Annunciatori del Vangelo in parole e opere nell’Italia di oggi, uomini del dono e del perdono, costruttori di relazioni, attivi al fianco delle famiglie in difficoltà, degli anziani e dei giovani in cerca di occupazione. I sacerdoti offrono il loro tempo, sostengono le persone sole, accolgono i nuovi poveri, progettano reti solidali offrendo riposte concrete. Si affidano alla generosità delle comunità per essere liberi di servire tutti e svolgere il proprio ministero a tempo pieno.
La Giornata nazionale di sensibilizzazione per il sostentamento del clero, giunta quest’anno alla XXXVI edizione, si terrà domenica 15 settembre e richiama l’attenzione sull’importanza della missione dei sacerdoti, sulla bellezza del loro servizio e sulla corresponsabilità.
“La Giornata nazionale – spiega in una nota il responsabile del Servizio promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – è una domenica in cui tutti noi praticanti esprimiamo la nostra gratitudine per il dono di sé che i nostri sacerdoti ci fanno ogni giorno, testimoni del Vangelo di Gesù, punti di riferimento nelle comunità, uomini di fede, speranza e prossimità. È un nostro dovere ed è necessario un impegno collettivo per sostenerli nella loro missione, anche economicamente”.
Monzio Compagnoni evidenzia che “le offerte deducibili sono lo strumento per garantire il loro sostentamento e la testimonianza della propria corresponsabilità alla vita della Chiesa. Basta un’offerta una volta l’anno, anche piccola, per essere veramente parte di questa famiglia”.
Nonostante siano state istituite 40 anni fa, a seguito della revisione concordataria, le offerte deducibili costituiscono un argomento ancora poco compreso dai fedeli che ritengono sufficiente l’obolo domenicale. In molte parrocchie però questo non basta a garantire al parroco il necessario per il proprio fabbisogno. Nate come strumento per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, le offerte per i sacerdoti sono diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica in quanto espressamente destinate al sostentamento dei preti al servizio delle 226 diocesi italiane. Tra questi figurano anche 300 preti diocesani impegnati in missioni nei Paesi in via di sviluppo e 2.552 sacerdoti ormai anziani o malati, dopo una vita spesa al servizio degli altri e del Vangelo.
L’importo complessivo delle offerte nel 2023 si è attestato appena sotto gli 8,4 milioni di euro, una cifra molto lontana dal fabbisogno complessivo annuo, che ammonta a 516,7 milioni di euro lordi, necessario a garantire ai circa 32.000 sacerdoti una remunerazione intorno ai mille euro mensili per 12 mesi.
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«La Visita pastorale è una grande occasione per le comunità della nostra Diocesi. Non tanto perché in essa siamo chiamati a pensare o ad inventare nuove iniziative pastorali, bensì per rafforzare la qualità evangelizzatrice e, per conseguenza, per alimentare il fuoco d’amore per Cristo». Con queste parole, lunedì scorso, il vescovo monsignor Mario Toso ha iniziato il suo discorso a Marradi in occasione dell’apertura della visita pastorale. «Il vescovo viene, pertanto – ha proseguito – a incontrare le comunità, le famiglie, gli organismi di partecipazione ecclesiale, le associazioni e le aggregazioni non tanto per puntare il dito sui limiti dell’azione pastorale o per trovare fragilità, bensì per incoraggiare, per suscitare nei discepoli la nostalgia della misericordia di Dio, dell’essere vera famiglia di Dio, tra i cambiamenti e le vicende, positive o negative della vita».
