Author: samuelemarchi

Basta la guerra: è l’ora della pace. Riflessioni con il vescovo monsignor Mario Toso

“Di fronte alla guerra non dobbiamo rifugiarci nel silenzio, ma perseguire scelte coraggiose». Già un anno fa, all’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, il vescovo monsignor Mario Toso aveva proposto la strada della non violenza come via di risoluzione ai conflitti. La non violenza non è silenzio o fuga di fronte alle aggressioni, al male, all’ingiustizia, ma una via che richiede coraggio e determinazione nel contrastarle efficacemente. In un futuro europeo e globale sempre più incerto – quello tra Russia e Ucraina è solo uno dei tanti conflitti della «Terza guerra mondiale a pezzi» indicata da papa Francesco -, il vescovo Mario rilancia una chiave di lettura con la quale interpretare il presente per costruire concretamente un mondo di pace. È infatti in corso di pubblicazione presso Cittadella Editrice (Assisi) il suo nuovo libro dal titolo Basta guerra: è l’ora della pace. Il ruolo dei cattolici: non violenza attiva e creatrice e impegno politico. Un’occasione non solo per rileggere, a un anno dall’inizio della guerra, il conflitto russo-ucraino, ma soprattutto per tracciare le fondamenta di un mondo nel quale tutti sono corresponsabili della pace.

Intervista al vescovo monsignor Mario Toso: “Va rafforzata la via della non violenza attiva e creatrice”

Eccellenza, la Diocesi ha fatto tanto in questi mesi per l’accoglienza dei profughi ucraini. Guardando però al futuro, in che modo la pace potrà nascere su basi solide e non effimere? Che la guerra in Ucraina finisca con l’intensificazione dell’azione diplomatica o con un cessate il fuoco immediato, anche senza un ritiro preventivo delle truppe russe, è sicuramente raccomandabile. È ciò che la stragrande maggioranza si augura, per il bene dei popoli in conflitto, dell’Europa e del mondo. Ma ciò che è molto importante è che una volta sia cessata l’attuale guerra fratricida – poco si è sottolineato che i Paesi in lotta tra loro sono cristiani – si riesca a rafforzare la via della non violenza attiva e creatrice. Essa va tenuta agganciata costantemente all’impegno dei cittadini e, quindi, anche dei cattolici in politica, per universalizzare una democrazia sostanziale, rappresentativa, partecipativa e deliberativa, aperta al Trascendente, per innalzare nuove istituzioni di pace, per rinforzare quelle già esistenti ma inadeguate, come l’Onu. Veniamo più nel dettaglio al libro. E partirei non tanto dal titolo, ma dal sottotitolo. Come dialogano assieme il tema della non violenza e quello dell’impegno politico dei cattolici? In questo volume saranno affrontati due temi cruciali per la cultura cattolica: la non violenza attiva e creatrice e l’impegno in politica. Si tratta di due temi che sono connessi, perché la non violenza attiva e creatrice, inscritta nel dna del cristianesimo, ha bisogno di un particolare impegno dei cattolici sul piano sociale, politico, culturale. Le guerre non nascono e finiscono allorché la politica dei popoli si orienta chiaramente alla realizzazione del bene comune della famiglia umana. È quanto ci insegna la Pacem in terris nel 60esimo anniversario della sua promulgazione. Se i cattolici sono presenti in politica ma sono poco rilevanti, come è oggi evidente in più Paesi, è chiaro che non possono concorrere efficacemente alla costruzione di una società fraterna, libera, giusta e pacifica. Una non violenza attiva e creatrice presuppone un serio e convinto impegno dei cattolici nella società, nella cultura, in politica, nei rapporti multilaterali, sul piano internazionale e sovranazionale.
ucraini santa chiara toso
Il vescovo Mario con alcuni dei profughi ucraini accolti dalla Diocesi al monastero Santa Chiara di Faenza.

