Author: samuelemarchi

Schede bibliche d’Avvento 2022 per i bambini

Le Schede saranno disponibili in forma cartacea (presso la libreria Cultura Nuova, le Parrocchie…) e sul sito dell’Apostolato Biblico (www.abdiocesifaenza.altervista.org). Per chi (singoli e gruppi) nonostante tutto volesse meditare sui Vangeli festivi, le Schede saranno provviste anche di quei testi. Visto il gradimento riscontrato, mettiamo a disposizione anche le Schede bibliche per bambini. Quest’anno è stato scelto il testo Le Avventure di Pinocchio per accompagnare i vangeli della domenica di Avvento. Le schede sono state pensate per offrire un supporto, un ausilio per la catechesi. Ciò che viene offerto è una traccia che può essere adattata in base all’età e al gruppo dei bambini a cui si rivolgono. L’ascolto è coadiuvato dall’inserimento di brevi sintesi dei testi in Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) a cui fanno seguito momenti di espressione individuale e di condivisione.

Ci auguriamo che questi sussidi possano sostenere la fede e la preghiera di tutta la comunità, nello scorrere lieto del nuovo Anno liturgico.

L’équipe di Apostolato Biblico diocesano

Le schede da scaricare

copertina schede per bambini avvento

I domenica avvento Pinocchio

II domenica avvento Pinocchio

III domenica avvento Pinocchio

IV domenica di avvento Pinocchio


Schede bibliche online per il tempo d’Avvento 2022

Dopo aver a lungo meditato e pregato sopra le Letture festive dei Tempi forti di Avvento, Quaresima e Pasqua, quest’anno 2022/23 abbiamo pensato di proporre le Schede sui Salmi responsoriali, a partire dal prossimo Avvento.

Di solito abbastanza trascurati nella predicazione e nella cura celebrativa, i Salmi responsoriali sono un intermezzo “artistico” (infatti sono nati in Israele per essere cantati) tra le letture, in cui l’Assemblea partecipa rivolgendo la sua preghiera a Dio con le sue stesse Parole. Si tratta di una preghiera che restituisce al Cuore del Padre la vastissima gamma dei sentimenti umani (lode, supplica, lamento…), voce di singoli e di comunità; voce rivolta a Dio oppure condivisa gli uni con gli altri. I Salmi sono quindi una esperienza di dialogo con Dio e di relazione nella assemblea del suo popolo. Sono “preghiera in situazione”: nascono dai momenti che il popolo si trova a vivere. All’inizio le vicende personali e comunitarie nell’antico Israele, che però scopriamo comuni alle condizioni storiche di tutti i singoli e di tutti i popoli: quando va bene e quando va male, nel dubbio e nella speranza… Infine, sono la preghiera che l’umanità di Gesù ha fatto sua e che la Chiesa sua Sposa ha fatto propria fin dall’inizio.

Le Schede saranno disponibili in forma cartacea (presso la libreria Cultura Nuova, le Parrocchie…) e sul sito dell’Apostolato Biblico (www.abdiocesifaenza.altervista.org). Per chi (singoli e gruppi) nonostante tutto volesse meditare sui Vangeli festivi, le Schede saranno provviste anche di quei testi. Visto il gradimento riscontrato, mettiamo a disposizione anche le Schede bibliche per bambini. Quest’anno è stato scelto il testo Le Avventure di Pinocchio per accompagnare i vangeli della domenica di Avvento. Le schede sono state pensate per offrire un supporto, un ausilio per la catechesi. Ciò che viene offerto è una traccia che può essere adattata in base all’età e al gruppo dei bambini a cui si rivolgono. L’ascolto è coadiuvato dall’inserimento di brevi sintesi dei testi in Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) a cui fanno seguito momenti di espressione individuale e di condivisione.

Ci auguriamo che questi sussidi possano sostenere la fede e la preghiera di tutta la comunità, nello scorrere lieto del nuovo Anno liturgico.

Ricordiamo inoltre l’appuntamento con la Parola venerdì 25 novembre alle 20.45 in Seminario, in cui verrà presentato il vangelo di Matteo che accompagnerà questo anno liturgico.

L’équipe di Apostolato Biblico diocesano

Le schede da scaricare

Schede Avvento 2022 – Testi dei Vangeli

Scheda Avvento I – 27 novembre

Scheda Avvento II – 4 dicembre

Scheda Avvento III – 11 dicembre

Scheda Avvento IV – 18 dicembre

copertina schede avvento 2022

CARTOLINE Avvento


La Caritas diocesana lancia l’appello: “Aiutaci ad aiutare!”

Di fronte alle criticità che tante persone accanto a noi vivono – la perdita del lavoro, il caro bollette, l’emergenza abitativa, la solitudine degli anziani – non distogliamo lo sguardo, ma tendiamo la mano per sostenere gli ultimi. È questo l’invito che arriva in occasione della VI Giornata Mondiale dei poveri del 13 novembre 2022. La Caritas diocesana di Faenza-Modigliana rilancia l’appello di papa Francesco e invita tutta la comunità a stare al fianco dei poveri. I dati raccolti nel 2021 dal Centro di ascolto diocesano e dalle 25 Caritas parrocchiali (1.500 persone incontrate, 9mila pasti serviti) testimoniano un territorio con molte fragilità e ancora lontano dal ritornare ai livelli pre-pandemia. In particolare il caro bollette nei prossimi mesi rischia di mettere in difficoltà numerose famiglie.