“E’ la relazione con Cristo che dà senso alle attività parrocchiali”
In sostanza «vuole far risuonare la buona notizia del Vangelo – precisa – e, con ciò stesso, confermare nella fede i passi – certo, a volte faticosi e pieni di dubbi – che sono intrapresi per metterci sempre più alla sequela di Cristo. Egli è il Maestro, l’unica e grande Guida della Chiesa: nell’annuncio, nella celebrazione e nella carità». Il centro pulsante e vivificante di ogni comunità parrocchiale, di ogni Unità pastorale è Cristo. «È la relazione continua con Lui – sottolinea il vescovo – che dà senso e configura le attività parrocchiali, non viceversa. La parrocchia è una sfida perché non ha niente di eterno pur essendo ricettacolo di questo: essa ha un territorio definito, dei luoghi particolari, degli edifici che nei secoli sono stati e sono “casa di preghiera”; essa vive della presenza reale di Cristo e della partecipazione e del dono personale, generoso, di tante persone. Essa rende visibile “qui” e “oggi” – tra secolarizzazione crescente, alluvioni, terremoti, spopolamenti, culture fluide o artificiali – che il Signore non è un Dio lontano, un Dio che serve solo quando ci fa comodo, che non ha niente da dire alla nostra vita. La vostra fede, ma anche i vostri dubbi e difficoltà, le iniziative e la carità operosa sono la testimonianza vivente che incontrare il Signore cambia la vita, le relazioni. È fonte di inquietudine permanente perché innesta e rafforza nel nostro spirito la sete dell’Infinito. Dobbiamo essere fedeli a queste radici, fedeli alla storia di coloro che ci hanno preceduto in mezzo a queste bellissime colline».
“Siate corresponsabili, non collaboratori”
Tra i temi sottolineati dal presule, c’è quello della corresponsabilità. «Come ho avuto modo di dire alla comunità di Sant’Agata sul Santerno – ricorda -: dobbiamo pensare di vivere insieme non solo come collaboratori, bensì come corresponsabili, uniti in una stessa comunione e missione. I collaboratori offrono alla comunità un aiuto specifico e momentaneo, non continuativo. Rispondono a un’esigenza particolare: non si sentono parte integrante della famiglia. La corresponsabilità nasce, invece, dal percepirsi parte di un’unica famiglia, dal formare un tutto in cui ognuno è responsabile dell’altro».
I gruppi ministeriali sono la proposta concreta perché i laici sentano l’urgenza di una formazione alla fede e al servizio della Chiesa nella propria parrocchia. «La centralità dell’amore di Cristo – ha concluso i l vescovo -, le esigenze del Vangelo, l’importanza del territorio concreto, necessitano di sviluppare la corresponsabilità: ecco, in breve, alcuni semplici orientamenti per il futuro perché possiamo portare frutto e gli uomini possano credere nell’unica Parola che salva».
L’intervento integrale del vescovo è consultabile qui.
I prossimi appuntamenti
Domenica 15 settembre alla chiesa di San Lorenzo, alle 11 sarà celebrata la Messa conclusiva della Visita pastorale con cresime. Venerdì 20 settembre alle 20.30 a Pieve Tho l’incontro con tutti gli educatori, catechisti e capi scout delle unità pastorali della vallata.
Il museo del Duomo di Modena conserva una stauroteca bizantina realizzata intorno all’anno Mille. Il prezioso contenitore del legno della Croce lascia intravedere la reliquia attraverso un’apertura sul fronte; tutt’intorno corre un filo d’oro ritorto; otto perle, simbolo di purezza e santità perfetta, corredano l’incrocio con i bracci orizzontali. Il gioiello riporta sul retro un’iscrizione in lettere greche che suona così: “Confidando in Te, o Croce, custode del mondo, con grande fatica fabbricò la tua divina forma Panterio, umile servo” e termina con l’invocazione “Gesù Cristo Figlio di Dio” L’uso dell’alfabeto greco, il nome dell’esecutore e la forma della croce a doppia traversa sono indizi che rimandano all’oreficeria costantinopolitana del X-XI secolo. Attraverso le parole incise nell’oro la preghiera di un uomo di dieci secoli fa, incorrotta dal passare degli anni, riecheggia sulle labbra del cristiano del nostro tempo, parla al suo cuore, promette una dimora presso il custode di tutte le cose.
Preghiera della Chiesa, ieri come oggi
Similmente avviene nella liturgia. La nostra preghiera è continuità con quella di chi ci ha preceduto nella fede, il memoriale ci rende contemporanei del Signore Gesù, siamo fortunati ascoltatori delle sue parole, commensali anche noi nel Cenacolo. Proprio a Modena si è svolta quest’anno la 74^ Settimana Liturgica Nazionale dal titolo: Nella liturgia la vera preghiera della Chiesa. I convegni hanno a volte un dispettoso limite: ciò che viene presentato al tavolo dei relatori, per quanto brillante ed esaustivo, non può essere messo in pratica fino al rientro a casa. Non così la liturgia. Affianco alle relazioni magistrali i partecipanti alla Settimana Liturgica hanno celebrato il Mistero di Gesù che si offre al Padre, nella Messa e nella Liturgia delle Ore, dentro a due luoghi di grande portata simbolica, il Duomo di Modena e l’Abbazia di Nonantola; lì l’Ars Celebrandi si faceva scuola per tutti.
