Author: samuelemarchi

Schede bibliche di Quaresima 2023 per i bambini dedicate a Pinocchio

Da giovedì 16 febbraio saranno disponibili, presso la libreria Cultura Nuova e in Curia, copie cartacee delle schede bibliche sui salmi responsoriali della domenica accompagnate da cartoline con immagini artistiche e riflessioni.

Come per l’avvento sono state realizzate anche schede per bambini indirizzate a catechisti ed educatori con brani tratti da Le avventure di Pinocchio che accompagnano i vangeli delle domeniche di Quaresima. Tutte le schede saranno inoltre scaricabili dal sito della diocesi:  http://www.diocesifaenza.it e dalla pagina dell’Apostolato Biblico: http://abdiocesifaenza.altervista.org

copertina schede per bambini quaresima

I domenica quaresima Pinocchio (1)

II domenica quaresima Pinocchio (1)

III domenica quaresima Pinocchio

IV domenica quaresima Pinocchio

V domenica quaresima Pinocchio


Schede bibliche online per il tempo di Quaresima 2023

Da giovedì 16 febbraio saranno disponibili, presso la libreria Cultura Nuova e in Curia, copie cartacee delle schede bibliche sui salmi responsoriali della domenica accompagnate da cartoline con immagini artistiche e riflessioni. Le schede bibliche sono a cura dell’Apostolato Biblico della Diocesi.

In copertina: Paul Gauguin, Il Cristo giallo

La scena è ambientata nella campagna bretone. Tre donne, in ginocchio, vestite con abiti tradizionali sono in preghiera sotto la croce. C’erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo Mt 27,55-56 L’immagine richiama una scena di vita quotidiana del tempo: l’interruzione del lavoro e la recita dell’angelus annunciata dal suono delle campane. Cristo, con le braccia molto lunghe e sproporzionate, sembra accogliere, abbracciare l’umanità intera ed esprimere il gesto di prendere su di sé i peccati del mondo. Il suo viso è sereno, non esprime sofferenza. Il giallo del corpo di Gesù riprende il colore dei campi.

In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Gv 12,24 La fecondità della morte è espressa nell’atto d’amore compiuto da Gesù sulla croce. Sullo sfondo un uomo e due donne ritornano alle loro case, nascoste tra gli alberi, dopo la preghiera. La preghiera ci aiuta ad amare gli altri, nonostante i loro sbagli e i loro peccati. La persona è sempre più importante delle sue azioni, e Gesù non ha giudicato il mondo, ma lo ha salvato. Gesù è venuto per salvarci: apri il tuo cuore, perdona, giustifica gli altri, capisci, anche tu sii vicino agli altri, abbi compassione, abbi tenerezza come Gesù. Bisogna voler bene a tutti e a ciascuno ricordando, nella preghiera, che siamo tutti quanti peccatori e nello stesso tempo amati da Dio ad uno ad uno. Amando così questo mondo, amandolo con tenerezza, scopriremo che ogni giorno e ogni cosa porta nascosto in sé un frammento del mistero di Dio. (papa Francesco)

Michela Dal Borgo

Le schede da scaricare

copertina schede quaresima 2023

Testi dei Vangeli Quaresima

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02 – Schede SL 2TQAPDF

03 – Schede SL 3TQAPDF

04 – Schede SL 4TQAPDF

05 – Schede SL 5TQAPDF

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Giornata del malato, il vescovo Mario: “Dopo il Covid, bisogna fare una revisione sincera su quanto avvenuto nei nostri ospedali”

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“Abbi cura di lui”, la Chiesa accanto a chi soffre. Domenica 12 febbraio all’ospedale degli Infermi di Faenza è stata celebrata la messa in occasione della Giornata del Malato, promossa dalla Pastorale della Salute. A presiedere la celebrazione eucaristica è stato il vescovo monsignor Mario Toso, in un momento importante specie dopo una pandemia che ha visto tanti malati soli affrontare la malattia. Di seguito riportiamo l’omelia di monsignor Toso, che invita a ricercare tutti “un nuovo modo di avanzare insieme, compiendo “una revisione sincera su ciò che è avvenuto nei nostri ospedali, sui limiti delle strutture”. “Va compiuto – sottolinea il vescovo Mario – un serio esame sulle scelte fatte. Non basta limitarsi alla critica, alla segnalazione dei limiti riscontrati. C’è bisogno di denuncia, ma soprattutto urge che si sia pronti a fare proposte“.

