Author: samuelemarchi

Scuola di Teologia: da febbraio un corso a cura della Pastorale della salute

La Scuola diocesana di Teologia San Pier Damiani propone un corso di formazione a cura della Pastorale della Salute. Le lezioni partono l’8 febbraio 2023 e si svolgono in Seminario a Faenza il mercoledì dalle 20.30 alle 22, iscrizioni entro il 6 febbraio via mail a scuolateologiafaenza@gmail.com, quota 30 euro.

Il corso è rivolto ai ministri straordinari della Comunione Eucaristica in formazione e già istituiti e alle persone che sono impegnate nel mondo della sofferenza.

La prima lezione Il malato nella Bibbia è a cura di don Luca Ravaglia e don Pier Paolo Nava. Il 15 febbraio la seconda lezione Il malato nel Magistero con don Tiziano Zoli. Qui sotto il calendario completo.


Cammino sinodale: il 12 marzo a Faenza Assemblea diocesana con il cardinale Zuppi

Nel contesto del Cammino sinodale che sta vivendo la Chiesa italianadomenica 12 marzo, alle 20.30, in Cattedrale a Faenza si terrà un’Assemblea diocesana convocata dal vescovo monsignor Mario Toso. È Stato invitato il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei per un momento aperto a tutta la Diocesi e a tutte le persone, sia quelle coinvolte più da vicino sia a chi non conosce il Cammino sinodale.

L’Assemblea prevede un primo momento dedicato alla preghiera e a seguire un dialogo diretto con il cardinale, al quale verranno poste le domande arrivate dalle comunità cristiane e dai singoli nelle scorse settimane alla segreteria diocesana. “L’appuntamento di domenica è per noi davvero molto importante – spiegano i referenti diocesani del Sinodo, il vicario generale don Michele Morandi e Cristina Dalmonte -. È un’occasione per rilanciare, attraverso le parole e la testimonianza del cardinale Zuppi i percorsi di ascolto, di approfondimento e di allargamento che stiamo sperimentando”.

Cammino sinodale: coinvolti nella Diocesi più di 100 gruppi

Con la convocazione del Cammino sinodale, papa Francesco ha invitato tutto il popolo di Dio a interrogarsi sulla sinodalità: un tema decisivo per la vita e la missione della Chiesa. Partito nel 2021, il Cammino proseguirà fino al 2025 attraverso varie fasi. Nel primo anno dedicato all’ascolto la risposta del territorio diocesano è stata sorprendente sia per quantità e soprattutto per qualità. Sono state ascoltate più di 2.300 persone di ogni età, genere, condizione sociale e ambito di vita. Da gennaio ad aprile 2022 si sono formati più di 100 gruppi sinodali che hanno prodotto un documento di sintesi inviato alla Cei.

Il secondo anno del Cammino sinodale è chiamato ad approfondire e ampliare i temi emersi nell’anno precedente, proseguendo il lavoro dei gruppi sinodali attraverso quattro Cantieri (Annuncio, Relazioni, Ministeri, Liturgia). Il dialogo con il cardinale Zuppi darà nuovi spunti di riflessione proprio su questo ambito.

Per approfondire

Intervista ai referenti diocesani don Michele Morandi e Cristina Dalmonte sul Piccolo

Libretto di preghiera dell’Assemblea diocesana

 


Scuola di Teologia: incontri su fede, scienza e orientamento sessuale. Iscrizioni entro il 31 gennaio

La Scuola diocesana di Teologia “San Pier Damiani” propone per il 2023 il percorso di formazione dal titolo “Scienza, fede e orientamento sessuale”. 

Le lezioni partiranno dal 2 febbraio e si si svolgeranno presso la sede della scuola in Seminario (viale Stradone 30 a Faenza), il giovedì dalle 20.30 alle 22. Ci si potrà iscrivere entro il 31 gennaio via mail a scuolateologiafaenza@gmail.com, quota: 30 euro.

