Author: samuelemarchi

Senza Chiesa e senza Dio. L’8 novembre lezione di Brunetto Salvarani alla scuola diocesana di Teologia

“Senza Chiesa e senza Dio. Presente e futuro dell’Occidente post-cristiano”. Lezione inaugurale con l’autore mercoledì 8 novembre alle 20,30 al Seminario diocesano di Faenza.

Brunetto Salvarani, teologo, giornalista, scrittore e conduttore radiofonico, è docente di Missiologia e Teologia del dialogo presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna di Bologna e presso gli Istituti di Scienze Religiose di Bologna, Modena e Rimini. Dirige la rivista “QOL”, fa parte della redazione della trasmissione Protestantesimo di Rai 2 ed è presidente dell’Associazione Italiana Amici di Neve Shalom Wahat al-Salam. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Dell’umana fratellanza e altri dubbi(con A. Mokrani, Terra Santa 2021), Fino a farsi fratello di tutti. Charles de Foucauld e papa Francesco(Cittadella 2022) e Guardare alla teologia del futuro (a cura di, con M. Perroni, Claudiana 2022). Per Laterza è autore di Teologia per tempi incerti (2018), Dopo. Le religioni e l’aldilà (2020) e Senza Chiesa e senza Dio. Presente e futuro dell’Occidente post-cristiano (2023).


Visita Pastorale: la lettera del vescovo Mario. Il 5 novembre in Cattedrale la messa di apertura

vescovo mario primo piano

Carissimi,

il 13 maggio 2023, nella solennità della Beata Vergine delle Grazie, ho indetto la Visita pastorale alla Chiesa di Faenza-Modigliana.

La Visita pastorale del Vescovo alla sua Diocesi non è solo un adempimento richiesto dal Diritto Canonico. Con queste parole, raccolte nel Vademecum che presenterò alla Tre giorni del Clero il 14 settembre, ho cercato di mostrarne la radice spirituale e il senso:

Il Vescovo non visita la Diocesi per controllare le diverse realtà che compongono la Chiesa, ma per incontrare le persone, per rinnovare, per confermare il cammino cristiano delle comunità. […] La Visita è un dono per farci sentire Chiesa. Ci convoca e ci chiama a vivere la grazia e la bellezza della fede e del mandato.[1]

Ritengo che i vari incontri con le persone colpite dai violenti fenomeni atmosferici, siano già parte di questa Visita e che questa Visita non può non misurarsi con il carico di sofferenza umana e spirituale che questa emergenza ha suscitato.

Pertanto, dopo aver indetto ufficialmente la Visita pastorale, dopo averne dato una lettura spirituale nel Vademecum “Desidero incontrarvi”, ora è mia intenzione specificare alcuni punti organizzativi e programmatici.

  • La Visita pastorale è rivolta alle Unità pastorali e non alle singole parrocchie.
  • Il coordinatore di ogni Unità pastorale è il diretto referente della Visita nella propria Unità pastorale. Sarà suo compito coordinare gli altri parroci, dove ci sono, e ogni comunità nell’organizzazione, nella comunicazione e nello svolgimento della Visita, in accordo con la Segreteria della Visita pastorale.
  • La Visita dovrà essere organizzata in modo che il Vescovo possa incontrare le persone nei seguenti macro ambiti in un incontro, secondo queste indicazioni. Rispetto a ciò si potranno proporre variazioni concordate con la Segreteria, a seconda delle diverse situazioni:
    1. gli organismi di comunione (Consigli Pastorali e Affari Economici), i responsabili delle Associazioni e dei Movimenti cattolici, ANSPI, CSI, i ministri istituiti, i consacrati e le consacrate;
    2. gli ammalati, gli anziani, le persone sole e le scuole paritarie;
    3. il mondo dell’educazione, i catechisti, i gruppi giovanili (AC, AGESCI, Movimenti, giovani partecipanti alla GMG) e le famiglie;
    4. il mondo agricolo e imprenditoriale, le cooperative e gli artigiani del territorio.
  • Ogni gruppo che si incontrerà dovrà presentare una relazione scritta che descriva la situazione esistente e le linee operative per il futuro.
  • La Visita all’Unità pastorale si concluderà con la celebrazione dell’Eucarestia, presieduta dal Vescovo e preceduta o seguita dall’incontro con i bambini del catechismo. Il coordinatore dell’Unità pastorale è invitato a coinvolgere i cori parrocchiali per l’animazione musicale della liturgia raccordandosi con il Settore musica sacra.
  • I luoghi e i tempi devono essere programmati per consentire la più ampia partecipazione di tutte le persone coinvolte.
  • La Segreteria, a nome del Vescovo, collabora con i coordinatori per la programmazione, la comunicazione e lo svolgimento della Visita pastorale. Essa è composta da:
  1. Michele Morandi, Vicario generale;
  2. Don Claudio Platani, parroco di S. Giovanni Evangelista in Granarolo;
  3. Marco Mazzotti, Vice Cancelliere;
  4. Marino Angelocola, Segretario della Visita pastorale.