L’omelia del vescovo Mario

Cari fratelli e sorelle, celebriamo la Giornata mondiale del malato. Da tempo era desiderio della comunità cristiana e, in particolare del vescovo, essere presenti in questo ospedale per celebrare, dopo la pandemia, l’Eucaristia assieme agli ammalati. La Chiesa ha vissuto in questo periodo, rispetto a coloro che sono stati ricoverati anche per il Covid-19, momenti di disagio e di trepidazione per i suoi figli e figlie. Non sempre è riuscita a essere presente come desiderava. L’essere qui questo pomeriggio sta a significare che la Chiesa non rinuncia a voi. Desidera camminare insieme a voi, al personale sanitario, secondo lo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza. Dio Padre ci è modello. Come dice il profeta Ezechiele Egli stesso conduce le sue pecore, va in cerca di quella perduta, fascia quella ferita e cura quella malata. Dio pasce le sue pecore con giustizia (Ez 34, 15-16). Ci pone al centro della sua attenzione e della sua sollecitudine. Cosa vuol dire per noi, singoli e comunità, che Egli pasce le sue pecore con giustizia? Innanzitutto, che la comunità non deve lasciarsi contagiare dalla cultura dello scarto. La comunità, come anche le sue strutture ospedaliere e le case protette, non possono discriminare tra malato e malato, come purtroppo è accaduto più di una volta durante la pandemia. Dobbiamo, invece, applicare l’insegnamento della parabola del Buon Samaritano, dalla quale siamo spronati a muoverci con atteggiamenti di attenzione e di compassione per tutti, in particolare per coloro che sono abbandonati, lasciati da soli. Il buon Samaritano vede quel ferito che altri passanti avevano ignorato. Mosso a compassione si ferma e si prende cura di lui, trattandolo da fratello.

Con la parabola del Buon Samaritano Gesù indica la missione della Chiesa, ma anche di tutti gli uomini, credenti o non credenti, nei confronti dei malati. Tale missione consiste nella predicazione del Vangelo ma anche nell’esercizio della cura per tutti coloro che sono fragili e vulnerabili. La Giornata mondiale del Malato, si legge nel Messaggio per la XXXI Giornata Mondiale, non sollecita solo alla preghiera e alla prossimità verso i sofferenti. Mira a sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie e la società civile a un nuovo modo di avanzare insieme. Occorre, dunque, fare una revisione sincera su ciò che è avvenuto nei nostri ospedali, sui limiti delle strutture. Va compiuto un serio esame sulle scelte fatte. Non basta limitarsi alla critica, alla segnalazione dei limiti riscontrati. C’è bisogno di denuncia, ma soprattutto urge che si sia pronti a fare proposte. È questo l’impegno che va assunto da parte dei credenti che accompagnano e curano gli ammalati. La stessa parabola del Buon Samaritano, infatti, ci suggerisce come l’esercizio della fraternità, iniziato da un incontro a tu per tu, si possa allargare a una cura organizzata. La locanda, l’albergatore, il denaro, la promessa di tenersi informati a vicenda (cf Lc 10,34-35): tutto questo fa pensare al ministero di sacerdoti, al lavoro degli operatori sanitari e sociali, all’impegno dei famigliari e volontari, grazie ai quali ogni giorno, in ogni parte di mondo, il bene si oppone al male.

«Gli anni della pandemia – scrive papa Francesco nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Malato – hanno aumentato il nostro senso di gratitudine per chi opera ogni giorno per la salute e la ricerca. Ma da una così grande tragedia collettiva non basta uscire onorando degli eroi. Il Covid-19 ha messo a dura prova questa grande rete di competenze e di solidarietà e ha mostrato i limiti strutturali dei sistemi di welfare esistenti. Occorre pertanto che alla gratitudine corrisponda il ricercare attivamente, in ogni Paese, le strategie e le risorse perché ad ogni essere umano sia garantito l’accesso alle cure e il diritto fondamentale alla salute».

La raccomandazione del Samaritano all’albergatore «Abbi cura di lui» (Lc 10,35) deve tradursi per noi sia nell’impegno di costruzione di una società più inclusiva, sia nel migliorare i sistemi di welfare esistenti. Anche in questo contesto non dimentichiamo che tutto è connesso. Le nostre società sono spesso tentate di adottare la logica dello scarto. Il numero degli anziani aumenta e i giovani che lavorano e contribuiscono alla realizzazione del reddito nazionale diminuiscono. Cresce, peraltro, una cultura che impoverisce la considerazione della vita dal suo sorgere sino alla fine. Celebriamo l’Eucaristia perché il Corpo della sua Chiesa si irrobustisca. Il Signore ci aiuti ad essere comunità che avanza nella storia come profezia di un’umanità in cui ciascuno è prezioso e nessuno è da scartare.