Per una pace duratura serve la volontà seria e concreta dei cattolici impegnati nella politica

Oggi la classe politica cattolica è adeguata per affrontare tutto questo? I cattolici, in ragione della loro vocazione cristiana alla realizzazione del bene comune della famiglia umana, e a fronte dell’attuale situazione di guerra globale, come anche a fronte della insicurezza sanitaria e della crisi ecologica, della involuzione della democrazia e della prevalenza della finanza sull’economia reale, non possono rimanere inermi o assenti dallo scenario politico mondiale. La politica vissuta da circa 2,4 miliardi di cristiani, sia pure secondo diverse intensità culturali e in vari Paesi e istituzioni, a livelli differenti, alla base o ai vertici, potrebbe esprimere, mediante un minimo di coscientizzazione della dimensione sociale della fede, un’azione di vasta portata e di non piccola incidenza. Illusione o impresa disperata? Desiderio velleitario o inutile? A proposito, si potrà pensare come si creda. Sicuramente, non si potrà non convenire sul fatto che molte energie morali e spirituali di credenti o di persone di buona volontà non sono attualmente incanalate verso il bene comune. Esse rimangono inutilizzate rispetto alla concretizzazione di non pochi altri beni universali, in particolare della pace, che è un anelito di tutti. E ciò a fronte di un mondo che è in guerra, caparbiamente proteso verso la propria autodistruzione. Cosa intende? La guerra che si combatte in Ucraina, come ha detto papa Francesco al rientro del suo viaggio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan, non è l’unica. Da dodici, tredici anni la Siria è in guerra; da più di dieci anni lo è anche lo Yemen. Nell’America Latina si contano molteplici focolai di guerra. Ci sono nel mondo guerre che non fanno notizia e, tuttavia, causano morti e stragi. Occorre che tutti collaborino insieme, non esclusi i cattolici. Perché l’azione dei cattolici sia più incisiva è necessario un nuovo modo di presenza nelle società civili, nei parlamenti, nelle relazioni internazionali e multilaterali, sovranazionali. Proprio per questo ci pare pregiudiziale una riflessione attenta sulla situazione attuale dell’impegno politico dei cattolici, sulle sue premesse teologiche, ecclesiologiche, piuttosto neglette o non sviscerate a sufficienza.

Terremoto in Turchia e Siria, il 26 marzo colletta nazionale Cei per le popolazioni colpite

“Il mio pensiero va, in questo momento, alle popolazioni della Turchia e della Siria duramente colpite dal terremoto, che ha causato migliaia di morti e di feriti. Con commozione prego per loro ed esprimo la mia vicinanza a questi popoli, ai familiari delle vittime e a tutti coloro che soffrono per questa devastante calamità. Ringrazio quanti si stanno impegnando per portare soccorso e incoraggio tutti alla solidarietà con quei territori, in parte già martoriati da una lunga guerra”. Facendo proprio l’appello di papa Francesco, al termine dell’udienza generale di mercoledì 8 febbraio, la presidenza della Cei, a nome dei vescovi italiani, rinnova “profonda partecipazione alle sofferenze e ai problemi delle popolazioni di Turchia e Siria provate dal terremoto”.

Per far fronte alle prime urgenze e ai bisogni essenziali di chi è stato colpito da questa calamità, la Cei ha disposto un primo stanziamento di 500mila euro dai fondi dell’8xmille per iniziative di carità di rilievo nazionale. Tale somma sarà erogata tramite Caritas italiana, già attiva per alleviare i disagi causati dal sisma e a cui è affidato il coordinamento degli interventi locali. Continua a crescere, infatti, il numero delle vittime accertate, mentre sono ancora diverse migliaia le persone disperse e quelle ferite. Drammatica anche la condizione dei sopravvissuti, che hanno bisogno di tutto, stretti tra le difficoltà del reperimento di cibo e acqua e le rigide condizioni climatiche.