 

La prima lezione è giovedì 2 febbraio Di cosa vogliamo parlare: glossario dei principali termini in uso. I principali studi demografici quantitativi dell’orientamento sessuale, con Claudia Monti, biologa e Consulente Familiare.

Il 9 febbraio Evoluzione storica e aspetti sociologici dell’Orientamento sessuale, con Angelo Gambi, medico e consulente familiare.

Il 16 febbraio Sesso, genere e orientamento sessuale: dalla confusione alla complessità, con Chiara Belosi, ginecologa e Sessuologa

Il 23 febbraio Coppie omosessuali e tecniche riproduttive: aspetti medici, sempre con Chiara Belosi.

Il 2 marzo Orientamento omosessuale e disforie di genere: cosa stiamo imparando nell’esperienza clinica con adolescenti alla ricerca della propria identità, con Elisabetta Cimatti, psicoterapeuta e sessuologa clinica.

Il 9 marzo Orientamento omosessuale e diritto: una panoramica della normativa nazionale ed europea. Con l’avvocato Laura Cornacchia. 

Il 16 marzo Riconsiderazione teologica del male morale: dalla separazione alla gradualità, con Gilberto Borghi, docente di Teologia.

Il 23 marzo Riconsiderazione dei beni della sessualità umana: finalità ludica, unitiva e procreativa, sempre con Gilberto Borghi. 

Il 13 aprile Esperienze pastorali di accompagnamento a persone omosessuali, con don Gabriele Davalli.

Il 20 aprile ultima lezione di corso con Gilberto Borghi, Linee di valutazione etica delle relazioni omosessuali.


E’ morto don Carlo Matulli, originario di Marradi

messa matulli

E’ morto il 5 gennaio 2023 don Carlo Matulli, originario di Marradi, parroco di Cardeto e cappellano dei migranti italiani in Svizzera. Incardinato nella nostra diocesi da diversi anni viveva a Firenze.

Don Carlo Matulli era nato il 30 luglio 1926 ed è stato ordinato sacerdote il 12 marzo 1949.

Le esequie di don Matulli si sono celebrate il 7 gennaio a al Convitto Ecclesiastico dove viveva. La tumulazione avverrà lunedì mattina, nel frattempo il feretro sarà posto nella cappella del cimitero di Cardeto.


Il vescovo Mario: “Grazie Benedetto, ci hai insegnato ad amare Cristo e la sua Chiesa con umiltà e dolcezza, nella ragionevolezza della fede”

Tanta partecipazione in Cattedrale a Faenza, martedì 3 gennaio, per la messa in suffragio del papa emerito Benedetto XVI, morto il 31 dicembre scorso a 95 anni. La celebrazione è stata presieduta dal vescovo, monsignor Mario Toso, di cui riportiamo di seguito l’omelia.

L’omelia del vescovo Mario

Cari fratelli e sorelle, siamo qui a pregare per Benedetto XVI, papa emerito, amato e anche osteggiato, non possiamo negarlo: qualcuno l’ha definito martire della Verità. Grande teologo, ma soprattutto testimone esemplare della fede cristiana, di una vita che nasce in Cristo, fiorisce in Lui, con Lui, per Lui.

La sua vita di sacerdote, di studioso, di esperto al Concilio Vaticano II, di vescovo, di Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, di pontefice, di papa emerito, si presenta a noi, prima di tutto, come un’esperienza profonda di fede, di amore, di speranza nel Signore Gesù. Benedetto XVI va ricordato anzitutto come maestro provetto di riflessione sapienziale, come catecheta insuperabile nella trasmissione della fede. È emblematica l’affermazione: «La Chiesa non grava gli uomini di un qualcosa, non propone un qualche sistema morale. Veramente decisivo è il fatto che essa dona Lui».[1]

