Qualcuno potrebbe obiettare che la Fira di Russi arriva a metà settembre. Vero! Ma quest’anno Russi sarà in festa anche a ottobre. Domenica 20, infatti, ci si prepara ad accogliere le sorelle della Sacra Famiglia di Helmet. Con il calo di vocazioni religiose che caratterizza il vecchio continente, aver trovato alcune suore disposte a iniziare una loro presenza a Russi è qualcosa che va festeggiato. Doppiamente festeggiato se si considera il fatto che questa Congregazione, con sede principale a Bruxelles e presenze in Africa, nella Repubblica Democratica del Congo e Ruanda; centro America, in Guatemala; apre per la prima volta una sua presenza in Italia.
Author: samuelemarchi
Il Museo Diocesano il 30 agosto inaugura la mostra “Caos e il suo contrario” negli spazi di Santa Maria dell’Angelo
«Caos e il suo contrario. Materia animata: morfogenesi Morigi, il cinquantenario» è una mostra promossa dal Museo Diocesano che celebra la creatività di Mirta Morigi e della sua vivace bottega, tutta al femminile. La mostra, che verrà inaugurata ufficialmente il 30 agosto prossimo presso gli spazi espositivi di Santa Maria dell’Angelo, resterà aperta al pubblico fino al 10 novembre. Con le radici ben salde nella sapiente e secolare tradizione faentina, ma con gli occhi e il cuore aperti al mondo per coglierne l’essenza migliore grazie a un sincero e cordiale processo di scambio, la Bottega Morigi è un luogo in cui il sapere delle mani e del cuore si intrecciano ogni giorno per dare vita a creazioni sempre originali. Basta varcarne la soglia per cogliere l’essenza di questo lavoro incessante, rigoroso, ma soprattutto per assaporare un tempo diverso, come quello, ad esempio, che chiede la terra per asciugarsi o il forno per raffreddarsi. Il fare ceramica esige e insieme educa a una qualità del tempo diversa da quella che al di fuori del laboratorio si può percepire. Seguendo questa logica, porre l’attenzione sugli anni trascorsi – cinquanta nel 2023 – può rivestire un senso relativo per chi fa ceramica. Se cinquant’anni segnano un traguardo, va innanzitutto riferito alla qualità del tempo trascorso e al desiderio di trasfigurare la terra – ci si può immaginare una materia più semplice? – in qualcosa di infinitamente prezioso. Se poi cinquant’anni chiedono di essere ricordati è perché quella scintilla iniziale, quell’entusiasmo delle origini, mai si sono spenti.
È la vivacità della produzione che lo dimostra. Posta nel centro di Faenza, la Bottega d’Arte Ceramica Morigi, si trova all’ombra della seicentesca chiesa di Santa Maria dell’Angelo, uno spazio che, dopo alcuni anni di chiusura, nel 2018 è stato riaperto come cantiere per l’arte contemporanea del Museo Diocesano di Faenza. Questa vicinanza geografica, ma soprattutto progettuale, ha reso naturale l’incontro con Mirta, Gaia, Edda, Erika e Serena per immaginare un’esposizione che rendesse omaggio a quella passione per la ceramica che, nel corso dei decenni, mai è venuta meno. Santa Maria dell’Angelo, che in questi anni ha accolto nei suoi antichi spazi esperienze di numerosi artisti contemporanei, entra ora in dialogo, grazie a un allestimento immersivo, con i vasi/sculture della Bottega Morigi, opere dove il confine tra alto artigianato e arte è quanto mai labile.
Giovanni Gardini, direttore Museo Diocesano
Calciotto: si parte il 2 settembre. In tutto 14 squadre iscritte
Il 2 settembre, con una partita inaugurale All Stars vs. Preti, prenderà il via la nuova edizione del Calciotto, il torneo promosso da varie realtà diocesane e nato a partire dal Sinodo dei giovani, in modo particolare raccogliendo l’invito, nato durante il Sinodo, di proporre attività e progetti per una Chiesa in uscita. Confermati i campi da gioco alla parrocchia del Paradiso e a San Giuseppe, le finali si disputeranno il 6 ottobre. E tra, le novità di quest’anno, il Fantacalciotto.