“Consapevole della gravità della situazione”, la presidenza della Cei ha deciso di indire una colletta nazionale, da tenersi in tutte le chiese italiane domenica 26 marzo (V di Quaresima): “sarà un segno concreto di solidarietà e partecipazione di tutti i credenti ai bisogni, materiali e spirituali, delle popolazioni terremotate – si legge in una nota diffusa oggi -. Sarà anche un’occasione importante per esprimere nella preghiera unitaria la nostra vicinanza alle persone colpite”.

Le offerte dovranno essere integralmente inviate a Caritas Italiana entro il 30 aprile prossimo. Sin d’ora è comunque possibile sostenere gli interventi di Caritas italiana per questa emergenza, utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on line tramite il sito www.caritas.it o bonifico bancario specificando nella causale “Terremoto Turchia-Siria 2023” tramite:

• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111

• Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474

• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013

• UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119.

Fonte: Sir


Settimana comunitaria donne in Seminario dal 24 al 30 marzo

L’area Giovani e Vocazioni della Diocesi propone dal 24 al 30 marzo “Di Casa in casa”, settimana comunitaria donne al Seminario Pio XII di Faenza (via Degli Insorti 56). Un’esperienza comunitaria dove non mancheranno alcuni ingredienti fondamentali per vivere giorni intensi, preghiera, fraternità e momenti di riflessione su alcune donne significative, sulla femminilità e sulla fede.

Info e iscrizioni: Silvia Capra 339 3573181.


Giovani e vocazioni: dal 13 al 18 marzo in Seminario a Faenza gli Esercizi spirituali

Ogni mattina una meditazione per cominciare la giornata con una parola da portare con sé. Ogni sera dalle 19 ci si ritrova di nuovo insieme. E’ possibile fare colazione, pranzo e cena in Seminario e per chi desidera si può anche pernottare (posti limitati). Dal 13 al 18 marzo al Seminario vescovile Pio XII di Faenza (via degli Insorti 56) e al monastero Ara Crucis (via degli Insorti 27) parte il cammino “Vieni Fuori”, esercizi spirituali non residenziali guidati da suor Maria Elisa Visani. Il percorso a cura dell’area Giovani e Vocazioni della Diocesi comincia lunedì sera 13 marzo alle 19 e si conclude nella mattinata di sabato 18 marzo.

Cosa sono gli esercizi spirituali? Per scoprirlo vieni dalla riunione informativa martedì 7 marzo alle 18 in aula San Pier Damiani (ingresso dalla Biblioteca Cicognani, viale Stradone 30).

Info e iscrizioni: don Mattia 328 2481149 mattia.gallegati@gmail.com


Guerra in Ucraina, la Cei: “Celebrare il 10 marzo una Messa per le vittime del conflitto”

“Tutto il mondo è in guerra, è in autodistruzione. Fermiamoci in tempo!”. “Il grido accorato di papa Francesco scuote le coscienze e chiede un impegno forte a favore della pace: è tempo di trovare spazi di dialogo per porre fine a una crisi internazionale aggravata dalla minaccia nucleare”. A un anno dall’invasione russa di uno Stato indipendente, l’Ucraina, la presidenza della Conferenza episcopale italiana, in una nota torna a ripetere il suo “‘no’ deciso a tutte le forme di violenza e di sopraffazione, il nostro ‘mai più’ alla guerra. Per questo, invitiamo le comunità ecclesiali ad unirsi in preghiera per invocare il dono della pace nel mondo”.