L’indirizzo di riferimento al quale inviare comunicazioni è: segreteriavicario@diocesifaenza.it

  • Inoltre, durante l’anno verranno programmati incontri specifici con i Convisitatori:
  1. Maurizio Ghini, Economo, per verificare gli aspetti amministrativi (bilancio, rendicontazione e situazione economica);
  2. Marco Mazzotti, Vice-cancelliere, per verificare gli aspetti giuridici (libri parrocchiali dei battesimi, dei matrimoni e dei defunti);
  3. Michele Morandi, Vicario generale, per verificare gli organismi di partecipazione, di formazione e la celebrazione dei Sacramenti.
  • È mio desiderio che non si facciano doni al Vescovo, ma che si raccolgano offerte per le persone della nostra Diocesi colpite dalle catastrofi naturali.
  • Ogni coordinatore è tenuto ad inviare con due mesi di anticipo, prima della Visita alla propria Unità pastorale, il programma dettagliato (che tenga conto soprattutto dei §§ 3, 4 e 5) all’e-mail segreteriavicario@diocesifaenza.it
  • La Visita Pastorale inizierà con una Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo e concelebrata da tutto il presbiterio il prossimo 5 novembre alle 18 in Cattedrale. Per favorire la massima partecipazione le S. Messe dalle ore 13 alle ore 24 in tutto il territorio della Diocesi saranno sospese.

La visita seguirà questo calendario di massima che deve essere definito con precisione dal coordinatore dell’Unità pastorale con la segreteria con due mesi di anticipo (vedi § 10).

 

seconda metà novembre 2023 – Up delle Alfonsine

 

prima metà dicembre 2023 – Up Fusignano

 

seconda metà dicembre 2023 – Up Bagnacavallo

 

seconda metà gennaio 2024 – Up Russi

 

prima metà febbraio 2024 –  Up Reda

 

seconda metà febbraio 2024 – Up Granarolo

 

prima metà marzo 2024 – Up Solarolo

 

seconda metà marzo 2024 – Up Cotignola

 

prima metà aprile 2024 – Up Sant’Agata

 

seconda metà aprile 2024 – Up Errano

 

prima metà maggio 2024 – Up Marzeno

 

prima metà settembre 2024 – Up Marradi

 

seconda metà settembre 2024 – Up Brisighella

 

ottobre 2024 – Faenza Borgo

 

ottobre 2024 – Faenza Centro

 

ottobre 2024 – Faenza Nord

 

ottobre 2024 – Faenza Est

 

prima metà novembre 2024 – Modigliana

 

 

Colgo l’occasione per salutarvi cordialmente.

Faenza, 3 agosto 2023

+ Mario Toso, Vescovo

 

[1] Mario Toso, Desidero incontrarvi. La visita pastorale alla Chiesa di Faenza-Modigliana, Ed. Chiesa di Faenza-Modigliana, Faenza 2023, p. 15.

 

 

Il testo pubblicato dal Vescovo, Desidero incontrarvi, con le tracce di confronto e di preparazione:

 

Solennità di tutti i Santi e dei fedeli defunti: le celebrazioni

In occasione delle prossime ricorrenze dell’1 e del 2 novembre, in ricordo dei santi e dei fedeli defunti, segnaliamo qui gli orari delle celebrazioni che saranno presiedute dal vescovo monsignor Mario Toso a Faenza.
Mercoledì 1, solennità di Tutti i Santi, la Messa episcopale sarà celebrata alle 10.30 in Cattedrale. Giovedì 2 novembre, invece, in occasione della commemorazione dei fedeli defunti, la Messa sarà celebrata alle 10 nel piazzale di fronte alla chiesa del Cimitero dell’Osservanza e dopo la celebrazione seguirà la benedizione delle tombe.