Cari fratelli e sorelle ammalati, il Signore vi doni la sua forza e la sua consolazione. Per parte nostra vi diamo il nostro bacio fraterno. Ricordateci nelle vostre preghiere. Teniamoci uniti nel Signore Gesù. Nulla ci separi da Lui.

                                              + Mario Toso


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Vespri di Quaresima… road to Gmg 2023. Si parte il 26 febbraio

Il 26 febbraio inizierà il cammino proposto dall’area Giovani e Vocazioni dei Vespri di Quaresima, che si terranno al Seminario di Faenza (via Degli Insorti 56) dalle 19 alle 20. Il 12 marzo i vespri si spostano in Cattedrale per l’assemblea sinodale con il cardinale Matteo Maria Zuppi. Il 26 marzo si arricchiranno inoltre delle confessioni.

Momenti di preghiera per prepararsi a gioire nella resurrezione del Signore. Alcuni testimoni ci racconteranno “la loro” esperienza di Gmg per accompagnarci nel cammino che ci vedrà presenti a Lisbona

Info: Luca Ghirotti 333 4122749


Servizio civile: 13 posti alla Caritas diocesana per giovani dai 18 ai 28 anni. Scadenza bando il 20 febbraio

Un anno per crescere, imparare e mettersi a servizio degli altri. La Caritas diocesana di Faenza-Modigliana è presente al bando di Servizio civile con quattro progetti per un totale di 13 posti per giovani italiani e stranieri di età tra i 18 e i 28 anni. Tutti i progetti hanno una durata di 12 mesi. Prevedono un impegno di 25 ore alla settimana oppure di 1.145 ore nel corso dell’anno, su cinque giorni alla settimana ed è previsto un rimborso spese di 444,30 euro al mese. I progetti prevedono anche un percorso di tutoraggio negli ultimi tre mesi di servizio, con l’obiettivo di accompagnare i giovani nell’elaborazione dell’esperienza e nella certificazione delle competenze acquisite, per incrementarne la spendibilità nel mondo del lavoro. La scadenza per presentare domanda è il 20 febbraio 2023. L’avvio in servizio dei giovani selezionati avverrà in primavera 2023.

I progetti della Caritas Faenza-Modigliana. Scadenza prorogata al 20 febbraio 2023

Costruiamo le fondamenta – Faenza e Ravenna”: 2 posti presso l’Ufficio Educazione alla Mondialità in via d’Azzo Ubaldini 13 a Faenza

Destinatari del progetto sono adolescenti e ragazzi che vengono incontrati nelle scuole, nelle parrocchie o in momenti aggregativi più informali. I volontari in servizio civile sono coinvolti nella realizzazione di percorsi e laboratori formativi, per promuovere comportamenti volti alla tutela, conoscenza e accettazione di sé e degli altri, anche nelle relazioni virtuali, e sviluppare competenze relazionali. Inoltre, collaborano nell’organizzare momenti di socializzazione per i giovani e di sperimentazione di un impegno civico, al fine di promuovere la partecipazione alla vita sociale della comunità. 1 posto è destinato a giovani con difficoltà economiche (Isee inferiore o pari a 15.000 euro).

DA SCARICARE: SINTESI DEL PROGETTO E PROGETTO COMPLETO

Cibo e dialogo – Ravenna e Faenza”: 3 posti presso il Centro di Ascolto diocesano, in via d’Azzo Ubaldini 7, e 2 posti presso la Parrocchia di San Francesco, in p.za S. Francesco 14, a Faenza

I volontari in servizio civile sono coinvolti nell’operato del Centro di ascolto diocesano e della Caritas parrocchiale di S. Francesco, a cui si rivolgono individui e famiglie che versano in condizione di povertà ed emarginazione. Fondamentali sono i servizi di ascolto e prima accoglienza (come la distribuzione di beni alimentari e di vestiario, la mensa, il servizio docce, etc.). Si intende anche potenziare le azioni di orientamento e accompagnamento degli utenti, affinché possano acquisire maggiore autonomia ed inclusione sociale. 1 posto, per ognuna delle sedi, è destinato a giovani con bassa scolarizzazione (titolo di studio non superiore al diploma di scuola secondaria inferiore).