Al torneo maschile si sono iscritte dieci squadre: Cappuccini, Scout Modigliana, San Marco, Sant’Agostino, Leoni San Marco, Scout Faenza 4, Errano, Paradiso, Castel Raniero, Reda. Al femminile parteciperanno quattro squadre: Paradiso, Pieve Cesato, ACpicchia, San Marco. Il Calciotto viene proposto dall’area Giovani e Vocazioni, Azione Cattolica, Anspi, Csi e Agesci.
Nonni, sabato 31 agosto pomeriggio di festa in Seminario a Faenza
Sabato 31 agosto nel giardino del Seminario di Faenza (ingresso da viale degli Insorti, 56) dalle 15.30 alle 18.30 si terrà il Pomeriggio dei nonni promosso dalla Diocesi. La giornata prevede musica, intrattenimento e momenti di preghiera e convivialità.
Alle 17 sarà celebrata la messa presieduta dal vescovo monsignor Mario Toso. In caso di maltempo il pomeriggio si svolgerà negli spazi interni del Seminario. L’evento è promosso in collaborazione con la Caritas diocesana, la Pastorale della Salute, Unitalsi, Avulss, Anteas, centro sociale Porta Nova di Russi, Amici del Fontanone, Centro sociale Laderchi, centro sociale Amici dell’Abbondanza, Auser, centro sociale Granarolo.
Giornata del Creato: il 1° settembre in bicicletta dalle sorgenti alla foce del Lamone
La Diocesi di Faenza Modigliana e l’Arcidiocesi di Ravenna Cervia in occasione della Giornata del Creato propongono domenica 1° settembre 2024 l’iniziativa “Spera e agisci con il creato: in bicicletta dalle sorgenti alla foce del Lamone”.
Proponiamo una staffetta del creato dalle sorgenti alla foce del Lamone, accanto al nostro fiume:
● per poter vivere nella nostra realtà un segno che possa aiutare a riflettere, pregare, incontrarsi
● per toccare le tante realtà colpite in vario modo dall’alluvione
● per saper rileggere il grido della terra e dei poveri, ma anche i germi di speranza, di cura e di rinascita lungo il nostro fiume…
● per arrivare alla celebrazione ecumenica del creato a Marina Romea alle 18 nella chiesa parrocchiale con i nostri vescovi, le chiese ortodosse e le comunità cristiane del nostro territorio
Il percorso
Itinerario con le tappe dove è possibile unirsi o lasciare il percorso:
Partenza dalle sorgenti passo della Colla ore 8,00; sosta al monumento dell’eccidio di Crespino 8,30 a Marradi al ponte vicino alla Chiesa di San Lorenzo ore 9,00 a san Cassiano ore 9.30 -10,15 (sosta per la Messa); a Fognano piazzetta della Chiesa di S. Pietro ore 10.45; a Faenza (passando da Sarna e dal ponte rosso poi dal Ponte delle grazie al tempietto della Memoria) con ritrovo presso la parrocchia di s. Francesco ore 11,45 (Messa ore 11) sosta ristoro. Si riparte ore 12,30
Sosta al cimitero di Ronco ore 13 a Russi alle 14,30 Palazzo san Giacomo di Russi a Villanova di Bagnacavallo al museo delle erbe palustri ore 15,15 a San Romualdo ore 16; Arrivo a Marina Romea presso la chiesa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria alle 17,30
Alle 18 celebrazione ecumenica e a seguire momento conviviale.
Portatevi la borraccia o bicchiere
Per info e adesioni compila il form:
https://docs.google.com/forms/d/1GZuqfYwszVZyJhpe3N0jUyV1IdXCcdy5_1JZ_USwhp4/
don Mirko Santandrea, ecumenismo e dialogo
Flavio Venturi, pastorale sociale e del lavoro
Il messaggio del Papa
MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ
PAPA FRANCESCO
PER LA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA
PER LA CURA DEL CREATO
1° settembre 2024
Spera e agisci con il creato
Cari fratelli e sorelle!
“Spera e agisci con il creato”: è il tema della Giornata di preghiera per la cura del creato, il prossimo 1° settembre. È riferito alla Lettera di San Paolo ai Romani 8,19-25: l’Apostolo sta chiarendo cosa significhi vivere secondo lo Spirito e si concentra sulla speranza certa della salvezza per mezzo della fede, che è vita nuova in Cristo.