Gli interventi dei teologi illustravano la continuità/discontinuità della preghiera fra Antico e Nuovo Testamento; una chiara ecclesiologia emergeva invece puntando l’attenzione sul popolo di Dio radunato, l’assemblea liturgica, luogo in cui il Signore incontra i suoi figli e li trasfigura. Di taglio più pragmatico i contributi sull’uso del Messale Romano e sull’adattamento liturgico; tutte le attenzioni che fanno la celebrazione più attiva e fruttuosa. Abbiamo toccato alcune delle corde più sensibili e decisive della nostra fede: la dimensione corale, coinvolgimento di tutti i battezzati; la dimensione liturgica, culmine e fonte della vita cristiana; la dimensione orante, lo Spirito che prega in noi.
In obbedienza al comando e all’invito “Fate questo in memoria di me” abbiamo incontrato il desiderio di Gesù di stare con noi. A una sola voce abbiamo risposto “Vieni Signore!” Abbiamo riscoperto la fortuna di appartenere alla Chiesa di Cristo, respirato la gioia del Vangelo proclamato, gustato la bellezza del celebrarlo.
Vincenza Morini, incaricata diocesana per la liturgia
Matteo Cattani, seminarista
Di seguito riportiamo parte dell’intervento del vescovo, monsignor Mario Toso, martedì scorso al primo degli Incontri del clero.
Teologi e sociologi ci dicono che viviamo in una nuova fase della missione della Chiesa. Senza giri di parole, detto in maniera sintetica, ci troviamo in un contesto di post-cristianità. Ossia non viviamo più nella cristianità che molti di noi hanno conosciuto e sperimentato anni fa. È, infatti, divenuto evidente il passaggio di un regime di cristianità quale si è vissuto nel secolo scorso e che già mostrava segni di cambiamenti considerevoli. Basti pensare solo, nella nostra Diocesi, al fervore della ricostruzione delle chiese distrutte durante la Seconda guerra mondiale; all’innalzamento del nuovo Seminario sito in Viale Stradone e a ciò che è seguito poco tempo dopo per lo spopolamento delle zone montane, per una progressiva scristianizzazione, per il calo dei fedeli e dei seminaristi. Tutto ciò ha richiesto e richiede un cambiamento di mentalità pastorale, una nuova organizzazione delle istituzioni ecclesiali, testimoniata dalla pronta riforma della Curia e, già prima, dalla nascita delle Unità pastorali.
Il cristianesimo e la cultura da esso generata non costituiscono più un presupposto ovvio del vivere comune, della società, delle famiglie, delle associazioni ecclesiali e di ispirazione cristiana. Anzi, vengono spesso negati, emarginati, sminuiti. Molti cristiani non posseggono più l’alfabeto della fede che si nutre e si esprime mediante la liturgia. Occorre ripensare le grandi vie dell’evangelizzazione della cultura e dell’inculturazione del Vangelo, che rappresentano due dinamismi pastorali che vanno sempre insieme. Tutto ciò richiede il continuo ripensamento dell’annuncio, della catechesi, dell’educazione, della formazione dei credenti, della liturgia, della carità. Occorre condurre per mano, con pazienza, i fedeli nell’esperienza cristiana esistenziale dei misteri della salvezza, affinché essi vivano una profonda unità tra fede e vita. L’alternativa è rappresentata da quelle nefaste separazioni che vanificano la totalità dell’incarnazione di Cristo. In questo contesto, si innestano le molteplici prospettive ecclesiali avviate e sviluppate negli ultimi anni. Senza aver la pretesa di essere esaustivo, accenno a quei momenti di grazia che sono stati il Sinodo dei Giovani, il potenziamento della Comunità Propedeutica, il rinnovamento della Curia e dei Settori pastorali, che va di pari passo al cammino non sempre facile di un aggiornamento pastorale in chiave missionaria. Molto c’è ancora da intraprendere. Occorre una nuova stagione di intensa preparazione e formazione, specie di professionisti dell’annuncio e della speranza cristiani.
