incaricato principalmente all’assistenza agli anziani e ultimamente alla parrocchia di Santa Maria di Castello, nel centro storico di Genova, parrocchia retta dai padri Sma.

Ha svolto l’anno di stage pastorale in Niger, presso la comunità parrocchiale di Bomoanga.

Ha emesso il proprio giuramento perpetuo di appartenenza alla Società delle Missioni Africane l’8 dicembre 2020 ed è stato ordinato diacono il 10 gennaio di quest’anno, nella chiesa di Santa Maria di Castello a Genova, per l’imposizione delle mani di monsignor Nicolò Anselmi, vescovo ausiliare di Genova.

 


Servizio civile: 2 posti disponibili alla Caritas di Faenza, scadenza il 18 luglio

E’ aperto il bando per il Servizio Civile Regionale. Nella Provincia di Ravenna sono disponibili 10 posti, di cui 2 presso la Caritas di Faenza. Possono partecipare alla selezione i giovani cittadini italiani o provenienti da altri Paesi, in regola con la vigente normativa per il soggiorno, residenti o domiciliati in Italia, di età compresa tra i 18 e i 29 anni (compiuti), senza distinzione di sesso o di appartenenza culturale o religiosa, di ceto, di residenza o di cittadinanza.

Sul sito www.coprescravenna.it sono disponibili l’avviso provinciale e le informazioni riguardanti tutti i progetti attivi nella Provincia ravennate.

“A servizio della comunità”: 2 posti per supportare il Centro di ascolto diocesano

2 giovani, nell’ambito del progetto “A servizio della comunità” verranno coinvolti in attività di aiuto e assistenza ad adulti in condizione di disagio socio-economico e nel loro accompagnamento in percorsi per l’acquisizione di una piena autonomia ed inclusione sociale. Si intende quindi rispondere all’aumento delle richieste di ascolti e di accesso ai servizi offerti dal Centro di Ascolto della Caritas di Faenza, in via d’Azzo Ubaldini 7 a Faenza. Uno dei due posti è riservato a un giovane con bassa scolarizzazione, ovvero in possesso di una qualifica professionale di durata triennale o titolo inferiore. Altri due posti sono, invece, previsti presso il Comune di Cervia.

Il progetto ha durata di 11 mesi, a partire dal 1 settembre 2021, e prevede un impegno settimanale di 25 ore, su 5 giorni alla settimana. E’ previsto un rimborso spese di 439,50 euro al mese.

Per tutti i giovani interessati è consigliata una visita presso le sede ed un colloquio di orientamento. Per concordare l’appuntamento, ricevere informazioni ed un supporto nella compilazione della domanda, si può contattare Erica Squarotti: 333-3535575, e-mail: serviziocivile@caritasfaenza.it .

Come presentare la candidatura, entro il 18 luglio

E’ possibile presentare una sola domanda di partecipazione per un unico progetto, pena l’esclusione dal bando! Chi fosse interessato a svolgere il servizio civile con la Caritas di Faenza, deve indirizzare la propria candidatura al Comune di Cervia (ente titolare del progetto), indicando il Centro di Ascolto di Faenza quale sede di servizio.

La domanda di partecipazione deve pervenire entro il 18/07/2021, tramite PEC oppure posta elettronica ordinaria a: cecchig@comunecervia.it e scarpellinim@comunecervia.it. In alternativa può essere inviata a mezzo raccomandata A/R al Comune di Cervia Piazza Garibaldi, 1 – 48015 Cervia, tenendo presente che non è valida la data di spedizione, ma di arrivo. La domanda deve essere accompagnata da copia di un documento di identità personale, del codice fiscale e del permesso di soggiorno.

I colloqui di selezione si svolgeranno in data martedì 20 luglio 2021


Marco Fusini e Jean Romain Ngoa ordinati diaconi dal vescovo Mario

Domenica 4 luglio si è celebrata nel seminario Vescovile di Pio XII, a Faenza l’ordinazione diaconale di fra Jean Romain Ngoa e Marco Fusini per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di S. E. Mons. Mario Toso, vescovo di Faenza-Modigliana.