1. Partiamo allora da una domanda semplice, ma che potrebbe non avere una risposta ovvia: quando siamo davvero credenti, com’è che abbiamo fede? Non è tanto perché “noi crediamo” in qualcosa di trascendente che la nostra ragione non riesce a capire, il mistero irraggiungibile di un Dio distante e lontano, invisibile e innominabile. Piuttosto, direbbe San Paolo, è perché in noi abita lo Spirito Santo. Sì, siamo credenti perché l’Amore stesso di Dio è stato «riversato nei nostri cuori» ( Rm 5,5). Perciò lo Spirito è ora, realmente, «la caparra della nostra eredità» ( Ef 1,14), come pro-vocazione a vivere sempre protesi verso i beni eterni, secondo la pienezza dell’umanità bella e buona di Gesù. Lo Spirito rende i credenti creativi, pro-attivi nella carità. Li immette in un grande cammino di libertà spirituale, non esente tuttavia dalla lotta tra la logica del mondo e la logica dello Spirito, che hanno frutti tra loro contrapposti ( Gal 5,16-17). Lo sappiamo, il primo frutto dello Spirito, compendio di tutti gli altri , è l’amore. Condotti, dunque, dallo Spirito Santo, i credenti sono figli di Dio e possono rivolgersi a Lui chiamandolo «Abbà, Padre» ( Rm 8,15), proprio come Gesù, nella libertà di chi non ricade più nella paura della morte, perché Gesù è risorto dai morti. Ecco la grande speranza: l’amore di Dio ha vinto, vince sempre e ancora vincerà. Il destino di gloria è già sicuro, nonostante la prospettiva della morte fisica, per l’uomo nuovo che vive nello Spirito. Questa speranza non delude, come ricorda anche la Bolla di indizione del prossimo Giubileo. [1]
2. L’esistenza del cristiano è vita di fede, operosa nella carità e traboccante di speranza, nell’attesa del ritorno del Signore nella sua gloria. Non fa problema il “ritardo” della parusia, della sua seconda venuta. La questione è un’altra: «il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). Sì, la fede è dono, frutto della presenza dello Spirito in noi, ma è anche compito, da eseguire in libertà, nell’obbedienza al comandamento dell’amore di Gesù. Ecco la beata speranza da testimoniare: dove? quando? come? Dentro i drammi della carne umana sofferente. Se pur si sogna, ora si deve sognare a occhi aperti, animati da visioni di amore, di fratellanza, di amicizia e di giustizia per tutti. La salvezza cristiana entra nello spessore del dolore del mondo, che non coglie solo gli umani, ma l’intero universo, la stessa natura, oikos dell’uomo, suo ambiente vitale; coglie la creazione come “paradiso terrestre”, la madre terra, che dovrebbe essere luogo di gioia e promessa di felicità per tutti. L’ottimismo cristiano si fonda su una speranza viva: sa che tutto tende alla gloria di Dio, alla consumazione finale nella sua pace, alla risurrezione corporea nella giustizia, “di gloria in gloria”. Nel tempo che passa, però, condividiamo dolore e sofferenza: la creazione intera geme (cfr Rm 8,19-22), i cristiani gemono (cfr vv. 23-25) e geme lo Spirito stesso (cfr vv. 26-27). Il gemere manifesta inquietudine e sofferenza, insieme ad anelito e desiderio. Il gemito esprime fiducia in Dio e affidamento alla sua compagnia affettuosa ed esigente, in vista della realizzazione del suo disegno, che è gioia, amore e pace nello Spirito Santo.