Da questo dobbiamo riconoscere l’urgente necessità di un impegno rinnovato nella comunicazione, nella formazione spirituale e culturale, accessibile a tutti, centrata sui bisogni concreti delle nostre comunità ecclesiali e della società plurale. Il Cammino sinodale, peraltro, ha fatto emergere questo: le persone non chiedono nuove cose, nuove iniziative, nuove “trovate” pastorali: è emerso il desiderio che quanto già dovrebbe contraddistinguere il nostro essere Chiesa (annuncio – liturgia – carità) sia fatto in modo nuovo, vitale, attuale, autentico. Non cose nuove, ma le cose essenziali espresse in maniera diversa.
Allo stesso modo, in questi anni abbiamo riconosciuto, sempre in linea con l’ascolto sinodale, l’importanza di un tessuto relazionale capace di dialogo con la molteplicità delle religioni e delle culture. La corresponsabilità è una diretta conseguenza: dove si vivono relazioni autentiche e libere, le persone sono disposte a donarsi, caricandosi di responsabilità concrete, in aiuto ai pastori. Anche per questo dobbiamo continuare ad investire nei gruppi ministeriali.
Cammino sinodale
Il Cammino sinodale è strettamente intrecciato a tutti questi cambiamenti ecclesiali. Lunedì 16 settembre avremo l’occasione di rilanciare la fase profetica a livello diocesano con la presenza di monsignor Erio Castellucci. In sostanza, la fase profetica implica il trovare le modalità per realizzare quanto è emerso, quanto è già stato oggetto di un discernimento ecclesiale. Sul sito diocesano è consultabile da tutti una sintesi con varie proposizioni molto concrete che delineano alcune prospettive sulle quali dovremo lavorare nei prossimi anni. Sottolineo solo il fatto che dovremmo lavorare tutti, nessuno escluso. La dimensione diocesana è strettamente integrata col cammino nazionale. Anche a livello nazionale, infatti, inizia la fase finale del sinodo nazionale nel quale siamo chiamati a prendere delle decisioni. La Cei sta organizzando due Assemblee per votare delle linee concrete di azione: io stesso parteciperò alla prima delle due Assemblee nazionali, in programma a novembre, insieme ai Referenti diocesani.
Verso il Giubileo
Il Santo Padre Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo 2025, Spes non confundit, scrive: «Ora è giunto il tempo di un nuovo Giubileo, nel quale spalancare ancora la Porta Santa per offrire l’esperienza viva dell’amore di Dio»[1], e «il prossimo Giubileo sarà un Anno Santo caratterizzato dalla speranza che non tramonta, quella in Dio».[2] Il Giubileo è un tempo favorevole per fare l’esperienza viva dell’amore di Dio, un amore che si manifesta nella carne del Verbo fatto uomo, immolato sulla croce e vivente in eterno, vero fondamento della speranza che mai tramonta. Infatti: «La speranza nasce dall’amore e si fonda sull’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce».[3]
Il principio dell’Incarnazione è una chiamata a concretizzare la speranza in segni eloquenti che sappiano testimoniare la gioia e l’importanza della vita in Cristo, a livello comunitario e personale. Il gesto concreto per eccellenza dell’Anno giubilare sarà il pellegrinaggio: un’azione semplice e allo stesso tempo capace di stimolare la relazione e il dialogo, il silenzio e l’apertura interiore, la fatica e il desiderio di una meta. La meta centrale è Roma, le quattro Basiliche maggiori. In esse ci saranno le uniche Porte sante di questo Giubileo. Ad esse siamo chiamati a convergere in maniera prioritaria.[4]
Altra dimensione fondamentale del Giubileo è l’esperienza della grazia e della misericordia che i fedeli potranno vivere accostandosi al Sacramento della Riconciliazione, per ottenere l’indulgenza e il perdono del Padre buono. «La Riconciliazione sacramentale non è solo una bella opportunità spirituale, ma rappresenta un passo decisivo, essenziale e irrinunciabile per il cammino di fede di ciascuno»[5] scrive sempre Papa Francesco. Questo elemento chiama in causa in maniera prioritaria la Diocesi e in particolare la Chiesa Cattedrale. Essa sarà il luogo diocesano in cui convergere. Il presbiterio è già stato informato che saranno organizzati a livello vicariale dei momenti di preparazione e di pellegrinaggio in Cattedrale. Vi invito fin da ora ad offrire il vostro aiuto perché in Cattedrale sia assicurato una più ampia presenza di confessori.
