Author: samuelemarchi

Dove abita l’uomo: luoghi, relazioni, intrecci. La mostra del Museo Diocesano fino al 7 gennaio 2024 presso la chiesa di Santa Maria dell’Angelo

Lo spazio abitato dall’arte per riflettere sugli spazi abitati dall’uomo. La mostra, a cura del vice-direttore del Museo Diocesano Giovanni Gardini Dove abita l’uomo. Luoghi, relazioni, intrecci inaugurata lo scorso venerdì 8 settembre presso la chiesa di Santa Maria dell’Angelo a Faenza, ha un significato profondo, unico, in una città che diventa un luogo particolare, un riferimento spaziale puntuale in questo settembre 2023 che prelude … Continua a leggere Dove abita l’uomo: luoghi, relazioni, intrecci. La mostra del Museo Diocesano fino al 7 gennaio 2024 presso la chiesa di Santa Maria dell’Angelo »

Tre giorni del Clero in Seminario: il 12 settembre il primo incontro con Mons Erio Castellucci

Si è tenuto martedì 12 settembre presso il Seminario di Faenza il primo incontro della Tre Giorni del Clero con Mons Erio CastellucciArcivescovo della Diocesi di Modena-Nonantola e Carpi.

L’intervento di Mons Castellucci

Nella lettera ai Romani, Paolo al capitolo 16 scrive: «Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è al servizio della Chiesa di Cencre: accoglietela nel Signore, come si addice ai santi, e assistetela in qualunque cosa possa avere bisogno di voi; anch’essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso. Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù… Salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa…». Sorella, sì, ma anche donna al servizio della comunità; certamente amici, ma anche collaboratori “synergoi”. Quello che la Bibbia di Gerusalemme titola semplicemente “conclusioni”, in realtà è una testimonianza preziosa della ministerialità delle prime comunità dei discepoli del Risorto. L’intervento di Mons. Erio Castellucci, Arcivescovo di Modena-Nonantola e Carpi, “Ministero e ministeri” che è stato il primo incontro del Clero nel Seminario di Faenza aperto al clero delle Diocesi di Faenza, Forlì e Imola, prende spunto da questo dato del Nuovo Testamento: ogni ministero si innesta in una comunità di battezzati, di discepoli che hanno incontrato e hanno seguito il Signore Gesù. Molteplici sono gli aspetti affrontati da Mons. Erio e fra tutti l’apertura missionaria ed universale di ogni ministero, soprattutto quello ordinato ed istituito, il loro vicendevole rapporto complementare (e non supplettivo), la loro necessità nella prospettiva ecclesiale per risvegliare continuamente nel Popolo di Dio la consapevolezza di ricevere e non di guadagnare la grazia di Dio. Ogni ministro (ovvero “servitore”) ha come compito principale non solo il servizio liturgico (oggetto di vari interventi e domande dell’assemblea), ma la priorità evangelica di aiutare la comunità a confrontarsi sempre con l’eccedenza del mistero che viene annunciato, celebrato e vissuto nella carità: non siamo noi a creare la comunità, ma siamo tutti convocati dal Risorto che ci rende Chiesa.


Torna l’appuntamento con Giovani a Gamogna il 7 e l’8 ottobre: sarà il primo ritrovo post Gmg per i giovani della diocesi

Torna l’appuntamento con la due giorni di Giovani a Gamogna, quest’anno sabato 7 e domenica 8 ottobre. Sarà il primo ritrovo dopo la Gmg di Lisbona per i giovani della nostra diocesi, organizzato dall’Ufficio Giovani e Vocazioni.

Info e programma

Ci si ritrova alle 18 a Ponte della Valle da dove si parte insieme per una passeggiata a tappe verso l’Eremo. Poi cena al sacco. Domenica mattina ci sarà la Santa Messa e poi attività insieme. Si riparte da Gamogna circa alle 16. Per la partecipazione si richiede un contributo di 5 euro. Occorre dare conferma della propria presenza entro domenica 1 ottobre scrivendo un messaggio o telefonando a Chiara 3914226535 o Irene 3341964005.


Il 29 e 30 settembre il 37esimo Convegno di Ravennatensia al Seminario di Faenza

Il 29 e 30 settembre si terrà a presso il Seminario Vescovile di Faenza il 37simo Convegno di Ravennatensia dal titolo Movimenti religiosi femminili pretridentini nel territorio di Ravennatensia (secoli XIV-XVI).