La Caritas di Faenza-Modigliana nel 2021 ha incontrato 1.500 persone, continua l’accoglienza dei profughi ucraini

“Aiutaci ad aiutare!”.  È questo l’invito che la Caritas rivolge a tutti, perché tutti – come singole persone, associazioni, enti e imprese – nel proprio piccolo possono tendere una mano per aiutare chi è più in difficoltà. Donazioni materiali e disponibilità di tempo da dedicare al volontariato possono dare un importante contributo ai servizi che ogni giorno la Caritas offre: dalla mensa alla distribuzione viveri e vestiti fino al dormitorio notturno o all’ambulatorio medico. Una donazione può fare molto e ha un impatto immediato e concreto: ogni settimana vengono serviti circa 200 pasti caldi e ogni pasto costa 5 euro; molti sono gli alimenti che vengono acquistati per preparare i pacchi viveri che vengono donati a chi fatica ad avere il necessario per fare la spesa. Ogni notte i dormitori maschile e femminile, garantiscono riparo a chi non ha più una casa dove vivere. Ecco allora che la campagna Aiutaci ad aiutare!, che si prolungherà fino a Natale, dà la possibilità a tutti di essere protagonisti della concretezza della carità. Nelle prossime settimane sui canali web e social della Caritas Faenza-Modigliana (facebook e Instagram) saranno diffusi video che approfondiscono alcuni dei servizi che ogni giorno sono possibili in Caritas grazie alle donazioni e all’impegno dei volontari. Ai video hanno contribuito le riprese realizzate questa estate da trenta giovani dai 14 ai 19 anni durante il corso per videomaker “Costruire immagini” finanziato dalla Caritas Italiana.

Gli eventi che accompagnano la campagna Caritas

Molte sono le relazioni che in più di 30 anni Caritas ha intessuto con il territorio; relazioni che spesso trovano forma in sostegno concreto. E anche quest’anno sono già due le realtà che hanno promosso eventi il cui ricavato sarà devoluto a Caritas: la Riunione Cattolica Torricelli realizzerà il 14 dicembre al cinema teatro Sarti un concerto con il Coro Lirico Città di Faenza – diretto dalla M° Monica Ferrini; mentre martedì 20 dicembre il Rotary Club Faenza promuoverà un concerto di Natale con il coro gospel Voices of Joy alla chiesa di San Francesco. Il ricavato di queste iniziative sarà interamente devoluto alla campagna Aiutaci ad aiutare! e sarà prezioso anche per proseguire il sostegno alle comunità ucraine ospitate dalla Diocesi e dalla Caritas al monastero di Santa Chiara e a Villa Bersana, dove sono attualmente presenti oltre 50 persone fuggite dalla guerra.

Come aiutare

Per garantire ogni giorno i servizi di prima necessità alle persone più fragili e in difficoltà del nostro territorio, è possibile donare a: Fondazione Pro Solidarietate IBAN IT 28K 08542 23700 000000276041 Chiunque volesse dare il proprio contributo come volontario nei vari servizi della Caritas, a seconda dei propri talenti e disponibilità, può visitare il sito www.caritasfaenza.it/cosa-puoi-fare-tu  o contattare il Centro di Ascolto tel. 0546 680061 – accoglienza@caritasfaenza.it

Progetto Policoro: giornata di formazione a Faenza su comunità energetiche e buone pratiche del lavoro

a formazione interregionale dei progetti Policoro dell’Emilia-Romagna e Marche, alla quale hanno partecipato i 12 animatori di comunità (AdC) e i tutor delle sette diocesi aderenti, è tornata a Faenza dopo tre anni. Il Progetto Policoro è un progetto organico della Chiesa italiana che tenta di dar una risposta concreta alla disoccupazione soprattutto giovanile in Italia. Policoro, città in provincia di Matera, è il luogo dove si svolse il primo incontro per fondare il progetto il 14 dicembre 1995, voluto da don Mario Operti.

Il Progetto Policoro presta una speciale attenzione alla formazione rivolta agli Animatori di Comunità che svolgono il servizio presso le proprie Diocesi. La formazione accompagna l’AdC lungo tutto il triennio di impegno ed è curata da una équipe di formatori che operano a livello regionale e nazionale.

Progetto Policoro vuole dare una risposta concreta alla disoccupazione giovanile

La formazione del 22 ottobre era focalizzata particolarmente sul tema delle comunità energetiche rinnovabili: cosa sono e come parteciparvi. La giornata è iniziata con sessione informativa sulle comunità energetiche rinnovabili e green community presentata ed approfondita da Fabio Guglielmi (Confcooperative – Unione Provinciale Reggio Emilia, responsabile per la promozione, sviluppo e sostenibilità) e Chiara Onorati (AdC di Progetto Policoro Arcidiocesi di Camerino – San Severino Marche, dottoranda in Civil law and Constitutional legality presso l’Università di Camerino, con ricerca degli aspetti tecnico-giuridici di comunità energetiche e di green community). Dopo il light lunch offerto dal centro di formazione professionale Cefal di Villa San Martino di Lugo, la formazione è proseguita con la condivisione delle buone pratiche nel territorio faentino, dove Gianluca e Michele, di Fronte Comune APS, hanno presentato loro progetto “Comunità Controcorrente”. Chiara Resta, referente di Farsi Prossimo, ha presentato progetto inclusivo “Terra Condivisa”.