Più si conosce la figura di Benedetto XVI più ci appare evidente che egli è stato un credente in cui viene dato il primato all’esperienza dell’incontro con Cristo rispetto all’essere teologo, studioso, pontefice. In lui si è mostrato a noi un metodo di vita, di essere studiosi, pastori e testimoni, che si potrebbe definire metodo realista della fede.[2] Si tratta di un metodo di conoscenza e di interpretazione, che si struttura a partire dalla radicazione e dalla comunione di vita con Cristo, con il suo amore pieno di verità (cf Caritas in veritate). Un tale metodo di vita cristiana è indicato e proposto nel suo testamento spirituale. Vi è una particolare consonanza tra quanto afferma il suo testamento spirituale e il brano che abbiamo udito, tratto dalla Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi. In questa Lettera paolina i credenti sono sollecitati a rimanere saldi nel Signore, a vivere radicati nella vita trasfigurata che il Risorto ha guadagnato definitivamente per loro (cf Fil. 3, 20-4,1). Nel suo testamento spirituale Benedetto XVI così incoraggia tutti coloro che sono stati affidati al suo servizio: «rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere!». Rimanete vivi in Cristo, che «è veramente via, verità e vita». «La Chiesa, pur con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo». In definitiva, occorre andare al di là delle molteplici riflessioni sull’esperienza originaria che abbiamo della fede in Cristo, dell’incontro con Lui. Occorre andare al di là delle interpretazioni proposte dalle varie scienze bibliche, teologiche, spirituali, per ritornare sempre alla fonte originaria della nostra vita cristiana, che è l’unione con il Cristo reale, intero, ossia col Verbo incarnato, presente nell’umanità e nella storia, asceso al cielo.

Per questa Messa di suffragio abbiamo scelto il Vangelo di Giovanni in quel brano ove si legge: «Dopo che si fu manifestato risorto ai suoi discepoli, quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?” Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”» (Gv 21, 15-19). Gesù chiese a Pietro una seconda volta se l’amava. E Pietro, risponde ancora che gli vuole bene. Lo stesso avvenne per la terza volta. Ma a Pietro che ribadisce di volergli bene, e non giunge a dirgli che lo ama, Gesù non rinuncia di affidargli il compito di pascere le sue pecore e gli chiede di seguirlo: «Seguimi!», gli dice.

Il brano citato del Vangelo di Giovanni è lo stesso che il cardinale Ratzinger commentò alle esequie di Giovanni Paolo II in piazza san Pietro. Pensando, poi, a quanto ci è stato riferito, e cioè che il papa emerito Benedetto XVI, nelle ultime ore della sua vita ha pregato così: «Signore, ti amo», viene spontaneo collegare le sue parole alla domanda che Gesù rivolse a Pietro: «mi ami tu?». Le ultime parole di Benedetto XVI appaiono una risposta alla domanda che Gesù pose a Pietro. Papa Ratzinger, fine intellettuale, teologo mirabile, umile servitore nella vigna del Signore, sembra proprio rispondere alla domanda che Gesù pone a Pietro, con un amore temprato dagli studi, da un lungo servizio alla Santa Sede, dalle sofferenze e dalle responsabilità del popolo di Dio. Mi piace pensare che papa Benedetto abbia avuto, alla conclusione della sua vita terrena, la forza di darci una testimonianza unica, intensa. A Cristo che lo chiama a vivere eternamente con Lui, a 95 anni, risponde, ancora una volta: «Signore, ti amo», cosa che ha certamente fatto altre volte. In tal modo, il papa emerito, in questa sua singolare posizione, dichiara il suo amore al Risorto, sino alla fine. Si era preparato a questo. Più volte ha scritto che egli, ritirato nel monastero Mater Ecclesiae, non viveva e «non si preparava per una fine, ma per un incontro». È sempre il realismo di una fede accolta, vissuta, testimoniata al massimo grado. Che papa Benedetto – che osiamo sperare già nella casa del Padre -, ci benedica! Ci aiuti ad amare la Chiesa come lui l’ha amata. Quella Chiesa che, come gli ha insegnato il teologo Romano Guardini, non è un’istituzione escogitata e costruita a tavolino…, ma una realtà vivente lungo il corso del tempo, in divenire. Nella sua natura rimane sempre la stessa. Il suo cuore è Cristo. È corpo vivo, animato dallo Spirito. Vive realmente dalla forza di Dio. Essa è nel mondo, ma non è del mondo: è di Dio, di Cristo, dello Spirito. La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime che, come la Vergine Maria, accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito santo; offrono a Dio la propria carne e, proprio nella loro povertà e umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo. Attraverso la Chiesa, il Mistero dell’incarnazione rimane presente per sempre.[3] Grazie, papa Benedetto, che ci hai insegnato ad amare Cristo e la sua Chiesa con umiltà, con dolcezza, nella ragionevolezza della fede: ossia con una fede sostenuta dalla ragione e una ragione illuminata dalla fede. Noi preghiamo per te, ma tu prega per noi.