L’omelia del vescovo Mario

Cari fratelli e sorelle,

questa sera invocheremo lo Spirito santo su due nostri fratelli candidati al diaconato. Lo invochiamo perché Egli è l’artefice misterioso e potente di ogni plasmazione del nostro essere secondo Cristo. Lo Spirito potenzierà, eleverà, completerà la loro naturale capacità che li inclina a non essere solo per se stessi ma per gli altri. In particolare, con lo Spirito santo, cari Marco Fusini  e Jean Romain Ngoa, sarete resi più capaci di vivere per gli altri, perché sarete resi partecipi dell’essere per gli altri di Cristo stesso. Vivrete così il vostro essere per gli altri in Cristo e per Cristo, cercando di raggiungere la pienezza del suo amore. Non vivrete più per voi stessi, ma per Colui che è morto e risorto per tutti (2 Cor 5, 14 e ss.). Vivrete per Lui, presente nei fratelli, nella storia, per partecipare alla nuova creazione che Egli ha posto in essere con la sua incarnazione.

Grazie all’ordinazione diaconale sarete costituiti per sempre per Gesù Cristo, per la sua Chiesa, per gli uomini, specie per i più bisognosi. Sarete di aiuto al vescovo e al suo presbiterio nel ministero della parola, dell’altare e della carità. Divenire diaconi, dunque, cari Marco e Jean Romain, significa divenire servi di Cristo, della Chiesa, di tutti i fratelli. Non vivrete più per voi stessi, perché vi sarà data una forma di vita per cui sarete chiamati a non appartenervi. Vivrete, in particolare,  per il grande, unico e vero evangelizzatore. Fate, dunque, vostre le parole di Gesù: «Bisogna che io annunci il Regno di Dio…; per questo sono stato mandato» (cf Lc, 4,43). Secondo la missione che vi sarà conferita dal vescovo, avrete il compito di esortare ed istruire nella dottrina di Cristo, guiderete le preghiere, amministrerete il Battesimo, assisterete e benedirete il Matrimonio, porterete il Viatico ai moribondi, presiederete il rito delle Esequie.

Consacrati con l’imposizione delle mani secondo l’uso trasmesso dagli Apostoli e uniti più strettamente all’altare, eserciterete il ministero della carità in nome del vescovo o del parroco.

Rammentate che divenire servi di Cristo, cioè assumere la sua diaconia all’umanità, vuole anche dire condividerne la croce. Questa è la conseguenza ineliminabile della sequela del Signore. Come Gesù non sempre è stato accolto anche voi incontrerete rifiuti ed ostilità.

Ma Gesù rifiutato, come ci dice il Vangelo odierno (cf Mc 6, 1-6), si fa ancora guarigione e continua ad amare senza ritorno. Gesù al rifiuto dei compaesani si stupisce, ma non desiste. Conservate, come il Figlio di Dio, un cuore in fiamme, innamorato di Lui. Siate certi di Dio. Siete sempre chiamati a ricostruire l’affetto per Dio, come era agli inizi, e che il peccato dell’uomo ha fatto svanire. Riportare le persone, i giovani ad avere affezione per Dio, significa ricostruire quella situazione in cui il Padre, come è raccontato dalla Genesi, coabita con l’uomo, va a trovarlo per passeggiare con lui nella brezza della sera (cf Gn 3,8). Dio non va visto come un estraneo, un antagonista del bene dell’uomo. Dio desidera lasciarsi afferrare dall’uomo, dai giovani, dal povero. La vostra missione di servizio include l’impegno di portarli a Cristo. La vostra umanità, resa più bella e luminosa da Cristo, lo farà trasparire in voi. È soprattutto così che diventerete annuncio di Lui. Sarà la maniera più efficace di essere servi di Cristo, facendo capire che il Signore Gesù di cui parlate è realmente presente in voi, ed opera nella vostra vita trasfigurandola.

Sarà la preghiera assidua a immergervi nell’intimità di Dio, nel profondo dei pensieri di Cristo. Ciò vi renderà capaci di mostrarlo nel suo fascino irresistibile, di parteciparLo a coloro che incontrerete ed accompagnerete nel cammino della vita. La preghiera, con la Parola, vi consentirà di capire la trascendenza e la profondità umana di Gesù. La sua carne, come narrano i Vangeli, ci dice la verità della sua unione con noi in tutto, eccetto il peccato. Egli vive realmente in noi. È più intimo a noi di quanto noi non lo siamo a noi stessi. Cristo è e vive in noi soprattutto con il suo Spirito. La vostra umanità, al pari di quella di Cristo, diventi luogo in cui traspare la bontà di Dio, la sua rinfrancante misericordia.

L’Eucaristia che celebriamo faccia di noi persone vive, ci faccia essere come Cristo: servi dell’Amore di Dio.


