Author: samuelemarchi

Alluvione, un anno dopo. La Caritas presenta l’indagine sullo stato di salute del territorio, oltre 500 intervistati

Lunedì 27 maggio, attraverso due incontri pubblici in programma alle 10 e alle 20.30 nell’aula magna del Seminario Pio XII di Faenza (via degli Insorti 2), la Caritas diocesana presenterà i dati dell’indagine: “Alluvione – Come è entrata nella vita di ognuno di noi”, sullo stato del nostro territorio a un anno dall’alluvione.

Per l’occasione sarà presente il vescovo, monsignor Mario Toso, che introdurrà l’evento e interverranno don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, e l’assessore al Welfare, Europa e Smart City Davide Agresti. L’iniziativa ha il patrocinio del Comune di Faenza.

L’indagine è stata redatta a partire da un questionario online rivolto alla comunità diocesana nelle scorse settimane. Al questionario hanno risposto 421 donne (72%) e 164 uomini (28%), una persona ha scelto di non rispondere alla domanda sul genere, per un totale di 586 persone. Hanno partecipato all’indagine persone di tutte le fasce di età, in particolare il 55% appartiene alla fascia di età 46-65 anni.

Per info contattare: osservatoriocaritas@diocesifaenza.it oppure 328 5479440).

L’impegno della Caritas diocesana nell’affrontare l’emergenza alluvione

Quella della Caritas di Faenza-Modigliana è stata una grande esperienza di sinodalità e di Chiesa in uscita. In questi mesi, attraverso il Centro operativo allestito alla parrocchia di San Domenico, la Caritas ha coordinato gli aiuti dei volontari, oltre 600, arrivati a Faenza da tutta Italia a dare una mano con pale, badili e supporto logistico. Al centro operativo si è svolta la distribuzione di materiale per riqualificare abitazioni e uffici colpiti dall’alluvione, come deumidificatori (oltre 100 messi a disposizione) e idropulitrici, vestiti e biancheria e di kit di emergenza viveri e igiene casa e persona per coloro che ne avevano necessità.  Da maggio scorso la Caritas ha distribuito più di 7.300 kit (viveri, prodotti per la pulizia ed igiene personale) alle famiglie alluvionate, e ha effettuato più di 150 interventi di pulizia e ripristino delle abitazioni. 

In quest’ultima fase, sono stati distribuiti mobili e arredamenti, arrivati grazie alle donazioni.  Fondamentale il supporto di Caritas ambrosiana, sia in termini di mezzi donati sia di formazione per gli operatori. Il Centro operativo ha rappresentato una significativa testimonianza di Chiesa sinodale: vi hanno collaborato, oltre la Caritas, anche la Comunità Papa Giovanni XXIII, l’Agesci e l’Operazione Mato Grosso. Dopo un anno di intensa attività a supporto della popolazione alluvionata, il Centro operativo ha chiuso dal 30 aprile scorso.

“A seguito dei terribili eventi del maggio 2023 – sottolinea il direttore della Caritas diocesana, don Emanuele Casadio – la Caritas si è impegnata a favore delle famiglie alluvionate in maniera concreta fin dai primi giorni. Oggi continuiamo la nostra azione di prossimità dal sostegno psicologico al supporto alle Caritas parrocchiali, dai contributi economici alla distribuzione di mobili ed elettrodomestici, fino all’indagine che ha coinvolto circa 600 intervistati. Siamo felici che anche il direttore di Caritas Italiana sia con noi il 27 maggio, a leggere i dati sul benessere dell’intera comunità”.

Parte il microcredito sociale in collaborazione con La Bcc

Caritas Italiana ha stretto un accordo con la Banca di Credito Cooperativo per ampliare le categorie delle persone che già potevano accedere al Microcredito erogato dalla banca stessa. Questo, per aiutare un numero maggiore di famiglie, includendo in particolare le famiglie che hanno visto una sensibile riduzione della propria capacità economica a causa degli eventi alluvionali dello scorso maggio 2023.

