Author: samuelemarchi

Educazione civica e libertà religiosa: il vescovo Mario incontra gli studenti di Sant’Umiltà

Il 5 febbraio scorso la classe terza media dell’Istituto Sant’Umiltà di Faenza, accompagnata dai professori don Matteo Babini e Alessandra Scalini, si è recata in Curia diocesana per incontrare il vescovo, monsignor Mario Toso. Monsignor Toso ha tenuto un incontro su alcune tematiche quali la libertà religiosa e la laicità dello Stato. Nelle settimane passate, durante le lezioni di Educazione civica, la classe ha affrontato un percorso sull’evoluzione del rapporto tra Stato e religioni, in particolar modo la religione cattolica, nel nostro Paese, partendo dallo Stato confessionale sancito dal primo articolo dello Statuto Albertino fino alla Costituzione italiana del 1948, passando attraverso i Patti Lateranensi del 1929.

Una riflessione dallo Statuto Albertino alla Costituzione del ’48

Grazie al bellissimo testo della Dignitatis Humanae ha, poi, compreso l’importanza della libertà religiosa per la Chiesa, il cammino fatto per giungere a questa definizione e come nel mondo essa non sia un diritto ancora riconosciuto a tutte le persone. L’incontro col vescovo Mario, profondo conoscitore e studioso della Dottrina sociale della Chiesa, ha voluto essere il coronamento di questo percorso per conoscere meglio la storia e la cittadinanza attiva.


Schede bibliche di Quaresima 2024 per i bambini dedicate a “Storia di una Gabbianella…”

copertina schede bibliche quaresima bambini

Il settore dell’Apostolato Biblico della Diocesi mette a disposizione di tutti le Schede bibliche per il tempo della Quaresima. Come per l’Avvento, anche queste sono dedicate ai Salmi responsoriali della domenica dal 18 febbraio al 24 marzo. In parallelo, sono state realizzate le Schede di Quaresima dedicate ai bambini, ausilio per la catechesi a cura di Michela Dal Borgo e Barbara Piani e dedicate alla lettura di<CF2> Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare. Le schede per i bambini sono corredate da lettura Caa (Comunicazione aumentativa alternativa) a cura di Cesare Missiroli.
Copie delle schede sono disponibili alla la libreria Cultura Nuova. Contatti per informazioni, suggerimenti sulle schede (don Pier Paolo Nava, don Luca Ravaglia) e sulle immagini (Michela Dal Borgo).

Schede per i bambini

Dopo l’ascolto è proposto un commento alle letture. Piccole riflessioni che accompagnano il cammino di Quaresima e che possono essere accostate al Vangelo.
I catechisti e gli educatori potranno prendere spunto per avviare un dialogo e mettere in evidenza i concetti che
ritengono più importanti. I bambini sono invitati successivamente a un momento espressivo individuale e alla condivisione in cui hanno la
possibilità di raccontare o spiegare ciò che si è rappresentato. Ogni scheda si conclude con una riflessione che caratterizza ogni settimana del cammino di Quaresima.

Schede da scaricare

copertina quaresima 2024 schede bambini

I domenica quaresima 2024 schede bambini

II domenica quaresima 2024 schede bambini

III domenica quaresima 2024 schede bambini

IV domenica quaresima 2024 schede bambini

V domenica quaresima 2024 schede bambini


Schede bibliche online per il tempo di Quaresima 2024

schede quaresima

Il settore dell’Apostolato Biblico della Diocesi mette a disposizione di tutti le Schede bibliche per il tempo della Quaresima. Come per l’Avvento, anche queste sono dedicate ai Salmi responsoriali della domenica dal 18 febbraio al 24 marzo.
In parallelo, sono state realizzate le Schede di Quaresima dedicate ai bambini, ausilio per la catechesi a cura di Michela Dal Borgo e Barbara Piani e dedicate alla lettura di Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare. Le schede per i bambini sono corredate da lettura Caa (Comunicazione aumentativa alternativa) a cura di Cesare Missiroli.

Copie delle schede sono disponibili alla la libreria Cultura Nuova. Contatti per informazioni, suggerimenti sulle schede (don Pier Paolo Nava, don Luca Ravaglia) e sulle immagini (Michela Dal Borgo).

Schede per adulti

In copertina è stata utilizzata l’immagine di He Qi, Preghiera nel Getsemani (foto).

Lo sguardo di Gesù è rivolto verso l’alto, verso il Padre, nella sua preghiera angosciata. L’intreccio di corpi esprime l’unità, l’amicizia, Gesù vuole i tre discepoli con sé in questo momento difficile ma loro si addormentano invece di vegliare. La luce proveniente dal cielo illumina le figure al centro della scena. «…Il tempo forte della Quaresima – scrive il Papa – è un’opportunità in questo senso. È un periodo in cui Dio vuole svegliarci dal letargo interiore, da questa sonnolenza che non lascia esprimere lo Spirito. Perché – ricordiamolo bene – tenere sveglio il cuore non dipende solo da noi: è una grazia, e va chiesta».

