Sabato 16 novembre alle 18.30 al teatro dei Cappuccini di Faenza, avremo l’opportunità di riflettere nella lezione inaugurale della scuola diocesana teologia con un testimone bolognese della Piccola Famiglia dell’Annunziata di Monte Sole, fra Ignazio De Francesco, che ha vissuto l’ultimo anno nella comunità di Ain Arik in Cisgiordania e presenta il suo libro “Vivere senza la chiave”. Dialoghi fra carcere e città(Ed. Zikkaron) frutto di vent’anni di frequentazione e di ascolto nel carcere della Dozza, arricchita dagli studi di islamistica in Giordania e al Pisai, un esempio fecondo di incontro creativo attraverso il teatro di testi biblici, coranici e della tradizione rabbinica con puntuali rimandi all’attualità dei temi dell’etica, della giustizia, del diritto.
Scrive il Papa: «Per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza, io stesso desidero aprire una Porta Santa in un carcere, perché sia per loro un simbolo che invita a guardare all’avvenire con speranza e con rinnovato impegno di vita». Il 26 dicembre papa Francesco sarà Rebibbia e anche a noi, dopo la presentazione del libro di fra Ignazio, sarà data la possibilità di immergerci in altri scenari attraverso lo spettacolo Joseph & Brosadattato da Alessandro Berti in una cella per immergerci nella vicenda biblica e coranica di Giuseppe e dei fratelli, un appello sempre attuale alla riconciliazione e alla fraternità e alle condizioni che le rendono talvolta (im)possibili. Lo spettacolo è alle 20.45 al teatro dei Cappuccini.
La presenza di alcuni amici del centro di cultura islamica di Faenza e di altri della Comunità di Sasso Monte Gianni arricchirà l’ascolto e la condivisione delle proposte.
Un’occasione per conoscere meglio la realtà che ci circonda e che troppo spesso ignoriamo. Giovedì 10 ottobre alle 20.30 nel refettorio del Seminario di Faenza (via Degli Insorti, 56) si terrà la presentazione del Rapporto Caritas “Povertà e risorse” riferito all’anno 2023. Durante l’incontro, introdotto dal vescovo monsignor Mario Toso, saranno presentati i dati Caritas a cura di operatori e volontari del Centro di ascolto diocesano. Il titolo del rapporto di quest’anno è “Sperare e agire con il creato. Carità generatrice di pace”. “Abbiamo scelto questo titolo – sottolinea il direttore della Caritas diocesana, don Emanuele Casadio – ispirati dalle parole di papa Francesco, perché ogni giorno di più ci rendiamo conto che tutto è interconnesso: ‘con’ il Creato, non ‘per’ o altre preposizioni che suppongo un rapporto non paritario. Come Caritas diocesana ci stiamo interrogando sul futuro. Sempre più ci si presentano calamità naturali a cui serve dare risposte diverse dal passato, puntando molto sulla prevenzione, come indicato anche dal nostro vescovo monsignor Mario Toso”.
Contesto complessivo
Il Rapporto legge in una duplice prospettiva la povertà sul nostro territorio, globale e locale. Da un lato ci sonopersone straniere in fuga da conflitti e contesti di povertà estrema, dall’altro ci sono situazioni di fragilità locale per una crescente precarietà lavorativa, economica e relazionale. Non ultimo, su tutto questo influiscono le difficoltà portate negli ultimi anni dai cambiamenti climatici e dall’emergenza alluvione, che ha colpito il territorio diocesano dalla collina alla pianura.
Tenendo conto di questo contesto, nel 2023, le Caritas, diocesana e parrocchiali, ha incontrato 1.826 persone, con un incremento dal 2022 del 17%.
Due persone su tre (64%) che si sono trovate in difficoltà hanno bussato alla porta di una delle 24 Caritas parrocchiali distribuite nel territorio diocesano. Le Caritas parrocchiali, negli ultimi anni, sono state strumenti e luoghi privilegiati per intercettare le situazioni di fragilità. Rappresentano spazi d’incontro in cui la persona può sentirsi ascoltata e amata. Luogo in cui le persone tessono relazioni che continuano anche al di fuori di questi spazi, nei negozi, nelle scuole, nei vari locali di aggregazione territoriale. Al contrario, al Centro di Ascolto diocesano si rivolgono anche molte persone di passaggio o che sono appena arrivate a Faenza e chiedono alcuni aiuti per potersi orientare e attivare sul territorio.