La misura del Microcredito consiste in un prestito fino a 5.000 euro, da restituire in un massimo di 5 anni, con un tasso di interesse molto basso, attualmente al 3,75%. La misura è pensata per aiutare le famiglie che hanno una possibilità di restituzione del prestito e hanno difficoltà ad accedere ad altre forme di finanziamento.

L’accordo prevede che le persone interessate a questa forma di credito, residenti nel territorio della diocesi di Faenza-Modigliana, chiedano un colloquio di valutazione presso il Centro di Ascolto diocesano. Durante il colloquio, verrà esaminata la situazione socioeconomica della famiglia, insieme alle spese straordinarie sostenute, e verranno raccolti alcuni documenti, che aiutino ad argomentare le affermazioni. Successivamente, l’istruttoria verrà valutata dal coordinatore del progetto, presso Caritas Forlì, che valuterà l’adeguatezza della richiesta rispetto ai criteri di finanziamento.

Qualora si possa procedere, il coordinatore del progetto inoltrerà la richiesta di finanziamento alla Fondazione San Matteo Apostolo e in seguito alla Banca di Credito Cooperativo, per procedere con l’erogazione del credito. Qualora, invece, non ci siano i presupposti per procedere, la persona potrà comunque beneficiare di una consulenza specialistica gratuita rispetto a come potersi meglio organizzare con la propria situazione economica e creditizia. In occasione di parere positivo, i tempi per l’avvio della procedura sono di circa due mesi.

Una volta erogato il finanziamento, i beneficiari effettueranno un colloquio ogni tre mesi presso il Centro di Ascolto, di monitoraggio della situazione familiare e della puntuale restituzione del finanziamento.

L’accordo stipulato tra Caritas Italiana, le cinque diocesi colpite dall’alluvione e la Banca di Credito Cooperativo prevede la possibilità di sostenere circa una ventina di famiglie per Diocesi, fino all’esaurimento dei fondi.

Finora sono state incontrate otto persone e avviate cinque richieste di accesso al Microcredito.


Accorpamento diocesi “in persona episcopi”, il vescovo Mario dopo l’incontro con il Papa: “Serve un surplus di riflessione”

Domande e risposte. Come è ormai consuetudine quando il Papa incontra i vescovi italiani riuniti in assemblea. È successo anche ieri pomeriggio nell’Aula del Sinodo in Vaticano. E tra le risposte più significative di Francesco c’è quella relativa all’accorpamento delle diocesi in persona episcopi. Non una strada tracciata definitivamente. Anzi, dopo queste prime sperimentazioni è bene fermarsi a riflettere. Lo riporta Avvenire, a seguito dell’incontro in apertura dell’Assemblea generale della Cei.

A proposito di diocesi, diverse domande hanno riguardato la questione degli accorpamenti. Come riferisce monsignor Mario Toso, vescovo di Faenza-Modigliana, al quotidiano Avvenire: «le recenti visite ad limina hanno fornito al Papa informazioni che, come ci ha detto egli stesso nel rispondere alle domande, non gli erano ben presenti in precedenza. Le difficoltà emerse, dunque, inducono ad affrontare la questione con un surplus di riflessione, per cui non è detto che questa debba essere la via da perseguire anche in futuro».

Certamente invece bisognerà prestare attenzione ai Seminari. Laddove i seminaristi sono troppo pochi si potrebbe pensare a strutture di livello regionale o per lo meno interdiocesano. Una soluzione che il Papa ha sempre raccomandato e che tornato a caldeggiare ieri pomeriggio. Più in generale la cura delle vocazioni e l’accompagnamento dei sacerdoti, «che hanno bisogno di incoraggiamento», sono due dei temi maggiormente toccati nel corso dello scambio con i vescovi. Monsignor Toso ha riferito che il Papa ha molto sottolineato questi due aspetti. Ma il calo delle vocazioni e del numero dei preti non deve essere vissuto in maniera catastrofica. Il vescovo di Faenza-Modigliana a tal proposito ricorda: «Ci ha invitato ad affrontare questo momento di difficoltà con entusiasmo, perché il Signore cammina con noi e ci permette di guardare i problemi con uno spirito nuovo».