3. Tutta la creazione è coinvolta in questo processo di una nuova nascita e, gemendo, attende la liberazione: si tratta di una crescita nascosta che matura, quasi “granello di senape che diventa albero grande” o “lievito nella pasta” (cfr Mt 13,31-33). Gli inizi sono minuscoli, ma i risultati attesi possono essere di una bellezza infinita. In quanto attesa di una nascita – la rivelazione dei figli di Dio – la speranza è la possibilità di rimanere saldi in mezzo alle avversità, di non scoraggiarsi nel tempo delle tribolazioni o davanti alla barbarie umana. La speranza cristiana non delude, ma anche non illude: se il gemito della creazione, dei cristiani e dello Spirito è anticipazione e attesa della salvezza già in azione, ora siamo immersi in tante sofferenze che San Paolo descrive come “tribolazione, angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, spada” (cfr Rm 8,35). Allora la speranza è una lettura alternativa della storia e delle vicende umane: non illusoria, ma realista, del realismo della fede che vede l’invisibile. Questa speranza è l’attesa paziente, come il non-vedere di Abramo. Mi piace ricordare quel grande visionario credente che fu Gioacchino da Fiore, l’abate calabrese “di spirito profetico dotato”, secondo Dante Alighieri [2]: in un tempo di lotte sanguinose, di conflitti tra Papato e Impero, di Crociate, di eresie e di mondanizzazione della Chiesa, seppe indicare l’ideale di un nuovo spirito di convivenza tra gli uomini, improntata alla fraternità universale e alla pace cristiana, frutto di Vangelo vissuto. Questo spirito di amicizia sociale e di fratellanza universale ho proposto in Fratelli tutti. E questa armonia tra umani deve estendersi anche al creato, in un “antropocentrismo situato” (cfr Laudate Deum, 67), nella responsabilità per un’ecologia umana e integrale, via di salvezza della nostra casa comune e di noi che vi abitiamo.
4. Perché tanto male nel mondo? Perché tanta ingiustizia, tante guerre fratricide che fanno morire i bambini, distruggono le città, inquinano l’ambiente vitale dell’uomo, la madre terra, violentata e devastata? Riferendosi implicitamente al peccato di Adamo, San Paolo afferma: «Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi» (Rm 8,22). La lotta morale dei cristiani è connessa al “gemito” della creazione, perché essa «è stata sottoposta alla caducità» (v. 20). Tutto il cosmo ed ogni creatura gemono e anelano “impazientemente”, perché possa essere superata la condizione presente e ristabilita quella originaria: infatti la liberazione dell’uomo comporta anche quella di tutte le altre creature che, solidali con la condizione umana, sono state poste sotto il giogo della schiavitù. Come l’umanità, il creato – senza sua colpa – è schiavo, e si ritrova incapace di fare ciò per cui è progettato, cioè di avere un significato e uno scopo duraturi; è soggetto alla dissoluzione e alla morte, aggravate dagli abusi umani sulla natura. Ma, in senso contrario, la salvezza dell’uomo in Cristo è sicura speranza anche per il creato: infatti «anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21). Sicché, nella redenzione di Cristo è possibile contemplare in speranza il legame di solidarietà tra gli esseri uomini e tutte le altre creature.
5. Nell’attesa speranzosa e perseverante del ritorno glorioso di Gesù, lo Spirito Santo tiene vigile la comunità credente e la istruisce continuamente, la chiama a conversione negli stili di vita, per resistere al degrado umano dell’ambiente e manifestare quella critica sociale che è anzitutto testimonianza della possibilità di cambiare. Questa conversione consiste nel passare dall’arroganza di chi vuole dominare sugli altri e sulla natura – ridotta a oggetto da manipolare –, all’umiltà di chi si prende cura degli altri e del creato. «Un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso» (Laudate Deum, 73), perché il peccato di Adamo ha distrutto le relazioni fondamentali di cui l’uomo vive: quella con Dio, con sé stesso e gli altri esseri umani e quella con il cosmo. Tutte queste relazioni devono essere, sinergicamente, ristabilite, salvate, “rese giuste”. Nessuna può mancare. Se ne manca una, tutto fallisce.
6. Sperare e agire con il creato significa anzitutto unire le forze e, camminando insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, contribuire a «ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti.Il nostro potere, infatti, è aumentato freneticamente in pochi decenni. Abbiamo compiuto progressi tecnologici impressionanti e sorprendenti, e non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza» (Laudate Deum, 28). Un potere incontrollato genera mostri e si ritorce contro noi stessi. Perciò oggi è urgente porre limiti etici allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale, che con la sua capacità di calcolo e di simulazione potrebbe essere utilizzata per il dominio sull’uomo e sulla natura, piuttosto che messa servizio della pace e dello sviluppo integrale (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2024).