                                                        + Mario Toso

[1] Benedetto xvi, Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi, Una conversazione con Peter Seewald, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2010.

[2] Su questo si veda M. Toso, Il realismo dell’amore di Cristo. La Caritas in veritate: prospettive pastorali e impegno del laicato, Edizioni Studium, Roma 2010.

[3] Cf Saluto di congedo del santo Padre Benedetto XVI agli Eminentissimi Cardinali presenti in Roma (28 febbraio 2013).


Le iniziative per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 18-25 gennaio

preghiera unità cristiani Gesù
Per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, in Italia il consiglio delle chiese cristiane di Milano ha introdotto e arricchito il sussidio preparato a livello mondiale dalle chiese del Minnesota (USA) , una regione che ha patito alcune delle peggiori discriminazioni razziali dai tempi della esecuzione di massa degli indigeni Dakota nel 1862 al recente omicidio del giovane afro-americano, George Floyd per mano di un agente di polizia di Minneapolis, che ha fatto scendere in piazza gente in ogni parte del mondo.
La preghiera per l’unità sarà proposta in città a Faenza secondo il calendario raccolto in questa locandina

Il 17 gennaio la Giornata del dialogo ebraico-cristiano: incontro a San Francesco

Martedì 17 gennaio alla chiesa di San Francesco di Faenza si terrà un incontro per la XXXIV Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. Ospiti saranno Miriam Camerini, esperta in ebraismo e in collegamento da Gerusalemme, Lidia Maggi e Angelo Reginato, pastori della Chiesa Battista. Purtroppo, diversamente da quanto annunciato, per motivi di salute non riuscirà invece a essere rabbino capo di Ferrara Luciano Caro.

L’incontro, promosso dall’Ufficio Ecumenismo delle Diocesi di Faenza e Imola, ha il patrocinio del Comune di Faenza.

La giornata del 17 gennaio, che prelude alla settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, avrà quest’anno un respiro ecumenico, e sarà sempre il profeta Isaia ad accompagnare le riflessioni delle due iniziative passando dalla consolazione del capitolo 40 all’austerità del capitolo 1.
Scrive il consiglio dell’assemblea rabbinica nel sussidio promosso insieme alla CEI:
Nel calendario ebraico, si celebra d’estate un periodo speciale, particolarmente austero, di tre settimane, che inizia con un digiuno (il 17 di Tamuz) e finisce con un altro digiuno, ancora più rigoroso, quello del nove di Av. In questo giorno si ricordano le distruzioni del primo e del secondo Santuario di Gerusalemme e molte altri eventi luttuosi che hanno funestato la storia ebraica. Nel sabato che precede il 9 di Av si legge, con melodia struggente, il capitolo 1 di Isaia, quello della “Visione”, severa e minacciosa. Nel sabato successivo l’atmosfera cambia, è il momento della ripresa, della consolazione, il brano scelto per segnalarlo è proprio Isaia 40, che inizia con le parole Nachamù nachamù ‘amì, “Consolate, consolate il Mio popolo”. Questa volta la melodia è solenne e festiva. […]. Il popolo di Israele, pur colpito da sciagure, sa che dopo il lutto viene la consolazione, la vita riprende, il legame con il Signore torna ad esprimersi su toni più sereni, nell’attesa fiduciosa della completa redenzione, su questo percorso il messaggio è sempre valido. Tanto radicata è la consuetudine di quel brano, che si presta pure, nel linguaggio dialettale degli ebrei italiani, a un proverbio meteorologico: “Nachamù, nachamù e l’estate non c’è più”.
Nel sito si possono trovare i sussidi predisposti a livello nazionale per le iniziative. Per l’approfondimento e lo sviluppo dei dialogo con gli ebrei ci sono vari materiali qui