Segnaliamo infine che oltre a mercoledì 1° novembre, la Curia rimarrà chiusa anche nella giornata di giovedì 2 novembre. Anche la Biblioteca “Card. Cicognani”, con sede in Seminario, rimarrà chiusa in entrambe le giornate e riaprirà venerdì 3 novembre nei soliti orari.


Il pellegrinaggio a Roma di 560 cresimati della Diocesi. L’incontro con papa Francesco

In questi giorni circa 560 cresimati della Diocesi di Faenza-Modigliana sono in pellegrinaggio a Roma per incontrare papa Francesco. Martedì 17 ottobre si è celebrata la Messa alla Basilica di San Pietro presieduta dal vescovo monsignor Mario Toso e oggi, mercoledì 18, hanno partecipato all’udienza del Papa.

La consegna del Credo nella basilica di San Pietro

Nella giornata di martedì il vescovo ha accompagnato i cresimati sulla tomba dell’Apostolo Pietro per consegnare loro il Credo, “Simbolo” degli Apostoli. Proprio nella Basilica di San Pietro monsignor Toso ha presieduto la Messa insieme ai sacerdoti della diocesi che hanno accompagnato i giovani. “Il pontefice – ha ricordato durante l’omelia il vescovo Mario – ha più volte sollecitato i cresimati a essere apostoli dei giovani. Che cosa vuol dire? Significa che i battezzati e i cresimati debbono considerarsi missionari: ossia persone che dopo aver ricevuto lo Spirito d’amore del Padre e del Figlio, non lo tengono solo per sé come se fosse una proprietà esclusiva, ma sono capaci di donarlo ai propri amici, a coloro che non lo hanno ancora conosciuto e incontrato”.

Monsignor Toso ha parlato col Pontefice della situazione post alluvione

Questa mattina i giovani hanno poi incontrato papa Francesco nell’udienza generale in piazza San PietroIl gruppo della parrocchia di Errano è riuscito a far firmare la propria bandiera dal Papa stesso. Al termine dell’udizione il vescovo Mario Toso ha avuto un colloquio con papa Francesco. Con il Santo Padre monsignor Toso ha parlato della situazione post alluvione e del terremoto, ricevendo parole di affetto. “Cari giovani – ha detto poi il Papa rivolto ai cresimati della nostra Diocesi – mettete Gesù al centro del cuore, vivete il rapporto con Lui, per poterlo conoscere e testimoniare al mondo”.

 

La bandiera firmata dal Papa


Oltre 500 cresimati a Roma: la messa del vescovo Mario nella Basilica di San Pietro e la consegna del Credo

In questi giorni i cresimati della nostra diocesi sono in pellegrinaggio a Roma per incontrare Papa Francesco. Martedì 17 la Messa alla Basilica di San Pietro celebrata dal vescovo monsignor Mario Toso e mercoledì 18 l’udienza dal Papa.

La consegna del Simbolo degli Apostoli

Il vescovo ha accompagnato più di 500 cresimati sulla tomba dell’Apostolo Pietro per consegnare loro il Credo, “Simbolo” degli Apostoli. Proprio nella Basilica di San Pietro ha celebrato la Messa insieme ai sacerdoti della diocesi che hanno accompagnato i ragazzi.

L’omelia del vescovo: “I battezzati debbono considerarsi missionari”