Giornata mondiale dei poveri – 13 novembre – Il messaggio del Papa “Gesù Cristo si è fatto povero per voi”

Domenica 13 novembre si celebra la VI Giornata mondiale dei poveri. Di seguito riportiamo il messaggio di papa Francesco.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

VI GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

Domenica XXXIII del Tempo Ordinario
13 novembre 2022

Gesù Cristo si è fatto povero per voi (cfr 2 Cor 8,9)

1. «Gesù Cristo […] si è fatto povero per voi» (cfr 2 Cor 8,9). Con queste parole l’apostolo Paolo si rivolge ai primi cristiani di Corinto, per dare fondamento al loro impegno di solidarietà con i fratelli bisognosi. La Giornata Mondiale dei Poveri torna anche quest’anno come sana provocazione per aiutarci a riflettere sul nostro stile di vita e sulle tante povertà del momento presente.

Qualche mese fa, il mondo stava uscendo dalla tempesta della pandemia, mostrando segni di recupero economico che avrebbe restituito sollievo a milioni di persone impoverite dalla perdita del lavoro. Si apriva uno squarcio di sereno che, senza far dimenticare il dolore per la perdita dei propri cari, prometteva di poter tornare finalmente alle relazioni interpersonali dirette, a incontrarsi di nuovo senza più vincoli o restrizioni. Ed ecco che una nuova sciagura si è affacciata all’orizzonte, destinata ad imporre al mondo un scenario diverso.

La guerra in Ucraina è venuta ad aggiungersi alle guerre regionali che in questi anni stanno mietendo morte e distruzione. Ma qui il quadro si presenta più complesso per il diretto intervento di una “superpotenza”, che intende imporre la sua volontà contro il principio dell’autodeterminazione dei popoli. Si ripetono scene di tragica memoria e ancora una volta i ricatti reciproci di alcuni potenti coprono la voce dell’umanità che invoca la pace.

2. Quanti poveri genera l’insensatezza della guerra! Dovunque si volga lo sguardo, si constata come la violenza colpisca le persone indifese e più deboli. Deportazione di migliaia di persone, soprattutto bambini e bambine, per sradicarle e imporre loro un’altra identità. Ritornano attuali le parole del Salmista di fronte alla distruzione di Gerusalemme e all’esilio dei giovani ebrei: «Lungo i fiumi di Babilonia / là sedevamo e piangevamo / ricordandoci di Sion. / Ai salici di quella terra / appendemmo le nostre cetre, / perché là ci chiedevano parole di canto, / coloro che ci avevano deportato, / allegre canzoni i nostri oppressori. / […] Come cantare i canti del Signore / in terra straniera?» (Sal 137,1-4).

Sono milioni le donne, i bambini, gli anziani costretti a sfidare il pericolo delle bombe pur di mettersi in salvo cercando rifugio come profughi nei Paesi confinanti. Quanti poi rimangono nelle zone di conflitto, ogni giorno convivono con la paura e la mancanza di cibo, acqua, cure mediche e soprattutto degli affetti. In questi frangenti la ragione si oscura e chi ne subisce le conseguenze sono tante persone comuni, che vengono ad aggiungersi al già elevato numero di indigenti. Come dare una risposta adeguata che porti sollievo e pace a tanta gente, lasciata in balia dell’incertezza e della precarietà?

3. In questo contesto così contraddittorio viene a porsi la VI Giornata Mondiale dei Poveri, con l’invito – ripreso dall’apostolo Paolo – a tenere lo sguardo fisso su Gesù, il quale «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). Nella sua visita a Gerusalemme, Paolo aveva incontrato Pietro, Giacomo e Giovanni i quali gli avevano chiesto di non dimenticare i poveri. La comunità di Gerusalemme, in effetti, si trovava in gravi difficoltà per la carestia che aveva colpito il Paese. E l’Apostolo si era subito preoccupato di organizzare una grande colletta a favore di quei poveri. I cristiani di Corinto si mostrarono molto sensibili e disponibili. Su indicazione di Paolo, ogni primo giorno della settimana raccolsero quanto erano riusciti a risparmiare e tutti furono molto generosi.

Come se il tempo non fosse mai trascorso da quel momento, anche noi ogni domenica, durante la celebrazione della santa Eucaristia, compiamo il medesimo gesto, mettendo in comune le nostre offerte perché la comunità possa provvedere alle esigenze dei più poveri. È un segno che i cristiani hanno sempre compiuto con gioia e senso di responsabilità, perché nessun fratello e sorella debba mancare del necessario. Lo attestava già il resoconto di San Giustino, che, nel secondo secolo, descrivendo all’imperatore Antonino Pio la celebrazione domenicale dei cristiani, scriveva così: «Nel giorno chiamato “del Sole” ci si raduna tutti insieme, abitanti delle città o delle campagne e si leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei profeti finché il tempo lo consente. […] Si fa quindi la spartizione e la distribuzione a ciascuno degli elementi consacrati e attraverso i diaconi se ne manda agli assenti. I facoltosi e quelli che lo desiderano danno liberamente, ciascuno quello che vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso il sacerdote. Questi soccorre gli orfani, le vedove, e chi è indigente per malattia o per qualche altra causa, i carcerati, gli stranieri che si trovano presso di noi: insomma, si prende cura di chiunque sia nel bisogno» (Prima Apologia, LXVII, 1-6).

