Author: samuelemarchi

Monastero invisibile: sussidio di dicembre 2022

Chi aderisce all’iniziativa Monastero invisibile riceve mensilmente e gratuitamente un semplice sussidio: lungo tutto il 2022 saranno gli amici e le amiche di Gesù ‘della prima ora’ a orientare l’intercessione chiedendo innanzitutto a noi di coinvolgerci e di farci discepoli.  Chi concorda… può prendere contatti con Ufficio Giovani e vocazione e anche estendere l’invito ad altri. Accordati nel Signore, saremo esauditi. Parola Sua!

Per aderire al Monastero invisibile o condividere proposte, idee e opinioni, scrivere a pastoralevocazionale@diocesifaenza.it

L’equipe diocesana del Monastero invisibile

Referenti Monastero invisibile:

Nel caso decidessi di partecipare a questo percorso, ecco alcuni contatti che ti possono aiutare, guidare e accompagnare lungo il cammino :

Santa Maria Maddalena in Faenza, Luciana 333 2155714
San Savino (Beata Vergine del Paradiso) in Faenza, Rosangela 334 9566029
Santa Maria del Rosario in Errano, Cristina 389 9920412
Parrocchia di San Martino in Reda, Antonietta 3393798202

Scarica il sussidio di dicembre

Monastero invisibile dicembre 2022


Un cristiano e un musulmano amici. A Faenza, il 10 dicembre, il monologo teatrale

Sabato 10 dicembre al cinema Europa di Faenza (via Sant’Antonino 4) è in programma il monologo teatrale Pierre e Mohamed. Un cristiano e un musulmano amici. Fino alla morte. Insieme. Lo spettacolo è ispirato alla storia vera raccontata nell’omonimo libro di Adrien Candiard. I due amici sono Pierre Claverie, un vescovo cattolico, e Mohamed Bouchikhi, un giovane musulmano. A salire sul palco è Lorenzo Bassotto, con adattamento teatrale regia e musiche di Francesco Argello.

L’evento è promosso dalla Diocesi di Faenza-Modigliana, dal Tavolo del dialogo interreligioso, dal Comune e dall’Unione della Romagna faentina, dalla Consulta del Volontariato, in collaborazione della Regione.
Ingresso a offerta libera.


Gmg diocesana: in 250 giovani a Errano. Le prime info su Lisbona 2023

Fede, amicizia, condivisione. In 250 giovani sabato scorso hanno partecipato alla Gmg diocesana ospitata dalla parrocchia di Errano. Un’occasione per riflettere assieme sulla spiritualità del cammino, con il capo formatore Agesci Andrea Provini. E poi la veglia e la professione di fede per 25 giovani presieduta dal vescovo Mario. Non sono mancati momenti di festa, accompagnati dalla musica dei BastardJazz. A Errano sono state infine date le prime info sulla Gmg mondiale di Lisbona, in programma nell’estate 2023. Approfondiamo alcuni di questi temi con don Massimo Geminiani, incaricato alla Pastorale giovanile.

Intervista a don Massimo Geminiani: “I giovani cercano testimoni autentici, ripartire da lì”

Don Massimo, quali riflessioni ed emozioni ci lascia la Gmg diocesana che si è svolta a Errano?

La presenza di così tanti giovani: non ci aspettavamo una risposta così grande. Questo è segno del desiderio dei nostri ragazzi e ragazze di ripartire e di essere parte della Chiesa. I giovani hanno potuto guardarsi attorno e vedere che tanti altri condividono lo stesso cammino con loro. Siamo molto soddisfatti di questa giornata: l’organizzazione è stata faticosa, ma è stata pienamente ripagata. Il messaggio del Papa in vista della Gmg di Lisbona – Maria si alzò e andò in fretta – ha guidato il tempo trascorso assieme. Il Papa invita i giovani a mettersi in cammino e non chiudersi in se stessi. Maria appena incinta, per tanti motivi, avrebbe potuto pensare prima a se stessa. Eppure è subito corsa a salutare Elisabetta che in quel momento aveva bisogno di lei. Questo messaggio ci invita a riflettere su quali “frette” ci muovono, quali sono quelle giuste e quali invece vanno evitate. Quelle buone sono quelle che ci aprono alla relazione con Dio e con gli altri.