7. «Lo Spirito Santo ci accompagna nella vita»: l’hanno capito bene i bambini e le bambine riuniti in Piazza San Pietro per la loro prima Giornata Mondiale, che ha coinciso con la domenica della Santissima Trinità. Dio non è un’idea astratta di infinito, ma è Padre amorevole, Figlio amico e redentore di ogni uomo e Spirito Santo che guida i nostri passi sulla via della carità. L’obbedienza allo Spirito d’amore cambia radicalmente l’atteggiamento dell’uomo: da “predatore” a “coltivatore” del giardino. La terra è affidata all’uomo, ma resta di Dio (cfr Lv 25,23). Questo è l’antropocentrismo teologale della tradizione ebraico-cristiana. Pertanto, pretendere di possedere e dominare la natura, manipolandola a proprio piacimento, è una forma di idolatria. È l’uomo prometeico, ubriaco del proprio potere tecnocratico che con arroganza mette la terra in una condizione “dis-graziata”, cioè priva della grazia di Dio. Ora, se la grazia di Dio è Gesù, morto e risorto, è vero quanto ha affermato Benedetto XVI: «Non è la scienza che redime l’uomo. L’uomo viene redento mediante l’amore» (Lett. enc. Spe salvi, 26), l’amore di Dio in Cristo, da cui niente e nessuno potrà mai separarci (cfr Rm 8,38-39).Continuamente attratta dal suo futuro, la creazione non è statica o chiusa in sé stessa. Oggi, anche grazie alle scoperte della fisica contemporanea, il legame tra materia e spirito si presenta in maniera sempre più affascinante alla nostra conoscenza.
8. La salvaguardia del creato è dunque una questione, oltre che etica, eminentemente teologica: riguarda, infatti, l’intreccio tra il mistero dell’uomo e quello di Dio. Questo intreccio si può dire “generativo”, in quanto risale all’atto d’amore con cui Dio crea l’essere umano in Cristo. Questo atto creatore di Dio dona e fonda l’agire libero dell’uomo e tutta la sua eticità: libero proprio nel suo essere creato nell’immagine di Dio che è Gesù Cristo, e per questo “rappresentante” della creazione in Cristo stesso. C’è una motivazione trascendente (teologico-etica) che impegna il cristiano a promuovere la giustizia e la pace nel mondo, anche attraversola destinazione universale dei beni: si tratta della rivelazione dei figli di Dio che il creato attende, gemendo come nelle doglie di un parto. In gioco non c’è solo la vita terrena dell’uomo in questa storia, c’è soprattutto il suo destino nell’eternità, l’eschaton della nostra beatitudine, il Paradiso della nostra pace, in Cristo Signore del cosmo, il Crocifisso-Risorto per amore.
9.Sperare e agire con il creato significa allora vivere una fede incarnata, che sa entrare nella carne sofferente e speranzosa della gente, condividendo l’attesa della risurrezione corporea a cui i credenti sono predestinati in Cristo Signore. In Gesù, il Figlio eterno nella carne umana, siamo realmente figli del Padre. Mediante la fede e il battesimo inizia per il credente la vita secondo lo Spirito (cfr Rm 8,2), una vita santa, un’esistenza da figli del Padre, come Gesù (cfr Rm 8,14-17), poiché, per la potenza dello Spirito Santo, Cristo vive in noi (cfr Gal 2,20). Una vita che diventa canto d’amore per Dio, per l’umanità, con e per il creato, e che trova la sua pienezza nella santità. [3]
Roma, San Giovanni in Laterano, 27 giugno 2024
Dal 21 al 23 luglio “Voi chi dite che io sia?”
Sulla scia della settimana comunitaria uomini, l’area Giovani e vocazioni della Diocesi propone tre giorni di cammino tra Faenza e Gamogna dal 21 al 23 luglio dal titolo «Voi chi dite che io sia?». Tre giorni di cammino nella bellezza della collina per condividere tre fatiche: i tre temi sono “Il cammino”, “Le domande” e “I desideri”. Ci sono azioni e situazioni che ci cambiano dentro e danno vita a cose inaspettate. Raccontare e ascoltare camminando non è la stessa cosa che farlo da seduti attorno a un tavolo. In questi tre giorni vogliamo metterci un contesto che aiuti a pensare, condividere, ridere e pregare. E vogliamo anche guardare il volto di Gesù e rispondere alla sua domanda: «chi sono per te?»