Cari cresimati e genitori, è ormai una tradizione della nostra Diocesi Faenza-Modigliana venire qui presso la tomba di san Pietro, per pregare, per imparare da lui ad amare Gesù Cristo con tutto il cuore, fino alla morte. È anche l’occasione per pregare più intensamente per papa Francesco, successore di Pietro. Il pontefice, che incontreremo domani, ha più volte sollecitato i giovani ad essere apostoli dei giovani. Che cosa vuol dire? Significa che i battezzati e i cresimati debbono considerarsi missionari: ossia persone che dopo aver ricevuto lo Spirito d’amore del Padre e del Figlio, non lo tengono solo per sé come se fosse una proprietà esclusiva, ma sono capaci di donarlo ai propri amici, a coloro che non lo hanno ancora conosciuto e incontrato. Gesù ci dona il suo Spirito d’amore per renderci felici di essere figli del Padre e fratelli tra di noi. Come si può trattenere per sé la gioia di essere amico di Gesù Cristo? Come non comunicarla ai propri fratelli e sorelle, ai propri coetanei? Chi è felice non tiene la gioia solo per sé. Il bene e la gioia, dicevano già gli antichi, tendono a diffondersi. Così, chi è di Gesù Cristo e possiede il suo Spirito d’amore non può viverlo senza farne dono agli altri. Il Papa ha anche detto che i giovani non sono solo apostoli dei propri coetanei, ma sono anche la speranza della missione della Chiesa. Hanno in sé l’attitudine ad essere «viandanti della fede». Sono lieti di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra. Quando conoscono Gesù e gli sono amici intimi, sono ricchi di un grande amore, che è contagioso e rompe ogni barriera di razza, di religione. In una società multietnica e multireligiosa costruiscono ponti di fraternità e di amicizia universali.

L’esempio di sant’Ignazio di Antiochia

Oggi, nella santa Messa che celebriamo, facciamo memoria di un grande santo dei primi tempi della Chiesa: sant’Ignazio di Antiochia. Fu il secondo vescovo di Antiochia, dopo san Pietro apostolo, primo vescovo in quella città della Turchia. Mentre Ignazio veniva trascinato a Roma per essere dato in pasto alle fiere ebbe modo di scrivere alcune Lettere alle comunità cristiane. Da queste Lettere emerge il suo grande amore per Gesù Cristo, il suo entusiasmo di essere tutto suo, la freschezza della sua fede, che lo sospingeva ad affrontare senza paura il martirio. L’amore per Gesù lo infiammava. Come face ardere il cuore di san Pietro e di san Paolo, anch’essi martirizzati a Roma, il primo crocifisso a testa in giù, il secondo decapitato. Coloro che sono amici di Gesù, ne sono innamorati al punto da offrirgli la propria vita. Ignazio, durante il suo viaggio verso il martirio, non apparve terrorizzato da ciò che l’attendeva. Tant’è che giunto a Roma supplicò i cristiani di non impedire il suo martirio. Egli era impaziente di unirsi a Gesù Cristo. Ardeva dal desiderio di incontrarlo faccia a faccia. Di fronte alla gioia di vederlo, di stare con Lui, tutto il resto, comprese le sofferenze atroci del martirio, non contava. Ecco che cosa scrisse ai cristiani di Roma che tentavano di evitargli una morte atroce: «Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi sia dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo. Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io divenga ostia per il Signore. […] Io cerco colui che è morto per noi, voglio colui che per noi è risorto. È vicino il momento della mia nascita. […] Lasciate che io sia imitatore della Passione del mio Dio!» (Lettera ai Romani di sant’Ignazio di Antiochia).

“Facciamo crescere in noi la potenza dello Spirito di Dio e di Gesù”

Che testimonianza coraggiosa! Ci insegna ad essere dei «mistici dell’unità con Cristo» e ad essere missionari sino all’ultimo istante della nostra vita, mediante la stessa morte. Mentre si avvicinava a Roma, sotto la ferrea custodia delle guardie, che egli definì «dieci leopardi», con prediche ed ammonizioni rinsaldava le Chiese, invitava i credenti a guardarsi dalle eresie, incoraggiava a non staccarsi dalla tradizione degli apostoli. I martiri anelano con tutto se stessi a Cristo. Il loro sangue sparso diviene, come scrisse Tertulliano, seme di nuovi cristiani. Cari cresimati, è l’amore a Gesù, e l’unione intima con Lui, che è il più grande Martire e Missionario, che ci costituiscono missionari. Crescendo nell’amicizia con Lui cresciamo nel desiderio di essere suoi. Qui, presso la tomba di Pietro, al quale Cristo disse «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16, 18), rinnoviamo gli impegni del Battesimo, confermati il giorno della Cresima. Rinnoviamo la professione di fede mediante il Simbolo degli apostoli. Siamo amici di Cristo crocifisso. Moriamo con Lui. «Se il chicco di grano – ci ha ricordato l’evangelista Giovanni – caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). Vanghiamo e dissodiamo il campo del nostro animo per togliere i sassi e le erbacce. Facciamo crescere in noi la potenza dello Spirito di Dio e di Gesù.