Le schede da scaricare

Copertina schede quaresima 2024

00 – Testi dei Vangeli Quaresima B

01 – Schede SL 1TQB

02 – Schede SL 2TQB

03 – Schede SL 3TQB

04 – Schede SL 4TQB

05 – Schede SL 5TQB

06 – Schede SL 6TQB


Messaggio per la Giornata nazionale per la vita

Pubblichiamo il Messaggio che il Consiglio Episcopale Permanente della CEI ha preparato per la 46ª Giornata Nazionale per la Vita, che si celebrerà il 4 febbraio 2024 sul tema «La forza della vita ci sorprende. “Quale vantaggio c’è che l’uomo guadagni il mondo intero e perda la sua vita?” (Mc 8,36)».

1. Molte, troppe “vite negate”
Sono numerose le circostanze in cui si è incapaci di riconoscere il valore della vita tanto che, per tutta una serie di ragioni, si decide di metterle fine o si tollera che venga messa a repentaglio.
La vita del nemico – soldato, civile, donna, bambino, anziano… – è un ostacolo ai propri obiettivi e può, anzi deve, essere stroncata con la forza delle armi o comunque annichilita con la violenza. La vita del migrante vale poco, per cui si tollera che si perda nei mari o nei deserti o che venga violentata e sfruttata in ogni possibile forma. La vita dei lavoratori è spesso considerata una merce, da “comprare” con paghe insufficienti, contratti precari o in nero, e mettere a rischio in situazioni di patente insicurezza. La vita delle donne viene ancora considerata proprietà dei maschi – persino dei padri, dei fidanzati e dei mariti – per cui può essere umiliata con la violenza o soffocata nel delitto. La vita dei malati e disabili gravi viene giudicata indegna di essere vissuta, lesinando i supporti medici e arrivando a presentare come gesto umanitario il suicidio assistito o la morte procurata. La vita dei bambini, nati e non nati, viene sempre più concepita come funzionale ai desideri degli adulti e sottoposta a pratiche come la tratta, la pedopornografia, l’utero in affitto o l’espianto di organi. In tale contesto l’aborto, indebitamente presentato come diritto, viene sempre più banalizzato, anche mediante il ricorso a farmaci abortivi o “del giorno dopo” facilmente reperibili.
Tante sono dunque le “vite negate”, cui la nostra società preclude di fatto la possibilità di esistere o la pari dignità con quelle delle altre persone.

2. La forza sorprendente della vita
Eppure, se si è capaci di superare visioni ideologiche, appare evidente che ciascuna vita, anche quella più segnata da limiti, ha un immenso valore ed è capace di donare qualcosa agli altri. Le tante storie di persone giudicate insignificanti o inferiori che hanno invece saputo diventare punti di riferimento o addirittura raggiungere un sorprendente successo stanno a dimostrare che nessuna vita va mai discriminata, violentata o eliminata in ragione di qualsivoglia considerazione.
Quante volte il capezzale di malati gravi diviene sorgente di consolazione per chi sta bene nel corpo, ma è disperato interiormente. Quanti poveri, semplici, piccoli, immigrati… sanno mettere il poco che hanno a servizio di chi ha più problemi di loro. Quanti disabili portano gioia nelle famiglie e nelle comunità, dove non “basta la salute” per essere felici. Quante volte colui che si riteneva nemico mortale compie gesti di fratellanza e perdono. Quanto spesso il bambino non voluto fa della propria vita una benedizione per sé e per gli altri.
La vita, ogni vita, se la guardiamo con occhi limpidi e sinceri, si rivela un dono prezioso e possiede una stupefacente capacità di resilienza per fronteggiare limiti e problemi.

3. Le ragioni della vita
Al di là delle numerose esperienze che fanno dubitare delle frettolose e interessate negazioni, la vita ha solide ragioni che ne attestano sempre e comunque la dignità e il valore.
La scienza ha mostrato in passato l’inconsistenza di innumerevoli valutazioni discriminatorie, smascherandone la natura ideologica e le motivazioni egoistiche: chi, ad esempio, tentava di fondare scientificamente le discriminazioni razziali è rimasto senza alcuna valida ragione. Ma anche chi tenta di definire un tempo in cui la vita nel grembo materno inizi ad essere umana si trova sempre più privo di argomentazioni, dinanzi alle aumentate conoscenze sulla vita intrauterina, come ha mostrato la recente pubblicazione Il miracolo della vita, autorevolmente presentata dal Santo Padre.
Quando, poi, si stabilisce che qualcuno o qualcosa possieda la facoltà di decidere se e quando una vita abbia il diritto di esistere, arrogandosi per di più la potestà di porle fine o di considerarla una merce, risulta in seguito assai difficile individuare limiti certi, condivisi e invalicabili. Questi risultano alla fine arbitrari e meramente formali. D’altra parte, cos’è che rende una vita degna e un’altra no? Quali sono i criteri certi per misurare la felicità e la realizzazione di una persona? Il rischio che prevalgano considerazioni di carattere utilitaristico o funzionalistico metterebbe in guardia la retta ragione dall’assumere decisioni dirimenti in questi ambiti, come purtroppo è accaduto e accade. Da questo punto di vista, destano grande preoccupazione gli sviluppi legislativi locali e nazionali sul tema dell’eutanasia.
Così gli sbagli del passato si ripetono e nuovi continuamente vengono ad aggiungersi, favoriti dalle crescenti possibilità che la tecnologia oggi offre di manipolare e dominare l’essere umano, e dal progressivo sbiadirsi della consapevolezza sulla intangibilità della vita. Deprechiamo giustamente le negazioni della vita perpetrate nel passato, spesso legittimate in nome di visioni ideologiche o persino religiose per noi inaccettabili. Siamo sicuri che domani non si guarderà con orrore a quelle di cui siamo oggi indifferenti testimoni o cinici operatori? In tal caso non basterà invocare la liceità o la “necessità” di certe pratiche per venire assolti dal tribunale della storia.