Al Centro di ascolto diocesano si sono rivolte 663 persone (+14%)
Le persone che nel 2023 si sono rivolte al Centro di Ascolto (CdA) diocesano sono state 663. Il numero di ospiti Caritas rispetto al 2022 è cresciuto del 14%. Il 41% sono persone che si sono trovate in una situazione di difficoltà tale da portarle a chiedere sostegno in Caritas per la prima volta.
D’altra parte, però, è molto forte la presenza di persone che si rivolgono alla Caritas da cinque o più anni (34%): si tratta di povertà croniche e intermittenti.
È molto diverso il profilo della persona di cittadinanza italiana (24%) o straniera (76%), a partire dai dati anagrafici. Tra le persone ‘non italiane’ il 69% ha meno di 45 anni, tra le persone italiane che si sono rivolte in Caritas solo il 21%. Come dichiara Caritas Italiana, tra gli italiani lo stato di povertà sembra correlato a forme di fragilità familiare; si conferma in tal senso l’esistenza di ‘eventi svolta’ che possono segnare i corsi di vita e le storie individuali contribuendo allo scivolamento verso una condizione di vulnerabilità.
Bisogni: L’analisi dei bisogni relativi alle persone che si sono rivolte al centro di ascolto diocesano nel 2023 dimostra, come è successo anche negli anni passati, una prevalenza di difficoltà di ordine materiale. In particolare il 25% dei bisogni riguarda i ‘problemi economici’: le persone vivono in uno stato di fragilità economica, legato principalmente a situazioni di ‘reddito insufficiente o di ‘totale assenza di entrate’. Un 19% riguarda i problemi occupazionali: questo bisogno è fortemente collegato al primo. Il terzo nodo critico riguarda il problema abitativo (19%), problema crescente negli ultimi anni e ad ampio spettro: riguarda sia chi ha una casa ma non adatta alle proprie esigenze (troppo piccola, sovraffollata, senza contratto, ecc.) sia chi una casa non ce l’ha, dormendo con soluzioni di fortuna.
Accoglienze: Il numero di accoglienze fatte nel 2023 è pari a 5.684: ovvero per 5.684 volte i letti del servizio notturno sono stati occupati, per una media di 16 persone accolte a notte. Sono ottanta le persone che sono state ospitate in un alloggio Caritas nel 2023. Il dormitorio è aperto tutte le sere, 365 giorni l’anno. A questo si affianca il servizio di prossimità notturna, attivo dalla fine del 2022, consiste nell’andare incontro a persone in estrema emarginazione. Gli incontri sono settimanali, si svolgono di sera, con una media di 3 persone incontrate a sera. Accanto a questi servizi è presente nei locali della parrocchia di San Domenico il Centro diurno “La Tenda”, uno spazio di accoglienza pomeridiano, aperto nei mesi invernali.
Mensa e distribuzione viveri, quasi 2.700 le borse viveri distribuite
La mensa è aperta tutti i giorni dell’anno, a pranzo e a cena (tranne la domenica a pranzo). Le persone possono scegliere di prendere il pasto take-away o di mangiare nel locale adibito. La doppia opzione è stata necessaria per il numero elevato di persone che si sono rivolte alla mensa. Quest’anno sono stati distribuiti quasi 11mila pasti (10.924), per una media di circa 16 persone a ogni apertura. Un incremento rispetto all’anno precedente di +38%. Quasi 2.700 (2.692) le borse viveri distribuite, raddoppiate dal 2019 quando erano 1.383.
Volontari: Nel 2023 sono stati circa 140 volontari che hanno aiutato a svolgere tutte le attività del Centro di Ascolto, da chi serve il pasto caldo in mensa a chi guida il mezzo per portar via il cartone all’isola ecologica o a chi accoglie la persona che bussa alla porta. A questo numero si aggiungono 11 giovani volontari scout che hanno scelto di fare l’anno di servizio presso le attività della mensa, la preparazione e distribuzione dei pacchi viveri e il servizio docce presso il Centro di Ascolto. Sono passati circa 13 ragazzi sospesi dalla scuola, i 5 lavoratori di pubblica utilità che per diversi motivi hanno dovuto svolgere delle ore socialmente utili e i giovani che hanno scelto di svolgere il progetto Lavori in Unione.