Su cosa punterete quest’anno come Pastorale Giovanile?

Il messaggio del Papa sarà il filo rosso che avrà poi nella Gmg di Lisbona il suo coronamento. La dimensione del viaggio e del camminare insieme, oltre che del Sinodo, sarà costituiva di quest’anno di Pastorale giovanile. Un viaggio che sarà fatto di momenti di festa, di preghiera, di condivisione con le varie comunità parrocchiali; queste ultime sono la prima grande base in cui i giovani fanno l’esperienza di Chiesa. Un cammino che è fatto insieme a tante altre realtà, associazioni e movimenti, ognuna con il suo carisma.

Qual è la chiave per avvicinare i giovani alla Chiesa?

Sono sempre più convinto che a fare la differenza sia l’aria che si respira nei nostri ambienti, il clima che si percepisce. I giovani hanno le “antenne dritte” su questi aspetti e colgono subito se un ambiente è autentico. Quello che li fa restare nei nostri ambienti è il tipo di relazioni che riusciamo a costruire, che va oltre il semplice divertimento. Questo i giovani lo percepiscono e vanno aiutati a capire che Dio sta proprio in quel tipo di relazioni; non è quindi un pensiero astratto, ma qualcuno con cui entri in relazione e che rende speciale lo stare assieme.

Come funzioneranno le iscrizioni alla Gmg di Lisbona?

L’organizzazione è romagnola e le iscrizioni verranno gestite dal nostro ufficio. La piattaforma italiana inerente la Gmg aprirà a gennaio. I pacchetti previsti dalla nostra Diocesi saranno vari: quello di base prevede il viaggio a Lisbona dall’1 al 6 agosto. Stiamo lavorando poi a due ulteriori possibilità: la prima prevede il passaggio a Lourdes, con alcuni giorni di soggiorno lì, mentre con l’altra opzione stiamo valutando un gemellaggio con una diocesi portoghese la settimana antecedente la Gmg. Rispetto ad altri anni ci sono difficoltà in più dal punto di vista organizzativo, in particolare per l’aumento dei costi di trasporto. Sarà dunque necessario muoversi anche in un’ottica di autofinanziamento. La fatica sarà però ripagata dal poter vivere assieme questo grande incontro di Chiesa.


Il saluto del vescovo Mario ai moderatori e segretari del Cammino sinodale: parte il 2° anno di ascolto

Di seguito viene riportato il saluto del vescovo Mario ai moderatori e segretari del Cammino sinodale in Diocesi. Il 28 novembre in Seminario è stato infatti presentato dall’équipe il secondo anno di Ascolto. 

Carissimi,

sono contento di vedervi così numerosi anche in questo secondo anno del cammino sinodale.

La nostra Chiesa diocesana, grazie a voi, ha fatto sentire la sua voce e ora vi chiede di approfondire e di allargare quanto è stato fatto.

Mentre dico questo potrebbero sorgere due obiezioni: “Ancora? Non abbiamo già ascoltato? Cosa dobbiamo ascoltare di nuovo?”; si potrebbe, cioè, avere la paura di ripetere qualcosa di già fatto. E, poi, ci si potrebbe anche chiedere: “Ma con tutte le cose che dobbiamo fare, come facciamo ad aggiungere anche questa? Non ci viene chiesto troppo?”.

 

L’incontro di questa sera intende rispondere alle due domande-obiezioni:

  • non dobbiamo fare un doppione dell’anno scorso: siamo chiamati, piuttosto, ad approfondire e ad allargare su tematiche specifiche che chiamiamo cantieri (e che questa sera verranno presentati a partire dal Vademecum diocesano Di una cosa sola c’è bisogno, che è stato preparato con cura e che vi sarà distribuito). I cantieri sono quattro: l’annuncio, le relazioni, i ministeri e la liturgia;
  • non dobbiamo fare lo sforzo di aggiungere tante cose, quanto di trasformare le realtà in cui viviamo e operiamo – pensiamo anche solo alle nostre aggregazioni, associazioni, ai nostri movimenti) in strumenti o luoghi di sinodalità, di ascolto, di annuncio, di servizio.