Il vescovo Mario a sostegno delle attività missionarie dell’AMI

Ieri mattina il vescovo monsignor Mario Toso ha ricevuto le missionarie indiane dell’AMI e il laico fidei donum Augusto Sbarzaglia, accompagnate da Antonietta Zampino, in partenza rispettivamente per l’India e per la Tanzania. Le missionarie e Sbarzaglia hanno descritto al vescovo le aree geografiche in cui prestano il loro servizio. Il vescovo ha incoraggiato a proseguire queste importanti attività.


[mag 11] Omelia – Donazione dei ceri

Cari fratelli e sorelle,

la festa per la nostra Patrona, la Vergine delle Grazie, quest’anno è inserita nella celebrazione dell’Ascensione del Signore. Questa coincidenza ci permette di approfondire un grande mistero della nostra fede. Come abbiamo ascoltato «il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio».

Fratelli e sorelle, non è indifferente per noi che il nostro Signore sia già con il suo corpo «alla destra di Dio». Agostino, quasi parafrasando la lettera di S. Paolo agli Efesini che abbiamo ascoltato come seconda lettura, scrive: «Discese nel mondo la nostra Vita, la Vita vera, si prese sulle sue spalle la nostra morte e l’uccise con la sovrabbondanza della sua vita. […] È asceso. Si è allontanato dagli occhi affinché tornassimo al cuore,dove trovarlo.Non volle rimanere a lungo con noi in modo visibile. Ma non ci ha lasciati» (Confessioni, IV, 12, 19). Vive in noi, dentro di noi, nella nostra storia.

Si è allontano, dunque, dagli occhi affinché tornassimo al cuore, dove trovarlo. Ecco il significato profondo di questa festa: gli occhi del corpo non bastano per vedere e capire Gesù Cristo, morto e risorto. Abbiamo bisogno degli occhi del cuore, abbiamo bisogno della fede, dell’esperienza viva e reale della presenza del Signore in cielo e in terra, in ogni nostra attività, in ogni situazione di vita e di morte.

Lui non ci abbandona. Il Signore è asceso perché vuole indicarci a cosa siamo chiamati: ad una vita trasfigurata. Siamo chiamati ad una vita nuova, una vita piena di carità, di opere buone, di relazioni autentiche. Non siamo chiamati ad appiattirci su noi stessi, a ridurre i nostri orizzonti a ciò che possiamo vedere con gli occhi del corpo. Siamo chiamati ad allargare l’orizzonte del nostro sguardo, a sollevare lo sguardo. «Si è allontanato dagli occhi affinché tornassimo al cuore, dove trovarlo».

Con questa intima urgenza spirituale non possiamo guardare alla consegna dei ceri dei vari rioni come ad una manifestazione meramente folkloristica del Niballo. Non siamo qui in costumi belli, per fare una semplice rievocazione del passato. Questa Messa ci sollecita a guardare più in profondità.

Prendiamo il simbolo dei ceri. Si tratta di ceri che evocano il cero pasquale, il cero che arde dalla notte di Pasqua per tutto il Tempo Pasquale. I ceri che i rioni consegneranno sono simbolo di Colui che ha accettato di morire ed è risorto. I ceri vengono, allora, offerti alla Madonna, perché sono uno dei simboli più alti della nostra fede: rappresentano il Signore che, accettando il sacrificio della Croce, ha vinto la morte con la sua risurrezione, divenendo luce per noi. Sono un simbolo di tutti noi co-morti e co-risorti con Cristo. Offriamo i ceri perché anche noi ci possiamo ricordare che nella vita se non accettiamo di vivere per gli altri, se non accettiamo di essere consumati dall’amore vero, non potremo mai splendere e illuminare il mondo.

Con il dono dei vostri ceri, cari rappresentanti dei rioni, volete innanzitutto esprimere il vostro ringraziamento alla Vergine delle Grazie perché non ci ha abbandonati durante tutte le difficoltà che hanno colpito la nostra terra. Mai è mancata la speranza, mai è mancato l’aiuto concreto da parte di tante persone generose.