 “In Ucraina – si legge nella nota – così come in tanti (troppi) angoli della terra risuona infatti l’assordante rumore delle armi che soffoca gli aneliti di speranza e di sviluppo, causando sofferenza, morte e distruzione e negando alle popolazioni ogni possibilità di futuro”. “Sentiamo come attuale l’appello lanciato sessant’anni fa da San Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in terris: ‘Al criterio della pace che si regge sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può ricostruire nella vicendevole fiducia’ (n. 39). “Se da una parte è urgente un’azione diplomatica capace di spezzare la sterile logica della contrapposizione, dall’altra tutti i credenti devono sentirsi coinvolti nella costruzione di un mondo pacificato, giusto e solidale. Il tempo di Quaresima – si legge ancora nella nota Cei – ci ricorda il valore della preghiera, del digiuno e della carità, le uniche vere armi capaci di trasformare i cuori delle persone e di renderci ‘fratelli tutti’”.

Aderendo all’iniziativa del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), la presidenza della Cei invita “a celebrare venerdì 10 marzo una Santa Messa per le vittime della guerra in Ucraina e per la pace in questo Paese. Sarà un’occasione per rinnovare la nostra vicinanza alla popolazione e per affidare al Signore il nostro desiderio di pace. Chiedere la conversione del cuore, affinché si costruisca una rinnovata cultura di pace, sarà il modo in cui porteremo nel mondo quei germogli della Pasqua a cui ci prepariamo”.

Gmg Lisbona 2023: info utili e documenti per iscriversi

Da domenica 15 gennaio abbiamo aperto le iscrizioni per la prossima GMG di Lisbona. In questa pagina troverete il file con le informazioni comunicate.

Un gruppo si considera iscritto al momento 1) del versamento delle caparre, 2) dell’invio del foglio di segnalazione del capogruppo comprensivo di firma dell’informativa del trattamento dei dati personali che si trova sul retro (le iscrizioni dei singoli possono essere fatte arrivare anche successivamente).

Un singolo si considera iscritto al momento del 1) versamento della caparra, 2) dell’invio del proprio foglio di iscrizione maggiorenni e 3) del foglio dell’informativa del trattamento dei dati personali debitamente firmato.

Sottolineo che i posti non sono illimitati. Per provvedere al meglio all’organizzazione chiedo di effettuare le iscrizioni prima possibile, al fine che non accada di non poter fornire il trasporto a tutti.

Comunico inoltre che sono arrivate le informazioni per la fiera della GMG. In fondo a questa pagina troverete il volantino anche di questa iniziativa. È un’esperienza riservata agli accompagnatori dei gruppi, volta ad offrire gli strumenti necessari ad accompagnare il cammino in modo intelligente ed efficace. Ora che il tutto sta prendendo forma è importante sostenere il nostro lavoro in modo che la GMG possa essere strumento efficace per il percorso di crescita dei nostri giovani. Anche in questo caso i posti non sono illimitati quindi chiedo che prima di procedere con le iscrizioni mi sia data comunicazione dell’interesse. Per qualunque dubbio o domanda resto a disposizione.

don Massimo Geminiani
incaricato diocesano di pastorale giovanile

Documenti da scaricare e compilare

Info pacchetti GMG

Modello MAGGIORENNI Lisbona

Modello MINORENNI Lisbona

Modulo iscrizione referente del gruppo

Informativa trattamento dati GMG per singoli

Fiera GMG 24-25 febbraio

 


Monastero invisibile, preghiamo per le vocazioni… dove? Parte un nuovo percorso alla scoperta dei luoghi della fede

Il nuovo percorso del Monastero invisibile: Preghiamo per le vocazioni… dove?

La nostra preghiera mensile per le vocazioni toglie il freno e ci mette in movimento: mese dopo mese ci porterà nei posti dove riecheggiano i passi, gli sguardi, i gesti e le parole di Gesù.

Andremo insieme a Nazaret, a Gerico, a Emmaus, a Cana. Sosteremo in mezzo al lago, sulla spiaggia, nel deserto. Faremo tappa a Cafarnao, in cima al Tabor, lungo il Giordano. Indugeremo a Gerusalemme: al monte degli ulivi, di fronte al tempio, al cenacolo, lungo la strada verso il calvario, nel giardino della Pasqua.