I dati delle 24 Caritas parrocchiali, sentinelle al tempo dell’alluvione
Nel 2023 le persone incontrate dalle Caritas parrocchiali sono state più di mille (1.163). In questi numeri incide l’evento catastrofico dell’alluvione, infatti si nota che le parrocchie dei quartieri più colpiti hanno incontrato un numero maggiore di persone rispetto al 2022. Negli ultimi sette anni c’è stato un incremento del 37% delle persone incontrate. Qui le donne sono il 72%. Nelle Caritas parrocchiali, il 36% sono italiani, cioè più di un terzo del totale.
Emergenza alluvione: riaperto il Centro operativo Caritas a San Domenico
Giovedì 19 settembre, a seguito degli eventi alluvionali che hanno colpito nuovamente il territorio, ha riaperto il Centro operativo della Caritas di Faenza-Modigliana, in via Manzoni 11/b a Faenza, nella parrocchia di San Domenico. “Questo terza alluvione è per tanti un momento tragico – commenta don Emanuele -, come Caritas ci siamo, desideriamo stare accanto alle persone che sono in difficoltà cercando di essere concreti nell’aiutare. Inoltre, penso che sia un bel segno di speranza vedere tanti volontari anche giovani che vengono a sporcarsi le mani per aiutare, velocemente, a pulire le case e renderle accessibili alle famiglie”.
In collaborazione con Caritas Ambrosiana infatti sono stati fatti arrivare al Centro tutti i macchinari necessari per pulire le abitazioni: idropulitrici, generatori di corrente (6 kw), bidoni aspiraliquidi, pompe ad immersione, motopompe, deumidificatori industriali e domestici, ventilatori, insieme a materiale utile come stivali, tira acqua, pale, guanti e tute da lavoro. Tutte le attrezzature vengono prestate gratuitamente a cittadini o volontari che ne fanno richiesta. Una bella testimonianza di solidarietà è stata anche quella fatta avere dalla Diocesi di Ravenna-Cervia, che ha donato 35mila euro alla Caritas di Faenza-Modigliana e quella della diocesi di Imola che ha donato 5 mila euro sempre alla Caritas di Faenza-Modigliana.
Sul territorio della Diocesi la Caritas, insieme ad Agesci, Papa Giovanni XXIII, OMG e Legambiente, svolge la funzione di punto logistico, sia per organizzare i volontari che vogliono mettersi a disposizione, sia come magazzino nel quale far confluire le donazioni di prodotti e materiali. I cittadini che avessero bisogno di prodotti per le pulizie, alimenti e vestiario possono fare riferimento alle Caritas parrocchiali:
– S. ANTONINO: Corso Europa, 73 Faenza (per Borgo, Marzeno e Sarna) – riferimento: msg whatsapp 3930298493
– CAPPUCCINI: Via Canal Grande, 57, Faenza (per Orto Bertoni) – riferimento: msg whatsapp 3462349840
– MODIGLIANA: Piazza Cesare Battisti, 1 Modigliana – riferimento: msg whatsapp 3494364761
– COTIGNOLA: Via Rossini 48, Cotignola – riferimento: msg whatsapp 391 718 2568
– VILLANOVA DI BAGNACAVALLO: via Glorie, 21 Villanova (per Villanova, Boncellino e Traversara) – riferimento: msg whatsapp 3397237490
Al 7 ottobre la Caritas è intervenuta con squadre di volontari in circa 63 civici per interventi di sgombero, pulizia, ripristino delle abitazioni o dei cortili su Faenza, Cotignola, Traversara, Marzeno, Sarna. In questi giorni si stanno svolgendo i primi interventi con il Bobcat. Sono stati dati a prestito 65 deumidificatori industriali su Faenza, Cotignola, Traversara, Marzeno, Sarna.
I prossimi appuntamenti
Il 23 ottobre alle 16 ci sarà l’inaugurazione del centro diurno “La Tenda” a San Domenico per la stagione invernale.