In secondo luogo, con l’offerta dei ceri volete anche dire che desiderate proseguire la rinascita, ormai avviata, per edificare una città sempre più bella e giusta, una città che sappia riconoscere nel valore delle relazioni solidali la sua forza. «Possiamo rialzarci solo insieme», fin da subito è stato detto. È questa la strada che dobbiamo percorrere per costruire un futuro migliore.

Che la vita di ciascuno di voi, dei vostri rioni, rigenerati spiritualmente e moralmente dopo le grandi prove, sappia ritornare al cuore delle cose, dove è sempre sperimentabile la presenza unica del Signore, dove sempre si lascia trovare.

 

                                              + Mario Toso

 


Omelia di Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano

Omelia di S.E. Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano
in occasione della Festa della B.V. delle Grazie
Faenza, Cattedrale di San Pietro Apostolo, 11 maggio 2024

 

Stavano insieme, perseveranti e concordi nella preghiera Pietro e Giovanni.
Come potevano stare insieme ed essere concordi Pietro e Giovanni, cioè il giovane e il vecchio, il carattere impulsivo e rude e il temperamento gentile e sensibile. Come possono stare insieme le generazioni diverse nella stessa comunità. Come possono parlarsi gli adulti e i giovani, i genitori e i figli, i nonni e i nipoti, gli insegnanti e gli studenti. Non sono forse destinati a vivere in mondi separati, in una insuperabile incomunicabilità? Perseveranti e concordi: c’era Maria, la Madre di Gesù e alcune donne. Forse la madre, se non è ansiosa ma ispirata dalla fede; forse la madre, se non è troppo preoccupata di sé, può essere la donna dell’alleanza tra le generazioni. Forse la Madre insegna a pregare. La Beata Vergine della Grazie ha saputo unire la città in tanti momenti della storia. Sapranno i giovani e gli anziani di Faenza vivere uniti e concordi nella preghiera? Maria è ancora qui a convocarci tutti, con l’attrattiva della maternità che genera.

Stavano insieme, perseveranti e concordi nella preghiera Giacomo e Andrea, cioè quelli che avevano l’ambizione del protagonismo. L’intraprendenza per sedersi alla destra o alla sinistra, per procurare il pane, per essere capaci di fare proseliti. Erano tutti e due protagonisti: come potevano stare insieme, ambiziosi come erano?

Perseveranti e concordi: c’era Maria, la serva dell’altissimo. Forse la prontezza a servire, forse la sensibilità che si accorge del bisogno degli altri, del vino che manca, prima di esibire sé stessa. Ecco a che cosa serve l’intelligenza e l’intraprendenza: non a primeggiare, ma a procurare gioia agli altri, a procurare il vino che manca.

Sapranno gli ambiziosi di Faenza, gli uomini e le donne dotate di grandi qualità inclini a primeggiare, gareggiare nello stimarsi a vicenda e nel servizio? Maria è ancora qui a indicarci la via del servire.

Stavano insieme, perseveranti e concordi nella preghiera Filippo e Giacomo, cioè quelli delle domande, quelli inclini allo scetticismo, quelli che dicono, come Tommaso: “Se non tocco con le mie mani non credo”, quelli che dopo tanto tempo, ancora domandano, come Filippo: “Mostraci il Padre!”. Quelli che hanno sempre obiezioni e dubbi, gli intellettuali incontentabili, quelli che si accaniscono nelle discussioni, quelli che vogliono sempre avere l’ultima parola. Erano gli amici della polemica: come potevano stare insieme? Perseveranti e concordi: c’era Maria, la sedes sapientiae. Una sapienza più alta, più benevola, una parola più delicata, un modo di parlare più conciliante, una ricerca della verità più fiduciosa. Ecco a che cosa serve la parola: per intendersi. Ecco: l’intelligenza più acuta non è il pensiero critico, ma la disponibilità alla contemplazione.