Mi permetto di segnalarvi alcuni momenti diocesani imprescindibili:
domenica 29 dicembre 2024, domenica della Sacra Famiglia, in cui per l’Apertura diocesana del Giubileo ho deciso di convocare tutta la Diocesi nella chiesa di S. Francesco in Faenza alle 17.30, per poi andare in pellegrinaggio fino alla Cattedrale per celebrare l’Eucaristica. Domenica 8 giugno 2025, Pentecoste, alle 18 in Cattedrale, tutta la Diocesi è convocata per una celebrazione giubilare a conclusione dell’anno pastorale, per celebrare l’effusione e il mandato missionario dello Spirito Santo alla Chiesa. Domenica 28 dicembre 2025, domenica della Sacra Famiglia, vivremo, infine, la chiusura diocesana del Giubileo. Concludo l’elenco segnalando che ogni Vicariato vivrà un pellegrinaggio organizzato e coordinato dal vicario foraneo, nel Tempo di Quaresima. Esso prevederà la proposta di un cammino verso la Cattedrale, un segno di carità, una celebrazione penitenziale con la possibilità della confessione, la celebrazione dell’Eucaristia con il vescovo, che sarà anche la celebrazione conclusiva della Visita pastorale per ogni Vicariato.
Visita Pastorale
Concludo il mio intervento per ringraziarvi delle energie spese per l’organizzazione e la buona riuscita della Visita pastorale. Nei prossimi mesi visiterò le ultime Unità pastorali. Ritengo che sia stata un’occasione per lavorare insieme o, meglio, per far lavorare insieme le comunità e le persone al loro interno. Rilevo che non sempre la dimensione diocesanaè valorizzata al meglio e che emerge sempre la tentazione di frammentare il contesto ecclesiale in campanilismi controproducenti. È il tempo del camminare insieme, della coralità, dell’armonia e delle sinergie pastorali.
Ho notato la capacità di molte comunità nel saper leggere la realtà odierna, nel comprendere che è necessario una conversione in chiave missionaria e vocazionale: non tanto per colmare i vuoti tra le fila dei presbiteri e le realtà laicali, ma per servire meglio la nostra realtà diocesana.
Lunedì 16 settembre alle 20.30 in Cattedrale a Faenza, nell’ambito del Cammino sinodale, si terrà l’incontro interdiocesano “La Chiesa italiana nella fase profetica”.Relatore sarà il vescovo di Modena, monsignor Erio Castellucci.
Lunedì 2 settembre si è giocata la partita inaugurale dell’edizione 2024 del torneo del Calciotto. In campo alla parrocchia del Paradiso si sono fronteggiate le squadre “All Star” e “Preti”. La partita, molto combattuta, è terminata con il risultato di 2 reti a 1 a favore dei Preti: in goal don Luca Girotti (Mvp della partita, poi uscito infortunato e sostituito da don Matteo Babini) e don Massimo Geminiani, per gli All star rete di Giacomo Sangiorgi.
Il torneo del Calciotto, nato sulla spinta del Sinodo dei giovani della Diocesi di Faenza-Modigliana, proseguirà fino al 6 ottobre, quando si terranno le finali. In corso le fasi eliminatorie, con 14 squadre iscritte. Nel torneo maschile cercherà di confermarsi campione la squadra dei Cappuccini. Per quanto riguarda il torneo femminile, quest’anno quattro le squadre iscritte.
L’aula magna “Francesco e Gabriella Bandini” della scuola media “Europa”, in via degli Insorti 2 a Faenza, ospiterà due giorni di Incontri del clero aperti a chiunque sia interessato a partecipare.
Mercoledì 11 settembre si svolgerà un incontro congiunto con il presbiterio di Imola: ritrovo alle 9.30 nell’Aula Magna “Bandini”, alle 9.45 Ora Media. Alle 10 intervento di don Marco Fusi, direttore della Pastorale giovanile della Chiesa di Milano dal titolo Provocati dai giovani. Alle 11 pausa, e a seguire confronto con il relatore. L’incontro si concluderà alle 12.30.
Giovedì 12 settembre, incontro congiunto con il presbiterio di Imola e Forlì-Bertinoro. Come il giorno precedente, ritrovo alle 9.30 nell’Aula Magna “Bandini” e alle 9.45 Ora Media. Alle 10 interverrà monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, sul tema La comunione fra Chiese: forme possibili. Dopo una pausa alle 11, seguirà il confronto con il relatore e l’incontro terminerà alle 12.30.