 


Passeggiata per la Pace. Foto, tappe, riflessioni. Il vescovo: “Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace”

“Nessuno può salvarsi da solo” è il Messaggio di papa Francesco per questa Giornata mondiale per la Pace, e in centinaia si sono ritrovati a Faenza, il primo gennaio, per testimoniare che è davvero possibile unirsi per costruire assieme un mondo di pace. Tante le tappe del corteo partito dal Seminario: dall’ospedale, dove sono stati ringraziati gli operatori sanitari, al Mic, patrimonio Unesco e simbolo della ricostruzione postbellica, fino al monastero di Santa Chiara che ospita ancora oggi profughi ucraini. La passeggiata ha avuto come ultima tappa piazza del Popolo, dove ha presenziato anche il vescovo Mario, a cui è seguita la messa in Cattedrale celebrata dallo stesso monsignor Toso. Durante la Passeggiata, sono state lette le riflessioni estratte dall’ultimo libro del vescovo, Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace, con prefazione del professor Stefano Zamagni, in cui si sollecita il superamento dei pacifismi declamatori, auspicando il potenziamento della via della nonviolenza attiva e creativa. “La guerra va sconfitta – si legge nel libro del vescovo – predisponendo a livello spirituale, sociale, economico e politico e istituzionale, tutto ciò che la previene e la rimuove”. La bussola, in questo percorso, è la Dottrina sociale della Chiesa.

Al corteo hanno partecipato ucraini e russi e fedeli di diverse religioni, come la comunità islamica. In questo modo, si riprende un percorso di dialogo e riconciliazione. All’inizio della Passeggiata è stato inoltre ricordato l’operatore Caritas Damiano Cavina, che si è sempre speso tanto sui temi della pace e del dialogo interreligioso e la cui eredità in tal senso non va dispersa.

Seminario

La Passeggiata ha avuto inizio in Seminario. Nel 1963, sessant’anni fa, Giovanni XXIII, pubblicò la sua ultima Enciclica: la “Pacem in terris”. La prima, rivolta non solo ai cattolici, ma a tutti gli uomini di buona volontà. Questo, a pochi mesi dalla conclusione della crisi dei missili nucleari russi a Cuba. In essa, come noto, scrisse: “E’ folle (alienum est a ratione) pensare che nell’era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia”. Angelo Roncalli, prima della sua elezione al soglio pontificio, fu più volte ospite nel vescovado di Faenza in quanto era amico del vescovo mons. Giuseppe Battaglia, anch’egli bergamasco. Quest’ultimo, era stato nominato vescovo di Faenza il 21 agosto 1943 e fin da subito dimostrò la propria autonomia di giudizio e azione verso il regime. Nei sette mesi dei bombardamenti, assieme al clero si prodigò per prestare soccorso e aiuto anche economico in tutta la diocesi. Per tale motivo
nel dicembre del ‘45 il governo lo insignì della medaglia d’argento al valor militare. Questo seminario è stato costruito per suo volere, nel dopoguerra, anche allo scopo di dare lavoro ai faentini. Nell’atrio di ingresso è posto un busto del Papa Buono. La villa estiva del seminario faentino era a Lenna, in provincia di Bergamo.