4. Accogliere insieme ogni vita
Nella Giornata per la vita salga dunque, da parte di tutte le donne e gli uomini, un forte appello all’impossibilità morale e razionale di negare il valore della vita, ogni vita. Non ne siamo padroni né possiamo mai diventarlo; non è ragionevole e non è giusto, in nessuna occasione e con nessuna motivazione.
Il rispetto della vita non va ridotto a una questione confessionale, poiché una civiltà autenticamente umana esige che si guardi ad ogni vita con rispetto e la si accolga con l’impegno a farla fiorire in tutte le sue potenzialità, intervenendo con opportuni sostegni per rimuovere ostacoli economici o sociali. Papa Francesco ricorda che «il grado di progresso di una civiltà si misura dalla capacità di custodire la vita, soprattutto nelle sue fasi più fragili» (Discorso all’associazione Scienza & Vita, 30 maggio 2015). La drammatica crisi demografica attuale dovrebbe costituire uno sprone a tutelare la vita nascente.

5. Stare da credenti dalla parte della vita
Per i credenti, che guardano il mistero della vita riconoscendo in essa un dono del Creatore, la sua difesa e la sua promozione, in ogni circostanza, sono un inderogabile impegno di fede e di amore. Da questo punto di vista, la Giornata assume una valenza ecumenica e interreligiosa, richiamando i fedeli di ogni credo a onorare e servire Dio attraverso la custodia e la valorizzazione delle tante vite fragili che ci sono consegnate, testimoniando al mondo che ognuna di esse è un dono, degno di essere accolto e capace di offrire a propria volta grandi ricchezze di umanità e spiritualità a un mondo che ne ha sempre maggiore bisogno.

Roma, 26 settembre 2023

Il Consiglio Episcopale Permanente
della Conferenza Episcopale Italiana


Intelligenze artificiali: l’intervento del vescovo Mario al seminario dell’Ordine dei giornalisti svolto a Faenza

Faenza, Aula magna 26 gennaio 2024.

L’intelligenza artificiale o le intelligenze artificiali con il loro sviluppo rigoglioso e molteplice, mentre da un lato suscitano un grande interesse e mobilitano ingenti capitali volti al loro impiego in diversi campi, ed anche alla creazione di sistemi ancor più complessi, dall’altra parte obbligano a porre attenzione sugli effetti sociali e sulle questioni etiche sollevate dalle loro applicazioni.

  1. Sviluppi ed effetti sociali

L’Intelligenza Artificiale (=IA) o, meglio, le intelligenze artificiali sono una famiglia di tecnologie molto diverse tra di loro con applicazioni distinte. Un approccio realistico induce a considerare non solo la tecnologia in sé ma anche gli effetti che questa ha sulla società civile.

Il 2023 verrà ricordato come l’anno in cui l’intelligenza artificiale ha fatto irruzione nella coscienza collettiva e ha dirottato miliardi verso lo sviluppo di sistemi più complessi, ribaltando strategie e fortune di giganti tecnologici e attirato l’attenzione di politici e regolatori.

Il 2024 potrebbe non essere da meno. Più diventa evidente il potenziale di questa tecnologia, più gli Stati guardano a essa attraverso la lente dell’interesse nazionale. Il potenziale di questa tecnologia abilitante, che sia declinato nella sfera militare o in quella economica, sociale, giuridica, culturale, accademica e tutte le loro intersezioni, sta portando una serie di aziende e Paesi a lanciarsi nel tentativo di disporre di una propria tecnologia senza doversi affidare ai prodotti stranieri.

Si è così scatenata una corsa e una competizione internazionale nel cui ambito ogni Paese cerca di arrivare per primo e di essere più avanzato e performante in vista della supremazia nei mercati.

Il presidente francese Macron   mediante gli investimenti del suo Paese sulla startup Mistral si ripropone di sviluppare risposte europee ai giganti statunitensi. Analogamente Krutrim, una nuova startup indiana, ha presentato il primo Llm multilingue della nazione,[1] appena una settimana dopo che la rivale Sarvam ha raccolto 41 milioni di dollari con lo stesso obiettivo.

