Di seguito riportiamo le celebrazioni del Santo Natale alla Basilica Cattedrale di Faenza. Da lunedì 18 a giovedì 21 dicembre, ogni giorno dalle 8.30 alle 12 e dalle 16 alle 19 ascolto delle confessioni. Venerdì 22 dicembre, sante messe alle 8 e alle 18, mentre dalle 8.30 alle 12 e dalle 16 alle 19 ascolto delle confessioni. Sabato 23 dicembre, sante messe alle 8 e alle 18, mentre dalle 8.30 alle 13 e dalle 16 alle 19 ascolto delle confessioni.
Per domenica 24 dicembre, messe alle 8, alle 10.30 e alle 12, con ascolto delle confessioni dalle 8.30 alle 13, dalle 16 alle 19 e dalle 23 alle 24. Alle 23.30 avrà luogo la Veglia di Natale e lettura della Kalenda. La messa nella notte del Natale e del Signore sarà celebrata alle 24, presieduta dal vescovo monsignor Mario Toso. Per lunedì 25 dicembre, Solennità del Natale del Signore, messe alle 8 e alle 12, con ascolto delle confessioni dalle 8 alle 12 e dalle 16 alle 19. Alle 10.30 la messa solenne presieduta dal vescovo monsignor Mario Toso. Alle 17.30 i vespri solenni presieduti da monsignor Michele Morandi, che celebrerà la messa successiva alle 18.
Martedì 26 dicembre, festa di Santo Stefano martire, messe alle 8 e alle 18.
Si è ormai giunti agli ultimi due appuntamenti della scuola di formazione sociale e politica, organizzata dal settore di Pastorale sociale della Diocesi di Faenza-Modigliana. Un percorso iniziato a giugno scorso da un gruppo di 16 giovani e adulti. Il primo ospite è stato il professore ed ex-parlamentare Ernesto Preziosi, che da fine conoscitore della realtà ecclesiale e del tessuto culturale dei “nostri” ambienti, ha incoraggiato ad approfondire il numero 43 della Gaudium et Spes (Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Concilio Vaticano II). Ha poi auspicato uno studio e una divulgazione dell’Art. 49 della Costituzione riscoprendo il valore e il ruolo dei partiti nella nostra Repubblica così come sono stati pensati e così come possono servire alla democrazia italiana.
Alla luce della storia del Movimento Popolare e dei suoi sviluppi, secondo Preziosi, i cattolici in politica devono fare una scelta coraggiosa e di fede: la scelta di una semina profonda. La formazione di base dei cittadini è la priorità. La formazione alla vita cristiana. Le persone vanno aiutate a pensare. Va fatto rinascere e crescere un cristianesimo maturo, capace di ascoltare la realtà. Con la formazione di base e la creazione di luoghi di incontro e pensiero per le persone è possibile raggiungere un’unità culturale. Poi c’è necessità di formare un pensiero politico condiviso. I docenti dell’Università Cattolica sono circa 1.500, i “cervelli” ci sarebbero. È possibile elaborare insieme un pensiero politico sui temi importanti come, ad esempio, la violenza sulle donne: perché non analizziamo più approfonditamente le situazioni familiari di questo fenomeno? È evidente che esistono forti connessioni di questa piaga con le condizioni familiari, con le situazioni di instabilità, le narrazioni sulla famiglia e le concezioni più diffuse sull’amore tra coniugi proposte da spot pubblicitari, film e serie Tv. Il pensiero politico può agire sull’educazione delle giovani generazioni e fare la sua parte sulla maturazione della cultura.
Le prospettive europee: incontri con il prof. Giampaolo Venturi e Andrea Piazza
Il professore Giampaolo Venturi nella sua lezione ha aperto ai presenti l’orizzonte europeo, ancorandosi alla storia, evidenziando la grande intelligenza e furbizia dei padri fondatori dell’Europa. Alla luce del dialogo attuale sui valori fondativi dell’Unione Europea, ha presentato le più grandi sfide, che attendono di essere “disputate” nei livelli più profondi di confronto e dibattito. In quella stessa data abbiamo conosciuto giovani che a Faenza si impegnano per diffondere una conoscenza e un’amicizia verso l’istituzione e realtà europea.Andrea Piazza, responsabile Servizio Affari Istituzionali dell’Unione Romagna faentina, ha condiviso le sue conoscenze sulle istituzioni europee e, con grande competenza, ci ha offerto una panoramica sulle coalizioni delle future votazioni europee e i suoi possibili sviluppi.
