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In centinaia alla Marcia della pace di Faenza, un cammino da vivere ogni giorno (photogallery)
Camminare insieme verso un unico obiettivo: costruire la pace. Ed è un cammino da fare non solo in determinate occasioni, ma sempre, nella vita di tutti i giorni. Sinodalità vuol dire anche questo: uno stile, prima ancora che un’azione. Lo ha ribadito il vescovo, monsignor Mario Toso, nel suo intervento conclusivo alla Marcia della Pace di Faenza del 4 febbraio scorso che ha visto centinaia di partecipanti, di tutte le età, e tante associazioni e movimenti rappresentanti: dall’Azione cattolica agli scout, da Acli ad Anspi, passando per comunità Papa Giovanni, Ami e Caritas.
Partita dal Seminario, la marcia ha toccato varie tappe come il complesso di via Castellani che cent’anni fa vide l’assalto dei militanti fascisti alla casa del Popolo, fino all’ingresso del liceo Scientifico, luogo di educazione e cittadinanza. Il corteo è poi terminato di fronte alla Cattedrale, dove il grande striscione “Uniti per la pace” è stato firmato tra gli altri dal vescovo Mario, dall’imam di Faenza e dall’assessore Davide Agresti.
Le tappe del corteo, che ha visto laboratori, è stato scandito anche dal messaggio per la 57esima Giornata Mondiale della Pace, dove papa Francesco ha posto alcune domande: «quali saranno le conseguenze, a medio e lungo termine, delle nuove tecnologie digitali? E quale impatto avranno sulla vita degli individui e della società, sulla stabilità internazionale e sulla pace?”. Proprio per questo la marcia, in seminario, è stata aperta dal monaco camaldolese e bibliotecario padre Claudio Uberto Cortoni: «Spesso confondiamo i dati e le informazioni a nostra disposizione con la conoscenza, ma non basta avere un’informazione per formare il sapere. Le intelligenze artificiali sono un mezzo che non darà mai all’uomo la sua umanità e le sue aspirazioni. Non ci si pone mai la domanda: tutti questi programmi e banche dati che stiamo costruendo per quali finalità li stiamo sviluppando? E al tempo stesso ci siamo dimenticati di abbinare alla tecnica l’educazione. Nessuno di noi ha una vera formazione su questi strumenti, pur utilizzandoli tutti i giorni. E quando c’è ignoranza c’è sospetto, mentre dobbiamo essere noi a guidare verso dove farli tendere».
Domenica 11 febbraio in ospedale a Faenza la messa per la Giornata del malato
Così inizia il messaggio di papa Francesco per la XXXII Giornata Mondiale del Malato. Le sue parole portano alla luce tante domande, che si concentrano in un grande perché: perché, se siamo stati creati per la comunione, non siamo capaci di realizzare quello che è il nostro bene, perché la solitudine fa sempre più parte della vita, perché c’è un aumento costante di persone sole? Papa Francesco lo spiega: «Ci fa bene riascoltare quella parola biblica: non è bene che l’uomo sia solo! Dio la pronuncia agli inizi della creazione e così ci svela il senso profondo del suo progetto per l’umanità ma, al tempo stesso, la ferita mortale del peccato, che si introduce generando sospetti, fratture, divisioni e, perciò, isolamento. Esso colpisce la persona in tutte le sue relazioni: con Dio, con sé stessa, con l’altro, col creato. Tale isolamento ci fa perdere il significato dell’esistenza, ci toglie la gioia dell’amore e ci fa sperimentare un oppressivo senso di solitudine in tutti i passaggi cruciali della vita». «Il tempo dell’anzianità e della malattia è spesso vissuto nella solitudine e, talvolta, addirittura nell’abbandono».
