Author: samuelemarchi

Francesca Zinzani nominata dal vescovo Mario presidente diocesana Azione cattolica. Don Davide Ferrini confermato assistente

Preso atto dei risultati dello scrutinio del Consiglio diocesano di Azione Cattolica del 21 gennaio, l’8 febbraio scorso il vescovo monsignor Mario Toso, sulla base della terna dei nomi indicati, ha nominato Francesca Zinzani presidente diocesano «con l’auspicio di un lavoro di profonda animazione di tutta l’associazione e di una sollecitudine e cura di tutti i settori». Ha poi confermato don Davide Ferrini come assistente diocesano Ac. Vice assistente diocesano per il settore Giovani è stato nominato don Mattia Gallegati, mentre l’animatore spirituale dell’Azione cattolica ragazzi sarà il diacono Franco Ferretti.

Chi è Francesca Zinzani

francescazinzani

La nuova presidente diocesana Ac è Francesca Zinzani, 34 anni. Lavora presso il patronato ed è della parrocchia del Paradiso dove accompagna i ragazzi di I e II superiore. Ha fatto parte dell’ufficio diocesano di pastorale vocazionale e ha conosciuto l’Azione Cattolica da piccola quando i suoi genitori la iscrissero ai primi campi estivi. «Da quel momento l’Ac è stata fondamentale nel mio percorso di crescita – racconta – soprattutto quando finito il cammino “tradizionale” di catechismo a Celle (mia parrocchia di origine), non essendoci alternative per le superiori, mi sono spostata presso la parrocchia del Paradiso invitata da alcune amiche conosciute proprio durante i campi estivi di Ac». Dal 2005 è membro dell’equipe del settore ragazzi, per il quale negli ultimi mandati ha avuto la vice e poi la responsabilità del settore. «L’Azione Cattolica – sottolinea – mi ha insegnato l’impegno nel servizio di fede e civile, a guardare “oltre le mura”, a dialogare e a camminare con generazioni diverse».


Il messaggio del vescovo Mario per la Quaresima: “Camminiamo insieme”

Carissimi, accogliamo l’invito che papa Francesco ci ha fatto nel suo Messaggio per la Quaresima 2024 Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertàCamminiamo insieme – come comunità, famiglie, associazioni, aggregazioni, movimenti – verso la Pasqua.

Liberiamoci da tutto ciò che ci tiene ancorati a vecchie abitudini: una catechesi che non tocca i cuori, una frequenza abitudinaria ai sacramenti, una presenza fugace, mordi e fuggi nelle nostre comunità; la separazione tra fede e vita. Muoviamoci tutti verso una condizione di più grande amore degli uni verso gli altri, di maggior condivisione delle sollecitudini pastorali delle nostre parrocchie.

Operiamo insieme per rendere le nostre comunità sorgenti di acqua viva per tutti, credenti o non credenti, italiani o stranieri. Rilanciamo l’impegno per la vita, per la pastorale famigliare. Seguiamo le iniziative di preparazione alla prossima Settimana sociale dei cattolici in Italia (Trieste, 3-7 luglio 2024). Accompagniamo spiritualmente e culturalmente le categorie dei lavoratori. Prepariamo di più i laici ad essere annunciatori di Gesù perché siano genitori che lo comunicano con amorevolezza ai figli, perché siano sale nelle molte attività che vivono. Coltiviamo la gioia e la libertà che ci dona la conversione, sperimentata mediante il sacramento della Riconciliazione, la preghiera, il digiunoSogniamo insieme il futuro delle nostre comunità! Rinasciamo con speranza come territorio, devastato da alluvioni e terremoto.

Partiamo dalla preghiera per le vocazioni sacerdotali e religiose. Per rendere più sentiti questi momenti facciamo precedere momenti di incontro sulla situazione delle vocazioni nella nostra Diocesi e nella Romagna. Invitiamo i sacerdoti più giovani a comunicare il loro fuoco di amore per Gesù che continua la sua passione tra noi, per portarci alla pienezza del suo Amore. Buon cammino quaresimale.