Sabato 9 novembre dalle 9.00 alle 13.00 al palazzo Podestà di Faenza la Caritas diocesana proporrà il convegno pubblico “Gli ambulatori solidali. Contrasto alle disuguaglianze in salute”.
Solidarietà tra diocesi. Fratelli nell’alluvione. La Caritas di Ravenna-Cervia a sostegno di quella di Faenza-Modigliana, duramente colpita dall’alluvione della scorsa settimana.
L’arcivescovo, monsignor Lorenzo Ghizzoni ha firmato una lettera, come presidente della Caritas, indirizzata al vescovo monsignor Mario Toso, per esprimere la vicinanza della diocesi con un segno concreto: una donazione di 35mila euro per le necessità della popolazione colpita dall’alluvione.
«Con dolore e dispiacere abbiamo visto come ancora una volta la nostra terra è stata colpita dalla forza della natura – scrive monsignor Ghizzoni a monsignor Toso –. In tutta la diocesi abbiamo pregato per voi con le parole che lei stesso ha voluto darci come fonte di speranza. La nostra vicinanza, oltre che geografica, non vuole essere solo attraverso la preghiera, pur importante in questo momento. Come Diocesi e come Caritas ci siamo mossi per intervenire e prestare soccorso nelle zone colpite: anche i nostri giovani si sono organizzati per dare una mano. Oggi vogliamo presentare un ulteriore segno della nostra vicinanza operativa». Appunto con la donazione di 35mila euro. Un «piccolo gesto», conclude l’arcivescovo, un aiuto concreto per la gente duramente provata.
Una partita a calciobalilla a simboleggiare l’unione e la collaborazione tra Diocesi e Amministrazione per il bene della comunità, specie nel contesto della ripartenza post-alluvione ancora in corso. A scendere in campo il vescovo della Diocesi di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso, e il sindaco Massimo Isola che si sono sfidati ieri, 16 settembre, tra goal e parate con i classici “omini” del calciobalilla in una partita che si è giocata all’interno di un contesto speciale. L’occasione è stata data dall’inaugurazione e dalla benedizione dei nuovi spazi che ospiteranno la Ludoteca comunale della città, che ha trovato casa nei locali del Vescovado (in piazza XI Febbraio, 10) messi a disposizione dalla Diocesi. Il servizio Ludoteca infatti è stato spostato dalla sua sede originale per i lavori Pnrr che stanno interessando il complesso di Palazzo delle Esposizioni di Faenza. Per questo motivo, grazie a un accordo tra il Comune e la Diocesi di Faenza-Modigliana, è stato possibile riaprire ai piccoli fruitori, dopo alcuni interventi di adeguamento alla struttura, le attività nei locali del vescovado, alluvionati a maggio, recuperati e ora allestiti con numerosi giochi e servizi per i più piccoli.
La Ludoteca comunale rappresenta un luogo d’aggregazione e di crescita molto importante per i bambini dai 6 ai 14 anni. Qui ora hanno uno spazio nel quale ritrovarsi per giocare assieme in un contesto educativo adeguato. «Esprimo la mia personale soddisfazione – ha detto S.E. Mons. Mario Toso – per la ripresa delle attività della Ludoteca comunale nei locali che hanno ospitato fino a poco tempo fa gli uffici della Curia diocesana. Infatti, sono lieto di potere avere come “vicini di casa” i bambini e i ragazzi adolescenti della nostra città che avranno la possibilità di giocare e di crescere insieme con l’accompagnamento delle famiglie e degli operatori».
Al termine del taglio del nastro e della benedizione da parte di monsignor Toso, il vescovo e il sindaco sono poi scesi in campo attorno al calciobalilla, testando, ritornando bambini, i giochi presenti in Ludoteca. E la partita più bella è sempre questa, al di là del numero dei goal fatti: collaborare insieme per il bene comune.
Lunedì 2 settembre si è giocata la partita inaugurale dell’edizione 2024 del torneo del Calciotto. In campo alla parrocchia del Paradiso si sono fronteggiate le squadre “All Star” e “Preti”. La partita, molto combattuta, è terminata con il risultato di 2 reti a 1 a favore dei Preti: in goal don Luca Girotti (Mvp della partita, poi uscito infortunato e sostituito da don Matteo Babini) e don Massimo Geminiani, per gli All star rete di Giacomo Sangiorgi.