4. Tornando alla comunità di Corinto, dopo l’entusiasmo iniziale il loro impegno cominciò a venire meno e l’iniziativa proposta dall’Apostolo perse di slancio. È questo il motivo che spinge Paolo a scrivere in maniera appassionata rilanciando la colletta, «perché, come vi fu la prontezza del volere, così vi sia anche il compimento, secondo i vostri mezzi» (2 Cor 8,11).

Penso in questo momento alla disponibilità che, negli ultimi anni, ha mosso intere popolazioni ad aprire le porte per accogliere milioni di profughi delle guerre in Medio Oriente, in Africa centrale e ora in Ucraina. Le famiglie hanno spalancato le loro case per fare spazio ad altre famiglie, e le comunità hanno accolto con generosità tante donne e bambini per offrire loro la dovuta dignità. Tuttavia, più si protrae il conflitto, più si aggravano le sue conseguenze. I popoli che accolgono fanno sempre più fatica a dare continuità al soccorso; le famiglie e le comunità iniziano a sentire il peso di una situazione che va oltre l’emergenza. È questo il momento di non cedere e di rinnovare la motivazione iniziale. Ciò che abbiamo iniziato ha bisogno di essere portato a compimento con la stessa responsabilità.

5. La solidarietà, in effetti, è proprio questo: condividere il poco che abbiamo con quanti non hanno nulla, perché nessuno soffra. Più cresce il senso della comunità e della comunione come stile di vita e maggiormente si sviluppa la solidarietà. D’altronde, bisogna considerare che ci sono Paesi dove, in questi decenni, si è attuata una crescita di benessere significativo per tante famiglie, che hanno raggiunto uno stato di vita sicuro. Si tratta di un frutto positivo dell’iniziativa privata e di leggi che hanno sostenuto la crescita economica congiunta a un concreto incentivo alle politiche familiari e alla responsabilità sociale. Il patrimonio di sicurezza e stabilità raggiunto possa ora essere condiviso con quanti sono stati costretti a lasciare le loro case e il loro Paese per salvarsi e sopravvivere. Come membri della società civile, manteniamo vivo il richiamo ai valori di libertà, responsabilità, fratellanza e solidarietà. E come cristiani, ritroviamo sempre nella carità, nella fede e nella speranza il fondamento del nostro essere e del nostro agire.

6. È interessante osservare che l’Apostolo non vuole obbligare i cristiani costringendoli a un’opera di carità. Scrive infatti: «Non dico questo per darvi un comando» (2 Cor 8,8); piuttosto, egli intende «mettere alla prova la sincerità» del loro amore nell’attenzione e premura verso i poveri (cfr ibid.). A fondamento della richiesta di Paolo sta certamente la necessità di aiuto concreto, tuttavia la sua intenzione va oltre. Egli invita a realizzare la colletta perché sia segno dell’amore così come è stato testimoniato da Gesù stesso. Insomma, la generosità nei confronti dei poveri trova la sua motivazione più forte nella scelta del Figlio di Dio che ha voluto farsi povero Lui stesso.

L’Apostolo, infatti, non teme di affermare che questa scelta di Cristo, questa sua “spogliazione”, è una «grazia», anzi, «la grazia del Signore nostro Gesù Cristo» (2 Cor 8,9), e solo accogliendola noi possiamo dare espressione concreta e coerente alla nostra fede. L’insegnamento di tutto il Nuovo Testamento ha una sua unità intorno a questo tema, che trova riscontro anche nelle parole dell’apostolo Giacomo: «Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla» (Gc 1,22-25).

7. Davanti ai poveri non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche e si mette in pratica la fede attraverso il coinvolgimento diretto, che non può essere delegato a nessuno. A volte, invece, può subentrare una forma di rilassatezza, che porta ad assumere comportamenti non coerenti, quale è l’indifferenza nei confronti dei poveri. Succede inoltre che alcuni cristiani, per un eccessivo attaccamento al denaro, restino impantanati nel cattivo uso dei beni e del patrimonio. Sono situazioni che manifestano una fede debole e una speranza fiacca e miope.

Sappiamo che il problema non è il denaro in sé, perché esso fa parte della vita quotidiana delle persone e dei rapporti sociali. Ciò su cui dobbiamo riflettere è, piuttosto, il valore che il denaro possiede per noi: non può diventare un assoluto, come se fosse lo scopo principale. Un simile attaccamento impedisce di guardare con realismo alla vita di tutti i giorni e offusca lo sguardo, impedendo di vedere le esigenze degli altri. Nulla di più nocivo potrebbe accadere a un cristiano e a una comunità dell’essere abbagliati dall’idolo della ricchezza, che finisce per incatenare a una visione della vita effimera e fallimentare.