 

Su questo aspetto, il terzo cantiere sui ministeri ci può dare una mano a riscoprire nell’ascolto della Parola, nella vita spirituale, nella preghiera la fonte e l’alimento di ogni servizio nella e per la Chiesa.

Vi ringrazio per quanto avete fatto e state facendo. Ugualmente vi inviterei a continuare in questo servizio con cuore e mente aperti allo Spirito. La nostra Chiesa di Faenza-Modigliana ha bisogno di voi, della vostra capacità di ascoltare e di raccogliere quanto emerge dal santo Popolo di Dio dei nostri territori: voi siete il volto concreto di una Chiesa che annuncia, che accoglie, che ascolta la voce dello Spirito d’amore e di verità.

Senza di voi questo cammino rimarrebbe solo sulla carta, in tante parole: grazie a voi esso potrà, invece, incarnarsi nelle pieghe della società, a contatto con la realtà e gli uomini di oggi, per un annuncio nuovo. Dobbiamo pensare che l’obiettivo di tutto il nostro lavoro è quello di porre oggi le condizioni perché un domani, in questo territorio, possa continuare l’annuncio del Signore Gesù, che con la sua incarnazione, morte e risurrezione è venuto a salvare le persone, a far nuove tutte le cose.

Ci alziamo in piedi e iniziamo questa serata con il segno della croce e la preghiera allo Spirito Santo perché venga a prendere casa nei nostri cuori.

 

La preghiera del Sinodo

Siamo davanti a Te, Spirito Santo,

mentre ci riuniamo nel Tuo nome.

Con Te solo a guidarci,
vieni e prendi casa nei nostri cuori;

insegnaci la via da seguire
e come dobbiamo percorrerla.

Siamo deboli e peccatori,
non lasciare che promuoviamo il disordine.

Non lasciare che l’ignoranza
ci porti sulla strada sbagliata
né che la parzialità influenzi le nostre azioni.

Fa’ che troviamo in Te la nostra unità
affinché possiamo camminare insieme verso la vita eterna

e non ci allontaniamo dalla via della verità

e da ciò che è giusto.

Tutto questo chiediamo a te,
che sei all’opera in ogni luogo e in ogni tempo,

nella comunione del Padre e del Figlio,
nei secoli dei secoli.

Amen.


Il 27 novembre si è celebrata la Giornata della Casa del Clero

Da qualche anno il nostro vescovo Mario Toso ha voluto dedicare la prima domenica di Avvento, inizio del nuovo anno liturgico, alla conoscenza e al sostegno dell’importante e necessaria struttura della Casa del Clero Card. Cicognani, inaugurata il 25 giugno 2016. Qui vengono accolti sacerdoti e persone religiose di età avanzata, bisognosi di essere custoditi anche per il loro stato di salute. Al momento sono accolti sette sacerdoti e una suora in appartamentini individuali a seconda delle condizioni e necessità di ciascuno e due sacerdoti nei posti convenzionati con l’Opera Santa Teresa. Il coordinatore della Casa del clero Danilo Cicognani, sempre vicino a tutti gli ospiti della Casa, ricorda alcuni sacerdoti che, in questi anni, sono passati dalla… ‘casa del clero… alla casa del Cielo’.