A Emirati, Francia e India si affiancano Arabia Saudita, Germania e Regno Unito per livello di dedizione: insieme questi sei Paesi hanno promesso di finanziare lo sviluppo dell’IA per una cifra complessiva di 40 miliardi di dollari. Cifre da capogiro che però non reggono il confronto con gli sforzi di Stati Uniti e Cina, che da soli hanno promesso di mobilitare cifre anche superiori. Il grosso dei fondi andrà nell’acquisto del tipo di chip necessari per addestrare Llm più potenti, quelli che hanno fatto la fortuna di Nvidia nel 2023 e che il governo statunitense lavora, in accordo con gli alleati, per tenere fuori dalla portata di Pechino. Che da parte sua sta versando centinaia di miliardi di dollari nella propria autonomia tecnologica, per non dover dipendere dai prodotti stranieri, e sostiene i campioni nazionali come Baidu (l’equivalente di Google) che ha presentato il proprio chatbot “Made in China” Ernie a poche settimane dall’avvento di ChatGPT.

La competizione tra Washington e Pechino sta già impattando lo sviluppo di altre alternative nazionali, specie considerando il controllo statunitense sull’ecosistema dei chip e la chiara intenzione dell’amministrazione di Joe Biden di stringere le maglie sul settore dell’IA.

Tuttavia, non è detto che i miliardi mobilitati dai Paesi si traducano in Llm efficaci, potenti e competitivi. Anzitutto c’è il tema della disponibilità dei dati e del vantaggio congenito dei Paesi anglofoni, che possono rifarsi a quantità immense di contenuti qualitativamente validi su internet. Se è vero che i governi nazionali potrebbero mettere al servizio della causa i propri dati (come quelli sanitari, fiscali e non solo, ammesso e non concesso che al pubblico vada giù) i loro modelli “nazionalizzati” potrebbero non reggere il passo con lo sviluppo di quelli anglofoni. Per non parlare di come il controllo delle autocrazie sui contenuti, sia quelli su cui si addestrano i sistemi sia quelli che possono generare, può finire per inibire la loro utilità.

C’è di più. Se i governi come quello statunitense limitassero l’accesso agli Llm open source i rivali potrebbero vedersi tagliare l’accesso a strumenti utili per sviluppare i propri sistemi IA. Biden, da parte sua, ha sollevato questa prospettiva verso fine 2023. Ed è difficile che Washington vorrà ridurre volontariamente il vantaggio che il sistema accademico-industriale statunitense continua ad accumulare.

Sta, dunque, sorgendo tra i popoli una gara a chi arriva prima ad acquisire sistemi di intelligenze artificiali, potenti e competitivi, in grado di difendersi da attacchi che violano la loro sicurezza, come anche la loro privacy.

In questo scenario l’Italia, peraltro anch’essa impegnata a mettere a punto nuovi sistemi di intelligenza artificiale, sarebbe in grado, in forza della sua storia culturale e religiosa, di dare un suo apporto peculiare. L’Italia è un Paese con una lunghissima tradizione umanistica, e proprio perché la questione dell’intelligenza artificiale non ha a che fare solo con la tecnica o con le frontiere della tecnologia, ma anche e soprattutto con la necessità di rendere queste tecnologie compatibili con la coesistenza sociale, per la nostra Nazione si apre un ruolo profondamente sintonico con la sua tradizione passata. Essa si ripropone l’obiettivo di mettere la persona al centro e di sviluppare così un modello, che potrebbe essere considerato rinascimentale, di riscoperta dell’umano e del suo valore nella relazione con le macchine.

L’idea, espressa da padre Paolo Benanti (diventato presidente della Commissione Algoritmi del Dipartimento per l’informazione e l’editoria di Palazzo Chigi, che si occupa di Intelligenza artificiale), è di inserire dei guard rail etici alla macchina facendo riferimento all’algoretica, cioè un’etica computata dagli uomini ma che dovrebbe divenire computabile dalle stesse macchine. Affiancare etica e tecnologia per un’intelligenza artificiale che ponga sempre al centro l’uomo e sia al servizio di un autentico sviluppo: ecco l’obiettivo. Ma servono nuovi criteri, categorie e linguaggi.

L’Italia è al lavoro per trovarli, avvalendosi della presidenza del G7, partendo dall’Hiroshima AI process e cercando soluzioni innovative per sfruttare al meglio le potenzialità della tecnologia, senza dimenticare i suoi rischi. Se la società civile saprà porsi come ente intermedio di questo processo, sarà più facile portarlo a termine.

  1. Verso dove?

Ponendo al centro dell’attenzione proprio l’intelligenza artificiale e le sue applicazioni diventa, in particolare, necessario fermarsi sui possibili effetti sociali di questa tecnologia, che si possono suddividere sommariamente in tre diversi ambiti: a) le potenzialità della ricerca scientifica per l’innovazione; b) l’impatto sul mondo del lavoro; c) l’impatto sociale sulla formazione dell’opinione pubblica e sulla coesione sociale.