Ospedale civile

Ci si è poi spostati di fronte all’ospedale civile. Fu edificato in una decina d’anni dal 1752 al 1763 per volere del vescovo di Faenza, Antonio Cantoni sui ruderi della Rocca Manfrediana. In esso confluirono i precedenti ospitali di Sant’Antonio Abate e di San Nevolone. Il vescovo Cantoni affidò la conduzione dell’ospedale alle suore dell’ordine di San Giovanni di Dio (Fatebenefratelli), che mantennero l’incarico fino al 1797, anno in cui furono espulse dai francesi.

Chiesa di San Savino

La chiesa è dedicata al vescovo martirizzato ai tempi di Diocleziano e sepolto a Spoleto. Il santo è protettore di Faenza, assieme a Pier Damiani, Emiliano e Terenzio. Le sue reliquie sono in Duomo nella grande cappella a lui intitolata, situata a sinistra dell’altare maggiore. La chiesa, attualmente, è in uso alla Chiesa Ortodossa Moldava, dipendente dal Patriarcato di Mosca, che l’ha intitolata ai Santi Pietro e Paolo.

Museo delle Ceramiche

Il Museo Internazionale delle Ceramiche è stato fondato nel 1908. Gaetano Ballardini ne fu il principale artefice. Nel maggio 1944, un bombardamento ne causò la quasi completa distruzione con gravi e insanabili perdite nelle collezioni e nel materiale archivistico. Altre ceramiche andarono distrutte in altri depositi in campagna. Ballardini non si perse d’animo e grazie a donazioni nazionali ed internazionali riuscì a ricostituirlo. Nel 2011, è stato dichiarato “Monumento Unesco testimone di una cultura di Pace” come “Espressione dell’arte Ceramica nel Mondo”.

Lapide a ricordo di due vittimi civili della guerra

Al numero civico 54 di Viale delle Ceramiche una lapide ricorda Luigi (Gino) Alessandrini di 19 anni, studente e lo zio Giovanni Caroli, di 40 anni, allenatore di cavalli. Nella notte del 1 settembre a Solarolo, nei pressi del ponte sul Senio, si ebbe uno scontro fra partigiani e tedeschi in seguito al quale tre di questi rimasero uccisi. Il giorno successivo fu ordinato dai nazisti un grande rastrellamento nelle campagne circostanti con l’intento di dare una punizione esemplare. I due faentini, si trovavano nei pressi, ma sebbene senza alcuna colpa ed estranei alla politica furono catturati assieme ad altri sette giovani contadini. Furono condotti alla sede della Brigata Nera a Villa San Prospero dove subirono un sommario interrogatorio tra minacce e torture. La sera del 2 settembre 1944 furono fucilati e impiccati dai nazifascisti a Ponte Felisio.

Monastero Santa Chiara

La presenza delle clarisse a Faenza è attestata almeno a partire del 1223, ottocento anni fa, viventi ancora San Francesco e Santa Chiara. Il loro convento fu il primo a nord dell’Appennino, il 13° in Italia. Attualmente si sono trasferite a Monte Paolo, dove il portoghese Sant’Antonio si ritirò prima di dimostrarsi, nel 1222 a Forlì, strepitoso predicatore e a Rimini taumaturgo. Attualmente nel Monastero sono ospitate famiglie ucraine in fuga dalla guerra.

Piazza del Popolo

Esattamente 75 anni fa, il 1° gennaio 1948, entrò in vigore la Costituzione. Il testo era stato approvato dieci giorni prima dall’Assemblea Costituente, i cui componenti erano stati eletti dal popolo italiano il 2 giugno del 1946. Contemporaneamente si era svolto il referendum che aveva scelto la Repubblica. Tra i 556 membri della Costituente vi furono anche due faentini di opposti schieramenti politici, entrambi partigiani: Benigno Zaccagnini, per la Democrazia Cristiana, della quale fu segretario nazionale durante il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro. Medico, fu Ministro del Lavoro e dei Lavori Pubblici. Pietro Nenni per il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Si deve a lui, in quanto “Ministro per la Costituente”, l’abbinamento tra Referendum e elezioni. Successivamente fu presidente del Partito Socialista Italiano.