Mario Toso, vescovo


Domenica 18 febbraio la Giornata diocesana del Seminario. “Accompagnare i giovani a trovare un senso nella vita”

Domenica 18 febbraio la nostra Diocesi festeggia la Giornata del Seminario. Di seguito un testo del rettore, don Michele Morandi.

«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì Signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del Padre?” Dicono: “L’ultimo” E Gesù disse loro: “In verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno dei cieli» (Mt. 21,28-32).

Il primo figlio accoglie subito senza alcuna incertezza e con obbedienza. In verità, come racconta il seguito, non è affatto così. È un “sì” teorico e troppo veloce, sembra che questo “sì” non costi nulla e, di fatto, non è passato attraverso il percorso naturale della lotta, per essere maturo. Ci possono dunque essere dei “sì” mostrati con estremo coraggio che poi crollano. Sono le persone di fronte alle quali nutriamo le più entusiaste speranze. Il secondo oppone un bel “no” che non lascia spazio a equivoci portando una motivazione molto attuale: “non ne ho voglia”. È sincero e con questo “no” dice una cosa importantissima: la proposta del Signore non è necessariamente corrispondente ai nostri gusti, anzi spesso li contraria, apre prospettive nuove che subito provocano paura, sembrano esagerate o incomprensibili.

Questo è ciò che accade nell’incontro tra due libertà, quella di Dio e quella dell’uomo. Senza lotta è difficile che ci sia una adesione sincera e duratura. Non è forse in questo punto che tutti un po’ ci disorientiamo e non sappiamo che pesci pigliare? Non è forse a questo punto che ci rassegniamo e lasciamo perdere? Non è forse nel momento dell’incomprensione e della lotta che dobbiamo stare a fianco e forse lottare anche con noi stessi? Non è quello forse il momento vero della fede/fiducia da riporre nel Dio della salvezza?

Mi viene da pensare a quanti ragazzi e ragazze potrebbero essere aiutati a leggere quel disagio che provano di fronte all’appello del Signore, non come segno di non-vocazione o ancor peggio di non-fede, ma come una tappa necessaria e per di più feconda. Il “no” diventa un “sì” perché nel confronto serrato con il Signore si sperimenta che se la nostra vita non si apre a Dio, nell’amore del prossimo, piomba nel vuoto del non senso. Dedichiamo tempo ai giovani e a chiunque cerchi Dio, perché la ricerca della vocazione possa incontrare adulti disponibili e attenti, testimoni di un Vangelo vero, senza sconti, perché non è avaro Colui che chiama a una vita piena.

Sono sicuramente tanti quelli che dicono: “no, non ne ho voglia!” Tra questi, che sicuramente sono chiamati al discepolato, io non so quanti siano quelli chiamati al ministero ordinato. Penso valga la pena stare dentro ogni “no” per vedere se, per caso, ci sia un “sì” ad andare a lavorare nella vigna.

don Michele Morandi, rettore


Colletta nazionale per la Terra Santa. In Diocesi di Faenza è il 3 marzo

La presidenza della Conferenza episcopale italiana ha indetto per domenica 18 febbraio (prima del tempo di Quaresima) una colletta nazionale, da tenersi in tutte le chiese italiane, quale segno concreto di solidarietà e partecipazione di tutti i credenti ai bisogni, materiali e spirituali, delle popolazioni colpite dal conflitto in Terra Santa. Nella sola diocesi di Faenza-Modigliana questa colletta sarà posticipata, slittando a domenica 3 marzo (a causa della concomitante Giornata diocesana del Seminario).