Per quanto concerne l’ambito della ricerca scientifica è sufficiente evidenziare alla luce dell’esperienza, come quella della recente pandemia, gli strumenti tecnologici si sono dimostrati fondamentali. Non solo. Anche con riferimento ad altre aree, come quella della transizione ecologica, dell’economia circolare, della green economy,  del miglioramento delle condizioni usuranti nel mondo del lavoro, della produttività, della rapidità delle comunicazioni, della competitività economica, della capacità di fronteggiare i problemi della siccità, dei cambiamenti climatici, delle attività estrattive, produttive e distributive, come anche di welfare sociale, è sempre più evidente  che solo grazie alla condivisione dei dati digitali e all’utilizzo di nuovi algoritmi e di nuove tecnologie che i Paesi del mondo possono meglio fronteggiare sfide globali e mantenersi al passo con i tempi, per poter dare meglio il loro apporto nella costruzione del bene comune nazionale e mondiale. Specie la vita dei popoli più poveri esige di essere migliorata non solo dal punto di vista della disponibilità dei beni economici e tecnologici ma anche dal punto di vista della disponibilità di capacità intellettuali, morali, culturali, che consentono di poter cogliere le opportunità di scelta circa uno sviluppo integrale, solidale, comunitario, aperto ad umanesimo trascendente, mantenendosi quindi anche competitivi su tutti i livelli di esistenza: non solo economici, ma anche sociali, culturali, religiosi.

Ma per poter valorizzare nel miglior modo le varie opportunità di scelta o le varie chance di vita, per usare il linguaggio di Ral Dahrendorf, offerte dal progresso della nuova tecnologia, secondo l’Insegnamento sociale della Chiesa è fondamentale disporre di un parametro interiore ed etico, atto ad offrire la nozione di bene umano integrale. In mancanza del riferimento al bene umano integrale le capacità di scelta non possono tradursi in azioni morali, in scelte giuste. In definitiva, il mondo delle intelligenze artificiali per poter essere a servizio non solo del progresso delle Nazioni, singole o associate, ma del bene umano universale, necessita di superare il transumanesimo – avente come obiettivo di sostituire l’umano con le macchine dell’intelligenze artificiali, andando oltre l’umano, sostituendo la coscienza umana con una coscienza artificiale – e di scegliere un neoumanesimo.

Sul fronte degli impatti sul mondo del lavoro è già constatabile che le nuove tecnologie legate al digitale e all’IA hanno e avranno un’influenza maggiore su una determinata fascia di impieghi che, normalmente, appartengono alla cosiddetta classe media. Ma l’impatto non è mai un dato precostituito o predeterminato. Occorre valutare tutta una serie di fattori, come la situazione storica, territoriale, demografica della popolazione ed altro ancora. All’atto pratico, l’impatto lavorativo su una certa classe sociale dovrà essere messo in relazione, per esempio, con la crisi demografica. Per cui se da un lato è vero che si verificherà probabilmente una perdita di posti di lavoro, dall’altro è altresì vero che con i numeri demografici disponibili nel nostro Paese – una nazione in cui in quaranta province ci sono più pensionati che lavoratori – volendo mantenere la competitività sarà ovviamente necessario aumentare la produttività dei singoli, cosa che sarà possibile con un maggior investimento nell’intelligenza artificiale. Ma, evidentemente, non è che si dovrà guardare solo sul versante dell’investimento nell’intelligenza artificiale. Bisognerà anche considerare il versante delle politiche famigliari, della riduzione dell’inverno demografico, della valorizzazione dei migranti e altro ancora.

Infine, sono da considerare gli impatti dell’IA sull’utilizzo dello spazio pubblico, soprattutto in relazione alla formazione dell’opinione pubblica. Si tratta di un ambito molto sensibile, ove si registra un forte rischio. Infatti, gli strumenti tecnologici applicati alle piattaforme sociali e ai mezzi di comunicazione di massa possono di fatto cambiare la percezione dell’opinione pubblica, diffondendo disinformazione o informazioni inesatte, distanti dai fatti realmente accaduti.

  1. La questione delle questioni: crescere in umanità anche nel campo delle comunicazioni sociali

Se occorre porre attenzione all’impatto sulla vita democratica da parte di chi può influenzare l’opinione pubblica è pure giusto porre attenzione all’impatto dell’IA sulle comunicazioni sociali, tra le quali sta l’editoria.

Ogni prolungamento tecnico dell’uomo può essere strumento di servizio amorevole o di dominio ostile.