Non si tratta, quindi, di avere verso i poveri un comportamento assistenzialistico, come spesso accade; è necessario invece impegnarsi perché nessuno manchi del necessario. Non è l’attivismo che salva, ma l’attenzione sincera e generosa che permette di avvicinarsi a un povero come a un fratello che tende la mano perché io mi riscuota dal torpore in cui sono caduto. Pertanto, «nessuno dovrebbe dire che si mantiene lontano dai poveri perché le sue scelte di vita comportano di prestare più attenzione ad altre incombenze. Questa è una scusa frequente negli ambienti accademici, imprenditoriali o professionali, e persino ecclesiali. […] Nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 201). È urgente trovare nuove strade che possano andare oltre l’impostazione di quelle politiche sociali «concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei poveri e tanto meno inserita in un progetto che unisca i popoli» (Enc. Fratelli tutti, 169). Bisogna tendere invece ad assumere l’atteggiamento dell’Apostolo che poteva scrivere ai Corinzi: «Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza» (2 Cor 8,13).

8. C’è un paradosso che oggi come nel passato è difficile da accettare, perché si scontra con la logica umana: c’è una povertà che rende ricchi. Richiamando la “grazia” di Gesù Cristo, Paolo vuole confermare quello che Lui stesso ha predicato, cioè che la vera ricchezza non consiste nell’accumulare «tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano» (Mt 6,19), ma piuttosto nell’amore vicendevole che ci fa portare i pesi gli uni degli altri così che nessuno sia abbandonato o escluso. L’esperienza di debolezza e del limite che abbiamo vissuto in questi ultimi anni, e ora la tragedia di una guerra con ripercussioni globali, devono insegnare qualcosa di decisivo: non siamo al mondo per sopravvivere, ma perché a tutti sia consentita una vita degna e felice. Il messaggio di Gesù ci mostra la via e ci fa scoprire che c’è una povertà che umilia e uccide, e c’è un’altra povertà, la sua, che libera e rende sereni.

La povertà che uccide è la miseria, figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse. È la povertà disperata, priva di futuro, perché imposta dalla cultura dello scarto che non concede prospettive né vie d’uscita. È la miseria che, mentre costringe nella condizione di indigenza estrema, intacca anche la dimensione spirituale, che, anche se spesso è trascurata, non per questo non esiste o non conta. Quando l’unica legge diventa il calcolo del guadagno a fine giornata, allora non si hanno più freni ad adottare la logica dello sfruttamento delle persone: gli altri sono solo dei mezzi. Non esistono più giusto salario, giusto orario lavorativo, e si creano nuove forme di schiavitù, subite da persone che non hanno alternativa e devono accettare questa velenosa ingiustizia pur di racimolare il minimo per il sostentamento.

La povertà che libera, al contrario, è quella che si pone dinanzi a noi come una scelta responsabile per alleggerirsi della zavorra e puntare sull’essenziale. In effetti, si può facilmente riscontrare quel senso di insoddisfazione che molti sperimentano, perché sentono che manca loro qualcosa di importante e ne vanno alla ricerca come erranti senza meta. Desiderosi di trovare ciò che possa appagarli, hanno bisogno di essere indirizzati verso i piccoli, i deboli, i poveri per comprendere finalmente quello di cui avevano veramente necessità. Incontrare i poveri permette di mettere fine a tante ansie e paure inconsistenti, per approdare a ciò che veramente conta nella vita e che nessuno può rubarci: l’amore vero e gratuito. I poveri, in realtà, prima di essere oggetto della nostra elemosina, sono soggetti che aiutano a liberarci dai lacci dell’inquietudine e della superficialità.

Un padre e dottore della Chiesa, San Giovanni Crisostomo, nei cui scritti si incontrano forti denunce contro il comportamento dei cristiani verso i più poveri, scriveva: «Se non puoi credere che la povertà ti faccia diventare ricco, pensa al Signore tuo e smetti di dubitare di questo. Se egli non fosse stato povero, tu non saresti ricco; questo è straordinario, che dalla povertà derivò abbondante ricchezza. Paolo intende qui con “ricchezze” la conoscenza della pietà, la purificazione dai peccati, la giustizia, la santificazione e altre mille cose buone che ci sono state date ora e sempre. Tutto ciò lo abbiamo grazie alla povertà» (Omelie sulla II Lettera ai Corinzi, 17,1).