In ballo c’è la scoperta che ogni elemento geografico dello spazio biblico rispecchia qualcosa di noi: siamo noi quel paesaggio, quella terra, quel paese… e il Signore viene, passa, chiama, trasforma, invia.

Stare al gioco è la più efficace intercessione perché anche altri, particolarmente i giovani, siano attratti a riconoscersi luogo sacro, terra santa in cui la salvezza oggi si compie”.

L’equipe diocesana del Monastero Invisibile

 

L’equipe diocesana del Monastero Invisibile

Scarica il sussidio di marzo 2023 – Gerico

MI mar 2023 – Gerico A4

Referenti Monastero invisibile:

Nel caso decidessi di partecipare a questo percorso, ecco alcuni contatti che ti possono aiutare, guidare e accompagnare lungo il cammino :

Santa Maria Maddalena in Faenza, Luciana 333 2155714
San Savino (Beata Vergine del Paradiso) in Faenza, Rosangela 334 9566029
Santa Maria del Rosario in Errano, Cristina 389 9920412
Parrocchia di San Martino in Reda, Antonietta 3393798202


Giornata per il Seminario Diocesano Pio XII – 26 febbraio

Domenica 26 febbraio, prima domenica di Quaresima, si celebra la Giornata per il Seminario diocesano Pio XII per pregare per i seminaristi e per le vocazioni e per raccogliere offerte (colletta obbligatoria) a favore di questa importante istituzione della nostra Chiesa.

La formazione dei futuri presbiteri e la promozione del discernimento delle molteplici vocazioni ecclesiali costituiscono un’opera fondamentale per la Chiesa. In questo contesto il Seminario diocesano ha assunto un ruolo crescente nella formazione integrale dei giovani, anche con l’istituzione della Comunità Propedeutica Residenziale Interdiocesana.

Quindi, per sostenere il nostro Seminario diventa sempre più necessaria la solidarietà da parte delle comunità parrocchiali, delle associazioni ecclesiali, dei movimenti, dei gruppi, che sono invitati a condividere questa concreta testimonianza di formazione.

Il Parroco o il Rettore della Chiesa devono consegnare le offerte raccolte all’Ufficio Economato della Curia diocesana.

Faenza, 21 febbraio 2023, festa di S. Pier Damiani

 

 

                                                                                              + Mario Toso, vescovo


Messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima 2023

papafrancesco quaresima

Ascesi quaresimale, itinerario sinodale

Cari fratelli e sorelle!

I vangeli di Matteo, Marco e Luca sono concordi nel raccontare l’episodio della Trasfigurazione di Gesù. In questo avvenimento vediamo la risposta del Signore all’incomprensione che i suoi discepoli avevano manifestato nei suoi confronti. Poco prima, infatti, c’era stato un vero e proprio scontro tra il Maestro e Simon Pietro, il quale, dopo aver professato la sua fede in Gesù come il Cristo, il Figlio di Dio, aveva respinto il suo annuncio della passione e della croce. Gesù lo aveva rimproverato con forza: «Va’ dietro a me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” (Mt 16,23). Ed ecco che «sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte» (Mt 17,1).

Il Vangelo della Trasfigurazione viene proclamato ogni anno nella seconda Domenica di Quaresima. In effetti, in questo tempo liturgico il Signore ci prende con sé e ci conduce in disparte. Anche se i nostri impegni ordinari ci chiedono di rimanere nei luoghi di sempre, vivendo un quotidiano spesso ripetitivo e a volte noioso, in Quaresima siamo invitati a “salire su un alto monte” insieme a Gesù, per vivere con il Popolo santo di Dio una particolare esperienza di ascesi.