«I sistemi di intelligenza artificiale possono contribuire al processo di liberazione dall’ignoranza e facilitare lo scambio di informazioni tra popoli e generazioni diverse. Possono ad esempio rendere raggiungibile e comprensibile un enorme patrimonio di conoscenze scritto in epoche passate o far comunicare le persone in lingue per loro sconosciute. Ma possono al tempo stesso essere strumenti di “inquinamento cognitivo”, di alterazione della realtà tramite narrazioni parzialmente o totalmente false eppure credute – e condivise – come se fossero vere. Basti pensare al problema della disinformazione che stiamo affrontando da anni nella fattispecie delle fake news e che oggi si avvale del deep fake, cioè della creazione e diffusione di immagini che sembrano perfettamente verosimili ma sono false (è capitato anche a me di esserne oggetto), o di messaggi audio che usano la voce di una persona dicendo cose che la stessa non ha mai detto. La simulazione, che è alla base di questi programmi, può essere utile in alcuni campi specifici, ma diventa perversa là dove distorce il rapporto con gli altri e la realtà».[2]

Dall’uso etico dell’intelligenza artificiale, che ascolta i molteplici bisogni delle persone e dei popoli, ossia da un sistema di informazione articolato e pluralista, democratico, potranno derivare maggiore libertà, uguaglianza e giustizia sociale per la famiglia umana. Da un uso non etico dell’intelligenze artificiali potranno, invece, derivare nuove caste basate sul dominio informativo, con conseguenti forme di sfruttamento e di diseguaglianza.

Come scrive papa Francesco nel suo Messaggio «Siamo chiamati a crescere insieme, in umanità e come umanità. La sfida che ci è posta dinanzi è di fare un salto di qualità per essere all’altezza di una società complessa, multietnica, pluralista, multireligiosa e multiculturale. Sta a noi interrogarci sullo sviluppo teorico e sull’uso pratico di questi nuovi strumenti di comunicazione e di conoscenza. Grandi possibilità di beneaccompagnano il rischio che tutto si trasformi in un calcolo astratto, che riduce le persone a dati, il pensiero a uno schema, l’esperienza a un caso, il bene al profitto, e soprattutto che si finisca col negare l’unicità di ogni persona e della sua storia, col dissolvere la concretezza della realtà in una serie di dati statistici.

La rivoluzione digitale può renderci più liberi, ma non certo se ci imprigiona nei modelli oggi noti come echo chamber. In questi casi, anziché accrescere il pluralismo dell’informazione, si rischia di trovarsi sperduti in una palude anonima, assecondando gli interessi del mercato o del potere. Non è accettabile che l’uso dell’intelligenza artificiale conduca a un pensiero anonimo, a un assemblaggio di dati non certificati, a una deresponsabilizzazione editoriale collettiva. La rappresentazione della realtà in big data, per quanto funzionale alla gestione delle macchine, implica infatti una perdita sostanziale della verità delle cose, che ostacola la comunicazione interpersonale e rischia di danneggiare la nostra stessa umanità. L’informazione non può essere separata dalla relazione esistenziale: implica il corpo, lo stare nella realtà; chiede di mettere in relazione non solo dati, ma esperienze; esige il volto, lo sguardo, la compassione oltre che la condivisione».[3]

  1. Per una conclusione

«Della prima ondata di intelligenza artificiale, quella dei social media, abbiamo già compreso l’ambivalenza toccandone con mano, accanto alle opportunità, anche i rischi e le patologie. Il secondo livello di intelligenze artificiali generative segna un indiscutibile salto qualitativo. È importante quindi avere la possibilità di comprendere, capire e regolamentare strumenti che nelle mani sbagliate potrebbero aprire scenari negativi. Come ogni altra cosa uscita dalla mente e dalle mani dell’uomo, anche gli algoritmi non sono neutri. Perciò è necessario agire preventivamente, proponendo modelli di regolamentazione etica per arginare i risvolti dannosi e discriminatori, socialmente ingiusti, dei sistemi di intelligenza artificiale e per contrastare il loro utilizzo nella riduzione del pluralismo, nella polarizzazione dell’opinione pubblica o nella costruzione di un pensiero unico. Rinnovo dunque il mio appello esortando «la Comunità delle nazioni a lavorare unita al fine di adottare un trattato internazionale vincolante, che regoli lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale nelle sue molteplici forme» [4]. Tuttavia, come in ogni ambito umano, la regolamentazione non basta».[4]

Sarebbe giusto, pertanto, creare un’Agenzia internazionale come quella sull’energia atomica.

                                                 + Mario Toso

[1] Un LLM (Large Language Model) serve a comprendere e generare testo in modo sofisticato ed è utilizzato per vari scopi, come rispondere a domande, tradurre lingue, redigere documenti o assistere nella formazione, migliorando l’interazione tra umani e computer.

[2] Francesco, Messaggio per la 58.a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (24 gennaio 2024).

[3] Ib.

[4] Ib


Vita consacrata, il 2 febbraio celebrazione ai Cappuccini con il vescovo Mario

Venerdì 2 febbraio, festa della Presentazione di Gesù al Tempio e Giornata Mondiale della Vita Consacrata (Candelora). In questa occasione il vescovo monsignor Mario Toso presiederà la Messa delle 18.30 alla chiesa dei Padri Cappuccini a Faenza. «La santa Messa per la vita consacrata – ha detto nell’omelia della celebrazione dell’anno scorso il vescovo Mario – ci sollecita a vivere un momento intenso e suggestivo della nostra fede. Intenso, perché la vita consacrata è modello alto della donazione a Cristo di tutti i credenti. Suggestivo, perché indica ad ogni credente ciò che è essenziale nella vita cristiana per vivere nella gioia del Signore».