Il torneo del Calciotto, nato sulla spinta del Sinodo dei giovani della Diocesi di Faenza-Modigliana, proseguirà fino al 6 ottobre, quando si terranno le finali. In corso le fasi eliminatorie, con 14 squadre iscritte. Nel torneo maschile cercherà di confermarsi campione la squadra dei Cappuccini. Per quanto riguarda il torneo femminile, quest’anno quattro le squadre iscritte.
«Caos e il suo contrario. Materia animata: morfogenesi Morigi, il cinquantenario» è una mostra promossa dal Museo Diocesano che celebra la creatività di Mirta Morigi e della sua vivace bottega, tutta al femminile. La mostra, che verrà inaugurata ufficialmente il 30 agosto prossimo presso gli spazi espositivi di Santa Maria dell’Angelo, resterà aperta al pubblico fino al 10 novembre. Con le radici ben salde nella sapiente e secolare tradizione faentina, ma con gli occhi e il cuore aperti al mondo per coglierne l’essenza migliore grazie a un sincero e cordiale processo di scambio, la Bottega Morigi è un luogo in cui il sapere delle mani e del cuore si intrecciano ogni giorno per dare vita a creazioni sempre originali. Basta varcarne la soglia per cogliere l’essenza di questo lavoro incessante, rigoroso, ma soprattutto per assaporare un tempo diverso, come quello, ad esempio, che chiede la terra per asciugarsi o il forno per raffreddarsi. Il fare ceramica esige e insieme educa a una qualità del tempo diversa da quella che al di fuori del laboratorio si può percepire. Seguendo questa logica, porre l’attenzione sugli anni trascorsi – cinquanta nel 2023 – può rivestire un senso relativo per chi fa ceramica. Se cinquant’anni segnano un traguardo, va innanzitutto riferito alla qualità del tempo trascorso e al desiderio di trasfigurare la terra – ci si può immaginare una materia più semplice? – in qualcosa di infinitamente prezioso. Se poi cinquant’anni chiedono di essere ricordati è perché quella scintilla iniziale, quell’entusiasmo delle origini, mai si sono spenti.
È la vivacità della produzione che lo dimostra. Posta nel centro di Faenza, la Bottega d’Arte Ceramica Morigi, si trova all’ombra della seicentesca chiesa di Santa Maria dell’Angelo, uno spazio che, dopo alcuni anni di chiusura, nel 2018 è stato riaperto come cantiere per l’arte contemporanea del Museo Diocesano di Faenza. Questa vicinanza geografica, ma soprattutto progettuale, ha reso naturale l’incontro con Mirta, Gaia, Edda, Erika e Serena per immaginare un’esposizione che rendesse omaggio a quella passione per la ceramica che, nel corso dei decenni, mai è venuta meno. Santa Maria dell’Angelo, che in questi anni ha accolto nei suoi antichi spazi esperienze di numerosi artisti contemporanei, entra ora in dialogo, grazie a un allestimento immersivo, con i vasi/sculture della Bottega Morigi, opere dove il confine tra alto artigianato e arte è quanto mai labile.
Il 2 settembre, con una partita inaugurale All Stars vs. Preti, prenderà il via la nuova edizione del Calciotto, il torneo promosso da varie realtà diocesane e nato a partire dal Sinodo dei giovani, in modo particolare raccogliendo l’invito, nato durante il Sinodo, di proporre attività e progetti per una Chiesa in uscita. Confermati i campi da gioco alla parrocchia del Paradiso e a San Giuseppe, le finali si disputeranno il 6 ottobre. E tra, le novità di quest’anno, il Fantacalciotto.
Al torneo maschile si sono iscritte dieci squadre: Cappuccini, Scout Modigliana, San Marco, Sant’Agostino, Leoni San Marco, Scout Faenza 4, Errano, Paradiso, Castel Raniero, Reda. Al femminile parteciperanno quattro squadre: Paradiso, Pieve Cesato, ACpicchia, San Marco. Il Calciotto viene proposto dall’area Giovani e Vocazioni, Azione Cattolica, Anspi, Csi e Agesci.