Dalla casa del clero… alla casa del Cielo

don Piero drei
Il ricordo più vicino è rivolto a don Piero Drei, arrivato nelle nostre stanze dell’Rsa nell’estate del 2017 poi a novembre trasferitosi negli appartamenti. Ho passato molto tempo con lui, è stato un prete sempre in moto, abbiamo trascorso molte mattine a camminare insieme finché la salute gliel’ha consentito. Per lui era fondamentale entrare in relazione con le persone e sentiva molto il passaggio dalla parrocchia di Glorie alla Casa del Clero per l’assenza dei bimbi dell’asilo, dei parrocchiani e dei collaboratori. Nonostante questa fatica è riuscito a ricostruire rapporti andando a servire a San Pier Laguna e dialogando con i nostri volontari. Ha mantenuto rapporti coi ragazzi seguiti al Ceis di Ravenna, alle loro famiglie; durante questi ultimi anni ha continuato a chiamarli e invitarli; teneva anche appesi quadri che gli erano stati regalati da loro. Ha sopportato in modo esemplare la sua malattia… una vera croce da portare, soprattutto nell’ultimo anno; un anno nel quale lentamente ma progressivamente si è visto portar via le proprie autonomie fino al saluto conclusivo dal letto di ospedale. Nella convivenza col proprio dolore don Piero ha lasciato a tutti una testimonianza di fede profonda e autentica. Don Piero pregava spesso: quando lo si andava a trovare voleva pregare insieme il Santo Rosario. Don Romano Baldassari è arrivato nella nostra struttura già in conclamata malattia. Una delle malattie più invalidanti e impegnative. Sei lunghi anni che lentamente l’hanno spento. Nei primi tempi ho potuto condividere uno sprazzo del don Romano di un tempo. Camminando insieme gustava le cose belle del creato che lui amava, poi la preghiera alla Madonnina, la sua capacità di scherzare e farsi capire con gli sguardi quando le parole non potevano più assisterlo. Di don Romano ci tengo a dire che faticava molto a esprimersi, ma credo che per molto tempo abbia capito tutto quello che gli succedeva intorno anche se non riusciva a esprimerlo… Occorreva tempo per ascoltarlo, per osservarlo, ma alla fine ci si intendeva. Anche per lui, le ultime frasi che gli ho sentito pronunciare sono state le preghiere.
don-antonio-bandini
Don Antonio Bandini è stato con noi poco. Mi colpì la prima volta che lo incontrai quando mi disse: «Io coi preti non ci voglio stare, sono una brutta razza!». Poi una volta arrivato, pur muovendosi con la carrozzina, voleva a tutti i costi incontrare e dialogare coi confratelli a tavola; li andava proprio a salutare uno a uno. Era una persona che non si lamentava mai. Anche per lui la relazione coi parrocchiani è stata una grande forza, tanto che durante i pochi mesi trascorsi in questa casa, diverse volte ho organizzato coi suoi amici delle video-chiamate. Mi dispiace averlo visto così gravato dalla malattia, mi sarebbe piaciuto conoscerlo in forma.
Fra Agostino Vandi è stato con noi quasi quattro anni; una persona squisita che ha speso la vita per i Francescani di Faenza lavorando sodo e pregando. Alla Casa del Clero era molto fedele nel pregare i “suoi 50 Padre nostro”. Era una presenza gentile e, per l’età, direi pure delicata. Sempre in pace, ricordava con passione il proprio lavoro nella “cerca”, scherzando diceva di aver “finito” tre camion. Del vescovo monsignor Giuseppe Fabiani posso dire poco perché è arrivato allettato ed è stato molto in casa; è comunque stato un onore la sua presenza per noi. Comunicava soprattutto con delle occhiate perché faticava a parlare.
Monsignor Roberto Brunato, è difficile pensare che siano già passati quattro anni dal suo saluto o arrivederci. Una persona calda, simpatica. Lo riesco a ricordare solo col sorriso, nonostante gli ultimi mesi costretto a letto. Mi è stato accanto in dei momenti di fatica facendomi vedere un po’ di luce dove mi parevano esserci ombre. Una presenza preziosa. Monsignor Giuseppe Piazza è stato con noi davvero poco. Ricordo che sempre amava parlare di Lourdes. Mi torna in mente un episodio: fece recitare a tutti i confratelli a tavola più volte una preghiera a lui cara dedicata alla Madonna. Mi sembrava iniziasse più o meno così: “vorrei essere un fiore, un fiore che…”. Dopo aver spiritualmente vissuto e annunciato tante apparizioni sulla terra…, andando in paradiso è lui che finalmente è apparso alla Madonna! La vicinanza che la Provvidenza mi ha dato di vivere con voi sacerdoti, particolarmente negli ultimi giorni della vostra vita terrena, mi porta a un profondo e sincero senso di gratitudine per il bene da voi ricevuto e per quanto ancora farete dal Cielo, grazie.