La Cei informa che le offerte raccolte, da inviare a Caritas italiana entro il 3 maggio, renderanno possibile una progettazione unitaria degli interventi anche grazie al coordinamento con la rete delle Caritas internazionali impegnate sul campo. «Caritas italiana – spiega il direttore, don Marco Pagniello – è in costante contatto con la Chiesa locale: dopo aver sostenuto, nella fase iniziale dell’emergenza, gli interventi di Caritas Gerusalemme, continua a far fronte ai bisogni dei più poveri e favorire un clima di pace e riconciliazione». La colletta del 18 febbraio rappresenta una preziosa occasione di sensibilizzazione e animazione delle comunità parrocchiali italiane. A questo fine Caritas italiana sta predisponendo sussidi e locandine che sanno messi a disposizione delle diocesi. Inoltre la Cei aderisce alla proposta della Ccee di dedicare un giorno alla preghiera e al digiuno per le vittime delle guerre in Ucraina e in Terra santa. Per l’Italia il giorno è venerdì 1 marzo.

Colletta nazionale – Scheda informativa 8.2.2024


Servizio civile: 12 posti alla Caritas di Faenza-Modigliana, ecco il bando. Scadenza prorogata al 22 febbraio

Il 22 dicembre 2023 il Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio Civile Universale ha pubblicato un bando per la selezione di 52.236 giovani da impiegare in progetti di servizio civile in Italia e all’estero. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito: https://www.scelgoilserviziocivile.gov.it/. Il bando è rivolto ai giovani italiani e stranieri in età compresa tra i 18 ed i 28 anni (compiuti).

La Caritas diocesana di Faenza-Modigliana è presente nel bando con 4 progetti per un totale di 12 posti! Tutti i progetti proposti dalla Caritas hanno una durata di 12 mesi. Prevedono un impegno di 25 ore alla settimana oppure di 1.145 ore nel corso dell’anno, su 5 giorni alla settimana ed è previsto un assegno mensile di € 507,30. I progetti prevedono anche un percorso di tutoraggio negli ultimi tre mesi di servizio, con l’obiettivo di accompagnare i giovani nell’elaborazione dell’esperienza e nella certificazione delle competenze acquisite, per incrementarne la spendibilità nel mondo del lavoro. L’avvio in servizio dei giovani selezionati avverrà probabilmente il 28 maggio 2024.

I nostri progetti

GIOVANI ON-LIFE – FAENZA E RAVENNA”: 3 posti presso l’Ufficio Educazione alla Mondialità in via d’Azzo Ubaldini 13 a Faenza

Il progetto interviene nei contesti scolastici ed educativi, a favore di adolescenti e ragazzi. I volontari in servizio civile sono coinvolti nella realizzazione di percorsi e laboratori formativi, per favorire un miglioramento delle relazioni e sperimentare azioni solidaristiche. Le capacità umane di confrontarsi all’altro sono le basi sulle quali si costruisce una comunità di cittadini attivi, attenti alle persone e all’ambiente che li circonda, e in questo processo i giovani sono protagonisti in prima persona, non relegati al ruolo di meri spettatori. 1 posto è destinato a giovani con difficoltà economiche (Isee inferiore o pari a 15.000 euro).

DA SCARICARE LA SCHEDA SINTETICA DEL PROGETTO “GIOVANI ON-LIFE”  

RELAZIONI SOLIDALI – RAVENNA E FAENZA”: 3 posti presso il Centro di Ascolto diocesano, in via d’Azzo Ubaldini 7 a Faenza.

I volontari in servizio civile sono coinvolti nell’operato del Centro di ascolto diocesano, a cui si rivolgono individui e famiglie che versano in condizione di povertà ed emarginazione. Fondamentali sono i servizi di ascolto e prima accoglienza (come la distribuzione di beni alimentari e di vestiario, la mensa, il servizio docce, etc.). Si intende anche potenziare le azioni di orientamento e accompagnamento, per favorire l’inclusione sociale dell’utenza. 1 posto è destinato a giovani con bassa scolarizzazione (titolo di studio non superiore al diploma di scuola secondaria inferiore).