L’ascesi quaresimale è un impegno, sempre animato dalla Grazia, per superare le nostre mancanze di fede e le resistenze a seguire Gesù sul cammino della croce. Proprio come ciò di cui aveva bisogno Pietro e gli altri discepoli. Per approfondire la nostra conoscenza del Maestro, per comprendere e accogliere fino in fondo il mistero della salvezza divina, realizzata nel dono totale di sé per amore, bisogna lasciarsi condurre da Lui in disparte e in alto, distaccandosi dalle mediocrità e dalle vanità. Bisogna mettersi in cammino, un cammino in salita, che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna. Questi requisiti sono importanti anche per il cammino sinodale che, come Chiesa, ci siamo impegnati a realizzare. Ci farà bene riflettere su questa relazione che esiste tra l’ascesi quaresimale e l’esperienza sinodale.

Nel “ritiro” sul monte Tabor, Gesù porta con sé tre discepoli, scelti per essere testimoni di un avvenimento unico. Vuole che quella esperienza di grazia non sia solitaria, ma condivisa, come lo è, del resto, tutta la nostra vita di fede. Gesù lo si segue insieme. E insieme, come Chiesa pellegrina nel tempo, si vive l’anno liturgico e, in esso, la Quaresima, camminando con coloro che il Signore ci ha posto accanto come compagni di viaggio. Analogamente all’ascesa di Gesù e dei discepoli al Monte Tabor, possiamo dire che il nostro cammino quaresimale è “sinodale”, perché lo compiamo insieme sulla stessa via, discepoli dell’unico Maestro. Sappiamo, anzi, che Lui stesso è la Via, e dunque, sia nell’itinerario liturgico sia in quello del Sinodo, la Chiesa altro non fa che entrare sempre più profondamente e pienamente nel mistero di Cristo Salvatore.

E arriviamo al momento culminante. Narra il Vangelo che Gesù «fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce» (Mt 17,2). Ecco la “cima”, la meta del cammino. Al termine della salita, mentre stanno sull’alto monte con Gesù, ai tre discepoli è data la grazia di vederlo nella sua gloria, splendente di luce soprannaturale, che non veniva da fuori, ma si irradiava da Lui stesso. La divina bellezza di questa visione fu incomparabilmente superiore a qualsiasi fatica che i discepoli potessero aver fatto nel salire sul Tabor. Come in ogni impegnativa escursione in montagna: salendo bisogna tenere lo sguardo ben fisso al sentiero; ma il panorama che si spalanca alla fine sorprende e ripaga per la sua meraviglia. Anche il processo sinodale appare spesso arduo e a volte ci potremmo scoraggiare. Ma quello che ci attende al termine è senz’altro qualcosa di meraviglioso e sorprendente, che ci aiuterà a comprendere meglio la volontà di Dio e la nostra missione al servizio del suo Regno.

L’esperienza dei discepoli sul Monte Tabor si arricchisce ulteriormente quando, accanto a Gesù trasfigurato, appaiono Mosè ed Elia, che impersonano rispettivamente la Legge e i Profeti (cfr Mt 17,3). La novità del Cristo è compimento dell’antica Alleanza e delle promesse; è inseparabile dalla storia di Dio con il suo popolo e ne rivela il senso profondo. Analogamente, il percorso sinodale è radicato nella tradizione della Chiesa e al tempo stesso aperto verso la novità. La tradizione è fonte di ispirazione per cercare strade nuove, evitando le opposte tentazioni dell’immobilismo e della sperimentazione improvvisata.

Il cammino ascetico quaresimale e, similmente, quello sinodale, hanno entrambi come meta una trasfigurazione, personale ed ecclesiale. Una trasformazione che, in ambedue i casi, trova il suo modello in quella di Gesù e si opera per la grazia del suo mistero pasquale. Affinché tale trasfigurazione si possa realizzare in noi quest’anno, vorrei proporre due “sentieri” da seguire per salire insieme a Gesù e giungere con Lui alla meta.