Per info e iscrizioni: don Luca Ghirotti 333 4122749.
I delegati della Diocesi al rientro dalle Settimane sociali dei cattolici: “Valorizzare quanto ascoltato a Trieste”
Parole forti quelle del Santo Padre nel suo intervento all’assemblea conclusiva della Settimana sociale dei Cattolici in Italia a Trieste il 7 luglio scorso. Deve far riflettere come il Pontefice inizi la Sua riflessione riprendendo l’affermazione del beato Giuseppe Toniolo “è evidente che nel mondo di oggi la democrazia, diciamo la verità, non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo.”
Le parole del Papa: la democrazia come un cuore ferito
A partire da questa affermazione, Papa Francesco ci propone due riflessioni per alimentare il percorso futuro. “Nella prima possiamo immaginare la crisi della democrazia come un cuore ferito. Ciò che limita la partecipazione è sotto i nostri occhi. Se la costruzione e l’intelligenza mostrano un cuore “infatuato”, devono preoccupare anche le diverse forme di esclusione sociale. ….. La cultura dello scarto disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani, i vecchi. Questo è la cultura dello scarto. Il potere diventa autoreferenziale – è una malattia brutta questa – incapace di ascolto e di servizio alle persone.” Conclude questa prima riflessione una pesante affermazione: “L’assistenzialismo, soltanto così, è nemico della democrazia, è nemico dell’amore al prossimo. E certe forme di assistenzialismo che non riconoscono la dignità delle persone sono ipocrisia sociale. Non dimentichiamo questo. E cosa c’è dietro questo prendere distanze dalla realtà sociale? C’è l’indifferenza, e l’indifferenza è un cancro della democrazia, un non partecipare.”
La seconda riflessione è un “incoraggiamento a partecipare, affinchè la democrazia assomigli a un cuore risanato”. Papa Francesco, a proposito del cuore risanato, ricorda ad esempio chi assume nella propria attività una persona con disabilità o le comunità energetiche rinnovabili che promuovono l’ecologia integrale. “Tutte queste cose non entrano in una politica senza partecipazione. Il cuore della politica è fare partecipe. E sono queste le cose che fa la partecipazione, un prendersi cura del tutto; non solo la beneficenza, prendersi cura di questo…, no: del tutto!”.
Citando La Pira, il Pontefice conclude “… non manchi al laicato cattolico italiano questa capacità di “organizzare la speranza”. Questo è un compito vostro, di organizzare. Organizzare anche la pace e i progetti di buona politica che possono nascere dal basso. Perché non rilanciare, sostenere e moltiplicare gli sforzi per una formazione sociale e politica che possono nascere dal basso. Perché non rilanciare, sostenere e moltiplicare gli sforzi per una formazione sociale e politica che parta dai giovani?”
Battersi affinché non vi siano “analfabeti di democrazia”
Non da meno il Presidente Mattarella e il cardinale Zuppi presidente della CEI, all’apertura delle Settimane sociali. Il primo con un forte appello “a perseguire il bene, non nell’interesse della maggioranza, ma di tutti e di ciascuno”. Tutelare i diritti di tutti: la democrazia non è solo maggioranza e il Parlamento ha un ruolo indispensabile, parole di Norberto Bobbio. Preoccupato anche per l’astensionismo alle elezioni: “può esistere una democrazia senza il consistente esercizio del ruolo degli elettori? … Battersi affinchè non vi possano essere ‘analfabeti di democrazia’ è una causa primaria, nobile, che ci riguarda tutti. Non soltanto chi riveste responsabilità o eserciti potere. Per definizione, democrazia è esercizio dal basso, legato alla vita di comunità, perché democrazia è camminare insieme”.
In aperura il presidente della CEI, cardinale Matteo Mari Zuppi, aveva avviato la sua riflessione ricordando la prima Settimana sociale del Cattolici in Italia, a Pistoia nel 1907. Ha richiamato Romano Guardini, che ha scritto che la democrazia non è solo un ordinamento che nasce dalla responsabilità dei singoli, ma fa riferimento anche al fatto che “ciascuno di questi singoli” può fidarsi degli altri, perché sa che tutti vogliono il bene comune; lo vogliono effettivamente, non solo dicono di volerlo. La democrazia è tanto più reale quanto più questo atteggiamento è operante”. Da allora il Cattolicesimo italiano non è rimasto a guardare, non si è chiuso in sagrestia, non si è fatto ridurre a un intimismo individualista o al culto del benessere individuale, ma ha sentito come propri i temi sociali, si è lasciato ferire da questi per progredire verso un ordine sociale e politico la cui anima sia la carità sociale. Ha pensato e operato non per sé ma per il bene comune del popolo italiano.