Quale settimana sociale dei cattolici per noi? È questo il titolo di una serie di incontri promossi nelle prossime settimane dalla Pastorale sociale della Diocesi di Faenza-Modigliana. Tra i temi: la proposta di legge Cisl su lavoro e partecipazione e la buona pratica delle comunità energetiche. Il 31 maggio scorso, infatti, è stata costituita la comunità energetica rinnovabile “Ecologia integrale società cooperativa”. Una cooperativa di condivisione dell’energia elettrica rinnovabile, a scopo spiccatamente sociale. La Commissione costituita dal vescovo monsignor Mario Toso ha fatto la scelta di rendere agile la nascita della cooperativa coinvolgendo i primi tredici enti (tra cui diverse parrocchie), i cui rappresentanti legali si sono impegnati nell’approfondire e vagliare il lavoro svolto dalla Commissione e affidare la guida al primo Consiglio di Amministrazione. Quest’ultimo ha intrapreso i lavori proseguendo quelli della Commissione e in queste settimane sta riunendosi per le prime scelte significative. Il Consiglio ha pensato di coinvolgere fin da subito e in modo particolare tutti gli enti e le famiglie che hanno manifestato l’interesse per la comunità energetica, organizzando due appuntamenti.
Quale Settimana sociale dei cattolici per noi?
Il primo incontro, a Brisighella, si terrà lunedì 1° luglio al cinema Giardino (via Fossa 16) alle 20.30. Il secondo incontro sarà martedì 9 luglio a Bagnacavallo, sempre alle 20.30, nei locali della pieve di San Pietro in Silvis. Saranno due serate i cui contenuti si ripeteranno, in luoghi agevolmente raggiungibili da tutto il territorio diocesano. Insieme ai volontari del settore di Pastorale sociale si approfondirà il tema della Settimana sociale dei cattolici (Trieste, 3-7 luglio), e si spiegherà come entrare nella comunità energetica, modo concreto di partecipazione a un progetto sociale. Saranno condivise anche le tempistiche e gli impegni che il Consiglio di Amministrazione sta ipotizzando.
Sono invitati soprattutto i parroci, i membri dei consigli degli affari economici parrocchiali, i legali rappresentanti delle scuole paritarie cattoliche con i loro consigli degli affari economici, i presidenti dei circoli e i loro collaboratori, coloro che hanno compilato la manifestazione di interesse. Per estendere la partecipazione a tutti i soggetti (alle famiglie e aziende), il Consiglio vuole prendersi ancora qualche mese di tempo, soprattutto per la stesura del Regolamento e per avviare la gestione della cooperativa. Ciò non toglie che tutti possano partecipare a questi due incontri ed esprimere il loro interessamento.
Per info: pastoralesociale@diocesifaenza.it; com.energetiche@diocesifaenza.it
Il vescovo di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso, in un convegno promosso a Ravenna dall’Ucid – Sezione di Ravenna-Faenza-Imola, assieme al prof. Ernesto Preziosi ha affrontato il tema “Libertà e potere. La questione della democrazia” con particolare riferimento alla crisi della democrazia, in vista della Settimana sociale dei cattolici in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio prossimo.
“In un contesto di terza guerra mondiale, in cui viene a prospettarsi una nuova configurazione dell’Occidente europeo rispetto alle grandi potenze mondiali emergenti – ha detto il presule -, sembra essere messa in crisi la «promessa» fondamentale che la modernità aveva immesso nel genoma della democrazia: l’emancipazione della soggettività e la liberazione dalle catene del dominio eteronomo per essere realmente autonomi e, per questo stesso, più liberi. Ma se alla fine del secolo scorso la democrazia sembrava poter affermarsi in tutto il mondo, all’inizio di questo secolo appare ovunque in crisi. La sua promessa di libertà per tutti i popoli viene indebolita sia sul piano del funzionamento delle istituzioni democratiche (istituzioni di governo ai diversi livelli – da quello locale a quello internazionale –, parlamenti, partiti), sia sul piano del coinvolgimento popolare nei processi decisionali ed elettorali (si pensi all’astensionismo e alla disaffezione), sia sul piano della sua anima etico-culturale. Nonostante l’accrescimento della comunicazione, prevalgono la frammentazione sociale, l’individualismo utilitarista, che lasciano poco spazio per pensarne il futuro”.