9. Il testo dell’Apostolo a cui si riferisce questa VI Giornata Mondiale dei Poveri presenta il grande paradosso della vita di fede: la povertà di Cristo ci rende ricchi. Se Paolo ha potuto dare questo insegnamento – e la Chiesa diffonderlo e testimoniarlo nei secoli – è perché Dio, nel suo Figlio Gesù, ha scelto e percorso questa strada. Se Lui si è fatto povero per noi, allora la nostra stessa vita viene illuminata e trasformata, e acquista un valore che il mondo non conosce e non può dare. La ricchezza di Gesù è il suo amore, che non si chiude a nessuno e a tutti va incontro, soprattutto a quanti sono emarginati e privi del necessario. Per amore ha spogliato sé stesso e ha assunto la condizione umana. Per amore si è fatto servo obbediente, fino a morire e a morire in croce (cfr Fil 2,6-8). Per amore si è fatto «pane di vita» (Gv 6,35), perché nessuno manchi del necessario e possa trovare il cibo che nutre per la vita eterna. Anche ai nostri giorni sembra difficile, come lo fu allora per i discepoli del Signore, accettare questo insegnamento (cfr Gv 6,60); ma la parola di Gesù è netta. Se vogliamo che la vita vinca sulla morte e la dignità sia riscattata dall’ingiustizia, la strada è la sua: è seguire la povertà di Gesù Cristo, condividendo la vita per amore, spezzando il pane della propria esistenza con i fratelli e le sorelle, a partire dagli ultimi, da quanti mancano del necessario, perché sia fatta uguaglianza, i poveri siano liberati dalla miseria e i ricchi dalla vanità, entrambe senza speranza.

10. Il 15 maggio scorso ho canonizzato Fratel Charles de Foucauld, un uomo che, nato ricco, rinunciò a tutto per seguire Gesù e diventare con Lui povero e fratello di tutti. La sua vita eremitica, prima a Nazaret e poi nel deserto sahariano, fatta di silenzio, preghiera e condivisione, è una testimonianza esemplare di povertà cristiana. Ci farà bene meditare su queste sue parole: «Non disprezziamo i poveri, i piccoli, gli operai; non solo essi sono i nostri fratelli in Dio, ma sono anche quelli che nel modo più perfetto imitano Gesù nella sua vita esteriore. Essi ci rappresentano perfettamente Gesù, l’Operaio di Nazaret. Sono primogeniti tra gli eletti, i primi chiamati alla culla del Salvatore. Furono la compagnia abituale di Gesù, dalla sua nascita alla sua morte […]. Onoriamoli, onoriamo in essi le immagini di Gesù e dei suoi santi genitori […]. Prendiamo per noi [la condizione] che egli ha preso per sé […]. Non cessiamo mai di essere in tutto poveri, fratelli dei poveri, compagni dei poveri, siamo i più poveri dei poveri come Gesù, e come lui amiamo i poveri e circondiamoci di loro» ( Commenti al Vangelo di Luca, Meditazione 263). [1] Per Fratel Charles queste non furono solo parole, ma stile concreto di vita, che lo portò a condividere con Gesù il dono della vita stessa.

Questa VI Giornata Mondiale dei Poveri diventi un’opportunità di grazia, per fare un esame di coscienza personale e comunitario e domandarci se la povertà di Gesù Cristo è la nostra fedele compagna di vita.

Roma, San Giovanni in Laterano, 13 giugno 2022, Memoria di Sant’Antonio di Padova.

Domenica 20 novembre in Seminario a Faenza, la preghiera per le vittime di abusi

Il prossimo 18 novembre ricorre la seconda Giornata nazionale di preghiera per le vittime di abusi. In questo modo, ci viene data occasione per la riflessione e la preghiera su una piaga mondiale che purtroppo non ha risparmiato le comunità cristiane.

Papa Francesco, continuando un percorso già in atto, nel 2019 ha dato un impulso molto forte all’impegno della Chiesa su questo fronte. Anche nella nostra diocesi è stato istituito un servizio per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili.  Il servizio ha como scopo principale la formazione degli operatori pastorali. Si avvale anche di una persona addetta all’ascolto di segnalazioni (contattabile al 388 9724935 nei seguenti orari: il lunedì dalle 8.30 alle 12.30; il giovedì dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30).

In questo 2022, si terrà anche un momento di preghiera aperto a tutta la diocesi. Si è deciso di caratterizzare in tal senso l’Adorazione eucaristica e la celebrazione dei Vespri ordinariamente in programma la domenica sera in Seminario. L’appuntamento è per domenica 20 novembre alle ore 19 (ingresso da via insorti 56).


Don Marco Donati nuovo parroco del Paradiso, il vescovo: “Vai in mezzo al popolo e getta le reti per costruire il Regno di Dio”

Una grande festa per tutta la comunità. Don Marco Donati, è il nuovo parroco di San Savino e Pieve Ponte di Faenza. L’ingresso è stato celebrato il 5 novembre scorso nella messa presieduta dal vescovo, monsignor Mario Toso, di cui riportiamo l’omelia.

L’omelia del vescovo

Cari fratelli e sorelle, viviamo un momento particolare di gioia perché le vostre comunità parrocchiali di san Savino e di san Procolo alla Pieve Ponte ricevono il loro nuovo parroco nella persona del presbitero don Marco Donati. Non si tratta di un momento formale, che tocca in maniera estrinseca la vita dei credenti. Il nuovo parroco è colui che nella parrocchia affidatagli dal vescovo, con lo stesso vescovo è chiamato a partecipare al ministero di Cristo, coadiuvato da altri presbiteri, diaconi e dall’apporto dei fedeli laici. Mentre rende presente e operante Gesù Cristo nella santa Chiesa, coordina Le attività parrocchiali a servizio del compito primario dell’evangelizzazione. Per mezzo della sua sollecitudine pastorale i fedeli rinascono dall’acqua e dallo Spirito per formare un’unica famiglia, riunita nell’ascolto della Parola, nella celebrazione dell’Eucaristia. L’esperienza della comunità cristiana trova nella frazione del pane il dato costitutivo della sua identità, il dinamismo d’amore della sua missione nel tempo. L’Eucaristia fa la Chiesa, la rende comunione-comunità, la costituisce popolo missionario nel mondo. Come ci ha detto l’odierna pagina evangelica (cf Lc 20, 27-38) si tratta di un popolo che vive in Dio, il Dio dei viventi, ossia Colui a cui appartiene la vita di tutti. Cristo, vincendo la morte, ci rende partecipi della vita del Padre, vita eterna e piena, e ci pone in cammino verso di Lui.