Entrambi approvarono la Costituzione che all’art. 11 recita che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali” e all’art 52 stabilisce “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.” Dovere che può essere adempiuto anche attraverso la prestazione di adeguati comportamenti di impegno sociale non armato”

L’incaricato alla Pastorale sociale e del lavoro, Flavio Venturi: “Promuovere azioni di pace”

Il lavoro è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace. Esso è espressione di sé, dei propri doni, ma anche impegno, fatica, collaborazione con altri, perché si lavora sempre con o per qualcuno. In questa prospettiva marcatamente sociale, il lavoro è un luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello.

“Sono le parole di Papa Francesco contenute nel messaggio per la giornata mondiale della pace dello scorso anno – ha detto l’incaricato alla Pastorale Sociale, Flavio Venturi -. Parole che fanno riflettere soprattutto in un momento come questo in cui la pandemia da Covid 19 ha creato gravi scompensi nel mondo del lavoro: aziende che chiudono, giovani che non trovano occupazione, adulti che perdono il lavoro, con gravi ricadute sulle famiglie. Papa Francesco riprende questi concetti nel messaggio per la Giornata della pace di quest’anno e ci dice: “Mentre, da una parte, la pandemia ha fatto emergere tutto questo, abbiamo potuto, dall’altra, fare scoperte positive: un benefico ritorno all’umiltà, un ridimensionamento di certe pretese consumistiche, un senso rinnovato di solidarietà che ci incoraggia ad uscire dal nostro egoismo per aprirci alla sofferenza degli altri e ai loro bisogni. Da tale esperienza è derivata più forte la consapevolezza che invita tutti, popoli e nazioni, a rimettere al centro la parola “insieme”. Infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi.”

“Cosa possiamo fare per contribuire alla costruzione di un sistema di pace? – riflette Venturi -. Concludo con le parole di papa Francesco, tratte sempre dal suo messaggio per la giornata della pace di quest’anno: dobbiamo promuovere azioni di pace per mettere fine ai conflitti ed alle guerre che continuano a generare vittime e povertà, prenderci cura in maniera concertata della nostra casa comune ed attuare chiare ed efficaci misure per far fronte al cambiamento climatico, combattere il virus delle disuguaglianze e garantire il cibo ed un lavoro dignitoso per tutti, sostenendo quanti non hanno neppure un salario minimo e sono in grande difficoltà. A noi il compito di dar seguito a queste indicazioni di Papa Francesco sul nostro territorio”.


Gmg Lisbona 2023: Domenica 15 gennaio serata di presentazione in Seminario

Domenica 15 gennaio in Seminario a Faenza si terrà la serata diocesana di presentazione alla Giornata mondiale della Gioventù 2023 di Lisbona. Un incontro per tutti i giovani, gli educatori, i sacerdoti che vogliono conoscere il programma dettagliato del nostro pellegrinaggio a Lisbona. Il percorso di preparazione e tutte le info per vivere questa esperienza con papa Francesco e tutti i giovani del mondo.


La città e la politica, Firenze 27-29 gennaio 2023. Come iscriversi

La Diocesi di Faenza-Modigliana propone una tre giorni di riflessioni a Firenze con incontri e testimonianze sul tema dell’impegno politico dei cattolici. Il ritrovo è il 27 gennaio alle 8 alla stazione dei treni di Faenza. Il rientro è invece in programma il 29 gennaio alle 19.45, sempre alla stazione dei treni.

Il prezzo complessivo dei tre giorni è di 120 euro, comprensivi di pernottamento, tutti i pasti escluso un pranzo, e i viaggi.

Iscrizioni con caparra da 20 euro a Luca Ghirotti (anche su Satispay 333 4122749).

Scadenza iscrizioni 15 gennaio 2023.