DA SCARICARE LA SCHEDA SINTETICA DEL PROGETTO “RELAZIONI SOLIDALI”

LONTANI VICINI – FAENZA”: 2 posti presso la struttura dell’A.M.I. a Fognano (Brisighella), in v. Brenti 35, e 2 posti presso la segreteria dell’A.M.I. a Faenza, in v. Minardi 6.

L’obiettivo del progetto è aumentare gli strumenti e le occasioni di inclusione offerti sia ai migranti accolti sia alla popolazione locale, per creare una comunità più accogliente e multiculturale. I volontari in servizio civile sono coinvolti nell’accoglienza di donne e dei loro figli, richiedenti asilo perché in fuga dalla guerra, presso la sede di Fognano. La comunità locale viene a sua volta coinvolta in azioni di sensibilizzazione, grazie all’apporto dei volontari in servizio civile presso la sede di Faenza. 1 posto presso la sede di Faenza è destinato a giovani con difficoltà economiche (Isee inferiore o pari a 15.000 euro).

DA SCARICARE LA SCHEDA SINTETICA DEL PROGETTO  “LONTANI VICINI”

PER IL DOMANI – RAVENNA E FAENZA”: 2 posti presso l’oratorio della parrocchia di Russi, via Trieste 37.

Destinatari del progetto sono bambini e adolescenti che frequentano il centro di aggregazione parrocchiale sia come doposcuola che come oratorio. I volontari in servizio civile collaborano nei progetti di sostegno scolastico e nella realizzazione di attività formative o esperienziali, volti a migliorare il rendimento scolastico dei minori e a promuovere il benessere sociale e relazionale dei minori.

DA SCARICARE LA SCHEDA SINTETICA DEL PROGETTO  “PER IL DOMANI”

Per informazioni sugli altri progetti proposti sul territorio provinciale, si può consultare il sito del Coordinamento provinciale degli enti di servizio civile.

Come presentare domanda

La scadenza per le domande da parte dei giovani è prevista per giovedì 22 febbraio 2024 alle ore 14.00. 

Gli aspiranti operatori volontari devono presentare la domanda di partecipazione esclusivamente attraverso la piattaforma https://domandaonline.serviziocivile.it/ raggiungibile tramite PC, tablet e smartphone. I cittadini italiani possono accedervi esclusivamente con credenziali SPID di livello di sicurezza 2. I cittadini di altri Paesi dell’Unione Europea e gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, se non avessero la disponibilità di acquisire lo SPID, potranno accedere ai servizi della piattaforma DOL attraverso apposite credenziali da richiedere. Le domande trasmesse con modalità diverse da quella indicata non saranno prese in considerazione.

Per ricevere informazioni sui progetti della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana si può contattare Erica Squarotti: 389-7986824, e-mail: serviziocivilecaritas@diocesifaenza.it

Per scegliere consapevolmente per quale progetto e sede presentare domanda, è consigliato informarsi sulle caratteristiche dei progetti e si può anche concordare una visita presso le sedi.

Don Luca Ravaglia nominato assistente regionale Azione Cattolica

Nei giorni scorsi don Luca Ravaglia, parroco di Russi, è stato nominato dalla Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna assistente regionale dell’Azione Cattolica. Don Luca è nato il 10 gennaio del 1964 e dal novembre del 2022 è parroco a Russi. È anche direttore della Scuola diocesana di Teologia “San Pier Damiani”. In precedenza è stato parroco della Beata Vergine del Paradiso di Faenza e di Pieve Ponte.


In centinaia alla Marcia della pace di Faenza, un cammino da vivere ogni giorno (photogallery)

Camminare insieme verso un unico obiettivo: costruire la pace. Ed è un cammino da fare non solo in determinate occasioni, ma sempre, nella vita di tutti i giorni. Sinodalità vuol dire anche questo: uno stile, prima ancora che un’azione. Lo ha ribadito il vescovo, monsignor Mario Toso, nel suo intervento conclusivo alla Marcia della Pace di Faenza del 4 febbraio scorso che ha visto centinaia di partecipanti, di tutte le età, e tante associazioni e movimenti rappresentanti: dall’Azione cattolica agli scout, da Acli ad Anspi, passando per comunità Papa Giovanni, Ami e Caritas.