Caro don Marco, come Cristo, sii in mezzo al tuo popolo per animarlo e rincuorarlo nel gettare le reti, per costruire il Regno di Dio. Sii davanti ad esso per condurlo ad abitare nella città trascendente e gloriosa. Come ho avuto modo di scrivere nella Nota pastorale di quest’anno, ogni comunità ecclesiale deve fare qualcosa per costruire il Regno di Dio. Come Gesù, caro don Marco, invita i credenti, alle volte scoraggiati e delusi dalla pesca infruttuosa, a rientrare in sé stessi, a riconoscere la propria debolezza ed a riprendere con coraggio il lavoro apostolico, non confidando tanto su progetti umani e personali, bensì sul progetto di Dio: un progetto aperto a tutti, non solo ad un «piccolo gregge», a gruppi ristretti. La tua incipiente esperienza di parroco sarà supportata da comunità vive e ricche di iniziative pastorali, formative, grazie a famiglie, catechisti, educatori, grazie all’AC e all’ACR, agli scout dell’Agesci. Le tue parrocchie sono state abituate ad essere aperte al territorio, case tra le casefamiglie nelle famiglieservizio d’amore cristiano nei luoghi della vita, del lavoro, della formazione, della sofferenza, della cura degli anziani. Basti pensare alla casa del Sole, ai Tigli, al Fontanone.  Non vanno dimenticati in particolare i soggetti con cui hanno interagito, e cioè il Centro di Aiuto alla vita, la Casa-famiglia del papa Giovanni XXIII, il Seminario.

Sostenuto dalla preghiera della comunità dell’Ara Crucis, dall’aiuto pastorale di don Gianni e del diacono Danilo, dalla collaborazione del Consiglio pastorale e degli affari economici, potrai incrementare gli aspetti positivi delle tue comunità.

Le parrocchie potranno essere ancor di più scuola di preghiera, luogo ove si cresce nell’amicizia col Signorenell’accoglienza del suo perdono. Il fatto che i bambini e i ragazzi vengano sì numerosi al catechismo, ma meno alla santa Messa, ti solleciterà a riscoprire, con le famiglie, la centralità della frazione del pane: con essa cresce la comunione tra le varie componenti ecclesiali, il senso missionario, lo slancio caritativo verso i più poveri.

La preghiera per le vocazioni era un pilastro dell’attività pastorale di don Romano, parroco dal 1977 sino al 2003. Lo rimane ancora oggi, a fronte della rilevante scarsità degli operai per la vigna del Signore. La presenza del gruppo liturgico e di tanti ministeri anche istituiti potrà imprimere un ulteriore impulso alla vita sacramentale, alla vita di contemplazione che tutti sono chiamati a praticare mentre si opera nei molteplici impegni. I giovani adulti, gli adulti, le famiglie, gli anziani hanno sempre bisogno di una formazione permanente.

Le diverse espressioni delle parrocchie, i diversi gruppi, le aggregazioni e le associazioni, con il tuo aiuto, potranno ancora di più gareggiare nello stimarsi a vicenda e a fare delle stesse parrocchie una casa e scuola di comunione.

Per il servizio alla comunione sono da potenziare gli organismi di partecipazione, incrementando la rotazione degli incarichi, educando alla corresponsabilità. La comunione andrà coltivata, in particolare, nella sua articolazione con l’unità pastorale e, su più vasto raggio, con la pastorale cittadina, oltre che diocesana, investendo sistematicamente nella formazione cristiana e spirituale dei giovani universitari e dei lavoratori, nonché dei numerosi professionisti di cui la città di Faenza è piena. Un aspetto oggi imprescindibile, curato da don Luca tuo predecessore, che qui ringrazio, è stato l’incontro con i cristiani di altre confessioni, in particolare con padre Mihail e la sua comunità moldava di san Savino, senza scordare l’attenzione e il dialogo con tante persone mussulmane e i credenti di altre religioni. La presenza dei credenti non sia presenza insipida nella società, bensì lievito potente di una nuova umanità, di una cultura aperta al trascendente.

La realtà che avrai difronte non è semplice, bensì complessa. Le parrocchie sono oggi, all’interno del cammino sinodale, chiamate a ripensarsi in chiave missionaria, a intensificare i rapporti e le collaborazioni con gli uomini e le donne di buona volontà che abitano i quartieri, a rispondere a urgenze educative sempre più evidenti tra i ragazzi e i giovani che né vanno a scuola né vanno a lavorare, esponendosi a vari rischi. L’aiuto del Signore, l’aiuto di don Bosco che tu conosci bene, il sorriso dei bimbi, la tenerezza e la dolcezza degli anziani ti apriranno il cuore alla speranza. Faranno scendere su di te la benedizione di Dio. I poveri e i più deboli ti faranno comprendere più profondamente e più concretamente che sei in mezzo al tuo popolo per servire più che per essere servito.