Il prof. Gino Mazzoli e il coinvolgimento della cittadinanza nella scelta politica
Nell’incontro di novembre è intervenuto Gino Mazzoli, professore di psicologia, formatore e consulente. La sua esperienza nel campo dell’accompagnamento ed educazione è come un manuale da cui trarre conoscenze utilissime per chi si trova a pensare percorsi formativi e di coinvolgimento della cittadinanza. Mazzoli ha proposto una lettura molto profonda della realtà sociale, alla luce delle statistiche sulle patologie più diffuse in Europa. Ha proposto la via dell’incontro delle persone, specie in condizioni di conflittualità sociale; la creazione di occasioni di incontro e lavoro condiviso attorno ai beni della propria città o comunità. Le sue parole hanno aperto la pista alla testimonianza di due giovani impegnati nella città di Faenza e Tredozio: si è potuto ascoltare che i giovani possono dare un grandissimo contributo al bene comune se sono motivati e hanno coraggio di spendere tempo ed energie fisiche e spirituali!
L’incontro del 14 dicembre: i relatori dialogheranno con il vescovo monsignor Mario Toso
Ora, appunto, ci si trova davanti agli ultimi due incontri del percorso. Il Settore di Pastorale sociale ha pensato di aprire la partecipazione a tutti quelli che vorranno ascoltare don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, e Vera Negri Zamagni, professoressa dei Dipartimenti di Scienze Statistiche e Scienze Aziendali dell’università di Bologna. Insieme al vescovo monsignor Mario Toso i due relatori affronteranno il tema dei cattolici di fronte alla terza guerra mondiale a pezzi. C’è un grande bisogno di proporre una lettura il più possibile chiara sulle guerre recentemente scoppiate. Sarà una serata in cui si potrà lavorare ad una unità culturale di fronte alla guerra mondiale a pezzi che investe il nostro mondo, e perché no, lavorare nel porre le basi per un pensiero politico condiviso.
Siete tutti invitati, appuntamento a giovedì 14 dicembre, alle 18, nella sala San Pier Damiani del Seminario di Faenza (ingresso da Viale Stradone, 30).
Ci sono temi che, nella vita personale, sociale ed ecclesiale, spesso si impongono per la loro serietà e gravità. Le reazioni possono essere di paura, di insabbiamento, di giustizialismo di vendetta. Questi atteggiamenti non mirano ad affrontare profondamente e a lungo termine le questioni, anzi… La vera sfida è quella di fare di ogni evento un’occasione per crescere e formarci. L’impegno nella Chiesa per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, si muove su un duplice fronte: quello dell’affiancamento e cura di chi è stato ferito da qualche forma di abuso, ma soprattutto quello della prevenzione.
Affiancamento, prevenzione e formazione di tutta la comunità diocesana
Non esiste prevenzione più efficace che la formazione di quanti, in un ruolo più o meno costituito ufficialmente, si pongono in relazione con altri. Il nostro porci in relazione con gli altri, come discepoli di Gesù Cristo, ha un nome preciso si chiama “servizio”. Il servizio è il punto di partenza e di arrivo di ogni relazione autenticamente educativa e formativa.Essere servi, significa essere totalmente protesi all’altro, vederlo in senso profondo, cioè essere capaci di riconoscere la sua unicità e la sua verità. Essere servi, significa rinunciare a ogni forma di “potere” sull’altro, ed essere attivi affinché l’altro raggiunga la sua vocazione la sua libertà fino al punto da renderci “inutili” e capaci di accettare che l’altro con la sua vita ci dica: “tu non mi basti”.
Il servizio ha poi come seconda caratteristica quello di essere a nome di qualcuno. Il nostro servizio è ecclesiale: noi portiamo sempre non solo noi stessi, ma un “noi” che ci precede, e conduciamo a un “noi” che seguirà noi stessi. Se analizzassimo profondamente i disagi relazionali che giungono anche all’abuso, ci accorgeremmo, a uno sguardo piuttosto immediato, che al di la di patologie più gravi e complesse, esiste una immaturità umana e spirituale che porta, chi è posto in una qualche forma anche molto abbozzata di autorità, a non riuscire a vedere l’altro ma solo se stesso, e a percepirsi come punto di arrivo e di partenza e non mediazione di un “noi-Chiesa”, un “noi-famiglia” un “noi-società”.