Sapranno gli intellettuali di Faenza, gli uomini del pensiero e della parola, inclini alla critica e allo scetticismo, accogliere da Maria, la sapienza sorridente e la parola edificante? Maria è ancora qui per rendere possibile l’intesa.

Stavano insieme, perseveranti e concordi nella preghiera, Bartolomeo e Matteo, cioè quelli della tradizione e quelli della innovazione, i progressisti e i tradizionalisti, quelli che guardando al patrimonio della tradizione dicono: “Tutte cianfrusaglie, tutte anticaglie da museo” e quelli che considerando le innovazioni dicono: “Tutte banalità, sperimentalismi astrusi, incomprensibili arbitrarie stranezze”. Potevano stare insieme ed essere concordi?

Perseveranti e concordi: c’era Maria, la figlia di Sion e la nuova Eva, l’esito di una gloriosa genealogia e il principio di una comunità nuova. Maria ricordava che in Gesù si celebra la nuova alleanza, solo in lui si compiono le profezie, cioè le tradizioni di Israele e solo in lui risplende la gloria e risuona la parola che indica le vie da percorrere verso il compimento. Maria pregava gli antichi salmi e inneggiava con il cantico nuovo del Magnificat, l’antico e il nuovo, le sfumature della bellezza.

Sapranno i tradizionalisti e i progressisti di Faenza celebrare l’alleanza? Maria è ancora qui, la Madre che offre la stanza al piano superiore per celebrare la fraternità.

Stavano insieme, perseveranti e concordi nella preghiera Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo, gli uomini qualsiasi. Gli uomini qualsiasi, quelli che non hanno niente da dire o non riescono a dire niente perché parlano sempre gli altri; quelli che non fanno niente che meriti di essere ricordato; gli uomini qualsiasi, quelli destinati a essere gregari: talora mortificati e invidiosi degli altri che pretendono di sedere alla destra o alla sinistra del Maestro, talora invece restii a farsi avanti, imbarazzati se vengono chiamati, inclini piuttosto a ritirarsi nel privato che a esporsi in pubblico. C’erano anche gli uomini qualsiasi, quelli che hanno difetti qualsiasi, quelli che fanno peccati mediocri, quelli che hanno pensieri banali, quelli che discutono fino a litigare per motivi futili. Possono essere perseveranti e concordi gli uomini qualsiasi?

Perseveranti e concordi: c’era Maria, la donna di Nazaret, la donna di una vita qualsiasi. Maria ascoltava tutti e seminava anche nelle vite mediocri l’invito alla santità, la santità semplice della carità sincera, dei gesti minimi, delle parole semplici, del perdono quotidiano, del bicchiere d’acqua e dell’ascolto paziente che sa riconoscere il desiderio di felicità e la vocazione alla santità scritto anche nelle vite che non fanno notizia, nelle lacrime e nelle fatiche della gente qualsiasi.

Sapranno gli uomini e le donne qualsiasi di Faenza perseverare concordi nello stupore di essere importanti per il Signore, loro che non sono importanti per nessuno? Maria è ancora qui e offre la rivelazione della gloria che avvolge di luce ogni persona.

Celebriamo la patrona di Faenza che ha rivelato d’essere la Beata Vergine delle Grazie così vicina alla gente nei secoli. Nei momenti della peste, del terremoto, della guerra la gente è forse tentata di disperdersi, di gridare: “Si salvi chi può!”, di andare ciascuno per la sua strada, pensando di salvarsi da solo.

La storia di Faenza raccomanda piuttosto di essere concordi e perseveranti nella preghiera per invocare: “Salvaci, Signore! Aiutaci, Maria!”
In questo frammento di storia che stiamo vivendo chiediamo l’intercessione di Maria perché aiuti a stare insieme, i giovani e i vecchi, i politici e gli amministratori, gli intellettuali e i ricercatori, i tradizionalisti e i progressisti, gli uomini e le donne qualsiasi. Insieme per invocare: Salvaci, Signore! Aiutaci, Maria!”.