“Il nostro cantiere ha operai ovunque”

In questo cammino sinodale che stiamo vivendo, il “cantiere diocesano” della Vita Consacrata è attivo, grazie anche alla preziosa vicinanza del nostro vescovo Mario (l’assistente salesiano che ci ha assegnato, il sostegno con la Sua presenza e con aiuti a vari livelli…). La ringraziamo nuovamente per la sua vicinanza e sostegno. Il 2 febbraio, festa della vita consacrata, con il cuore pieno di gioia parteciperemo numerosi all’Eucaristia per ringraziare il Padre celeste. Nel nostro cantiere continuano a diminuire le risorse umane europee, ma cresce l’Amore universale che sospinge fratelli e sorelle dall’Oriente, dal Sud del mondo, dall’America Latina a camminare sulle orme di Abramo nella Fede… E nella ricchezza della diversità, non senza fatica, facciamo Sinodo e, lentamente, impariamo ad accorgerci della varietà dei carismi: dalla vita claustrale, agli istituti secolari, ai missionari; un arcobaleno di presenze con tante sfumature, con forme nuove di vita consacrata, accanto a quelle di antica fondazione. Il nostro cantiere ha operai ovunque, lavora notte e giorno tenendo accesa la lampada della preghiera. Affidandoci a Maria Ausiliatrice, Madre della Misericordia, ci poniamo sotto il Suo Manto per fare unità, nella comunione dei Santi. Con tanta gratitudine.

tutte le sorelle di vita consacrata, presenti in Diocesi

Anniversari e giubilei

Suore della Sacra Famiglia, Brisighella Suor Rosanna Bendinelli – 70 anni di vita consacrata Suor Bianca Caminati – 60 anni Suore francescane di Cristo Re, Faenza Suor Sara Minatel – 60 anni Suore della nuova Comunità presso la Parrocchia della B.V. del Paradiso Suor Louis Mary Perinayagam – 1 anno Monache Benedettine di Santa Umiltà Suor Alice Baldoino – 50 anni.


Il 4 febbraio la presentazione del campo estivo diocesano per i giovani (5-11 agosto)

Domenica 4 febbraio alle 20.30 in Seminario è in programma l’incontro informativo sul campo diocesano rivolto ai giovani che si terrà dal 5 all’11 agosto. L’iniziativa è organizzata dall’Area Giovani e Vocazioni della Diocesi e dal settore Giovani di Azione cattolica.
“Fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande” è il titolo del campo diocesano che si rivolge ai giovani che abbiano già compiuto la maturità.
Per informazioni don Mattia 328 2481149, oppure Marco 339 2286134.

 


Domenica 4 febbraio la Marcia della Pace. Partenza dal Seminario di Faenza

Nel messaggio per la 57esima Giornata Mondiale della Pace, papa Francesco pone alcune domande: «quali saranno le conseguenze, a medio e lungo termine, delle nuove tecnologie digitali? E quale impatto avranno sulla vita degli individui e della società, sulla stabilità internazionale e sulla pace? In questi giorni, guardando il mondo che ci circonda, non si può sfuggire alle gravi questioni etiche legate al settore degli armamenti. La possibilità di condurre operazioni militari attraverso sistemi di controllo remoto ha portato a una minore percezione della devastazione da essi causata e della responsabilità del loro utilizzo, contribuendo a un approccio ancora più freddo e distaccato all’immensa tragedia della guerra. Non possiamo nemmeno ignorare la possibilità che armi sofisticate finiscano nelle mani sbagliate, facilitando, ad esempio, attacchi terroristici o interventi volti a destabilizzare istituzioni di governo legittime. Il mondo, insomma, non ha proprio bisogno che le nuove tecnologie contribuiscano all’iniquo sviluppo del mercato e del commercio delle armi, promuovendo la follia della guerra. In un’ottica più positiva, se l’intelligenza artificiale fosse utilizzata per promuovere lo sviluppo umano integrale, potrebbe introdurre importanti innovazioni nell’agricoltura, nell’istruzione e nella cultura, un miglioramento del livello di vita di intere nazioni e popoli, la crescita della fraternità umana e dell’amicizia sociale».