Partita dal Seminario, la marcia ha toccato varie tappe come il complesso di via Castellani che cent’anni fa vide l’assalto dei militanti fascisti alla casa del Popolo, fino all’ingresso del liceo Scientifico, luogo di educazione e cittadinanza. Il corteo è poi terminato di fronte alla Cattedrale, dove il grande striscione “Uniti per la pace” è stato firmato tra gli altri dal vescovo Mario, dall’imam di Faenza e dall’assessore Davide Agresti.

Le tappe del corteo, che ha visto laboratori, è stato scandito anche dal messaggio per la 57esima Giornata Mondiale della Pace, dove papa Francesco ha posto alcune domande: «quali saranno le conseguenze, a medio e lungo termine, delle nuove tecnologie digitali? E quale impatto avranno sulla vita degli individui e della società, sulla stabilità internazionale e sulla pace?”. Proprio per questo la marcia, in seminario, è stata aperta dal monaco camaldolese e bibliotecario padre Claudio Uberto Cortoni: «Spesso confondiamo i dati e le informazioni a nostra disposizione con la conoscenza, ma non basta avere un’informazione per formare il sapere. Le intelligenze artificiali sono un mezzo che non darà mai all’uomo la sua umanità e le sue aspirazioni. Non ci si pone mai la domanda: tutti questi programmi e banche dati che stiamo costruendo per quali finalità li stiamo sviluppando? E al tempo stesso ci siamo dimenticati di abbinare alla tecnica l’educazione. Nessuno di noi ha una vera formazione su questi strumenti, pur utilizzandoli tutti i giorni. E quando c’è ignoranza c’è sospetto, mentre dobbiamo essere noi a guidare verso dove farli tendere».


Domenica 11 febbraio in ospedale a Faenza la messa per la Giornata del malato

«Non è bene che l’uomo sia solo» (Gen 2,18). Fin dal principio, Dio, che è amore, ha creato l’essere umano per la comunione, inscrivendo nel suo essere la dimensione delle relazioni. Così, la nostra vita, plasmata a immagine della Trinità, è chiamata a realizzare pienamente sé stessa nel dinamismo delle relazioni, dell’amicizia e dell’amore vicendevole. Siamo creati per stare insieme, non da soli. E proprio perché questo progetto di comunione è inscritto così a fondo nel cuore umano, l’esperienza dell’abbandono e della solitudine ci spaventa e ci risulta dolorosa e perfino disumana. Lo diventa ancora di più nel tempo della fragilità, dell’incertezza e dell’insicurezza, spesso causate dal sopraggiungere di una qualsiasi malattia seria.

Così inizia il messaggio di papa Francesco per la XXXII Giornata Mondiale del Malato. Le sue parole portano alla luce tante domande, che si concentrano in un grande perché: perché, se siamo stati creati per la comunione, non siamo capaci di realizzare quello che è il nostro bene, perché la solitudine fa sempre più parte della vita, perché c’è un aumento costante di persone sole? Papa Francesco lo spiega: «Ci fa bene riascoltare quella parola biblica: non è bene che l’uomo sia solo! Dio la pronuncia agli inizi della creazione e così ci svela il senso profondo del suo progetto per l’umanità ma, al tempo stesso, la ferita mortale del peccato, che si introduce generando sospetti, fratture, divisioni e, perciò, isolamento. Esso colpisce la persona in tutte le sue relazioni: con Dio, con sé stessa, con l’altro, col creato. Tale isolamento ci fa perdere il significato dell’esistenza, ci toglie la gioia dell’amore e ci fa sperimentare un oppressivo senso di solitudine in tutti i passaggi cruciali della vita». «Il tempo dell’anzianità e della malattia è spesso vissuto nella solitudine e, talvolta, addirittura nell’abbandono».