Verso la 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia: incontro il 16 maggio a Faenza

La nostra Diocesi sta proponendo diversi momenti di approfondimento in vista della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia che si terrà a Trieste dal 3 al 7 luglio e ha come titolo “Al cuore della democrazia”. Un “evento non evento” perché tutto il lavoro preparatorio e le giornate triestine non sono un traguardo bensì tappe di un cammino, di un percorso proposto alla comunità cattolica e non solo. Il cuore della riflessione è la partecipazione in tutte le sue declinazioni come proposta concreta di un vero atteggiamento resiliente, tanto invocato ma spesso vuoto di azione.

Pace, lavoro, migrazione, ecologia integrale, politica, economia hanno un denominatore comune? Sì! La centralità della persona e del creato come forza che può cambiare la storia. Questi aspetti della nostra realtà  quotidiana sono sempre più stringenti nel dibattito pubblico, spesso anche con toni violenti.

Il confronto su questi temi vogliamo sia occasione preziosa perché giovani ed adulti possano approfondire la propria Fede e contestualmente il percorso di presenza attiva nella società per la costruzione del bene comune fondato sull’amore a Cristo.

L’invito è a partecipare al dialogo, introdotto da S.E. Mons. Mario Toso e moderato da Louise Nicolini, con Silvano Bettini (UCID), Alessandra Scalini (insegnante ed educatrice), Luca Cavallari (insegnante), Giovanna Randi (imprenditrice), Manuela Rontini (consigliere regionale) giovedì 16 maggio alle ore 20.30 in Seminario a Faenza, Viale Stradone 30 .

Sarà l’occasione per conoscere meglio il programma degli incontri, delle tavole rotonde e delle proposte della settimana di Trieste (https://www.settimanesociali.it/) e le realtà della nostra Diocesi scelte come buone pratiche.

Per informazioni e approfondimenti, anche da organizzare in eventi aperti al pubblico, contattare il settore di Pastorale Sociale della Diocesi di Faenza – Modigliana pastoralesociale@diocesifaenza.it

Erika Ercolani

Settore di Pastorale Sociale della Diocesi di Faenza


Beata Vergine delle Grazie, al via le celebrazioni. Il vescovo Mario: “Ripartiamo dalla fraternità”

“È necessario non dimenticare quanto è accaduto, non tanto per alimentare un senso di frustrazione, ma per impegnarci nella ripartenza e soprattutto per conservare e alimentare quanto di buono è nato da quella situazione drammatica”. Con queste parole si apre la lettera alla comunità diocesana di monsignor Mario Toso, vescovo della Diocesi di Faenza-Modigliana, redatta a un anno dall’alluvione che ha devastato la Romagna. Le parole del vescovo, arrivano in occasione degli imminenti festeggiamenti della Beata Vergine delle Grazie, Patrona della Città di Faenza e della Diocesi.

“Abbiamo bisogno di conservare questo cuore – prosegue la lettera -, risvegliare questa fraternità, favorire questa unità. Non abbiamo altre possibilità se non camminare insieme! Insieme possiamo continuare a rialzarci, a ricostruire quanto è stato distrutto. Da soli non riusciamo ad affrontare sfide più grandi di noi.  La celebrazione pasquale del Risorto, per intercessione della Vergine delle Grazie, è la radice dell’unità e della fraternità che sole possono animare la comunità cristiana”.

I festeggiamenti per la Beata Vergine delle Grazie partiranno domenica 5 maggio con le giornate di preparazione e vivranno il proprio culmine nelle giornate di venerdì 10, sabato 11 e domenica 12. La santa messa pontificale sarà celebrata sabato 11 alle 10.30 e vuole essere l’occasione per ringraziare tutti i volontari che si sono spesi durante l’emergenza dell’alluvione e le altre calamità naturali che hanno colpito nei mesi scorsi la Diocesi. “Per rendere visibile questo nostro ricordo e la nostra gratitudine per quanti si sono spesi in quei giorni difficili – sottolinea monsignor Toso -, invito tutti a partecipare alla celebrazione eucaristica che presiederà monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano. Sarà anche un’occasione per ringraziare la Diocesi di Milano, che tramite la Caritas ambrosiana ha fatto e donato tanto in occasione dell’alluvione”.