Il primo fa riferimento all’imperativo che Dio Padre rivolge ai discepoli sul Tabor, mentre contemplano Gesù trasfigurato. La voce dalla nube dice: «Ascoltatelo» (Mt 17,5). Dunque la prima indicazione è molto chiara: ascoltare Gesù. La Quaresima è tempo di grazia nella misura in cui ci mettiamo in ascolto di Lui che ci parla. E come ci parla? Anzitutto nella Parola di Dio, che la Chiesa ci offre nella Liturgia: non lasciamola cadere nel vuoto; se non possiamo partecipare sempre alla Messa, leggiamo le Letture bibliche giorno per giorno, anche con l’aiuto di internet. Oltre che nelle Scritture, il Signore ci parla nei fratelli, soprattutto nei volti e nelle storie di coloro che hanno bisogno di aiuto. Ma vorrei aggiungere anche un altro aspetto, molto importante nel processo sinodale: l’ascolto di Cristo passa anche attraverso l’ascolto dei fratelli e delle sorelle nella Chiesa, quell’ascolto reciproco che in alcune fasi è l’obiettivo principale ma che comunque rimane sempre indispensabile nel metodo e nello stile di una Chiesa sinodale.

All’udire la voce del Padre, «i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”. Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo» (Mt 17,6-8). Ecco la seconda indicazione per questa Quaresima: non rifugiarsi in una religiosità fatta di eventi straordinari, di esperienze suggestive, per paura di affrontare la realtà con le sue fatiche quotidiane, le sue durezze e le sue contraddizioni. La luce che Gesù mostra ai discepoli è un anticipo della gloria pasquale, e verso quella bisogna andare, seguendo “Lui solo”. La Quaresima è orientata alla Pasqua: il “ritiro” non è fine a sé stesso, ma ci prepara a vivere con fede, speranza e amore la passione e la croce, per giungere alla risurrezione. Anche il percorso sinodale non deve illuderci di essere arrivati quando Dio ci dona la grazia di alcune esperienze forti di comunione. Anche lì il Signore ci ripete: «Alzatevi e non temete». Scendiamo nella pianura, e la grazia sperimentata ci sostenga nell’essere artigiani di sinodalità nella vita ordinaria delle nostre comunità.

Cari fratelli e sorelle, lo Spirito Santo ci animi in questa Quaresima nell’ascesa con Gesù, per fare esperienza del suo splendore divino e così, rafforzati nella fede, proseguire insieme il cammino con Lui, gloria del suo popolo e luce delle genti.

Roma, San Giovanni in Laterano, 25 gennaio, festa della Conversione di San Paolo

FRANCESCO


Monastero Sant’Umiltà Faenza: morta suor Scolastica dopo una lunga malattia. Le esequie il 18 febbraio

Giovedì 16 febbraio alle 10 di mattina è morta suor Scolastica (Maria Giovanna Alpi) dopo mesi di malattia. A darne l’annuncio sono le suore del Monastero Sant’Umiltà di Faenza. “Tantissime le persone che hanno avuto modo di conoscerla e amarla come insegnante e portinaia qui, nel Monastero di Faenza; poi in quello di Bagno a Ripoli, a fianco di Madre Imelde – scrivono le suore -. Ci troveremo questa sera, giovedì 16 febbraio alle 18.30 nella chiesa del Carmine di Faenza per la preghiera del Rosario con cui l’accompagneremo davanti al Trono dell’Altissimo”.

Il vescovo monsignor Mario Toso ha assicurato la propria preghiera per il ritorno alla Casa del Padre di suor Scolastica. Venerdì 17 febbraio la chiesa del Carmine è aperta alle visite dalle 15 alle 19. Le esequie per suor Scolastica saranno celebrate sabato 18 febbraio alle 10.30 presiedute dall’abate generale della Congregazione. Seguirà la tumulazione al cimitero dell’Osservanza. Le offerte raccolta in memoria di suor Scolastica verranno destinate al Monastero dell’India, da lei tanto amato, dove oltre 30 giovani seguono il cammino monastico sulle orme di san Benedetto