DA SCARICARE: SINTESI DEL PROGETTO E PROGETTO COMPLETO

Preparati all’accoglienza – Faenza”:  2 posti alla struttura dell’Ami a Fognano (Brisighella), in v. Brenti 35, e 2 posti presso la segreteria dell’Ami a Faenza, in v. Minardi 6

I volontari in servizio civile sono coinvolti nell’accoglienza di donne richiedenti asilo, sole o con minori a carico, presso la sede di Fognano, e ciò permette di affiancare a servizi di prima necessità strumenti per l’inclusione nella comunità ospitante. Questa viene a sua volta coinvolta in azioni di sensibilizzazione, a partire dal coinvolgimento di bambini e ragazzi in proposte formative realizzate dalla sede di Faenza. Si favorisce così la generazione di un circolo virtuoso, per cui persone sia straniere che autoctone danno insieme vita a spazi e relazioni di condivisione, a favore dell’integrazione e del multiculturalismo. 1 posto presso la sede di Faenza è destinato a giovani con difficoltà economiche (Isee inferiore o pari a 15.000 euro).

DA SCARICARE: SINTESI DEL PROGETTO E PROGETTO COMPLETO

Insieme nel labirinto – Ravenna e Faenza“: 2 posti all’oratorio della Parrocchia di Russi, in v. Trieste 37

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Destinatari del progetto sono bambini e adolescenti che frequentano il centro di aggregazione parrocchiale sia come doposcuola che come oratorio. I volontari in servizio civile collaborano nei progetti di sostegno scolastico ed attività formative o esperienziali, volti a migliorare il rendimento scolastico dei minori, promuovere un’educazione alla relazione e all’integrazione ed in generale diffondere una maggiore attenzione alle situazioni di disagio giovanile.

DA SCARICARE: SINTESI DEL PROGETTO E PROGETTO COMPLETO

Ogni singolo progetto è parte di un più ampio programma di intervento. Il nostro programma si intitola “COSTRUTTORI DI RELAZIONI – Azioni di prossimità delle Caritas di Ravenna e Faenza nel contrasto alle fragilità e marginalità sociali“.

Per informazioni sugli altri progetti proposti sul territorio provinciale, si può consultare il sito del Coordinamento provinciale degli enti di servizio civile.

Come presentare la domanda

La scadenza per le domande da parte dei giovani è prevista per venerdì 10 febbraio 2023 alle 14, poi prorogata al 20 febbraioGli aspiranti operatori volontari devono presentare la domanda di partecipazione esclusivamente attraverso la piattaforma Domanda on Line (DOL) raggiungibile tramite PC, tablet e smartphone. I cittadini italiani possono accedervi esclusivamente con credenziali Spid di livello di sicurezza 2. I cittadini di altri Paesi dell’Unione Europea e gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, se non avessero la disponibilità di acquisire lo SPID, potranno accedere ai servizi della piattaforma DOL attraverso apposite credenziali da richiedere.

Attenzione: Le domande trasmesse con modalità diverse da quella indicata non saranno prese in considerazione. Non si possono presentare domande per posta, via e-mail, via fax o a mano.

È possibile, comunque, presentare una sola domanda di partecipazione per un unico progetto ed un’unica sede, da scegliere tra i progetti riportati nella piattaforma DOL. Si rammenta ai giovani candidati che prima di fare domanda è consigliato informarsi sulle caratteristiche dei progetti. Per meglio orientarsi nella scelta del progetto è opportuno contattare gli enti di servizio civile sui territori e chiedere direttamente informazioni ai referenti dei progetti.

Info

Per ricevere informazioni sui progetti della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana si può contattare Erica Squarotti: 389-7986824, e-mail: serviziocivile@caritasfaenza.it . E per scegliere consapevolmente per quale progetto e sede presentare domanda, i giovani possono anche concordare una visita presso le sedi.

Istituto diocesano per il sostentamento del clero: si rinnova il consiglio di amministrazione

Si è rinnovato il Consiglio di Amministrazione e il Collegio dei Revisori dei Conti dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero, per il quinquennio dall’1 gennaio 2023 al 31 dicembre 2027. I membri del Consiglio di amministrazione sono: don Stefano Rava (presidente), Tiziano Melandri (vicepresidente), don Davide Ferrini, Secondo Ricci, Andrea Tampieri, Pio Serritelli e Pier Luigi Versari (consiglieri). I membri del Collegio dei revisori dei conti sono: Giuseppe Gambi (presidente), Milena Rossi ed Erika Ercolani. L’Ufficio è guidato dal direttore Gian Franco Zannoni, dal responsabile amministrativo Fabrizio Gresta e dal responsabile di segreteria Francesco Santandrea.