“Sempre più difficile realizzare una democrazia sostanziale”
“Con cittadini e rappresentanti intrappolati in forme populiste e illiberali di democrazia – prosegue monsignor Toso -, diventa sempre più difficile realizzare la democrazia sostanziale, partecipativa, solidale, deliberativa, inclusiva. Contrariamente a quanto si pensa comunemente, non giova rispetto al suddetto ideale di democrazia il concetto di un’autorità politica intesa prevalentemente come potere, che è un concetto sociologico, ossia inteso come capacità di imporre e di farsi valere sui popoli. Appare, invece, più adeguato il concetto di autorità proposto dalla Dottrina sociale della Chiesa e inteso come capacità di comandare secondo ragione. Tale autorità mira a far crescere i cittadini secondo la loro dignità umana, in tutta la sua pienezza, nel contesto di una corresponsabilità posta al servizio del bene comune”.
Lunedì 27 maggio, in due incontri pubblici svoltisi nell’aula magna del Seminario di Faenza, la Caritas diocesana ha presentato i dati dell’indagine: “Alluvione – Come è entrata nella vita di ognuno di noi”, sullo stato del nostro territorio a un anno dall’alluvione. All’incontro hanno partecipato il vescovo, monsignor Mario Toso; il direttore di Caritas Italiana don Marco Pagniello; il direttore della Caritas diocesana don Emanuele Casadio; l’assessore al Welfare del Comune di Faenza, Davide Agresti e Maria Chiara Lama, curatrice del report.
L’indagine è stata redatta a partire da un questionario online rivolto alla comunità diocesana nelle scorse settimane. Dalla situazione abitativa a quella sociale, dal contesto lavorativo a quello famigliare sono diversi i temi che vengono approfonditi dal questionario, al quale hanno risposto 586 persone (donne 72%, uomini 28%). Hanno partecipato all’indagine persone di tutte le fasce di età, in particolare il 55% appartiene alla fascia di età 46-65 anni.
Il report è scaricabile sul sito della Caritas di Faenza-Modigliana (caritasfaenza.it).
La questione abitativa e lavorativa
Al centro delle criticità ancora presenti, c’è l’emergenza abitativa. Tra coloro che vivono in quartieri alluvionati, il 44% ha avuto la casa totalmente coinvolta, il 32% parzialmente, il 17% ha avuto garage e cantina alluvionati. Nei giorni subito successivi all’alluvione, tre persone su cinque erano fuori casa. Il 34% è rientrato in un secondo momento, mentre il 24% (118 persone) non è ancora rientrato.
Diverse persone hanno vissuto l’emergenza dovendo cambiare più volte la sistemazione. Il 60% ha dichiarato di essere stati ospitati da parenti e il 30% da amici. Anche l’aiuto spontaneo da parte di persone sconosciute ha dato però un’iniezione di energia e positività.
Il 33% ha perso l’automobile: 33 persone dichiarano di non poterne comprare una nuova anche se ne hanno bisogno.
L’84% delle persone ha dovuto attingere ai propri rispari. Se si fa riferimento solo a chi abita in quartieri alluvionati, la percentuale arriva a 91%. Il 31% ha subito danni nell’attività lavorativa (sede alluvionata, persi i macchinari, persi i clienti) e 10 persone dichiarano di aver perso il lavoro a causa dell’alluvione.
La questione sociologica-relazionale
Alla domanda ‘Come stanno vivendo i tuoi familiari il periodo successivo all’alluvione?’ Le persone hanno dato più risposte, indicando che in tempi diversi le reazioni erano diverse. Spesso c’è stato un periodo di energia e positività e poi uno successivo di tristezza e ansia. Il 59% dichiarano che hanno reagito dandosi da fare, il 31% con tristezza e ansia, il 20% con energia e positività, il 14% rimanendo attoniti.
Per quanto riguarda i propri figli,il 37% ha dichiarato che sono resilienti, il 28% che sono spaventati dall’acqua, il 25% che sono più nervosi e il 15% che sono più legati alla famiglia. Al nervosismo aggiungiamo anche difficoltà a studiare e attacchi di panico. Viene anche segnalato che hanno imparato a donare senza dare nulla in cambio.