Se esiste una autorità (augere=crescere) serve per far crescere l’altro, attraverso un magistero (magis-ter = tre volte grande) che è anche sempre un ministero(minus-ter = tre volte piccolo).
Su questi temi la nostra Chiesa di Faenza-Modigliana, propone un corso obbligatorio a tutti i catechisti ed educatori che potrete trovare a questo link.
Il 19 novembre la Giornata di preghiera per le vittime di abusi
Ci troveremo poi a pregare insieme domenica 19 novembre alle 19 in seminario a Faenza (ingresso da via Insorti 56) per chiedere al Signore il dono del Suo Spirito, perché si formino in noi gli stessi sentimenti che furono in Gesù Cristo, il quale pur essendo di natura divina, svuotò se stesso assumendo la condizione di Servo. (Cf Fil 2)
Il prossimo sabato 25 novembre dalle 17.30 in Seminario a Faenza appuntamento con la Gmg diocesana.
Il programma
Si inizia alle 17.30 con i ritrovo e l’accoglienza dei gruppi della diocesi. Alle 18 l’incontro e l’attività con il Sermig di Torino, poi alle 19.30 la veglia e la Professione di fede presieduta dal vescovo MarioToso. Infine alle 20.15 cena insieme e musica.
Info e iscrizioni
Per la partecipazione è richiesto un contributo di 5 euro e l’iscrizione entro il 20 novembre. Per informazioni e iscrizioni: Annachiara 331 8897336 oppure Irene 334 1964005.
Tra le iniziative promosse durante la Giornata mondiale dei poveri, la Caritas diocesana invita a partecipare domenica 19 novembre alla Santa Messa celebrata dal Vescovo Monsignor Mario Toso alle ore 19.00 nella chiesetta SS. Trinità in via D’Azzo Ubaldini. A seguire si terrà l’intitolazione della sala del Centro di Ascolto diocesano a Damiano Cavina, operatore Caritas deceduto nell’aprile dello scorso anno che ha dedicato la propria vita al servizio verso gli ultimi. L’intitolazione della sala vuole essere un modo per tenere viva la sua testimonianza.
Alle ore 20 si terrà labenedizione dei locali dell’accoglienza femminile, un servizio che offre quattro posti letto a donne che vivono situazioni di particolare criticità. Il servizio è attivo dal 2014: inizialmente la sede era presso la parrocchia di San Domenico, poi è stato trasferito in via Strocchi e infine, dal maggio 2021, ha sede nel plesso adiacente al Centro di ascolto di via d’Azzo Ubaldini. Sono una decina le volontarie che garantiscono ogni giorno l’apertura dell’accoglienza femminile promuovendo anche momenti di convivialità e aggregazione.
Continuano gli appuntamenti delle TreSere per educatori e catechisti. Per il terzo incontro, che si terrà il prossimo venerdì 17 novembre alle 20.45 in Seminario, l’Apostolato biblico e l’Azione Cattolica propongono una riflessione sul Vangelo di Marco. A guidare la serata sarà il biblista don Paolo Bovina con un intervento dal titolo Marco: un Vangelo per la strada. Sacerdote dell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, don Paolo è esperto di Scienze Bibliche. Attualmente svolge il proprio servizio come direttore della Casa di cultura Giorgio Cini, è anche direttore dell’Ufficio per la Cultura e la Pastorale Universitaria e collaboratore presso l’unità pastorale di Borgovado.