Che cos’è l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero

L’Istituto diocesano per il sostentamento del clero (Idsc) della Diocesi è stato costituito con decreto del vescovo di Faenza monsignor Francesco Tarcisio Bertozzi il 21 febbraio 1987, in attuazione della riforma avviata nel 1984 con la firma degli accordi di revisione del Concordato tra Chiesa e Stato italiano. Prima della costituzione degli Idsc esisteva un meccanismo molto complesso per garantire delle fonti di reddito a vescovi e parroci: al loro “ufficio pastorale” erano legati dei benefici (terreni, case, etc.) che davano dei redditi e, se questi redditi non erano sufficienti, lo Stato integrava con la cosiddetta “congrua”, versata in parziale risarcimento dei beni ecclesiastici incamerati durante il periodo risorgimentale. La riforma ha messo ordine trasferendo i vecchi benefici di ogni Diocesi agli Idsc, il cui scopo è assicurare un dignitoso contributo economico al mantenimento di tutti i sacerdoti che svolgono un servizio pastorale all’interno di una Diocesi. Il compito degli Idsc è quello di amministrare in forma razionale e moderna il patrimonio pervenuto dagli ex benefici (nella nostra Diocesi la consistenza patrimoniale da gestire è suddivisa in parti pressoché uguali tra immobili e terreni). Tali redditi provvedono a integrare, dove occorra, le remunerazioni che i sacerdoti ricevono da parrocchie e altri enti ecclesiastici presso i quali svolgono il loro servizio pastorale, nel caso in cui non sia stato raggiunto il livello fissato dalla Conferenza episcopale italiana per il congruo e dignitoso sostentamento. Due ulteriori forme pubbliche di sostegno sono rappresentate dalle offerte versate direttamente all’Istituto centrale per il sostentamento del clero e da parte della quota dell‘8xmille dell’Irpef attribuita annualmente alla Chiesa cattolica grazie alla firma dei cittadini.

Nella foto è assente il presidente don Stefano Rava perché autore dello scatto


Il 12 febbraio la Giornata del Malato, Messa in ospedale con il vescovo Mario

 