Il 48% ha dichiarato che i nonni invece sono più disorientati e confusi, il 27% che la situazione sanitaria è peggiorata. Se hanno perso la casa, la maggior parte (73%) risponde che sono andati a stare da parenti, purtroppo per 5 anziani è stato necessario il ricovero in struttura. Una scelta che, senza l’alluvione, o non sarebbe stata presa o sarebbe stata più avanti nel tempo.
Il pensiero delle persone va spesso all’alluvione con la pioggia e le allerte meteo. Il 66% dichiara di provare ansia e stress. Di questi il 41% ha sentito bisogno di uno psicoterapeuta e di questi 90 hanno iniziato un percorso. 110 persone hanno problemi a dormire.
Molto coinvolta e richiamata al suo dovere è l’amministrazione; si esigono personale competente e il coraggio di agire. È richiesta una progettualità di lungo respiro, non azioni per tamponare nell’immediato. La prevenzione viene evidenziata come il miglior investimento. Vengono sottolineati i momenti di unione e condivisione, ma si teme che, a distanza, si crei una spaccatura tra ‘alluvionati’ e ‘ non alluvionati’ e, ancora più nello specifico tra ‘alluvionati di serie A’ e ‘alluvionati di serie B’.
Le dichiarazioni
“A un anno dalle alluvioni in Emilia-Romagna, Caritas Italiana sceglie di restare accanto alle comunità provate dall’emergenza – sottolinea don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana -. Il 29 maggio 2023, ci siamo recati a Faenza, una delle zone più colpite dagli effetti delle alluvioni. In quella occasione, pur considerando le esigenze contingenti, abbiamo scelto di individuare i bisogni a lungo termine e gli strumenti adatti per farvi fronte. Non si è scelto di costruire solo risposte o interventi immediati, ma soprattutto relazioni di prossimità intense e costanti. Anche grazie alla generosità di tanti, abbiamo contribuito ad avviare percorsi di rinascita, accompagnando le famiglie e le piccole imprese nel loro ritorno all’autonomia”.
“Da scenari drammatici – aggiunge il vescovo monsignor Mario Toso – è emersa la forza della vera fraternità, del dono di sé stessi per gli altri. Abbiamo sperimentato che Dio è sempre all’opera e con il suo Spirito d’amore suscita prodigi di bene che rendono il cammino della ripresa e della ricostruzione meno faticoso, più ricco di speranza. L’aiuto di tante persone generose, di tante Chiese sorelle, di tante istituzioni civili e pubbliche, di volontari, della Protezione civile, delle varie forze dell’ordine, dei Vigili del fuoco, di giovani, di associazioni, di vari Ordini, compreso l’Ordine Teutonico Militare, hanno reso i nostri giorni meno amari, più colmi di prossimità rincuorante”.
“L’analisi dei dati forniti dai questionari – commenta don Emanuele Casadio, direttore della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana – permette alla Caritas di osservare i fenomeni in corso e programmare interventi futuri, ma sempre partendo dall’azione fondamentale di incontro e vicinanza alle persone coinvolte. Per la Caritas, osservare prima di agire è una metodologia ormai consolidata nel tempo, ma che rischia di venire meno durante l’emergenza, perché l’attenzione si focalizza sui bisogni primari a cui rispondere. A un anno dall’alluvione, invece, abbiamo voluto metterci in ascolto della comunità e comprendere meglio quale è il suo attuale stato di salute, grazie a questa indagine”.
“A dodici mesi dei tragici eventi di maggio scorso tante sono le cose fatte, e tante ancora le cose da fare – ricorda l’assessore al Welfare Davide Agresti -. Sicuramente abbiamo preso coscienza che ricostruire la nostra città non significhi soltanto ripulire le case dal fango, ma anche prenderci cura delle persone, accompagnare e alleviare le ferite meno visibili. Per farlo ci siamo accorti servire lo sforzo di tutti, come nelle concitate settimane subite successive all’alluvione, anche oggi non dobbiamo perdere lo spirito di collaborazione e sussidiarietà che ha contraddistinto l’operato di tutte le istituzioni: pubbliche, pastorali, associative. Il documento voluto e redatto dalla Caritas è segno concreto di questa volontà di approfondimento e dialogo, strumento così necessario per non sottovalutare ogni aspetto delle conseguenze di ciò che è successo, e stimolo per progettualità future”.