Sabato 11 maggio alle 18 avrà luogo la santa messa con offerta dei ceri da parte dei rioni cittadini, presieduta dal vescovo monsignor Mario Toso. La celebrazione darà il via alle manifestazioni del Niballo e svelerà, in Cattedrale, il drappo del Palio 2024 che andrà al rione vincitore.

Come da tradizione, al programma liturgico si alterneranno diverse iniziative e appuntamenti conviviali coordinate dall’Arciconfraternita della Beata Vergine delle Grazie.  Torna anche quest’anno la torta delle Grazie, in collaborazione con Ascom Faenza e con vari pasticceri della città, a cui si aggiunge in questa edizione il piatto in ceramica realizzato da La Vecchia Faenza che accompagnerà la torta. Sabato 11 maggio alle 21 sul sagrato del Duomo, si terrà il concerto del coro gospel Voices of Joy, corale S. Pier Damiani, coro voci bianche del Pavone d’oro, Art of choir (Artistation).

Tra le novità dei festeggiamenti 2024 la manifestazione podistica non competitiva “Corsa delle grazie”, in collaborazione con l’Atletica 85 Bcc e Uisp Imola-Faenza, che avrà luogo domenica 12 (ritrovo alle 14 in piazza della Libertà e partenza alle 15; percorso lungo 10 km, percorso breve 5 km).

Le celebrazioni

Alla messa di apertura delle celebrazioni del 5 maggio alle 18, in Cattedrale, seguiranno dal 5 al 9 maggio le giornate di preparazione a Bagnacavallo, Sant’Agata, Tredozio, Modigliana, Cotignola, Russi, Brisighella e Fognano e la Benedizione degli automezzi al parcheggio di piazzale Tambini giovedì 9 dalle 18 alle 19.30.

Venerdì 10 alle 20.30 Processione da San Domenico alla Cattedrale e Atto di affidamento a Maria della città e della diocesi.

Sabato 11 alle 10.30 santa messa pontificale in Cattedrale, presieduta dall’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini; alle 16 Fiorita dei bambini e atto di omaggio alla Madonna della torre civica; alle 18 santa messa con offerta dei ceri da parte dei Rioni cittadini.

Domenica 12 messe in Cattedrale alle 10.30 e alle 18 e in Ospedale alle 16; alle 15 benedizione e partenza dei partecipanti alla manifestazione podistica Corsa delle grazie.

 


“Verso la Settimana Sociale dei Cattolici”: il 30 aprile convegno a Faenza

In occasione della Settimana Sociale dei cattolici italiani, la Diocesi di Faenza-Modigliana ha organizzato un convegno per discutere della partecipazione della vita democratica del Paese. L’incontro si terrà al Seminario vescovile in viale Stradone 30, a Faenza, martedì 30 aprile alle ore 18. A porre i saluti iniziali sarà il vescovo monsignor Mario Toso, seguito poi dall’intervento in collegamento di don Bruno Bignami – direttore Ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro della Cei – e di quello di Francesco Marinellisegretario generale Cisl Romagna.

Saranno poi illustrate varie testimonianze: Pierdomenico Laghi (Acli), Giampaolo Venturi (Movimento Cristiano Lavoratori), Roberto Savini (vicepresidente Confcooperative Romagna) e Assuero Zampini (direttore Coldiretti). L’incontro sarà moderato da Flavio Venturi responsabile Settore Pastorale Sociale Diocesi di Faenza-Modigliana.