Il programma

Venerdì 29 settembre 2023

Il Convegno ha inizio venerdì 29 settembre al pomeriggio. Dalle 16 alle 18 il saluto delle autorità, S. E. Rev.ma Mons. Mario Toso, vescovo della diocesi di Faenza-Modigliana, Mons. Maurizio Tagliaferri che presiede le relazioni:

Gabriella Zarri: Prolusione.
Paola Foschi: Le nuove forme di vita religiosa al femminile nell’Emilia.(secoli XIV-XVI)
Enrico Fusaroli Casadei: Le nuove forme di vita religiosa al femminile nella Romagna. (secoli XIV-XVI)

Si prosegue sabato 30 settembre 2023

Mattina: 9-13

Alessandra Bartolomei Romagnoli: Donne sante in terra emiliano-romagnola. (secoli XIII-XVI)
Francesca Roversi Monaco: I movimenti religiosi femminili basso medievali nella cronachistica emiliano-romagnola.
Enrico Angiolini: Movimenti religiosi femminili e dialettica coi poteri laici ed ecclesiastici.
Antonella Degl’Innocenti: La santità al tempo del Grande Scisma: Orsolina da Parma, visionaria, pellegrina, profetessa.

Pausa

Corinna Baldi: Strade aperte, porte chiuse. Orsolina Veneri e Simona Cantulli, due carismi profetici a Parma tra XIV e XV secolo.
Silvia Serventi: Caterina Vigri e Illuminata Bembo tra Iacopone da Todi e Leonardo Giustiniani.
Arianna Pastorini: Note che prendono vita. Le scriventi del Monastero del Corpus Domini di Bologna: alcuni esempi.
Riccardo Pane: Lo Specchio di Illuminazione della Beata Bembo: un work in progress agiografico nello Scriptorium del monastero del Corpus Domini in Bologna.

Segue dibattito

Al pomeriggio, dalle 15 alle 17, presiede le relazioni Enrico Angiolini.

Paola Novara: La topografia e i movimenti religiosi femminili non istituzionali. (il caso Ravenna)
Marco Mazzotti: Ricerche sulla spiritualità femminile a Faenza tra i secoli XIV e XVI.
Maurizio Tagliaferri: Lo stato degli studi sulle beate di Russi.
Adelaide Ricci: Tracciati visuali: Chiara da Rimini, le immagini, la visione.

Seguono pausa, dibattito e le conclusioni di Mons. Tagliaferri.

Il comitato scientifico

Il Comitato Scientifico è composto dal presidente di Ravennatensia Maurizio Tagliaferri, Enrico Angiolini, Simone Marchesani, Marco Mazzotti, Paola Novara, Emanuela Ravaioli, Raffaele Savigni, Gabriella Zarri.

Informazioni

Per info: info@ravennatensia.it. La sede del convegno è il Seminario Vescovile di Faenza, Viale Stradone, 30. Tel. 0546 25040 – mail: info@seminariofaenza.it

Oltre il fango, la comunità. Report dal convegno promosso da il Piccolo

Ce l’aveva insegnato il Covid, ma l’abbiamo dimenticato in fretta. Ora l’alluvione lo grida, ancora più forte. L’unica via è la comunità, quella che mette al centro l’uomo, e ci rende fratelli. È la parola che è risuonata di più, giovedì scorso, all’incontro organizzato dal nostro settimanale in collaborazione con l’Ufficio comunicazioni sociali della Ceer, l’Ucsi e la Fisc nell’aula magna del Seminario di Faenza col titolo Oltre il fango, la comunità. A due mesi dall’alluvione, a partire dai volti e dalle storie che abbiamo messo in pagina, la sfida era quella di andare oltre l’emergenza, trovare costanti e insegnamenti e costruire un pensiero su quanto è successo, «per non dimenticare», come ha detto all’inizio della mattinata il direttore del nostro giornale, Francesco Zanotti, e guardare avanti.