                                               + Mario Toso

Foto Morena Sansoni


Ad Alfonsine l’11 novembre un incontro sul fine vita: riflessioni tra fede, legislazione, esperienza medica

Si può chiedere l’eutanasia in Italia? Cosa cambia dopo l’inammissibilità del referendum? Qual è il ruolo del medico nel contesto del fine vita? Sono questi alcuni degli interrogativi che verranno approfonditi nel corso dell’incontro pubblico di venerdì 11 novembre alle 20.30 ad Alfonsine Alla sera della vita. Riflessioni sulla fase terminale della vita terrena.

L’evento, che si terrà alla parrocchia di Santa Maria in Alfonsine (corso Repubblica, 30), è promosso dalla Diocesi di Faenza-Modigliana e da il Piccolo. I relatori della serata saranno l’avvocato Paolo Bontempi, il dottor Angelo Gambi e la dottoressa Gabriella Reggi. L’incontro vedrà la presenza del vescovo monsignor Mario Toso, che ha curato il libro Fine vita. Il punto tra dottrina della fede, legislazione statale ed esperienza medica edito dalla Tipografia faentina e di cui sarà presentata la seconda edizione. Il volume offre chiavi interpretative per tradurre il messaggio della parabola del Buon samaritano nella capacità di accompagnamento della persona malata nelle fasi terminali della vita in modo da assisterla rispettando e promuovendo sempre la sua inalienabile dignità umana, la sua chiamata alla santità.

A Faenza, il 7 novembre un convegno per i 50 anni del Movimento cristiano dei lavoratori

Lunedì 7 novembre alle 17.30, in occasione dei 50 anni del Movimento cristiano dei lavoratori (Mcl), la sezione faentina ha organizzato un convegno dal titolo “Cinquant’anni al servizio dei lavoratori: 8 dicembre 1972 – 8 dicembre 2022”. L’appuntamento avrà luogo al circolo Mcl Giuseppe Fanin (via Severoli 12). I lavori del convegno saranno aperti da Flavio Venturi, presidente unione provinciale Mcl Ravenna. A seguire interverranno il prof. Giampaolo Venturi (L’opera dl Mcl e del sen. Giovanni Bersani a favore dei lavoratori), l’onorevole Edoardo Patriarca (Il contributo dei cattolici in un tempo di profondi cambiamenti), il vescovo monsignor Mario Toso, il segretario generale Cisl Romagna Francesco Marinelli, il presidente di Confcooperative Romagna Mauro Neri, il presidente di Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte, Everardo Minardi delle Acli di Faenza, Annarosa Bandini, responsabile Mlac Diocesi di Faenza-Modigliana. La conclusione dei lavori è affidata ad Antonio Di Matteo, presidente nazionale Mcl.


Arciconfraternita della Beata Vergine delle Grazie: l’assemblea annuale. Confermato rettore don Francesco Cavina

Arciconfraternita IBeata Vergine Grazie

Sabato 24 settembre si è tenuta l’assemblea annuale della Arciconfraternita della Beata Vergine delle Grazie. L’assemblea è stata preceduta dalla Santa Messa nella cappella maggiore del Seminario. Al suo termine, ai confratelli e alle consorelle sono state consegnate le nuove medaglie con il simbolo dell’Arciconfraternita.

Gli aderenti all’Arciconfraternita sono circa novanta e si impegnano a far conoscere la figura di Maria, madre di Dio e di tutti gli uomini (madre anche di chi non la considera o non l’ama), che anche oggi ci aiuta a camminare verso Gesù. Testimoniano la loro devozione alla Madonna un martedì di ogni mese ritrovandosi alle 18 in Duomo davanti all’immagine della Beata Vergine delle Grazie per celebrare la Santa Messa e recitare il rosario. La Beata Vergine delle Grazie è la patrona di tutta la Diocesi e il culmine della sua devozione si ha con i festeggiamenti in suo onore il sabato precedente la seconda domenica di maggio.

All’inizio dell’assemblea sono stati presentati i nuovi confratelli e le nuove consorelle e don Francesco Cavina è stato confermato rettore per i prossimi tre anni. Si è quindi proceduto con la verifica della situazione economica e con le proposte di iniziative per l’anno corrente e per il 2023. Si è poi presa in esame la situazione dell’oratorio “San Pietro in Vincoli”, sede storica dell’Arciconfraternita. Situato al primo piano di un edificio prospicente piazza XI Febbraio, l’oratorio risulta fatiscente e inagibile. Richiederebbe un primo intervento di consolidamento strutturale dei piani e successivamente, nell’ordine, un restauro della facciata, un rifacimento interno degli intonaci e dell’impianto elettrico, un restauro di tutti i mobili. Il costo complessivo degli eventuali lavori è molto alto e si sta studiando se e come sia il caso di realizzarli.
Ma al di là di questo la vita della Confraternita prosegue con l’intento di affidare a Maria le tante necessità della nostra Chiesa e del nostro mondo.

Flavio Babini