Verso la Settimana Sociale: a Faenza presentato l’Instrumentum Laboris

Seminaristi - Instrumentum Laboris

Dalla consapevolezza della missione della custodia del creato alla ricerca di buone pratiche che vanno nella direzione dell’ecologia integrale. È stata una mattinata ricca di spunti quella promossa dalla Diocesi di Faenza-Modiglianasabato 26 giugno attraverso l’incontro pubblico “Verso la Settimana Sociale”, nel corso della quale sono stati presentati i principali temi dell’Instrumentum Laboris. Una tappa per progettare, a livello diocesano e non solo, il cammino verso la 49esima Settimana Sociale di Taranto “Il pianeta che speriamo” (21-24 ottobre 2021).

Relatori dell’incontro sono stati don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, suor Alessandra Smerilli, sottosegretaria del dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale per il settore fede e sviluppo, l’Ing. Pierluigi Zanotti, presidente diocesano di Azione Cattolica e S.E. Mons. Mario Toso, vescovo di Faenza-Modigliana e delegato della conferenza episcopale Emilia-Romagna. Nel pomeriggio il vescovo Mario ha poi illustrato i temi emersi dall’incontro ai Seminaristi della Comunità Propedeutica della Romagna. 

Video dell’incontro

I video delle relazioni sono disponibili sulla pagina Youtube della Diocesi di Faenza-Modigliana a questo link:

Don Bruno Bignami: “Solo con la prospettiva dell’ecologia integrale possiamo superare questa crisi”

“Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”: riprendendo le parole di papa Francesco, don Bruno Bignami nella sua relazione ha sottolineato gli aspetti principali del documento preparatorio della Settimana Sociale. “L’enciclica Laudato Si’ ha messo al centro del dibattito il concetto di ecologia integrale – ha spiegato don Bruno Bignami – capace di superare le logiche ecologistiche che presentano l’ambiente come realtà fine a se stessa. L’ecologia integrale invece tiene insieme i due aspetti, uomo e natura, e fornisce una reale risposta alle diverse crisi interconnesse che stiamo vivendo. Solo attraverso la prospettiva antropologica dell’uomo a cui Dio ha affidato la custodia del Creato si possono mettere in campo azioni e progetti con un orizzonte spirituale più ampio”.

Cinque le tappe indicate dall’Instrumentum Laboris per arrivare alla formazione di questo nuovo modello di sviluppo: l’incontro concreto con i volti feriti dalla crisi; lo sguardo contemplativo della Creazione; la cultura della cura; una visione di futuro condivisa e il censimento di buone pratiche già in atto.

Suor Alessandra Smerilli: “Tutto è connesso e noi tutti siamo connessi” 

Interiorizzare il messaggio delle encicliche sociali – e delle riflessioni che arriveranno da Taranto – e portarlo a germogliare concretamente nelle nostre realtà locali: questo uno dei punti sottolineati da suor Alessandra Smerilli nel suo intervento. “La Laudato Si’ e la Fratelli Tutti sono due encicliche che vanno lette in modo unitario – ha commentato nel suo intervento – Nella prima veniva indicato come ‘tutto è connesso’, mentre la seconda ha evidenziato come ‘siamo tutti connessi’. Ed è a partire di questi principi che vogliamo prepararci alla 49esima Settimana Sociale, che non vuole essere solo un convegno di riflessione, ma una tappa intermedia di un percorso che proseguirà poi nelle nostre diocesi, nelle associazioni, nelle parrocchie e nelle imprese”.  Attraverso le riflessioni che giungeranno da Taranto, si vuole arrivare, come si legge nell’Instrumentum Laboris, a “sostenere e orientare la formazione di un nuovo modello di sviluppo capace di ridefinire il rapporto tra economia e ecosistema, ambiente e lavoro, vita personale e organizzazione sociale”. “Tutti possiamo fare ogni giorno scelte consapevoli – aggiunge Smerilli – per arrivare alla definizione di un sistema più giusto che metta al centro ambiente e persone”.

Pierluigi Zanotti: “Coltivare e custodire il Creato fa parte della nostra missione”

Dagli spunti offerti dalla prof.ssa Smerilli parte la riflessione di Pierluigi Zanotti, presidente dell’Azione Cattolica di Faenza-Modigliana. “Sono le nostre scelte determinano i nostri rapporti con l’ambiente e la Parola di Dio ci illumina per orientare queste. La nostra missione è infatti quella di coltivare e custodire il creato, fa parte del nostro Dna”. Una missione che ha avuto, tra le massime espressioni della storia, le esperienze dei monasteri di Camaldoli e Fonte Avellana, citate da Zanotti come realtà nelle quali i monaci hanno saputo dar vita a una profonda e virtuosa interconnessione tra uomo e ambiente. Venendo al presente: “Nei nostri percorsi di catechesi spesso però il tema ambientale è stato tralasciato – dice Zanotti – e su questo oggi bisogna lavorare molto”.