È tornata alla casa del Padre suor Lina Orfei, delle suore francescane della Sacra Famiglia. Ammalata da tempo, nelle ultime ore le sue condizioni di salute, in maniera improvvisa, si sono nuovamente aggravate: è deceduta questa mattina nella casa della comunità delle suore a Brisighella. Nata a San Piero in Bagno il 15 giugno 1949, ha celebrato lo scorso anno i cinquant’anni di professione religiosa.
Dal 1996 al 2014 è stata madre generale delle suore francescane della Sacra Famiglia che a Cesena hanno la casa generalizia in via Mami.
La celebrazione eucaristica mercoledì 4 settembre a Brisighella
La celebrazione eucaristica per suor Lina avrà luogo mercoledì 4 settembre alle 16.30 a Brisighella presso la cappella della comunità in piazza don Minzoni 1.
La messa funebre sarà celebrata dal vescovo di Cesena-Sarsina Douglas Rigattieri giovedì 5 settembre alle 10.
E’ arrivata a Marina Romea l’acqua del Lamone, con tutte le persone che oggi l’hanno “accompagnata” nella staffetta di preghiera e riflessione per la Giornata del Creatopartita questa mattina dal passo della Colla per l’iniziativa “Spera e Agisci. con il creato: in bicicletta dalle sorgenti alla foce del Lamone”organizzata dalle Pastorali sociali delle Diocesi di Ravenna-Cervia e di Faenza-Modigliana. In bicicletta sul grande fiume per riflettere sul rapporto dell’uomo con il Creato lì dove esso ha mostrato le sue ferite più dolorose: questo era l’obiettivo.
L‘acqua del Lamone, quella che tanti danni ha fatto l’anno scorso durante l’alluvione, è stata usata per benedire le persone: un gesto più che mai significativo che racconta di quale responsabilità abbiamo, a partire dal dono di Dio, nel trasformare le difficoltà n opportunità. Tra le tappe che i pellegrini hanno fatto, il monumento in ricordo dell’eccidio di Crespino, la messa a San Cassiano presieduta da don Mirko Santandrea, la visita all’antica pieve Tho di Brisighella, il ristoro al convento dei frati di San Francesco a Faenza. Poi si è proseguito nella “Bassa” fino alle foci del Lamone.
A benedire chi ha partecipato alla preghiera ecumenica che ha concluso la Giornata, nella chiesa dell’Assunta di Marina Romea, è stato l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni con il vescovo di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso, assieme a don Mirko Santandrea e i rappresentanti delle comunità ortodosse e greco-cattoliche del territorio: padre Dan Vesea, padre Alexei, Volodymyr Voloshyn. A organizzare la celebrazione, con Luciano di Buò, direttore della Pastorale sociale di Ravenna e Flavio Venturi, suo omologo di Faenza, Coldiretti, il Corpo dei Carabinieri forestali e le Acli.