Basta guerre, è l’ora della pace: i 3 punti indicati dal vescovo Mario

I conflitti sparsi nel mondo hanno indotto il Pontefice a parlare di una terza guerra mondiale a pezzi che impone a noi credenti una riflessione sulla drammaticità del momento ed un’assunzione di responsabilità per promuovere la pace. Nel suo libro Basta guerre: è l’ora della pace, il nostro vescovo monsignor Mario Toso individua almeno tre piani sui quali muoversi. In primo luogo l’eliminazione del diritto di guerra degli Stati, con l’affermazione del diritto alla pace. In secondo luogo perseguire senza indugio la precondizione di un disarmo nucleare generale, nel quadro di un disarmo generale. Infine andrebbe perseguito «un grado superiore di ordinamento internazionale» per realizzare il bene comune dell’umanità.

libro vescovo mario toso pace

Gli eventi della Diocesi di Faenza-Modigliana

In coerenza con il messaggio del Santo Padre e le indicazioni del nostro vescovo sono state attivate diverse iniziative nella nostra Diocesi al fine anche di dare concretezza ed attuazione alle sollecitazioni trasmesse: la Santa Messa per la pace in Cattedrale il 1° gennaio, seguita dall’incontro sul Ministero della pace, promosso dall’associazione Papa Giovanni XXIII il 14 gennaio. Sono seguite la Veglia di pace il prossimo 25 gennaio alla Chiesa Evangelica Apostolica a Faenza, in via Piero Della Francesca 49 e la Marcia della pace che avrà luogo domenica 4 febbraio con ritrovo al Seminario diocesano (via degli Insorti 56, Faenza) dalle 15. La marcia terminerà alle 17 in piazza del Popolo.

Abbiamo la consapevolezza che queste iniziative costituiscono l’inizio di un lavoro, che non può limitarsi all’organizzazione di alcuni eventi di sensibilizzazione, ma deve proseguire per tutto l’arco dell’anno affinché, come scriveva Carlo Maria Martini, la pace diventi davvero «frutto di alleanze durature e sincere, a partire dall’alleanza che Dio fa in Cristo perdonando l’uomo, riabilitandolo e dandogli sé stesso come partner di amicizia e di dialogo, in vista dell’unità di tutti coloro che Egli ama».

Flavio Venturi

Alluvione, guerra e intelligenza artificiale: il 26 gennaio giornalisti da tutta la regione a Faenza

Alluvione, guerra, intelligenza artificiale: nelle sfide del nostro tempo la deontologia e l’informazione con la sapienza del cuore” è il titolo dell’incontro regionale che si svolgerà in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, venerdì 26 gennaio a partire dalle 15 nell’Aula Magna del Seminario Pio XII, in via degli Insorti 2/A a Faenza. La 19esima edizione, organizzata dall’Ufficio Comunicazioni sociali della Ceer (Conferenza episcopale Emilia-Romagna) e dall’arcidiocesi di Bologna, in collaborazione con l’Ordine regionale dei giornalisti, Fisc, Ucsi, Acec, altre realtà e con la diocesi di Faenza-Modigliana e il nostro settimanale, riprenderà anche il messaggio di Papa Francesco per la 58esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali.

Convegno giornalisti 26 gen 2.0

I relatori

Dopo i saluti di Massimo Isola, sindaco di Faenza, e di monsignor Giovanni Mosciatti, vescovo delegato per le comunicazioni sociali Ceer, vi saranno gli interventi di monsignor Mario Toso, vescovo della diocesi di Faenza-Modigliana, di Silvestro Ramunno, presidente dell’Odg dell’Emilia-Romagna,  di Vincenzo Corrado, direttore Ufficio nazionale Comunicazioni sociali Cei e dei direttori e caporedattori dei settimanali diocesani dei territori colpiti dall’alluvione di maggio: Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate e presidente Ucsi-Emilia-Romagna, Samuele Marchi, de il Piccolo di Faenza, Daniela Verlicchi, del Risveglio, Andrea Ferri, direttore de Il Nuovo Diario Messaggero di Imola, e poi di Luigi Lamma (Notizie di Carpi), Martina Pacini (Il Risveglio, di Fidenza). Le conclusioni saranno di monsignor Mario Toso, vescovo della diocesi di Faenza-Modigliana.

Gli obiettivi del seminario

Il seminario è anche corso di formazione per giornalisti con l’acquisizione di crediti deontologici (previa iscrizione su www.formazionegiornalisti.it). Verranno ripresi, inoltre, i contenuti del convegno nazionale Ucs Cei e dell’assemblea nazionale Fisc svoltisi di recente a Roma, e sarà anche l’occasione per presentare i progetti di comunicazione delle varie diocesi. L’obiettivo del convegno è quello di stimolare nei vari ambiti una rinnovata presenza pastorale per comunicare la vita della Chiesa e formare i giornalisti al rispetto delle regole deontologiche nel veloce cambiamento in atto, nella rapida innovazione tecnologica, nelle sfide poste dai drammi delle guerre in corso e dall’intelligenza artificiale. Si approfondirà anche il modo in cui è stato raccontato il dramma dell’alluvione in Romagna. Il corso, inoltre, intende sviluppare linguaggi multimediali di educazione alla pace e alla cura dell’ambiente, di condivisione e di comunità. L’appuntamento regionale continua anche il percorso sinodale che si svolge con incontri promossi dagli Uffici per le Comunicazioni sociali nelle diocesi.

Alessandro Rondoni