Mario Toso: “Si deve attuare una reale conversione ecologica”

A concludere le riflessioni dell’incontro è stato il vescovo monsignor Mario Toso, che ha indicato come per trovare le risposte in grado di farci superare le tante crisi interconnesse di fronte alle quali siamo “non basta un discernimento individuale, ma un confronto che coinvolga sempre tutta la comunità e che abbia come riferimento i principi della Dottrina sociale della Chiesa”. E alla luce di questo discernimento, si deve poi “attuare una reale conversione ecologica, anche con forti prese di posizioni”. Il vescovo ha poi evidenziato la necessità di utilizzare maggiormente, e in maniera sempre più consapevole, “la rete e il digitale, come strumento di connessione delle nostre comunità locali”. Inoltre, è fondamentale coinvolgere in questo percorso “i giovani, attraverso una formazione che susciti in loro motivazioni profonde e non un semplice ecologismo che porti ad azioni magari virtuose, ma fini a se stesse”. Infine, in vista della Settimana Sociale e dopo di essa, serve avviare un “dialogo costruttivo con le istituzioni e censire le buone pratiche già in atto nelle nostre realtà”.


Ddl Zan. Cei: “Serve un dialogo aperto e non pregiudiziale”

La Segreteria di Stato vaticana “auspica che la parte italiana possa tenere in debita considerazione le argomentazioni e trovare così una diversa modulazione del testo continuando a garantire il rispetto dei Patti Lateranensi”. È questo il passaggio chiave della Nota verbale della Segreteria di Stato consegnata informalmente all’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Pietro Sebastiani, il 17 giugno e poi tramessa al Ministero degli Esteri, a Palazzo Chigi e al Quirinale. Secondo la Santa Sede, “alcuni contenuti della proposta legislativa avrebbero l’ effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa e ai suoi fedeli”, riducendo la libertà garantita alla Chiesa cattolica in tema di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero episcopale, ovvero quelle libertà sancite dall’ articolo 2, ai commi 1 e 3 dell’ accordo di revisione del Concordato del 1984. Nella Nota diffusa ieri dal Corriere della Sera si stigmatizza inoltre “il riferimento alla criminalizzazione delle condotte discriminatorie per motivi fondati sul sesso” e si sottolinea che “ci sono espressioni della Sacra Scrittura e della tradizione ecclesiale del magistero autentico del Papa e dei vescovi, che considerano la differenza sessuale secondo una prospettiva antropologica che la Chiesa cattolica non ritiene disponibile perché derivata dalla stessa rivelazione divina”. Di qui la richiesta di revisione del ddl Zan:

“Non c’è la volontà di bloccare la legge, ma una richiesta di rimodulazione della legge per consentire alla Chiesa di agire liberamente sul piano pastorale, educativo e sociale”,

hanno precisato fonti vaticane. La notizia della Nota verbale della Segreteria di Stato è stata confermata dalla Santa Sede con una breve nota sull’Osservatore Romano e con una intervista sull’argomento rilasciata al portale VaticanNews dal costituzionalista Cesare Mirabelli, già presidente della Consulta e ora consigliere generale dello Stato della Città del Vaticano.

Ad un lettore attento, non possono certo sfuggire le consonanze tra i contenuti della Nota e le argomentazioni espresse già un anno da dalla Conferenza episcopale italiana, che il 10 giugno 2020 ha diffusa una Nota, firmata dalla presidenza della Cei, dal titolo “Omofobia, non serve una legge”, in cui si denuncia che “un’ eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’ espressione di una legittima opinione, come insegna l’ esperienza degli ordinamenti di altre nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’ esercizio di critica e di dissenso”. Per i vescovi italiani, “oltre ad applicare in maniera oculata le disposizioni già in vigore”, si deve innanzitutto “promuovere l’ impegno educativo nella direzione di una seria prevenzione, che contribuisca a scongiurare e contrastare ogni offesa alla persona. Su questo non servono polemiche o scomuniche reciproche, ma disponibilità a un confronto autentico e intellettualmente onesto”. Un anno dopo, e precisamente il 28 aprile scorso, la presidenza della Cei ha diffuso una seconda Nota sul ddl Zan, dal titolo “Troppi dubbi: serve un dialogo aperto e non pregiudiziale”, al centro della quale c’è un chiaro monito:

“Una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’ obiettivo con l’ intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna”.