La solitudine degli anziani è da tempo studiata, i numeri sono noti: le persone oltre i 75 anni di età che vivono sole sono, nel nostro paese, circa 2,5 milioni. Vivere soli non significa sempre essere o sentirsi soli. Tanti vivono soli, ma hanno familiari, amici, vicini, hanno una vita piena di relazioni. Man mano però che aumenta la fragilità, che si limitano i movimenti, la situazione si complica. Sono noti anche i danni psicologici e fisici che la solitudine porta: l’esperienza del Covid li ha evidenziati, non solo negli anziani soli a casa, ma anche in tutti coloro che, ricoverati in ospedale o ospiti di case di riposo, non hanno potuto avere accanto a sè persone care per lungo tempo. La solitudine non riguarda, infatti, solo che vive a casa, ma anche tanti anziani che nelle strutture, pur non essendo mai soli, soffrono la mancanza di parenti, amici. “Fratelli e sorelle, la prima cura di cui abbiamo bisogno nella malattia è la vicinanza piena di compassione e di tenerezza. Per questo, prendersi cura del malato significa anzitutto prendersi cura delle sue relazioni, di tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri – familiari, amici, operatori sanitari –, col creato, con sé stesso. È possibile? Si, è possibile e noi tutti siamo chiamati a impegnarci perché ciò accada. Guardiamo all’icona del Buon Samaritano, alla sua capacità di rallentare il passo e di farsi prossimo, alla tenerezza con cui lenisce le ferite del fratello che soffre.” Mi colpisce il messaggio di quest’anno del Papa, così semplice, così «scontato». Non dice niente di nuovo, niente che non sappiamo, che non abbiamo ascoltato o detto tante volte, niente che possa suscitare contrapposizioni tra favorevoli e contrari, tra tradizionalisti e progressisti, niente che lo abbia fatto nominare nei giornali. D’altronde i malati, gli anziani fanno notizia solo se vogliono morire prima del tempo, non se desiderano vivere con accanto qualcuno che li accompagni, li ascolti, li consoli. Ma, quanto la Giornata del Malato fa notizia nelle nostre parrocchie, quanto è sentita, pensata? In quanti Consigli pastorali è messa all’ordine del giorno? In quanti Consigli pastorali sono qualche volta all’ordine del giorno i malati, gli anziani soli? Da vari anni noi, impegnati nella pastorale della salute diocesana, cerchiamo con la Caritas di affrontare il tema della solitudine degli anziani, con progetti che vorrebbero, innanzitutto, conoscere il territorio, mappare le situazioni di maggior fragilità, per suscitare nelle comunità un’attenzione diffusa, affinchè nessuno sia solo. Progetti difficili da condividere, da portare avanti, perché sopraggiungono sempre temi più urgenti. Eppure parlare di malattia, di fragilità, di solitudine vuol dire parlare anche di noi, perchè tutti incontriamo la malattia di persone care e nostra, anche se non vorremmo; tutti speriamo di arrivare alla vecchiaia (anche se la parola non si può più pronunciare) e non vorremmo viverla soli. “A voi, che state vivendo la malattia, passeggera o cronica, vorrei dire: non abbiate vergogna del vostro desiderio di vicinanza e di tenerezza! Non nascondetelo e non pensate mai di essere un peso per gli altri”. Grazie, papa Francesco, perchè non ci chiedi di vivere in maniera eroica la malattia, di farci “bastare” la vicinanza di Dio, ma ci autorizzi a manifestare il nostro bisogno di vicinanza e tenerezza, a chiedere un po’ di carezze e di abbracci, a sperare di non vivere l’ultimo pezzo della vita in solitudine e ci inviti come singoli e come comunità ad essere vicini a chi è solo, perchè “Gli ammalati, i fragili, i poveri sono nel cuore della Chiesa e devono essere anche al centro delle nostre attenzioni umane e premure pastorali.”