La solitudine degli anziani è da tempo studiata, i numeri sono noti: le persone oltre i 75 anni di età che vivono sole sono, nel nostro paese, circa 2,5 milioni. Vivere soli non significa sempre essere o sentirsi soli. Tanti vivono soli, ma hanno familiari, amici, vicini, hanno una vita piena di relazioni. Man mano però che aumenta la fragilità, che si limitano i movimenti, la situazione si complica. Sono noti anche i danni psicologici e fisici che la solitudine porta: l’esperienza del Covid li ha evidenziati, non solo negli anziani soli a casa, ma anche in tutti coloro che, ricoverati in ospedale o ospiti di case di riposo, non hanno potuto avere accanto a sè persone care per lungo tempo. La solitudine non riguarda, infatti, solo che vive a casa, ma anche tanti anziani che nelle strutture, pur non essendo mai soli, soffrono la mancanza di parenti, amici. “Fratelli e sorelle, la prima cura di cui abbiamo bisogno nella malattia è la vicinanza piena di compassione e di tenerezza. Per questo, prendersi cura del malato significa anzitutto prendersi cura delle sue relazioni, di tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri – familiari, amici, operatori sanitari –, col creato, con sé stesso. È possibile? Si, è possibile e noi tutti siamo chiamati a impegnarci perché ciò accada. Guardiamo all’icona del Buon Samaritano, alla sua capacità di rallentare il passo e di farsi prossimo, alla tenerezza con cui lenisce le ferite del fratello che soffre.” Mi colpisce il messaggio di quest’anno del Papa, così semplice, così «scontato». Non dice niente di nuovo, niente che non sappiamo, che non abbiamo ascoltato o detto tante volte, niente che possa suscitare contrapposizioni tra favorevoli e contrari, tra tradizionalisti e progressisti, niente che lo abbia fatto nominare nei giornali. D’altronde i malati, gli anziani fanno notizia solo se vogliono morire prima del tempo, non se desiderano vivere con accanto qualcuno che li accompagni, li ascolti, li consoli. Ma, quanto la Giornata del Malato fa notizia nelle nostre parrocchie, quanto è sentita, pensata? In quanti Consigli pastorali è messa all’ordine del giorno? In quanti Consigli pastorali sono qualche volta all’ordine del giorno i malati, gli anziani soli? Da vari anni noi, impegnati nella pastorale della salute diocesana, cerchiamo con la Caritas di affrontare il tema della solitudine degli anziani, con progetti che vorrebbero, innanzitutto, conoscere il territorio, mappare le situazioni di maggior fragilità, per suscitare nelle comunità un’attenzione diffusa, affinchè nessuno sia solo. Progetti difficili da condividere, da portare avanti, perché sopraggiungono sempre temi più urgenti. Eppure parlare di malattia, di fragilità, di solitudine vuol dire parlare anche di noi, perchè tutti incontriamo la malattia di persone care e nostra, anche se non vorremmo; tutti speriamo di arrivare alla vecchiaia (anche se la parola non si può più pronunciare) e non vorremmo viverla soli. “A voi, che state vivendo la malattia, passeggera o cronica, vorrei dire: non abbiate vergogna del vostro desiderio di vicinanza e di tenerezza! Non nascondetelo e non pensate mai di essere un peso per gli altri”. Grazie, papa Francesco, perchè non ci chiedi di vivere in maniera eroica la malattia, di farci “bastare” la vicinanza di Dio, ma ci autorizzi a manifestare il nostro bisogno di vicinanza e tenerezza, a chiedere un po’ di carezze e di abbracci, a sperare di non vivere l’ultimo pezzo della vita in solitudine e ci inviti come singoli e come comunità ad essere vicini a chi è solo, perchè “Gli ammalati, i fragili, i poveri sono nel cuore della Chiesa e devono essere anche al centro delle nostre attenzioni umane e premure pastorali.”Domenica 11 febbraio “Ape-ritiro di San Valentino”
Domenica 11 febbraio alla parrocchia di San Francesco dalle 17 alle 19 Ape-ritiro di San Valentino nel teatro parrocchiale. A seguire pizza insieme e alle 20.30 la veglia. L’appuntamento è organizzato dalla Pastorale familiare e dall’area Giovani e Vocazioni.
Vita consacrata, il 2 febbraio celebrazione ai Cappuccini con il vescovo Mario
Venerdì 2 febbraio, festa della Presentazione di Gesù al Tempio e Giornata Mondiale della Vita Consacrata (Candelora). In questa occasione il vescovo monsignor Mario Toso presiederà la Messa delle 18.30 alla chiesa dei Padri Cappuccini a Faenza. «La santa Messa per la vita consacrata – ha detto nell’omelia della celebrazione dell’anno scorso il vescovo Mario – ci sollecita a vivere un momento intenso e suggestivo della nostra fede. Intenso, perché la vita consacrata è modello alto della donazione a Cristo di tutti i credenti. Suggestivo, perché indica ad ogni credente ciò che è essenziale nella vita cristiana per vivere nella gioia del Signore».