Il messaggio di papa Francesco

La celebrazione della Giornata mondiale del malato (11 febbraio, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes), è momento propizio per riservare una speciale attenzione alle persone malate e a coloro che le assistono, sia nei luoghi deputati alla cura sia in seno alle famiglie e alle comunità.
Nel suo messaggio per questa giornata papa Francesco ricorda che: «La malattia fa parte della nostra esperienza umana. Ma essa può diventare disumana se è vissuta nell’isolamento e nell’abbandono, se non è accompagnata dalla cura e dalla compassione. Quando si cammina insieme, è normale che qualcuno si senta male, debba fermarsi per la stanchezza o per qualche incidente di percorso. È lì, in quei momenti, che si vede come stiamo camminando: se è veramente un camminare insieme, o se si sta sulla stessa strada ma ciascuno per conto proprio, badando ai propri interessi e lasciando che gli altri si arrangino».
Il Papa prosegue riferendosi al Libro del profeta Ezechiele (34,15-16): «L’esperienza dello smarrimento, della malattia e della debolezza fanno naturalmente parte del nostro cammino: non ci escludono dal popolo di Dio, anzi, ci portano al centro dell’attenzione del Signore, che è Padre e non vuole perdere per strada nemmeno uno dei suoi figli. Si tratta dunque di imparare da Lui, per essere davvero una comunità che cammina insieme, capace di non lasciarsi contagiare dalla cultura dello scarto».
Ed ancora, «L’enciclica Fratelli tutti ... propone una lettura attualizzata della parabola del Buon Samaritano. L’ho scelta come cardine, come punto di svolta, per poter uscire dalle “ombre di un mondo chiuso” e “pensare e generare un mondo aperto” (cfr n. 56). … La persona malmenata e derubata, abbandonata lungo la strada, rappresenta la condizione in cui sono lasciati troppi nostri fratelli e sorelle nel momento in cui hanno più bisogno di aiuto. …Ogni sofferenza si realizza in una “cultura” e fra le sue contraddizioni.
Ciò che qui importa, però, è riconoscere la condizione di solitudine, di abbandono. Si tratta di un’atrocità che può essere superata prima di qualsiasi altra ingiustizia, perché – come racconta la parabola – a eliminarla basta un attimo di attenzione, il movimento interiore della compassione.
…Fratelli, sorelle, non siamo mai pronti per la malattia. E spesso nemmeno per ammettere l’avanzare dell’età. … Fatichiamo infatti a rimanere in pace con Dio, quando si rovina il rapporto con gli altri e con noi stessi. Ecco perché è così importante, anche riguardo alla malattia, che la Chiesa intera si misuri con l’esempio evangelico del buon samaritano, per diventare un valido “ospedale da campo”: …Tutti siamo fragili e vulnerabili; tutti abbiamo bisogno di quell’attenzione compassionevole che sa fermarsi, avvicinarsi, curare e sollevare. La condizione degli infermi è quindi un appello che interrompe l’indifferenza e frena il passo di chi avanza come se non avesse sorelle e fratelli.
La Giornata mondiale del malato, in effetti, non invita soltanto alla preghiera e alla prossimità verso i sofferenti; essa, nello stesso tempo, mira a sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie e la società civile a un nuovo modo di avanzare insieme. … La conclusione della parabola del Buon Samaritano, infatti, ci suggerisce come l’esercizio della fraternità, iniziato da un incontro a tu per tu, si possa allargare a una cura organizzata. La locanda, l’albergatore, il denaro, la promessa di tenersi informati a vicenda (cfr Lc 10,34-35): tutto questo fa pensare al ministero di sacerdoti, al lavoro di operatori sanitari e sociali, all’impegno di familiari e volontari grazie ai quali ogni giorno, in ogni parte di mondo, il bene si oppone al male».
Il Papa cita gli anni della pandemia: «Il Covid-19 ha messo a dura prova questa grande rete di competenze e di solidarietà e ha mostrato i limiti strutturali dei sistemi di welfare esistenti» augurandosi che sorgano «le strategie e le risorse perché a ogni essere umano sia garantito l’accesso alle cure e il diritto fondamentale alla salute.
Abbi cura di lui (Lc 10,35) è la raccomandazione del Samaritano all’albergatore … e alla fine ci esorta: Va’ e anche tu fa’ così. Come ho sottolineato in Fratelli tutti, la parabola ci mostra con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune» (n. 67). Infatti, siamo stati fatti per la pienezza che si raggiunge solo nell’amore. Vivere indifferenti davanti al dolore non è una scelta possibile (n. 68)».
Volgendosi al Santuario di Lourdes come a una profezia, una lezione affidata alla Chiesa nel cuore della modernità conclude «… le persone malate sono al centro del popolo di Dio, che avanza insieme a loro come profezia di un’umanità in cui ciascuno è prezioso e nessuno è da scartare.
All’intercessione di Maria, salute degli infermi, affido ognuno di voi, che siete malati; voi che ve ne prendete cura in famiglia, con il lavoro, la ricerca e il volontariato; e voi che vi impegnate a tessere legami personali, ecclesiali e civili di fraternità.
A tutti invio di cuore la mia benedizione apostolica».

papa Francesco

Qualche suggerimento

– Curare le significative celebrazioni e le belle iniziative già presenti nelle comunità parrocchiali per sensibilizzare a farsi carico di persone disabili, sofferenti e malate.
– Valutare l’opportunità di qualche iniziativa informativa/formativa su questioni etiche di attualità o situazioni “critiche” che mettono maggiormente a repentaglio la salute.
– Monitorare la presenza di malati, in particolare cronici, diversamente abili o altro, presenti nel territorio.
– Curare e sostenere la presenza dei Ministri straordinari dell’Eucaristia, dei Ministri della consolazione e di ‘gruppi di sostegno’ per famiglie in difficoltà.


Sant’Agostino: celebrazione per la vita consacrata

vita consacrata

2 febbraio, Festa della Presentazione del Signore Giornata mondiale della Vita consacrata
Da ogni parte del mondo, insieme nella nostra piccola diocesi, abbiamo vissuto una bellissima esperienza di Chiesa. Questo pensiero è fiorito dopo la celebrazione nella nostra piccola realtà di consacrate.
Abbiamo vissuto un momento liturgico intenso, “abbracciate” dalla nostra amata Chiesa di Faenza-Modigliana nella persona del nostro vescovo monsignor Mario Toso, dei sacerdoti, dei diaconi, di sorelle e fratelli arrivati da Tredozio, Modigliana, Marradi, Fognano, Faenza, Solarolo, Cotignola,
Alfonsine… e provenienti dall’Africa, dall’America Latina, dall’Asia e… dall’Europa, specialmente dall’Italia. Bella la presenza di sorelle che festeggiavano 50 anni di vita consacrata, alcune 60…
Un ringraziamento particolare al nostro vescovo Mario per lo slancio con cui ha voluto questo appuntamento che si è svolto nella bellissima chiesa di sant’Agostino, con i parrocchiani che tanto si sono impegnati per accoglierci e a tutti i presenti. Vogliamo continuare a camminare insieme nell’Amore.