Le parole di monsignor Toso: “La terra è affidata all’uomo, ma resta a Dio”
Nei suoi saluti, il vescovo monsignor Mario Toso ha ringraziato tutti coloro che hanno promosso e realizzato la celebrazione della Giornata del creato. “Mi sia permessa una semplice sottolineatura – ha aggiunto -. Come avrete avuto modo di percepire, il Messaggio di Papa Francesco ci ha sollecitati a sperare e ad agire con il creato secondo lo specifico della nostra identità, in quanto persone inabitate dallo Spirito santo, Spirito di amore e di verità insieme. Ciò viene indicato come metodo di approccio e di discernimento peculiare, per saper meglio leggere il grido della terra e dei poveri, ma anche i germi di speranza, di cura e di rinascita. Non dimentichiamo che il nostro apporto nella soluzione dei problemi ecologici e della cura del creato, come di altri, deve far leva su quanto è più tipico del nostro essere credenti. Solo così sarà possibile offrire un apporto unico ed arricchente, maggiormente rispondente alle urgenze della casa comune, creata da Dio e inabitata misteriosamente dal Risorto, che la orienta ad un destino di pienezza (cf Francesco, Laudate Deum, n. 64). Il Messaggio di Papa Francesco «Spera ed agisci con il creato» pone, infatti, al centro dell’attenzione il compito o missione di rapportarci con il creato muovendo innanzitutto dalla nostra fede, dal nostro essere persone nelle quali abita lo Spirito Santo. Noi siamo credenti perché è stato riversato nei nostri cuori l’amore di Dio (Rm 5,5). Lo Spirito rende i credenti creativi, proattivi nella carità. Essi, nella cura del creato, sono condotti dallo Spirito Santo. Operano con amore e speranza. Sono guidati da visioni di amore, di fratellanza, di amicizia e di giustizia per tutti. Nel tempo condividono dolore e sofferenza, perché la creazione intera geme (cf Rm 8, 19-22), i cristiani gemono (cf vv. 23-25) e geme lo Spirito stesso (cf vv. 26-27). In breve, tutto il creato ed ogni creatura gemono e anelano “impazientemente”, perché possa essere superata la condizione presente. Come l’umanità, il creato è schiavo e si ritrova incapace di fare ciò per cui è stato pensato e progettato. È soggetto alla dissoluzione e alla morte. Ma la salvezza dell’uomo in Cristo è sicura speranza anche per il creato. Anche il creato sarà liberato dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio (Rm 8, 21). Nell’attesa perseverante del ritorno glorioso di Cristo, lo Spirito santo tiene vigile la comunità credente e la chiama a conversione negli stili di vita per resistere al degrado umano dell’ambiente e manifestare quella critica sociale che, sebbene denunci il male, propone cambiamenti positivi. La conversione consiste nel passare dall’arroganza del dominio sulla natura all’umiltà di chi si prende cura del creato e degli altri.
“Sperare e agire con il creato – ha concluso il vescovo – vuol dire unire le forze, camminare insieme a tutti, contribuire a ripensare al potere umano, al suo significato e si suoi limiti. Secondo i credenti, l’obbedienza allo Spirito d’amore cambia radicalmente l’atteggiamento predatore in compito di coltivatori del giardino. La terra è affidata all’uomo, ma resta di Dio. La salvaguardia del creato è una questione non solo tecnica, ma etica e, ultimamente, teologica. Il cristiano ha l’impegno di promuovere la giustizia e la pace nel mondo attraverso la destinazione universale dei beni, la realizzazione di un’ecologia integrale”.
L’arcivescovo Ghizzoni: “Cambiamo ciò che possiamo cambiare collaborando con lo Spirito”
Nella sua omelia, monsignor Ghizzoni è partito dal messaggio di Papa Francesco per la Giornata del Creato che ha invitato tutti a leggere. “La Terra è affidata a noi, anche se è di Dio, e alla nostra capacità di creare bellezza e vita”, ha spiegato l’arcivescovo. Una responsabilità che nasce con la Creazione e è ancor più urgente oggi che “le cose non vanno bene”. “La terra si ribella quando viene maltrattata – ha aggiunto in un altro passaggio -. Il cielo, il clima, la temperatura possono essere espressione di un un cosmo ordinato. Ma se contrastiamo l’ambiente provochiamo conseguenze che paga l’umanità intera”.
Come proclamato nelle letture scelte per la celebrazione, la “‘Creazione geme e soffre le doglie del parto’ perché desideriamo l’incontro con il Signore – ha proseguito monsignor Ghizzoni -. Questa trasformazione però non avverrà solo alla fine dei tempi e noi possiamo contribuire all’opera di Dio se ci assumiamo la responsabilità di rispondere alla sua chiamata. La speranza ci viene donata dal Signore, e ci permette di superare la tristezza e il male del mondo e guardare alla fine dei tempi. Nel frattempo, però, siamo chiamati a cambiare ciò che possiamo cambiare, collaborando con lo Spirito di Dio che agisce in tutti”.
Il 15 settembre in Seminario a Faenza (viale Stradone 30) si terrà l’evento Famiglie in Seminario: famiglia che educa, Chiesa che educa. L’accoglienza sarà alle 9.30 seguita da un momento di riflessione. Alle 11.30 la santa messa e alle 12.30 il pranzo picnic. Ogni famiglia porterà il proprio telo e pranzo. Il Seminario metterà a disposizione bevande e dolce. Durante tutta la mattinata sarà presente uno spazio bimbi.
Iscrizione obbligatoria entro il 10 settembre: don Mattia 328 2481149 o Sara 339 7990440