“Il nostro cantiere ha operai ovunque”
In questo cammino sinodale che stiamo vivendo, il “cantiere diocesano” della Vita Consacrata è attivo, grazie anche alla preziosa vicinanza del nostro vescovo Mario (l’assistente salesiano che ci ha assegnato, il sostegno con la Sua presenza e con aiuti a vari livelli…). La ringraziamo nuovamente per la sua vicinanza e sostegno. Il 2 febbraio, festa della vita consacrata, con il cuore pieno di gioia parteciperemo numerosi all’Eucaristia per ringraziare il Padre celeste. Nel nostro cantiere continuano a diminuire le risorse umane europee, ma cresce l’Amore universale che sospinge fratelli e sorelle dall’Oriente, dal Sud del mondo, dall’America Latina a camminare sulle orme di Abramo nella Fede… E nella ricchezza della diversità, non senza fatica, facciamo Sinodo e, lentamente, impariamo ad accorgerci della varietà dei carismi: dalla vita claustrale, agli istituti secolari, ai missionari; un arcobaleno di presenze con tante sfumature, con forme nuove di vita consacrata, accanto a quelle di antica fondazione. Il nostro cantiere ha operai ovunque, lavora notte e giorno tenendo accesa la lampada della preghiera. Affidandoci a Maria Ausiliatrice, Madre della Misericordia, ci poniamo sotto il Suo Manto per fare unità, nella comunione dei Santi. Con tanta gratitudine.tutte le sorelle di vita consacrata, presenti in Diocesi
Anniversari e giubilei
Suore della Sacra Famiglia, Brisighella Suor Rosanna Bendinelli – 70 anni di vita consacrata Suor Bianca Caminati – 60 anni Suore francescane di Cristo Re, Faenza Suor Sara Minatel – 60 anni Suore della nuova Comunità presso la Parrocchia della B.V. del Paradiso Suor Louis Mary Perinayagam – 1 anno Monache Benedettine di Santa Umiltà Suor Alice Baldoino – 50 anni.
Il 4 febbraio la presentazione del campo estivo diocesano per i giovani (5-11 agosto)
Domenica 4 febbraio alle 20.30 in Seminario è in programma l’incontro informativo sul campo diocesano rivolto ai giovani che si terrà dal 5 all’11 agosto. L’iniziativa è organizzata dall’Area Giovani e Vocazioni della Diocesi e dal settore Giovani di Azione cattolica.
“Fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande” è il titolo del campo diocesano che si rivolge ai giovani che abbiano già compiuto la maturità.
Per informazioni don Mattia 328 2481149, oppure Marco 339 2286134.
Domenica 4 febbraio la Marcia della Pace. Partenza dal Seminario di Faenza
Nel messaggio per la 57esima Giornata Mondiale della Pace, papa Francesco pone alcune domande: «quali saranno le conseguenze, a medio e lungo termine, delle nuove tecnologie digitali? E quale impatto avranno sulla vita degli individui e della società, sulla stabilità internazionale e sulla pace? In questi giorni, guardando il mondo che ci circonda, non si può sfuggire alle gravi questioni etiche legate al settore degli armamenti. La possibilità di condurre operazioni militari attraverso sistemi di controllo remoto ha portato a una minore percezione della devastazione da essi causata e della responsabilità del loro utilizzo, contribuendo a un approccio ancora più freddo e distaccato all’immensa tragedia della guerra. Non possiamo nemmeno ignorare la possibilità che armi sofisticate finiscano nelle mani sbagliate, facilitando, ad esempio, attacchi terroristici o interventi volti a destabilizzare istituzioni di governo legittime. Il mondo, insomma, non ha proprio bisogno che le nuove tecnologie contribuiscano all’iniquo sviluppo del mercato e del commercio delle armi, promuovendo la follia della guerra. In un’ottica più positiva, se l’intelligenza artificiale fosse utilizzata per promuovere lo sviluppo umano integrale, potrebbe introdurre importanti innovazioni nell’agricoltura, nell’istruzione e nella cultura, un miglioramento del livello di vita di intere nazioni e popoli, la crescita della fraternità umana e dell’amicizia sociale».