le Sorelle e i Fratelli consacrati
della nostra Diocesi

L’omelia del vescovo Mario

La santa Messa per la vita consacrata ci sollecita a vivere un momento intenso e suggestivo della nostra fede. Intenso, perché la vita consacrata è modello alto della donazione a Cristo di tutti i credenti. Suggestivo, perché indica ad ogni credente ciò che è essenziale nella vita cristiana per vivere nella gioia del Signore. La Parola di Dio ci presenta, come modello di esistenza, rivolta al Trascendente, Simeone ed Anna, due persone che hanno dedicato tutta la loro vita ad attendere la venuta del Messia, andandogli incontro, sospinti dallo Spirito. Lo Spirito d’amore e di verità, Spirito di Dio, li aveva condotti e sostenuti sino alla vecchiaia, in attesa dell’incontro e dell’abbraccio con Chi è l’approdo di ogni desiderio. Volevano vedere la salvezza tanto sperata, che si rendeva concreta e tangibile nella loro vita, in mezzo al popolo, nella storia dell’umanità.

Essi scrutavano nelle vicende umane i segni della venuta del Salvatore. I loro occhi si erano consumati ed indeboliti. Ma il loro spirito restava indomito, inquieto, ardente di attesa. Gli occhi del loro animo restavano aperti e desiderosi di incontrare finalmente il Messia. È così che, al limite dei loro anni, hanno la gioia di vedere e di incontrare nel Bambino Gesù la salvezza, di toccarla, di accoglierla tra le loro braccia (cf Lc 2, 26-28): una salvezza non eterea, sfuggente, ma fatta carne, umanità vivente.

Care sorelle e cari fratelli religiosi, come è bella la vostra, la nostra attesa. Essa rivive la fedeltà di Simeone e di Anna. Ogni giorno si recano al Tempio. Ogni giorno sperano e pregano, anche se il tempo passa e sembra non accadere nulla. La vita dei religiosi e delle religiose illumina la Chiesa. La riempiono di luce, dello splendore di Cristo. Aspettano tutta la vita, senza scoraggiamenti e senza lamenti, restando fedeli ogni giorno, alimentando la fiamma della speranza nella comunità e tra la gente. Completamente donati al loro Signore, i religiosi e le religiose si dedicano con tutte le forze alla lode e al servizio dell’annuncio del Regno veniente. Le loro comunità, siano esse eminentemente contemplative, siano esse attive nella contemplazione, nell’intimità col Verbo incarnato, sono comunitariamente protese a vedere e a riconoscere Cristo che viene e si propone come principio di vita filiale. Invocano il farsi del Cristo totale, del suo corpo che è la Chiesa, anticipo della pienezza della salvezza.

Gli occhi dei religiosi non sono occhi che colgono la realtà esteriore degli eventi, l’epidermide della storia. Leggono in profondità. Vedono «dentro» la storia, «oltre» ad essa. Non si fermano alle apparenze. Si protendono verso le cose ultime, le cose di lassù. In forza del loro statuto di vita, le religiose e i religiosi svolgono un servizio d’amore comunitario. Portano Gesù Cristo nel loro cuore e lo mettono al primo posto. Tutto pensano e compiono alla luce della nuova creazione, iniziata da Gesù Cristo, con la sua incarnazione, morte e risurrezione. Essi cercano Dio, lasciandosi trovare da Lui, vivendo Lui, sperando Lui. Portano tra le braccia il Bambino Gesù, come i grandi santi: sant’Antonio di Padova, san Pio da Pietrelcina. Lo accarezzano, lo amano, lo adorano per poterlo donare, mediante il loro servizio d’amore alla Chiesa e al mondo. Tenendo tra le braccia Gesù il Signore, le labbra dei religiosi pronunciano parole di benedizione, di lode e di stupore per tutti. Invocano la pienezza della vita di Cristo nell’umanità, nei piccoli e nei grandi. Quando le braccia di un consacrato, di una consacrata non stringono Gesù, non lo baciano, non pongono il loro cuore vicino al suo, corrono il rischio di non vedere il futuro che il Verbo incarnato prepara per la Chiesa e per l’umanità. La loro profezia si annebbia, vacilla. Diventano guide cieche. Non aiutano la loro gente. Diventano responsabili della marginalizzazione delle loro stesse comunità nella società. Perdono l’audacia di sfidare la dittatura del relativismo, il dilagante culto dell’io, che aspira a divenire l’unico parametro di riferimento nella vita. Rinunciano di proporre la rivoluzione di Cristo. Solo da Lui viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo per il mondo.