 

 

Matteo Violani, giovane volontario Caritas, premiato come Alfiere della Repubblica

Tra le immagini che rimarranno ai posteri, ci sono loro. Coperti di fango, badili in mano e con un grande sorriso sul volto nonostante la fatica. Sono i burdel de paciug, che un anno fa iniziavano ad affollare le strade e le case della Romagna rispondendo alla chiamata dei tanti che, in quel momento avevano perso tutto.
In rappresentanza di tutti loro, nei giorni scorsi è arrivato un riconoscimento nazionale per non dimenticare quell’impegno civico e di solidarietà.
Il faentino Matteo Violani, classe 2006, ha ricevuto sabato scorso la notizia del riconoscimento tra i nuovi “Alfieri della Repubblica” indicati dal presidente Sergio Mattarella. La segnalazione è arrivata per il servizio di volontariato prestato in occasione dell’alluvione che ha colpito la sua città. «Il suo impegno – si legge nella nota – costituisce un esempio di cittadinanza attiva e simboleggia la resilienza di una intera comunità». Violani ha prestato servizio con la Comunità Papa Giovanni XXIII e la Caritas diocesana, sia dando una mano sul campo, in mezzo al fango, sia coordinando diverse attività del centro operativo di emergenza allestito a San Domenico.

La notizia dell’attestato è arrivata proprio nel giorno del suo 18esimo compleanno. «Ricevere questo premio – ha commentato – è un grande regalo, una grandissima emozione, un riconoscimento di gratitudine del presidente che rappresenta la comunità del popolo italiano, per i tantissimi giovani, molti anche minorenni come ero io, che si sono spesi con tante energie e gioia per aiutare tutte le persone alluvionate». Di quei giorni di maggio ricorda «la grande forza che ha raffigurato al meglio l’animo romagnolo. È stato per certi versi come vivere in un mondo parallelo».
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito in tutto 29 attestati d’onore di Alfiere della Repubblica. Solidarietà per l’ambiente e per la cultura è il tema prevalente che ha ispirato la scelta dei giovani alfieri. Le alluvioni che hanno colpito il nostro territorio, in particolare la Romagna e la Toscana, hanno portato alla luce ancora una volta l’altruismo, la generosità e il senso di comunità di tanti giovani. Gli attestati valorizzano le azioni di volontariato, gli esempi di cittadinanza attiva, così come le storie di ragazzi che hanno saputo trasformare la passione per la scrittura o per le scienze in un “ponte” per ridurre le disuguaglianze. I casi scelti non costituiscono esempi di azioni rare, ma sono rappresentativi di comportamenti diffusi, di solidarietà spontanea: azioni e sentimenti da incoraggiare per diffondere tra i giovani quei valori che possono consentire loro di farsi costruttori di un futuro sostenibile, adulti consapevoli dell’importanza della solidarietà in un mondo attraversato da conflitti, cambiamenti climatici, crisi ambientali.

Matteo è uno dei tanti giovani volontari romagnoli, che si è messo a disposizione della comunità dopo la violenta alluvione che ha devastato la sua città e la sua regione. L’impegno e la dedizione da lui dimostrata in quei giorni difficili sono stati un esempio di cittadinanza attiva. Costituiscono una testimonianza, per fortuna tra tante, di chi ha deciso di non lasciarsi abbattere dallo sconforto ma di reagire rimboccandosi le maniche per fare la propria parte nella fase emergenziale. Nonostante la giovane età, la grinta di Matteo è stata trascinante per altri giovani e con il suo lavoro è divenuto un punto fermo per i volontari di ogni età e provenienza.

«Sicuramente, quello che ci ha spinto a partire – ha detto durante l’incontro avuto con il vescovo monsignor Mario Toso – è il voler rivedere il prima possibile la nostra città risollevata e ripulita. In un certo senso è stato anche un sentirci importanti all’interno della nostra comunità. Tutto questo ci ha spinto a dire “Andiamo”, senza titubanze». Un riconoscimento che guarda a quello che è stato fatto, ma anche al futuro. «C’è ancora tanto da fare per la ripartenza post alluvione – ha detto Matteo -. A distanza di un anno diverse famiglie sono ancora fuori casa e alcune non potranno più tornare nelle proprie abitazioni perché inagibili. Bisogna continuare a dare aiuti e a sostenere queste persone».