Mario Toso, vescovo


Il vescovo Mario invita alla preghiera per fra Ermanno Serafini

fra ermanno

Sono state celebrate sabato scorso a Nonantola le esequie del nostro fratello fra Ermanno Serafini, della comunità dei frati minori conventuali di San Francesco a Faenza. Deceduto giovedì 12 ottobre scorso, ancora una volta lo ricordiamo nella preghiera. È vissuto nei suoi ultimi anni qui a Faenza ove diceva di essere tornato perché era rimasto conquistato dall’affabilità e dalla simpatia dei faentini. Più volte egli partecipava alle iniziative diocesane e si rendeva disponibile per il ministero della Riconciliazione. Ringraziamo il Signore per averci donato fra Ermanno, che con la sua viva testimonianza ci ha incoraggiati e sostenuti nel cammino della nostra fede, specie durante il periodo della preparazione del Sinodo che come Chiesa Italiana stiamo vivendo.

Il vescovo Mario


Monsignor Toso e l’attualità della “Pacem in Terris”

cattolica intervento toso berrettini

Era l’11 aprile del 1963 quando Papa Giovanni XXIII promulgava l’enciclica Pacem in Terris, un documento dalla portata dirompente nel clima di tensione della Guerra Fredda e della logica dei blocchi, e non solo perché era rivolto ai credenti, ma anche perché chiamava in causa tutti gli uomini di buona volontà. Pochi anni prima, l’azione del Pontefice aveva contribuito a stemperare le posizioni contrapposte degli statunitensi e dei sovietici, apparentemente senza via di fuga, durante la crisi dei missili di Cuba. Si era trattato di una conferma della duttilità dell’azione diplomatica della Chiesa cattolica capace di intrecciare realismo e profezia.

All’alba del sessantesimo anniversario da quella data, lo stato della politica a livello nazionale e internazionale sembra la dimostrazione che quelle parole siano cadute nel vuoto, almeno apparentemente. Dal febbraio 2022 la guerra è ritornata in Europa, dilaniando una nuova generazione dopo quelle lacerate dai conflitti dei Balcani degli anni ’90. L’Africa subsahariana è in ebollizione, frantumata tra guerre civili ed etniche, colpi di Stato e corruzione che alimentano migrazioni di dimensioni epocali verso il nord del mondo. Da poco più di una settimana anche sul Medio Oriente troneggia un ennesimo punto interrogativo, lo scenario incognito che può dipanare dalla guerra tra Israele e Hamas. E questo per limitarci solo ad alcune crisi che ci riguardano più da vicino, in termini di distanza, perché si tratta di conflitti che circondano il Vecchio Continente in un perimetro di instabilità e violenza. D’altro canto, le nostre società democratiche sono in affanno, svuotate dal punto di vista dei valori, della visione di un futuro, e prive di prospettive in quanto in stagnazione demografica.

Per parlare di questo scenario alla luce del magistero sociale della Chiesa e di quello roncalliano, in Università Cattolica del Sacro Cuore abbiamo organizzato un ciclo di lezioni aperte intitolato Il dono della Pace. Si è trattato di una serie di incontri promosso dal Centro di Ateneo per la Dottrina Sociale della Chiesa, che tra le altre cose cura la rivista Dizionario di Dottrina Sociale della Chiesa. Le cose nuove del XXI secolo. Le lezioni hanno coinvolto tutte le sedi dell’Università, e si sono svolte tra Milano, Brescia, Piacenza, Cremona e Roma dal 2 al 12 ottobre. Studiosi, operatori ed esperti hanno riflettuto sul lascito dell’enciclica e al tempo stesso hanno contribuito al dialogo tra il Magistero sociale e il mondo universitario, fatto di studenti e docenti che anche attraverso lo studio e l’insegnamento continuano a interrogarsi sulle questioni fondamentali dell’agire cristiano nel nostro tempo presente.