Anche quest’anno il cammino d’Avvento è arricchito dalle schede bibliche per i bambini, come ausilio per catechisti ed educatori. Il testo scelto per accompagnare i brani del vangelo èStoria di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepúlveda. Ciò che si vuole offrire è una traccia di riflessione composta da un esercizio di preparazione all’ascolto, un commento ai testi, una parte espressiva, un momento di condivisione e conclusione. Sono state inserite anche brevi sintesi dei brani in comunicazione aumentativa alternativa (CAA). I testi di Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare accompagnano i vangeli della domenica in questo cammino di Avvento. Le schede sono state pensate per offrire un supporto, un ausilio per la catechesi. Ciò che viene offerto è una traccia che può essere adattata in base all’età e al gruppo dei bambini a cui si rivolgono. I brani del vangelo e i testi di Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare possono essere letti, narrati o drammatizzati e sono state inserite brevi sintesi in comunicazione aumentativa alternativa (CAA). La parte espressiva può essere adattata in base alla disponibilità di tempo e materiali e modificata seguendo la propria creatività. L’inizio di ogni incontro è contrassegnato da un momento di preparazione all’ascolto in cui tutti i bambini sono invitati a impegnarsi nell’esercizio del silenzio che ogni volta sarà accompagnato da una piccola attività corporea i cui contenuti introducono ai testi. Dopo l’ascolto è proposto un commento alle letture: piccole riflessioni che accompagnano il cammino di Avvento e che possono essere accostate al Vangelo. I catechisti e gli educatori potranno prendere spunto per avviare un dialogo e mettere in evidenza i concetti che ritengono più importanti. I bambini sono invitati successivamente ad un momento espressivo individuale e alla condivisione in cui hanno la possibilità di raccontare o spiegare ciò che si è rappresentato. Con la conclusione ai bambini viene lasciata una riflessione che caratterizza ogni settimana del cammino di Avvento. Copie di tutte le schede sono disponibili in curia, presso la libreria Cultura Nuova e sono scaricabili nella pagina dell’Apostolato Biblico: http://abdiocesifaenza.altervista.org link
équipe di Apostolato Biblico diocesano
Dove trovarle
Copie di tutte le schede sono disponibili in curia, presso la libreria Cultura Nuova e sono scaricabili nella pagina dell’Apostolato Biblico: http://abdiocesifaenza.altervista.org link e nel sito della diocesi: www.diocesifaenza.it
Come molte delle nostre parrocchie, anche la Bibbia ha il suo libretto dei canti: il Libro dei Salmi o Salterio, dal nome di uno strumento musicale utilizzato per l’accompagnamento. Come i nostri canti, anche quelli rispecchiano il gusto di determinate epoche (antiche rispetto a noi): ciò richiede una mediazione culturale, un commento che ci aiuti a capire, oggi. Per questo le Schede sui Salmi contengono una spiegazione dei testi. Chi le userà accetterà questa piccola fatica, ne vale la pena perché così potremo accogliere con intelligenza questi testi che per noi sono Parola di Dio, da accogliere – dice la Chiesa – con “religioso ascolto”, cioè disponibilità ed estremo rispetto, come ogni pagina delle Scritture. Israele prima, e la Chiesa poi, ha accolto questi canti come preghiera. È la preghiera che dallo Spirito viene a noi perché non sappiamo come si prega in modo adeguato a Dio e il Maestro interiore (lo Spirito) ci dà gemiti inesprimibili (Romani 8,26), ma anche esprimibili, eccome! Nell’altro senso, la preghiera dalla Chiesa sale al Padre: è la voce dello Sposo (Gesù) che nella sua vita terrena ha fatto suoi questi canti e con essi ha parlato al Padre suo: il caso più famoso è “Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato…” del Crocifisso (Sal 22 e Mt 27,46). La Sposa non dovrebbe avere parole troppo diverse da quelle dello Sposo, no?
Una scuola di preghiera, per dialogare con Dio
Insomma, i Salmi hanno una posizione molto più speciale di qualunque libretto dei canti. Per questo si potrebbe aggiungere che sono addirittura libro di testo per una scuola di preghiera. Ovvero ci aiutano a passare, attraverso e al di là delle “preghiere” (che più o meno ben conosciamo), alla “preghiera”, che ha uno Spirito tipicamente filiale (dà del “tu” a Dio) ed è nella sua sostanza un colloquio, un dare – ricevere reciproco di sentimenti e concetti, come sempre accade nel dialogare. Pregare è parlare con Dio, insegnavano giustamente gli antichi. Ebbene, quest’anno nelle schede troverete una piccola rubrica che è una specie di piccola scuola di preghiera ispirata dai Salmi. Questa scuola teorico–pratica spiega come si uniscono la fede, con i suoi slanci e difficoltà, e la vita reale, con le sue zone di luce e d’ombra. Con il Padre si dovrebbe poter parlare di tutto, e forse così impareremmo ad ascoltare tutto ciò che ci dice. È un frutto che raccoglie chi passa dal dire tante parole a Dio (che forse lo annoiano: Mt 6,7) al conversare con lui. Affidiamo la nostra proposta di quest’anno a tutti quelli che la riterranno utile per il proprio cammino cristiano, a chi si sente figlio/a desideroso/a di accorciare le distanze dal Cielo.