Danilo Cicognani

Nella foto: don Piero Drei, don Marco Farlofi e don Romano Baldassari


Giornata del Ringraziamento, il vescovo Mario: “Custodi e fratelli della casa comune, il lavoro deve essere improntato su giustizia ed equità”

ringraziamento

Domenica 27 novembre a Solarolo si è celebrata la Giornata provinciale del Ringraziamento per i frutti della terra. Iniziativa che trova in Coldiretti l’associazione promotrice sull’intero territorio nazionale. La celebrazione, nella chiesa Arcipretale è stata presieduta dal vescovo della Diocesi di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso. Presente anche l’assistente ecclesiastico Coldiretti, don Tiziano Zoli, parroco di Solarolo. I vertici ravennati di Coldiretti e i soci locali sono intervenuti alla giornata in questo tempo di fine raccolta dei vari prodotti agricoli. Di seguito riportiamo l’omelia del vescovo Mario.

L’omelia del vescovo Mario a Solarolo

Cari fratelli e sorelle, responsabili della Coldiretti, caro parroco don Tiziano Zoli, assistente ecclesiastico locale, autorità civili e militari, celebrare la 72.a Giornata Nazionale del Ringraziamento nella prima Domenica di Avvento riempie questo momento liturgico di gratitudine al Signore e di un significato più ricco. Ogni anno celebriamo l’Avvento andando insieme al monte del Signore, per incontrare il Signore che viene. Egli ci insegna le sue vie. Così possiamo camminare lungo i suoi sentieri. Celebrare anche quest’anno l’Avvento non è un tornare indietro. È un rincontrare il Signore per procedere nel nostro cammino, per andare in avanti, per progredire verso il nostro compimento, verso la realizzazione piena del Regno di Dio. Con l’Avvento, il Signore visita l’umanità. La prima visita – lo sappiamo tutti – è avvenuta con l’Incarnazione, con la nascita di Gesù nella grotta di Betlemme. La seconda visita avviene nel presente: il Signore ci visita continuamente, ogni giorno, cammina al nostro fianco ed è una presenza di consolazione. Infine, ci sarà la terza ed ultima visita, che professiamo ogni volta che recitiamo il Credo: «Di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti». Il Signore oggi ci parla di quest’ultima sua visita, quella che avverrà alla fine dei tempi, e ci dice dove approderà il nostro cammino. La nostra vita, dunque, è un pellegrinaggio su questa terra, verso un mondo nuovo, un mondo trascendente, che comprende la realtà presente ma anche la supera. Durante il nostro cammino la terra ci è affidata come un giardinoL’immagine del giardino esprime la bellezza del creato e suggerisce il compito degli uomini: esserne i custodi e i coltivatori. Purtroppo, come stiamo constatando in questi anni di cambiamento del clima, di inquinamento, di uso sconsiderato delle risorse, di lavoro sfruttato, di guerra e di scarsità dei beni primari, tra i quali l’acqua, le relazioni dell’uomo con la terra appaiono segnate da difficoltà non piccole ma anche da fallimenti disastrosi. Non poche volte all’interno dell’attività agricola si infiltra un agire che crea grandi squilibri economici, sociali e ambientali. È ormai ampiamente documentata in alcune regioni italiane l’attività delle agromafie, che fanno scivolare verso l’economia sommersa anche settori e soggetti tradizionalmente sani, coinvolgendoli in reti di relazioni corrotte. Nelle imprese catturate da dinamiche ingiuste si rafforzano comportamenti che minacciano a un tempo la qualità del cibo prodotto e i diritti dei lavoratori coinvolti nella produzione. Si tratta di «strutture di peccato» – affermano i vescovi della Commissione per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei nel loro Messaggio per la Giornata del ringraziamento – che si infiltrano nella filiera della produzione alimentare. Esistono forme di lavoro che portano a sfruttamento e talvolta alla tratta, le cui vittime sono spesso persone vulnerabili, come i lavoratori e le lavoratrici immigrati o minorenni, costretti a condizioni di lavoro e di vita disumane e senza particolari tutele.