A chiusura del ciclo, quale professore di Storia delle relazioni internazionali, ho voluto invitare il Vescovo Monsignor Mario Toso, una personalità d’eccezione, che nel corso della propria vita ha saputo coniugare l’attività accademica e quella di pastore, raccordandole con competenza, teorica e pratica, nel focus della Dottrina Sociale della Chiesa. La sua lunga esperienza nel Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, di cui, come noto, è stato anche Segretario tra il 2009 e il 2015, era senza dubbio una garanzia per guidare gli studenti in una lectio intitolata L’attualità della Pacem in terris.

La lezione di Monsignor Toso è stata preceduta da un discorso di Kiril Kartaloff, uno storico della Cattolica che proviene dalla Bulgaria ed è esperto di diplomazia della Santa Sede e studioso di Angelo Roncalli ai tempi della sua esperienza di Visitatore Apostolico a Sofia. Kartaloff ha inquadrato l’enciclica di Papa Giovanni XXIII nel contesto delle relazioni internazionali dell’epoca e l’ha inserita nel solco della vera e propria pastorale diplomatica roncalliana. Si è trattato di temi che Mons. Toso ha poi approfondito, in una lezione ad ampissimo raggio, che ha spaziato dalla filosofia (disciplina, tra l’altro, in cui si è laureato proprio in Cattolica), alla teologia, passando per la storia contemporanea, delle istituzioni e la politologia. Tra le altre cose il Vescovo ha ripercorso le radici culturali dell’enciclica giovannea, il clima intellettuale che l’ha prodotta, fermandosi in particolare sulla figura del cardinale Pietro Pavan uno dei principali responsabili della redazione del testo, collocando l’insegnamento nel processo di sviluppo della Dottrina Sociale della Chiesa. In un intervento a tutto campo, che ha modulato gli aspetti più teoretici con puntuali riferimenti al contesto internazionale emerso dalla crisi pandemica del 2020 e allo scenario di crisi politica nazionale, Monsignor Toso ha evidenziato, alla luce della Pacem in Terris e di tutto il magistero sociale cattolico, la centralità del nesso tra un ordine internazionale più giusto e un ordinamento democratico funzionante. Da questo punto di vista, appare chiaro che il lento cammino per la pace e per una governance globale effettiva, passi attraverso la costruzione di una nuova legittimità internazionale, democratica, in quanto centrata sull’azione di istituzioni internazionali solide e riformate, come le Nazioni Unite, e sulla rafforzata presenza di democrazie integrali, ovvero democrazie che sappiano garantire e promuovere l’interezza dei diritti della persona, coniugandoli però con i doveri. Non si dà vera libertà senza l’esercizio della responsabilità. Nella tensione dell’equilibrio tra questi due poli si colloca la buona politica.

Dalla lezione è emersa la necessità di un rinnovato impegno nella società dei cattolici, e dei giovani cattolici in primis. Si è trattato di un invito particolarmente consono alla missione di un’Università come la Cattolica, che nonostante le grandi trasformazioni nell’ambito dell’istruzione, intende mantenersi fedele alla propria natura di Ateneo popolare che ambisce a formare la futura classe dirigente. Nella lezione di Mons. Toso traspare la fiducia che, all’interno di processi apparentemente inarrestabili, tali da sfociare in scenari preoccupanti, l’azione degli uomini di buona volontà – e ovviamente soprattutto dei credenti – abbia ancora spazio e potenzialità di incidere per il cambiamento, per il miglioramento, e per la pace.

Farà senz’altro piacere ai suoi fedeli diocesani sapere che il Vescovo ha iniziato il suo intervento con un ricordo toccante dell’alluvione in Romagna dello scorso maggio, e in particolare dei disastri vissuti a Faenza. Nel parlare di questa vicenda, di cui la vostra comunità sta ancora vivendo le conseguenze anche a causa di lungaggini burocratiche che non facilitano la ricostruzione, la mestizia del ricordo per quanto accaduto è stata però venata di speranza per il futuro delle vostre comunità, specialmente quando ha parlato della grande forza dimostrata dai giovani. Proprio quei giovani che spesso sono sottovalutati o screditati, ma che invece in quella tragedia hanno dimostrato grande slancio, attivismo e solidarietà. Mi sento di dire che, a sessant’anni dalla Pacem in Terris, lo spirito dell’enciclica viva e operi anche attraverso di loro; a noi adulti l’arduo ma appagante compito di guidarli.