Un primo ritratto di questa comunità è arrivato dal racconto del vescovo di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso che nelle scorse settimane ha visitato, con il vicario don Michele Morandi, le realtà più colpite della sua diocesi: «Mi ha turbato l’umiltà della vita della gente – ha spiegato – che sostiene il mondo e la Chiesa con il lavoro, l’impegno e un amore concretissimo, quello della cura dei più fragili che non si è interrotta e, anzi, si è realizzata con maggiore eroicità. Colpisce, quasi fosse esaltata da questa tragedia, l’importanza del rapporto con il creato: la gente continua ad amarlo, a curarlo e a proteggerlo. Colpisce la sofferenza e la dignità degli anziani che hanno perso tutto, la fatica non del tutto codificata dei bambini alcuni dei quali, col temporale, oggi piangono. Non sono mancate lacrime di commozione nei volti della gente, non solo per quanto ha perso ma anche per l’aiuto ricevuto». Questo è un tempo di grandi sfide, ha proseguito il presule citando il titolo dell’incontro Covid, pandemia, sfida climatica. «Sfide che si affrontano solo con un cuore solidale, aperto al trascendente. Al di là del fango, dell’indifferenza, della frammentarietà, c’è la comunità. È così che possiamo rialzarci. Occorre mettere insieme l’ecologia ambientale e quella umana: non bastano le conoscenze e le scienze. Serve l’etica». È l’ecologia integrale della Laudato si’ di papa Francesco, una categoria per leggere e agire nel tempo di oggi. «In Romagna l’uomo ha tradito la natura – ha concluso monsignor Toso – ma soprattutto ha tradito se stesso. Dobbiamo ripartire da qui, da queste riflessioni, se non vogliamo ripetere gli stessi errori».

In questa esperienza, abbiamo perso tanto, ha esordito il sindaco di Faenza Massimo Isola «ma alcune parole hanno assunto un nuovo significato. Anzitutto la comunità: ciò che tutti abbiamo sentito, oltre il fango, l’acqua, i rifiuti, e ci ha dato la forza di reagire. E poi la compassione: le persone che hanno deciso di farsi carico delle sofferenze degli altri. ‘Il tuo dolore è il mio’: così siamo diventati più forti, con questo modo di affrontare il dramma».

Il prefetto di Ravenna, Castrese De Rosa, ha fornito il quadro della gestione dell’emergenza di maggio. Prima con i numeri e poi in emozioni e ricordi personali. «Tra il primo e il 17 maggio – ha riferito – sul territorio provinciale si sono riversate qualcosa come oltre 128 dighe di Ridracoli, 4,5 miliardi di metri cubi di acqua, una portata senza precedenti. Sono caduti 500 millilitri di pioggia, la metà di quella che normalmente cade in un intero anno. Sono esondati 23 fiumi e sulle colline si sono sviluppate migliaia di frane». L’unico modo di affrontare un fenomeno di questa portata, è stato, anche in questo caso, fare squadra. «La mia esperienza nel mondo cattolico mi ha insegnato che da soli non si va da nessuna parte. Quelle ore non si dimenticano – ha spiegato il prefetto tradendo l’emozione di quei momenti -. Abbiamo avuto sette morti (nel ravennate, ndr) e restano qui. Sono andato al funerale di tutti». De Rosa ha ricordato in particolare una richiesta di aiuto: «Un sindaco, giovanissimo, mi avrà chiamato 50 volte, segnalando la presenza di una donna con un bambino e un’anziana sul tetto di via della Libertà, a Castel Bolognese. Lo ricordo ancora. Quando siamo andati a prenderli, gli ho chiesto chi fossero. Erano la sua futura moglie e la sua famiglia. ‘La inviterò al nostro matrimonio’, mi ha detto, ‘perché sono salvi grazie a voi’». Un’altra alluvione non ce la possiamo permettere, ha ripetuto De Rosa: «D’ora in avanti non abbiamo più alibi. Ma vi posso dire che abbiamo provato ad affrontare tutto questo con l’umanità. La persona viene prima di ogni altro aspetto».

A sfatare alcune interpretazioni circolate sull’alluvione è stata suor Chiara Agati, della Fraternità Dives in Misericordia di San Pietro in Vincoli, che 25 anni fa aveva fatto una tesi di laurea in Scienze ambientali su rischio idraulico nella valle del Lamone, che di fatto ha “previsto” tutte le aree maggiormente colpite dalle esondazioni. «L’ecosistema è un organismo – spiega -. Ogni componente è necessaria. E ha una biodiversità fondamentale da rispettare. Nella mia tesi ho studiato queste componenti e definito un parametro cardinale di ‘vulnerabilità’ del territorio, frutto di quattro diversi parametri. Le parti individuate come ‘rosse’ sono quelle colpite dall’alluvione. Non è la mia tesi a essere futuristica: è stata redatta in base alle conoscenze di 25 anni fa. Il problema è che da allora non è stato fatto niente. Allora è difficile dire che questo fenomeno era imprevedibile. Non sapevamo il giorno ma sapevamo che poteva succedere. Proprio il 12 maggio, in Cattedrale, il vescovo Mario ha detto una frase che mi ha colpito: “la natura ci presenterà un conto molto salato”». La soluzione, allora, prosegue suor Agati, non sono semplicemente le casse di colmata, né lo sfalcio degli alberi dall’alveo dei fiumi, gli unici corridoi ecologici che ci sono rimasti: «Il passo indietro da fare è enorme e molto impopolare. Stanno disboscando il fiume (il Lamone, ndr): è il rimedio facile che spegne la rabbia della gente, ma non è la soluzione. Abbiamo bisogno di interventi su scala molto più ampia». L’approccio dev’essere multidisciplinare e scientifico.