Carissimi, carissime, fatti nuovi da Gesù Cristo, resi entusiasti dal suo Spirito d’amore, viviamo con gioia la nostra consacrazione. In tal modo saremo di grande aiuto per i nostri fratelli e le nostre sorelle che vivono nelle città e nel lavoro del creato. Li aiuteremo a farsi incessantemente popolo di Dio, umanità che insieme a Cristo fa nuove tutte le cose. I nostri fratelli e sorelle troveranno in noi un segno convincente di speranza. In questa santa Messa apriamo le nostre braccia a Cristo, il consacrato per eccellenza, e con Lui sulla croce teniamo le nostre braccia aperte sul mondo. Vivendo l’Eucaristia lasciamoci tirare dentro in quel processo di trasformazioni che il Signore Risorto suscita nella storia per ricapitolarla in sé. Ricordiamo tutte le sorelle e i fratelli che celebrano l’anniversario della loro consacrazione. Chiediamo al Signore che non faccia mai mancare nella sua Chiesa l’amore indiviso e gioioso delle religiose e dei religiosi. Siano il Vangelo vivente della gioia, siano luce del mondo.

                                       + Mario Toso


San Valentino: il 12 febbraio Ape-ritiro, pizzata e veglia in cammino verso il matrimonio

Anche quest’anno festeggiamo l’Amore, l’Amore delle oltre cento coppie che decidono di approfondire il loro cammino verso il matrimonio, frequentando i vari percorsi in preparazione. Ci si ritrova <domenica 12 febbraio, insieme anche alle coppie di sposi che sono affezionate a questo momento diocesano, alla parrocchia San Francesco a Faenza.
Il programma di quest’anno sarà in versione estesa. Oltre alla tradizionale veglia delle 20,30, in cui riflettiamo, meditiamo, preghiamo come coppia, è stato introdotto, presso i locali del teatro parrocchiale, l’Ape-ritiro dalle 17 alle 19 e volendo la pizzata insieme dalle 19 alle 20, in attesa della veglia.
L’Ape-ritiro vuole essere un momento laboratoriale di esperienza e confronto all’interno della coppia. Spesso il nostro modo di rapportarci con la realtà circostante è chiuso, staccato. Con questa attività di coppia, vogliamo dare la possibilità di guardare e sperimentare il mondo che ci circonda con altri occhi, con cuore aperto.
I due momenti, fanno parte della stesa iniziativa, sono pensati per essere vissuti insieme, in particolare per le coppie incamminate verso il matrimonio.
Le iniziative sono comunque, frequentabili anche singolarmente, aperte a tutti, per continuare a credere nell’Amore, nella coppia, e festeggiarla, affidandola al Signore che l’ha creata, la sostiene e la ama da sempre.

 

Pastorale familiare


Giornata per la vita: il 4 e 5 febbraio anche a Faenza il Cav in piazza con le primule

In occasione della 45esima Giornata per la vita, domenica 5 febbraio, nelle parrocchie della Diocesi di Faenza-Modigliana e in piazza del Popolo di Faenza torna l’iniziativa “Una primula per la vita”.

Il ricavato andrà a sostegno delle attività del Centro di aiuto alla vita e del “Progetto Gemma” (adozione prenatale a distanza).

Volontarie e volontari del Cav di Faenza saranno inoltre sabato 4 febbraio dalle 8 alle 20 e domenica 5 febbraio dalle 8.30 alle 13 presso lo shopping center La Filanda. Sempre sabato e domenica, dalle 8.30 fino alle 19.00 circa, saremo anche in Piazza della Libertà. Sabato pomeriggio per tutti i bambini sarà presente una trucca bimbi, mentre domenica il pomeriggio sarà animato dai Bastardjazz.