Tutto questo ci fa pensare quanto debba essere il nostro impegno nel migliorare le condizioni dell’agricoltura, affinché essa possa essere sempre più al servizio delle famiglie e del bene comune. Il nostro essere qui a celebrare l’Eucaristia vuol dire non solo offerta di ringraziamento per i doni ricevuti dal lavoro dell’uomo e dalla bontà del Signore, ma anche richiesta di perdono e promessa di mantenerci uniti con il Risorto che, dopo la sua risurrezione, è presente nella storia. Vi continua a lavorare per portare a compimento la nuova creazione da Lui iniziata con la sua incarnazione. Quando i lavoratori mantengono il legame con il Signore Risorto, operante nella storia, e lo mantengono non solo nella fatica, ma anche nella preghiera, ravvivano la loro vocazione di custodi del fratello e della casa comune. Una cura scrupolosa e competente del creato scaturirà dalla comunione con il Signore che si incarna, redime e trasfigura le relazioni.  Queste saranno improntate a giustizia ed equità. Gli uomini e le donne potranno godere dei frutti del loro lavoro appassionato e competente. Sparirà la cultura del profitto iniquo, lo sfruttamento che umilia. Cresceranno la legalità e la trasparenza, la gioia del lavoro libero, creativo, partecipativo, solidale. Le imprese che promuovono lavoro ed ambiente sono garanzia di inclusione sociale, luogo di formazione delle coscienze all’imprendibilità e al servizio della società.

Il Signore accolga il nostro più vivo ringraziamento perché ci ha accompagnati in percorsi ricchi di vita e ha dato vigore al nostro dono. Continui a purificare il nostro cuore di figli che lo amano e lo servono con gioia e con passione. Rafforzi il nostro desiderio di custodire e di coltivare sempre più e meglio il creato che ci è stato dato in affidamento e in amministrazione, per noi e per tutti gli uomini di ogni generazione.  Non dimentichiamo la nostra missione di evangelizzare il mondo rurale, di «socializzare» in esso il Vangelo, perché attraverso la nostra mente e il nostro cuore possa rispondere alla sua vocazione, a lode e gloria di Dio Padre. A fronte di problemi che investono il mondo, l’umanità intera, dobbiamo riconoscere che le nostre associazioni, aggregazioni di ispirazione cristiana, non sempre unite tra loro, appaiono ancora più piccole, sono come tanti nani sproporzionati. È da auspicare che ci sia la nascita di nuovi movimenti sociali cristiani o di ispirazione cristiana. Solo così, mediante il mettersi insieme si potrà essere meno inadeguati nel dare un contributo più consistente alla realizzazione del bene comune.

                                                       Mario Toso, vescovo


Cammino sinodale: il 2° anno di Ascolto. Lunedì 28 novembre incontro con moderatori e segretari in Seminario

cammino sinodale

La Chiesa di Faenza-Modigliana ha partecipato con entusiasmo e impegno al cammino sinodale italiano e universale chiesto da Papa Francesco. La risposta del territorio è stata sorprendente sia per quantità e soprattutto per qualità. Sono state ascoltate più di 2.300 persone di ogni età, genere, condizione sociale e ambito di vita. Nei mesi da gennaio ad aprile si sono formati più di 100 gruppi sinodali. In tal modo sono state raccolte le narrazioni dei malati e degli operatori sanitari, dei credenti di altre religioni, degli artisti e dei musicisti, degli scrittori e dei giornalisti, delle persone che hanno affrontato la tossicodipendenza, dei non credenti, degli universitari e dei giovani, delle persone con disabilità, degli insegnanti, degli operai e dei disoccupati, degli imprenditori e dei cooperatori, dei politici e dei rionali, dei bambini e degli anziani, dei fidanzati e delle famiglie, degli adolescenti e dei loro genitori, dei presbiteri e dei diaconi, delle religiose, dei seminaristi, degli sportivi e dei migranti, dei poveri, dei movimenti, gruppi e associazioni, di tante parrocchie e zone del nostro territorio.

In totale le sintesi arrivate sono state 110, frutto del percorso realizzato dai 2.335 partecipanti (1.133 uomini, 1.202 donne, con una media d’età di 45 anni). Ogni gruppo ha organizzato in media 2,5 incontri. Complessivamente sono state coinvolte 36 parrocchie, 30 organismi diocesani (compresi di movimenti e le associazioni) e 44 diversi “ambienti” di vita. Le sintesi realizzate non sono semplici verbali, ma sono frutto di un cammino sul territorio, a contatto con le persone concrete, e della condivisione di esperienze a partire dalla domanda fondamentale.