Infine, due esperienze concrete: quella dell’Agesci, che a Faenza ha gestito un centro di accoglienza e a Ravenna un hub di Protezione civile e quella della Caritas di Faenza-Modigliana. «L’impegno per noi è quello di esserci, ma anche di contagiare – ha spiegato Francesco Bentini, responsabile di zona Agesci -. È questa la sfida: educare con l’esserci, contagiare, fermarsi a capire e far capire cosa fare». «Quando la gente pensa alle persone che si rivolgono a noi – ha aggiunto Chiara Lama della Caritas Faenza – pensano due cose: ‘sono solo i poveri’ e ‘si sono cacciati in queste situazioni’. Nell’emergenza alluvione questi stereotipi sono saltati: riguardava tutti. Questo ci ha detto in modo chiaro e ancor più forte che la Caritas deve uscire, come spiega da tempo papa Francesco». L’incontro della scorsa settimana è stato poi l’occasione per fare memoria anche del racconto dell’alluvione, che si è fatto storia.

A partire dalle pagine del nostro settimanale. «C’è una narrazione un po’ facilona dell’alluvione – ha spiegato Alessandro Rondoni, responsabile dell’Ufficio comunicazioni sociali regionale – secondo cui basta cantare ‘Romagna mia’ e tutto andrà bene, come si diceva col Covid. Non è così, non è stato così». Questa crisi inaspettata «è stata l’occasione per riscoprire chi siamo, come giornali – ha spiegato Samuele Marchi, vicedirettore del Corriere Cesenate e responsabile della redazione di Faenza -. È il momento in cui ci dobbiamo mettere in gioco, come giornale di comunità».

Cosa ha significato in concreto? «Avere una linea editoriale che dia senso alla notizia e alla tragedia, senza cadere nella retorica, essere giornale popolare, oggi anche multimediale, essere in relazione con la comunità, formare informando, consumare le scarpe ed essere nei luoghi, avere un volto, specifico, cioè mettersi in gioco, e infine ‘ricomporre i cocci’. La realtà è complessa: da soli non ce la si fa, né dal punto di vista personale né da quello comunitario».
«Per noi è stata una sfida – ha aggiunto il direttore, Francesco Zanotti -. Abbiamo spalato notizie, distinguendo quelle buone dalle bufale. La mia indicazione è sempre stata: non si scrive nulla che non sia verificato. Quando si maneggiano le notizie si trattano le persone. Persone con volti e nomi ben precisi per cui occorre il massimo della cura».

 


Il 1° settembre a Errano la celebrazione per la 18esima Giornata del Creato

Venerdì 1 settembre 2023 ore 17.30 alla chiesa parrocchiale Santa Maria del Rosario di Errano (via Errano 4, Faenza) la Diocesi di Faenza-Modigliana e l’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia (In collaborazione con: CreAttivo nuovi stili per il Creato, Coldiretti Ravenna, Carabinieri – Comando Gruppo Nucleo Forestale Ravenna, Confcooperative Romagna, MCL Ravenna ed A.C.L.I. Ravenna e con la partecipazione delle Chiese Ortodosse) organizzano la 18esima Giornata per la custodia del Creato. 

Nel corso della celebrazione è previsto l’incontro di preghiera ecumenica “Che scorrano la giustizia e la pace”. Presiede la celebrazione monsignor Mario Toso, vescovo di Faenza-Modigliana. Sarà presente anche monsignor Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia.


TreSere 2023: “Annunciare è una bellezza”. Il programma, si parte il 18 settembre

Presentato il programma 2023 delle TreSere, incontri di formazione rivolti a educatori, catechisti, animatori e genitori, dal titolo Annunciare è una bellezza!