L’équipe di Apostolato Biblico diocesano
Dove trovarle
Copie di tutte le schede sono disponibili in curia, presso la libreria Cultura Nuova e sono scaricabili nella pagina dell’Apostolato Biblico: http://abdiocesifaenza.altervista.org
Con la messa in Cattedrale del 5 novembre scorso il vescovo, monsignor Mario Toso, ha dato il via alla Visita pastorale che durante l’anno toccherà le 18 unità pastorali della Diocesi. “Non per applicare il Diritto canonico – ha detto il vescovo -, ma per incontrare e ascoltare le persone, per rinnovare e confermare nella fede e nell’amore a Gesù Cristo il cammino cristiano delle comunità. Inserita nel tempo del Cammino sinodale della Chiesa italiana, la visita sarà una preziosa occasione per vivere concretamente il Sinodo: guardare con profondità la situazione, leggerla alla luce della fede, proporre e attuare, confermati dal vescovo, azioni di annuncio, formazione e comunione per costruire e rafforzare comunità cristiane missionarie”. Durante la messa, monsignor Toso ha istituito nuovi lettori e accoliti che arricchiscono la nostra comunità: si tratta del lettore Alessandro Golinelli della parrocchia di Santa Maria in Alfonsine e degli accoliti Laura Tampieri della parrocchia di San Procolo alla Pieve Ponte, Leo Fusaroli della parrocchia del SS. Cuore di Gesù in Alfonsine e Valeria Braccioli della parrocchia del SS. Crocifisso in Santa Cristina. Di seguito riportiamo l’omelia del vescovo Mario.
L’omelia del vescovo Mario
Il Vangelo ci aiuta a mettere i nostri passi sulla strada giusta. Orienta la nostra volontà e le nostre forze a ciò che davvero conta: Uno solo è il nostro Maestro e noi siamo tutti fratelli. […] Uno solo è il Padre nostro, quello celeste. Una sola è la nostra Guida, Gesù Cristo (cf Mt 23, 1-12). Con voi, dunque, anche il vescovo si pone con amore in ascolto di Colui che è il Maestro, la Guida, perché è Via, Verità e Vita. Assieme a voi riconosco la bellezza e la verità del capovolgimento da Lui proposto: il più grande è colui che serve, colui che si svuota, si spoglia, assume la condizione di schiavo (Fil 2, 5-7) e ama di più. Cristo stesso ce lo insegna con la sua incarnazione, con la sua vita e la sua morte in croce. «Da ricco che era si fece povero per noi» (2Cor 8,9), dice san Paolo. Cristo Gesù ha accettato di essere Servo, piegando il suo Spirito sino ad una libera sottomissione d’amore e di obbedienza al Padre. È così che è divenuto simile a noi e ha vissuto la sua passione donando tutto sé stesso, svuotandosi per renderci partecipi della sua vita divina, della sua risurrezione. In Cristo, uomo nuovo, noi siamo resi creature nuove, nelle quali non trova più posto la grandezza esteriore, il potere, il prevalere sull’altro, bensì il servizio, il dono totale del proprio essere e della propria volontà sino al culmine della croce.
Come ha detto sant’Agostino, vescovo di Ippona, con voi sono discepolo dell’unico Signore, per voi sono pastore. E come ogni pastore che a volte precede, a volte accompagna, a volte segue il gregge con la cura e la preoccupazione che nessuna si perda lungo la strada, oggi in questa Eucaristia, intendo esprimere nuovamente il mio desiderio di incontrarvi. Faccio mie le parole di san Paolo, con la chiara coscienza della mia pochezza, nonostante la buona volontà di essere servo di Cristo, servo del presbiterio, servo di tutti voi. Ecco le toccanti e suggestive espressioni dell’apostolo Paolo:
«Fratelli, siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari. Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio. […] Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti» (1Ts 2, 7-9. 13).