I numeri sono chiari. Questa fase di ascolto ha permesso di risvegliare una viva coscienza di comunità. Sono state riallacciate relazioni e legami, rimettendo in dialogo le persone dando uno slancio nuovo ed energico all’evangelizzazione, alle azioni caritative e associative sul nostro territorio. Le persone hanno fatto l’esperienza di essere cercate e hanno sentito che questo è lo stile della Chiesa. Si è toccato con mano che questo cammino non serve per produrre l’ennesimo documento, ma per avviare processi concreti, per potenziare l’annuncio e per riscoprire la celebrazione, la Sua reale presenza in mezzo a noi. Questo stile sinodale della comunità cristiana ha una ricaduta immediata sul mondo sociale: le nostre comunità si rivelano centri creativi di cultura, di nuovo umanesimo propulsive di una progettualità politica con uno sguardo ampio, con uno sguardo sulla persona.

Nel prossimo anno il cammino diocesano si misurerà con il compito dell’approfondimento e la sfida dell’allargamento dell’ascolto. Innanzitutto, approfondire: vogliamo ascoltare con più attenzione la voce del Popolo di Dio che è emersa nel primo anno. Per questo l’équipe ha personalizzato i “cantieri di Betania” proposti dalla Cei, intrecciandoli con le parole più rappresentative della Sintesi diocesana del primo anno di ascolto. Frutto di questa sintesi sono il cantiere dell’annuncio, il cantiere delle relazioni, il cantiere dei ministeri e il cantiere (scelto dalla diocesi) sulla liturgia.

Poi, dovremo misurarci con l’allargamento dell’ascolto: verranno proposte diverse iniziative per essere presenti sul web, negli ospedali, nei mercati, nelle scuole per incontrare e ascoltare il maggior numero di persone possibili.

Tutti gli orientamenti e gli strumenti saranno pubblicati sul sito diocesano e presentati ai moderatori e segretari dei gruppi sinodali lunedì 28 novembre alle 20:30 in Seminario.

cammino sinodale


Dal 27 novembre partono i “Vespri d’Avvento” in Seminario

Momenti di preghiera per prepararsi a gioire del Natale. Un’occasione da cogliere per incontrare Dio in uno dei suoi concreti segni d’amore. La riflessione avrà come filo conduttore il perdono e il sacramento della riconciliazione.

vespri sono in programma tutte le domeniche d’Avvento dalle 19 alle 20 nel Seminario vescovile di Faenza (via degli Insorti 56). Info Luca Ghirotti 333 4122749; luca.6ghirotti@gmail.com


L’impegno politico dei cattolici: il 6 dicembre in Seminario a Faenza incontro con Stefano Zamagni

Una serata per riflettere sull’impegno politico dei cattolici. Martedì 6 dicembre alle 20.30 nell’aula magna del seminario Pio XII di Faenza (via degli Insorti 2a) la Diocesi di Faenza-Modigliana propone un incontro pubblico con il professor Stefano Zamagni, economista e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali. La serata, moderata da Erika Ercolani (Università di Bologna), sarà aperta dai saluti iniziali del vescovo monsignor Mario Toso. All’evento partecipano anche la Diocesi di San Marino Montefeltro, l’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia, la Diocesi di Imola e la Diocesi di Forlì-Bertinoro.

L’incontro promosso dalla Diocesi di Faenza-Modigliana

La necessità di una riflessione sull’impegno politico dei cattolici è urgente. In Italia la partecipazione alla vita democratica della Repubblica ha subito un calo di 9 punti percentuali rispetto alle ultime elezioni politiche (2018). Il 25 settembre scorso 4 persone su 10 aventi diritto al voto non hanno partecipato alla vita politica del proprio Paese, nemmeno nell’espressione di una preferenza su chi affidare la responsabilità di legiferare e governare in direzione del bene comune.  Come può questa realtà continuare a non provocarci? Da cristiani, cittadini, adulti quali siamo, come motiviamo ancora il disimpegno di molti e le nostre divisioni?

Abbiamo bisogno di conversione e di unirci a chi non ha mai smesso di camminare in quel sentiero che è l’impegno politico. Il professor Zamagni il 6 dicembre raccoglierà questi interrogativi e offrirà delle prospettive, declinando concretamente l’aggiornato Magistero Sociale della Chiesa. Al termine, ci sarà spazio per domande e interventi del pubblico.

Per info: psl@diocesifaenza.it