“Sentiamo il dovere – spiegano i vescovi – di riaffermare serenamente la singolarità e l’ unicità della famiglia, costituita dall’ unione dell’ uomo e della donna, e riconosciamo anche di doverci lasciar guidare ancora dalla Sacra Scrittura, dalle Scienze umane e dalla vita concreta di ogni persona per discernere sempre meglio la volontà di Dio”. Nella Nota della Cei, inoltre, si ricorda che

“in questi mesi sono affiorati diversi dubbi sul testo del ddl Zan in materia di violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere, condivisi da persone di diversi orizzonti politici e culturali”.

“È necessario che un testo così importante cresca con il dialogo e non sia uno strumento che fornisca ambiguità interpretative”, conclude la Cei, auspicando che “si possa sviluppare nelle sedi proprie un dialogo aperto e non pregiudiziale, in cui anche la voce dei cattolici italiani possa contribuire alla edificazione di una società più giusta e solidale”. La Nota a verbale della segreteria di Stato ha provocato ieri una serie di polemiche sui media, che sono andate ben oltre la cornice del ddl Zan per coinvolgere altri ambiti legati all’azione della Chiesa, come le tasse e i tributi che secondo alcuni sarebbero evasi. Una tesi, questa, contestata senza tema di smentita dai fatti reali. Nel 2020, infatti, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica ha pagato per imposte: 5,95 milioni di euro per Imu e  2,88 milioni per Ires. A queste vanno aggiunte le imposte pagate da Governatorato, Propaganda fide, Vicariato di Roma, Conferenza episcopale italiana e singoli enti religiosi.

M. Michela Nicolais (Agensir)

La benedizione del nuovo dormitorio Caritas a San Domenico

Una giornata che ha messo in luce pensieri e azioni concrete per sostenere i poveri. Il 15 giugno scorso è stato presentato il Rapporto povertà e risorse 2019-20 a cura dell’Osservatorio della Caritas diocesana, un documento che non vuole semplicemente indicare i dati della nuova povertà sul territorio, ma elaborare un pensiero capace di rispondere ai bisogni del presente. Dal pensiero all’azione: sempre nella stessa giornata è stato benedetto dal vescovo Mario il nuovo dormitorio della parrocchia di San Domenico, nei locali al primo piano sopra il centro diurno La Tenda. Alla benedizione hanno partecipato anche il direttore della Caritas, don Marco Ferrini, il sindaco Massimo Isola, Paolo Bontempi, presidente della Fondazione Banca del Monte e l’assessore al Welfare Davide Agresti.

La necessità di fornire un’accoglienza dignitosa in questo tempo complesso

Nell’ambito dell’accoglienza notturna, a causa della pandemia, è stato necessario dimezzare i posti nel dormitorio maschile di via D’azzo Ubaldini per prevenire i contagi. Inoltre, per togliere dalla strada il più possibile persone senza dimora, si è attivata una collaborazione con i B&B del territorio, grazie anche al sostegno economico straordinaria di Caritas italiana e dell’Unione della Romagna faentina. I pernottamenti incluso il servizio doccia, sono stati 5.636 tra prima e seconda accoglienza maschile e femminile, le accoglienze di emergenza in alcune parrocchie e i B&B (+57% rispetto alla media dei 4 anni precedenti). «Questa situazione di emergenza ci ha portati a capire che l’attuale dormitorio non rispondeva più in modo dignitoso alle esigenze di accoglienza necessarie – spiega don Marco Ferrini – Per questo abbiamo pensato al trasferimento del dormitorio a San Domenico, nei locali al primo piano sopra la Tenda messi a disposizione gratuitamente dalla parrocchia. Il dormitorio apre negli spazi di quella che ai tempi dei domenicani era la foresteria; possiamo dire che riprende la sua vocazione originaria. Gli spazi, di circa 180 mq comprendono un locale adibito a spazio giorno, un locale di servizi/guardaroba per gli ospiti, un bagno comune e cinque camere da letto (di cui una per il volontario e una per emergenza Covid), ciascuna con il proprio bagno. Il totale dei posti letto a disposizione degli ospiti è di 14». Per procedere al trasferimento è stato necessario realizzare lavori di adeguamento realizzati grazie a importanti finanziamenti sia di carattere pubblico (Fondi per le povertà estreme riconosciuti dall’Unione della Romagna Faentina) che privato (8xmille della Cei e Fondazione Banca del Monte di Faenza).