La Visita pastorale che intraprenderò nelle varie comunità cristiane non avverrà solo per conteggiare le iniziative pastorali, bensì per rafforzare la loro qualità evangelizzatrice e, per conseguenza, per alimentare il fuoco d’amore per Gesù Cristo. Se il nostro cuore non arde per Lui rischiamo, come i discepoli di Emmaus, di averlo vicino, di camminare con Lui, ma di non riconoscerlo e di non amarlo. Rischiamo di non avere un cuore che vive per Cristo e che, quindi, non prova una passione d’amore nell’annuncio e nella testimonianza di Lui. Il vescovo viene, pertanto, a incontrare le comunità, le famiglie, gli organismi di partecipazione ecclesiale, le associazioni e le aggregazioni non tanto per puntare il dito sui limiti dell’azione pastorale o per trovare fragilità nelle relazioni comunitarie, bensì per incoraggiare, per suscitare nei discepoli la nostalgia della misericordia di Dio, dell’essere vera famiglia di Dio, popolo in cammino verso la Gerusalemme celeste. Nella sua visita il vescovo intende mettere in risalto, prima di tutto, la stupefacente bellezza del Vangelo, la magnificenza del dono che Egli ci fa della sua Vita divina. Sollecita all’incontro con la persona di Gesù, più e prima che con la sua dottrina. In sostanza vuole far risuonare la buona notizia del Vangelo e, con ciò stesso, confermare nella fede i passi – certo, a volte faticosi e pieni di dubbi – che stiamo intraprendendo per metterci sempre più alla sequela di Cristo. Egli è il Maestro, l’unica e grande Guida della Chiesa: nell’annuncio, nella celebrazione e nella carità.
Il vescovo non viene, dunque, a visitarvi per consegnarvi primariamente dei compiti da fare o per impartire lezioni teologiche o ecclesiologiche. Viene per dirvi, anzitutto che, se dal Vescovo fino all’ultimo dei battezzati non ci si mette in cammino, non si intraprende una convinta conversione comunitaria a Cristo, potremo avere tutti i registri e i conti in ordine, potremo proporre le iniziative più coinvolgenti e partecipate, ma tutto ciò sarà poca cosa. Perché? Perché saremo mancanti dell’unica cosa che può dare vita, che può far compiere un salto di qualità alla missionarietà delle nostre comunità, che può dare senso e sapore alle attività umane, ossia saremo poveri del suo Amore unico e increato. Solo se si prova un amore intenso e appassionato per Gesù Cristo si diventerà solleciti nell’edificare infaticabilmente il corpo di Cristo, si sarà attenti e solerti nel gestire i beni della Chiesa per fini ultimamente pastorali, nel tenere in ordine anche i registri, nel dar vita – in particolare – a una catechesi più aggiornata, più coinvolgente non solo i giovani ma anche le loro famiglie; nel mettere in campo un’evangelizzazione non solo dello spirito ma anche delle relazioni sociali, delle istituzioni culturali e pubbliche. Solo se si vive un amore di tenerezza nei confronti di Cristo ci si candida ad essere Lettori, Accoliti come stanno facendo coloro che questa sera il vescovo istituirà nel loro ministero.
In questo ci potrà confermare la chiara e suggestiva testimonianza di santa Teresa del Bambino Gesù che in alcuni suoi appunti ha scritto: «La carità mi diede la chiave della mia vocazione. Capii che, se la Chiesa ha un corpo composto da diverse membra, l’organo più necessario, più nobile di tutti non le manca; capii che la Chiesa ha un cuore e che questo cuore arde d’amore. Capii che l’amore solo fa agire le membra della Chiesa: se l’amore si spegnesse, gli Apostoli non annunzierebbero più il Vangelo, i martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue. Capii che l’amore racchiude tutte le vocazioni. Allora, nell’eccesso della mia gioia delirante, esclamai: “Gesù, amore mio, la mia vocazione l’ho trovata finalmente: la mia vocazione è l’amore! Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa e questo posto, Dio mio, me l’avete dato voi! Nel cuore della Chiesa, mia Madre, io sarò l’amore. Così sarò tutto”» (Ms B, 3 v°: 223).[1]
Pertanto, riconfermo che davvero desidero incontrarvi, desidero ascoltare la vostra voce, specie in un momento in cui la nostra Diocesi è stata colpita da violenti fenomeni atmosferici, dal terremoto, che hanno accresciuto il carico di sofferenza umana e spirituale della nostra gente. Sono convinto che la visita pastorale ci aiuterà ad approfondire in chiave spirituale il cammino sinodale che stiamo vivendo. In questo senso, ritengo che la coincidenza della Visita pastorale con la fase sapienziale del Cammino sinodale sia una felice opportunità da valorizzare. Ai coordinatori delle Unità pastorali, ai quali è delegato il coordinamento della Visita nelle varie realtà, è stato consegnato un metodo, che non è nulla di nuovo, nulla di diverso rispetto a quanto già dovremmo fare nel cammino sinodale: vedere, giudicare, agire, celebrare. Cosa vuol dire?