I primi due incontri si svolgeranno i lunedì 18 e 25 settembre, mentre il terzo è in programma venerdì 17 novembre. Tutti in Seminario diocesano ore 20.30 – 22.30. Ospite della prima data sarà monsignor Giacomo Morandi, vescovo di Reggio Emilia – Guastalla e delegato della Ceer per la catechesi. Esporrà il suo pensiero su Il Vangelo: buona e bella notizia. Il relatore del secondo appuntamento sarà Giovanni Gardini, presidente Amei (Associazione Musei ecclesiastici italiani) e vice direttore del nostro Museo diocesano che parlerà di Nuovi segni per la Parola (il linguaggio dell’arte nella catechesi). In queste due serate gli Under 20 seguiranno un percorso a parte curato da Gaetano Gambino.
Il terzo incontro sarà in collaborazione con l’Apostolato biblico e l’Azione Cattolica diocesana con il biblista don Paolo Bovina della diocesi di Ferrara-Comacchio che parlerà di Marco: un Vangelo per la strada.

a cura del Settore Catechesi diocesano


I 307 giovani della Diocesi di Faenza alla Gmg di Lisbona: “Così torniamo ricolmi di luce”

Si è conclusa il 9 agosto, con il rientro del gruppo della parrocchia di Santa Maria Maddalena, la partecipazione dei giovani della nostra Diocesi alla 37esima Giornata Mondiale della Gioventù, l’incontro dei giovani di tutto il mondo con il Papa che ogni tre o quattro anni viene organizzato su idea di san Giovanni Paolo II. Ben 307 (record di iscritti da varie edizioni) i giovani partecipanti all’evento, provenienti da varie parrocchie e gruppi associativi, che – in pullman o in aereo – hanno raggiunto prima Lourdes (dove si sono fermati per tre giorni in visita) e poi Lisbona, sede della Gmg. Nella messa conclusiva, il Papa ha parlato ai giovani della “luce” che serve nella vita: e di quella luce i giovani sono tornati ricolmi alla loro vita quotidiana.
Un percorso, quello della Gmg di Lisbona, che ha visto varie tappe importanti, a partire dalla messa di apertura di martedì 1° agosto al parco Edoardo VII, seguito mercoledì dalla partecipazione all’iniziativa Città della Gioia, luogo d’incontro nel quale i pellegrini hanno incontrato stimoli a per guardare la propria vita e a trovare un cammino come risposta a Dio che chiama ciascuno con il proprio nome. Giovedì sera la entusiastica cerimonia di accoglienza del Santo Padre, seguita venerdì dalla Via Crucis, sempre alla presenza di papa Francesco. Nelle mattinate di mercoledì, giovedì e venerdì, insieme ad altre Diocesi italiane, si sono svolte le catechesi sui temi portanti della Gmg e le messe del giorno, luogo e momento d’incontro e confronto con tanti altri giovani.
Sabato e domenica l’esperienza della spianata, sempre fisicamente impegnativa, ma assolutamente coinvolgente, con oltre un milione e mezzo di giovani presenti: papa Francesco è arrivato in mattinata al Parque Tejo per la messa. Dopo aver effettuato alcuni giri in papamobile tra i giovani, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica, alla presenza di anche oltre trenta cardinali, settecento vescovi, diecimila sacerdoti e un numero indefinito di frati e suore. Tanta gioia per i giovani della nostra Diocesi, con la speranza di poter partecipare alla annunciata 38esima Gmg a Seul, in Corea del Sud, nel 2027.


Il 26 agosto in Cattedrale tre monache benedettine vallombrosane di Sant’Umiltà celebreranno la professione solenne

In cattedrale a Faenza sabato 26 agosto alle 18 sarà celebrata la professione solenne di suor Caterina Thongni, suor Aitihun Thongni e suor Risukdashisha Lyngdoh Lyngkhoi della Comunità monastica Benedettina Vallombrosana Santa Umiltà di Faenza.
La messa sarà presieduta dal vescovo monsignor Mario Toso.

La casa di formazione Santa Umiltà si trova a Bengaluru, metropoli nel sud ovest dell’India. Fu fondata dalle benedettine vallombrosane di Bagno a Ripoli.
Noi benedettine vallombrosane di Faenza, siamo state chiamate e subentrare nel 2008.
Suor Caterina cresce in una famiglia ricca di fede e fin da piccola frequenta la scuola cattolica. È arrivata a Umiltà Sadan Bengaluru, il 14 aprile 2013. Ha affrontato gli studi su tutti i contenuti principali e fondanti della nostra fede, in particolare ha frequentato la facoltà di filosofia presso i salesiani. Suor Aitihun è arrivata a Bengaluru il 3 giugno 2014. Ha fatto tutto il percorso di formazione religiosa e ha frequentato il corso triennale dello Studio Teologico delle Benedettine Italiane con docenti e monache provenienti da tante nazioni. Stesso iter per suor Risukdashisha che ha affrontato con impegno e serietà le varie tappe del cammino previsto per la vita consacrata come suor Aitihun.