Il bello viene adesso
La Settimana sociale dei Cattolici in Italia non si è conclusa a Trieste, come lo è stato anche per le precedenti Settimane sociali. Ci attende ora un compito di diffusione dei contenuti degli incontri, di messa in atto anche sul nostro territorio delle buone pratiche riportate nei documenti o visionate negli stand a Trieste, di valorizzazione di quelle del nostro territorio riportate a Trieste.
È un compito impegnativo, che, deve partire dai Delegati alla Settimana sociale, ma deve coinvolgere tutti quanti collaborano con il Settore sociale della nostra Diocesi, con altri settori, quali ad esempio, la Pastorale giovanile, con il Dialogo interreligioso, la Pastorale familiare, il Progetto Policoro.
Consapevoli di questa responsabilità, ci apprestiamo al lavoro.
Flavio Venturi, incaricato alla Pastorale sociale
La scomparsa della piccola Sara Cantagalli. Le parole del vescovo Mario Toso: “Preghiamo per tutti coloro toccati da questo dolore”
Di seguito riportiamo le dichiarazioni del vescovo, monsignor Mario Toso, in merito alla morte della piccola Sara Cantagalli, faentina di 6 anni scomparsa per un tumore.
È con profonda tristezza che abbiamo appreso della scomparsa prematura della cara Sara Cantagalli. In questi momenti difficili la fede e la speranza sono messe alla prova. Sono molte le domande che anche i discepoli di Gesù Cristo non possono evitare. Papa Francesco, il 29 maggio 2015, incontrando alcuni bambini ammalati, così rifletteva a voce alta: «C’è anche una domanda la cui spiegazione non si impara nelle catechesi. È la domanda che tante volte io mi faccio, e tanti di voi, tanta gente si fa: “Perché soffrono i bambini?”. E non ci sono spiegazioni. Anche questo è un mistero. Soltanto guardo Dio e domando: “Ma perché?”. E guardando la Croce: “Perché Tuo figlio è lì? Perché?”. È il mistero della Croce», il cui sbocco sta nella risurrezione di Cristo.
Il mistero della Croce, della sofferenza della Madre di Gesù ai piedi della croce del Figlio ci indica la strada che siamo chiamati a percorrere. Maria certamente non voleva la morte del Figlio. Era tenacemente e incrollabilmente accanto a Lui. Anche noi non vogliamo che i nostri bimbi muoiano. Siamo accanto a loro con un cuore straziato. Sappiamo che da soli non possono difendersi dal male che li sovrasta. Con forza e fiducia poniamo la piccola e dolce Sara nelle mani del Padre. Preghiamo per papà Mattia e mamma Maria che ci hanno testimoniato un amore senza misura. Preghiamo per quanti sono stati toccati dalle sofferenze della piccola Sara. Tutti abbiano consolazione e speranza in Colui che ha vinto la morte.
Mario Toso, vescovo
Diocesi in lutto: è morto Antonio Verna, incaricato alla Pastorale missionaria. Le esequie mercoledì 10 luglio in Cattedrale
La Diocesi di Faenza-Modigliana è in lutto. E’ morto nella notte tra venerdì 5 e sabato 6 luglio Antonio Verna, incaricato, insieme alla moglie Antonella, per la Pastorale missionaria. Siamo vicini ad Antonella, alle figlie Maria, Noemi, Benedetta e Maddalena. Preghiamo per lui e ci uniamo, come fratelli, al dolore della sua famiglia avendo nel cuore gratitudine per l’amore che Antonio ha costruito.
La Santa Messa Esequiale per Antonio, sarà celebrata mercoledì 10 luglio alle 9,45 in Cattedrale presieduta dal vescovo, monsignor Mario Toso. Per i presbiteri e i diaconi è necessario portare camice e stola viola.