 

Mireno Berrettini


La dimensione sociale della fede: il vescovo Mario a Ferrara incontra la sezione locale Ucid

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“La dimensione sociale della fede” è stato il tema dell’intervento svolto dal Vescovo Mons. Mario Toso alla conferenza promossa a Ferrara dall’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio e dalla locazione sezione dell’Ucid-Unione cattolica imprenditori e dirigenti. La conferenza si è conclusa con l’intervento dell’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio Gian Carlo Perego. La conferenza si è svolta all’interno del ciclo di incontri “Nuovo umanesimo politico ed economico. Sostenibilità integrata e dignità della persona”.

L’intervento di Mons. Toso è stato incentrato sull’impresa e l’imprenditore alla luce della Dottrina sociale della fede. Moltissimi i temi affrontati. “Il lavoro ha conosciuto una ripresa in termini di occupazione, ma conosce ancora molta sofferenza circa la sua qualità. Lo segnala il fenomeno del working poor: non è garantito, come in passato, a chi lavora di sentirsi al sicuro fuori dalla soglia di povertà. Incidono la precarietà dei contratti, l’incapacità di adeguamento degli stipendi al costo della vita, lo sfruttamento e la diffusione del lavoro nero. Sono tutti fattori che destano preoccupazione. Anche il fenomeno delle dimissioni dal lavoro, soprattutto nei giovani, fa riflettere. Ugualmente fa riflettere il problema della sicurezza nei cantieri del lavoro, come anche la carenza, a fronte di commesse, di personale preparato”. Soffermandosi sulla Caritas in veritate di Benedetto XVI il Vescovo Toso ha evidenziato che “la sfera economica non è né eticamente neutrale né di sua natura disumana ed antisociale. Detto altrimenti, l’economia realizza pienamente i propri obiettivi ed è ministeriale alla crescita umana integrale, quando si attenga alla propria identità personalista, comunitaria e trascendente, che le appartiene in ragione della sua essenza antropologica ed etica. La rivoluzione morale e strutturale nei sistemi economici e finanziari si verifica solo se essi vengono animati da umanesimi e da culture che incarnano una tale visione dell’economia”.

Inoltre Benedetto XVI “legge l’attività economica, il mercato e le imprese secondo la prospettiva di una fraternità, specificata dal principio di gratuità e dalla logica del dono. In tal modo Benedetto XVI anticipa la Fratelli tutti di papa Francesco”. Economia e bene comune, primato della politica e la globalizzazione del libero mercato, l’impegno della formazione professionale ed etica sono gli altri temi affrontati. Il Vescovo ha, poi, analizzato l’imprenditore e l’impresa alla luce della Laudato si’ di papa Francesco parlando di tecnoscienza, di impresa agricola e manipolazione genetica, illegalità e finanza globale, di nuovi modelli imprenditoriali in grado di creare un lavoro dignitoso per tutti, e anche di sostenere e consolidare i diritti sociali e proteggere l’ambiente e di sicurezza.

Il Vescovo Toso ha, infine, parlato della spiritualità cristiana per l’imprenditore. “Il magistero di papa Francesco, allorché affronta il tema del lavoro, muove dall’esperienza dell’evento della morte e risurrezione di Gesù Cristo e dalla missione della Chiesa che è inviata ad annunciare e a testimoniare al mondo il «Vangelo del lavoro»”. Quindi, “il credente è chiamato a vivere il lavoro secondo la vita nuova che Cristo ha conquistato per ogni persona salendo sulla croce e realizzando una umanità in piena comunione con Dio”. Dunque, “la Chiesa, costituita comunità missionaria della salvezza trasfigurante realizzata da Cristo, ha il compito di sviluppare l’evangelizzazione del lavoro, nel contesto dell’evangelizzazione del sociale. Questa è compito della comunità ecclesiale, e di ogni sua componente perché sono costituiti da Cristo stesso come annunciatori e testimoni della sua salvezza integrale, ossia di una salvezza che raggiunge ogni attività umana, compreso il lavoro”.