Che secondo il principio di Incarnazione, alla scuola dell’unico Maestro che, con la sua discesa dal cielo, ha scelto di porre l’amore trascendente di Dio nel nostro cuore, nella storia umana, le nostre scelte dovranno orientarci a portare Cristo dentro le nostre famiglie, dentro l’umanità, nelle città, nelle culture, negli umanesimi.
Il Sinodo parla deiponti con i quali dobbiamo mettere in comunicazione il tesoro inesauribile che è Cristo con le realtà che viviamo oggi. I ponti sono in certo modo le tappe, concatenate tra di loro, del discernimento: vedere, giudicare, agire, a partire dal celebrare tutti insieme il memoriale della morte e risurrezione di Cristo! Con il percorrere tali passi, durante la preparazione e la realizzazione della Visita, troveremo i punti essenziali di una conversione sinodale e missionaria sul piano comunitario.
Il vescovo desidera ascoltare da voi cosa vedete, cosa vivete o state vivendo concretamente. Insomma, desidera sentirvi parlare della vostra esperienza di Chiesa, di Cristo, del vostro discernimento. È a partire da questa esperienza unica che si potrà leggere insieme e in profondità la nostra storia, quanto viviamo. È sempre a partire da questa esperienza primaria ed originaria della comunità che fa discernimento che si può capire ciò che è conforme o difforme dal Vangelo, ciò che merita di essere confermato e sviluppato, ciò che non può più essere dilazionato rispetto all’annuncio, alla celebrazione e alla testimonianza della carità.
Solo dopo un discernimento secondo lo Spirito sarà più facile capire ciò che si dovrà attuare, tutti insieme – fedeli, Pastori e Vescovo – secondo le responsabilità di ciascuno.
Non si tratta di aggiungere cose ad altre cose. Si tratta di compiere meglio ciò che già siamo chiamati a svolgere come Chiesa che vive nella comunione di una stessa missione. Conosciamo già le modalità pratiche per sviluppare la sinodalità, ma molte volte non le viviamo appieno e si tende ad andare ognuno per conto proprio. Dobbiamo, dunque, investire le nostre migliori energie non tanto nel fare tante cose nuove, ma piuttosto nel fare nuove le cose essenziali e fondamentali che già sono proprie della nostra esperienza di Chiesa. La Chiesa, non dimentichiamolo, è chiamata a riflettere sempre meglio l’unica luce delle genti, Gesù Cristo. Solo Lui è garanzia di una nuova umanità, di una nuova cultura, della vera pace.
A conclusione di quanto detto, viene spontaneo volgere lo sguardo alla nostra Madonna delle Grazie, Patrona di tutta la Diocesi. Ci accompagni in questa Visita. Ci aiuti a viverla come un’occasione feconda per rinnovare l’amore verso Cristo e tutti i nostri fratelli. Susciti nelle nostre comunità giovani che sappiano lasciare tutto per seguirlo. Doni alla nostra terra e al mondo la pace vera, quella che il mondo non può dare. Ci aiuti, pertanto, a orientare a Cristo la nostra vita. Così sia.
Mario Toso, vescovo
[1] FRANCESCO, Esortazione apostolica C’est la confiance, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2023, pp. 36-37.
Un gustoso assaggio dei mille anni di storia custoditi dal Palazzo vescovile di Faenza. L’Adorazione dei Magi del Palmezzano, l’effige lignea del Bambin Gesù che cullava la stessa santa Umiltà, il gruppo scultoreo Il viaggio di Ulisse di Antonio Violetta: sono questi solo alcuni dei tesori che dal 10 novembre potranno tornare a essere ammirati dal pubblico nel nuovo allestimento della Sala del Trono del Palazzo vescovile a cura del Museo Diocesano di Faenza (piazza XI Febbraio, 10). Uno spazio nel quale potranno dialogare insieme opere antiche e altre contemporanee, in un intreccio di arte e storia capace di suscitare nuove suggestioni tra passato, presente e futuro. L’inaugurazione di questa nuova tappa della valorizzazione dell’arte sacra della Diocesi è per venerdì 10 novembre alle 17.
Orario delle visite
Venerdì 16-18.30; sabato e domenica 10-12.30 e 16-18.30. Per informazioni: museodiocesanofaenza.it; 333 7834993.