Basta guerre, è l’ora della pace: i 3 punti indicati dal vescovo Mario
I conflitti sparsi nel mondo hanno indotto il Pontefice a parlare di una terza guerra mondiale a pezzi che impone a noi credenti una riflessione sulla drammaticità del momento ed un’assunzione di responsabilità per promuovere la pace. Nel suo libro Basta guerre: è l’ora della pace, il nostro vescovo monsignor Mario Toso individua almeno tre piani sui quali muoversi. In primo luogo l’eliminazione del diritto di guerra degli Stati, con l’affermazione del diritto alla pace. In secondo luogo perseguire senza indugio la precondizione di un disarmo nucleare generale, nel quadro di un disarmo generale. Infine andrebbe perseguito «un grado superiore di ordinamento internazionale» per realizzare il bene comune dell’umanità.
Gli eventi della Diocesi di Faenza-Modigliana
In coerenza con il messaggio del Santo Padre e le indicazioni del nostro vescovo sono state attivate diverse iniziative nella nostra Diocesi al fine anche di dare concretezza ed attuazione alle sollecitazioni trasmesse: la Santa Messa per la pace in Cattedrale il 1° gennaio, seguita dall’incontro sul Ministero della pace, promosso dall’associazione Papa Giovanni XXIII il 14 gennaio. Sono seguite la Veglia di pace il prossimo 25 gennaio alla Chiesa Evangelica Apostolica a Faenza, in via Piero Della Francesca 49 e la Marcia della pace che avrà luogo domenica 4 febbraio con ritrovo al Seminario diocesano (via degli Insorti 56, Faenza) dalle 15. La marcia terminerà alle 17 in piazza del Popolo.
Abbiamo la consapevolezza che queste iniziative costituiscono l’inizio di un lavoro, che non può limitarsi all’organizzazione di alcuni eventi di sensibilizzazione, ma deve proseguire per tutto l’arco dell’anno affinché, come scriveva Carlo Maria Martini, la pace diventi davvero «frutto di alleanze durature e sincere, a partire dall’alleanza che Dio fa in Cristo perdonando l’uomo, riabilitandolo e dandogli sé stesso come partner di amicizia e di dialogo, in vista dell’unità di tutti coloro che Egli ama».
Flavio Venturi
Visita pastorale: il vescovo monsignor Mario Toso a Russi
unedì 22 gennaio la comunità parrocchiale di Russi, con don Luca Ravaglia e don Emanuele Casadio, ha accolto il vescovo monsignor Mario Toso in Visita pastorale, la prima del nuovo anno. Un pomeriggio iniziato con due momenti dedicati agli anziani, prima al Centro Sociale Porta Nova, realtà aggregativa per il tempo libero. E poi il trasferimento alla Casa Protetta Baccarini dove monsignor Toso ha celebrato la santa messa. La cena si è svolta in Oratorio assieme ai componenti dei Consigli Pastorale e Affari Economici, seguita da un momento di ascolto di alcuni componenti di queste due realtà. Hanno parlato del funzionamento dei Consigli, dell’impegno nella catechesi, nella liturgia e nella Caritas, dei ministri dell’Eucarestia, del territorio russano, del mondo giovanile e della Festa dell’Addolorata. Per tutti, Gesù Cristo come riferimento, sempre. Questo in sintesi il messaggio di monsignor Mario Toso.
Tanti incontri con la comunità
Martedì 23 il vescovo ha iniziato dall’Asilo Giardino, per poi recarsi in via Cavour al punto Caritas e al Circolo Jolly; quindi un saluto alle sedi del Centro Stampa e della Pubblica Assistenza in piazza Farini. Si è quindi recato al cimitero per un breve momento di preghiera. Nel programma, mercoledì pomeriggio è stato dedicato alla scuola con cena alla Casa Famiglia Ss Angeli Custodi di via Vittorio Veneto 1, con i coniugi Elisa e Marco, e i loro figli; mentre giovedì, dopo un incontro alla sede del Kverneland Group (ex Gallignani) con le imprese russiane, in prima serata si è recato in Municipio per un saluto a Sindaco e consiglieri comunali, all’inizio dei lavori del Consiglio.
La conclusione della visita pastorale è in programma sabato. Monsignor Toso inizierà con la visita al mercatino dell’associazione Il Mantello in via Roma; poi incontrerà i giovani. Nel pomeriggio, preghiera con i ragazzi del catechismo e i loro educatori alla chiesa dei Servi in occasione della festa di San Giovanni Bosco. Alle 18.30 celebrerà messa in Sant’Apollinare.
Giulio Donati
Foto G. Zampaglione
Cardinale Achille Silvestrini, nuova edizione del libro a cura del vescovo Mario
a prima edizione del volume Cardinale Achille Silvestrini (Tipografia Faentina, 222 pp.) pubblicato nel 2020 e dedicato al cardinale originario di Brisighella è esaurita. Pertanto, a cento anni dalla nascita, è parso opportuno offrirne una seconda edizione. In questi anni, oltre alla pandemia da Covid, si sono manifestati tragici eventi di guerra. In Medio Oriente è recentemente deflagrato il conflitto tra Hamas e Israele, che va ad aggiungersi alla guerra fratricida tra Russia e Ucraina e ad altri conflitti esistenti nel mondo. Le molteplici guerre che dominano gli scenari del mondo, con il loro tragico seguito di morti, violenze, distruzioni, barbarie e profughi, fanno temere che la Terza guerra mondiale a pezzi – come ripete da diversi anni papa Francesco – possa diventare un’unica, grande guerra. La guerra è oggi il problema dei problemi, senza ignorare i cambiamenti climatici, il massiccio esodo di migranti, la povertà, la crisi energetica.
Occorre dire basta alla guerra e opporre a essa una decisa e sapiente nonviolenza attiva e creatrice. In questo contesto diventa sempre più attuale l’operato del cardinale Achille Silvestrini, protagonista di primo piano della diplomazia pontificia. Egli lavorò instancabilmente nella promozione del diritto alla libertà religiosa, alla sicurezza e alla cooperazione in Europa, alla pace e alla stabilità. Proprio per questo è parso opportuno inserire la lectio magistralis del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato che, il 27 ottobre scorso, ha ricordato i cento anni della nascita del cardinale brisighellese e la sua intuizione dell’importanza del multilateralismo nella costruzione di una nuova Europa e di una nuova comunità politica mondiale. L’intervento è pubblicato secondo la versione apparsa nell’Osservatore romano all’evento “Il cardinale Achille Silvestrini, uomo del dialogo”, celebrato nella sala Protomoteca in Campidoglio alla presenza del presidente della Repubblica, Mattarella.Mario Toso, vescovo Faenza-Modigliana
La vita
Nato a Brisighella, nella Diocesi di Faenza, il 25 ottobre 1923, Silvestrini è entrato a 19 anni nel Seminario diocesano faentino dove, nel 1946, è stato ordinato sacerdote. Nel luglio 1973 è stato nominato sotto-segretario del Consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa. Dal 1° luglio 1988 al 24 maggio 1991 è stato prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica. Da l 1991 al 2000 è stato prefetto della Congregazione per le Chiese orientali. Creato cardinale da san Giovanni Paolo II nel 1988, è morto il 29 agosto 2019.
Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani: 18-25 gennaio
La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci invita quest’anno a rivivere la parabola del buon samaritano e a tenere insieme i comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo. Si apre di fatto con il comune ascolto delle Scritture del 18 gennaio e continua nella preghiera del vespro ospiti della chiesa ortodossa moldava il sabato 20.
Domenica 21 gennaio nella chiesa cattolica celebreremo la domenica della Parola di Dio per trovare in essa la sorgente della conversione sempre necessaria al cammino ecumenico e sarà il nostro vicario generale don Michele Morandi a guidarci nella celebrazione eucaristica alle 17,30 a San Francesco. Saranno presenti anche responsabili delle chiese e comunità cristiane della città.
La veglia di preghiera ecumenica sarà ospitata giovedì 25 gennaio alle 20,30 dalla comunità evangelica apostolica di via Piero della Francesca: il testo di quest’anno è preparato dalle chiese cristiane del Burkina Faso messe alla prova dalle violenze e dal terrorismo. Sarà un’occasione preziosa perché i canti saranno preparati insieme al coro dei francofoni africani e potremo anche ascoltare una seme di pace grazie alla presenza di una famiglia, testimone da anni di una relazione significativa fra Faenza e il Burkina. Questa veglia si iscrive in un mese denso di iniziative di pace fra il 1 gennaio, giornata mondiale della pace e il 4 febbraio, giornata della fratellanza umana.