Author: marinocola

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Il Vangelo di Betania


Vangelo di Luca

Lc 10, 38-42

 

Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma il Signore le rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno . Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”.

 

 

 

Un approfondimento: → Lectio di don Maurizio Marcheselli


Catechesi

→ Sintesi diocesana: p. 19-20   

La catechesi è un’esperienza molte volte positiva, soprattutto nell’età giovanile, ma poi è altro che porta le persone a divenire parte viva della Chiesa. I contenuti della catechesi non sono stati centrali per la vita di fede. Anche la famiglia molte volte è in crisi nel trasmettere valori autentici. È necessario trovare uno stile della catechesi che sia diverso da quello scolastico, rivedendo i modi, i tempi, le età che ora sono legati alla ciclicità scolastica e al puro formalismo di convenzione. Serve uscire dal concetto di dottrina e passare al concetto di vita.

Si percepisce che serve un cambiamento dei percorsi di iniziazione cristiana.

Non sono sufficienti educatori entusiasti e giovanili, ma servono persone formate e coscienti del loro servizio, dando più importanza al ruolo degli adulti e dei genitori.

Coinvolgere le famiglie stesse, tutte insieme, in una forma di catechesi più integrale e meno frammentata nelle fasce di età: gli anziani hanno la missione di trasmettere la fede ai giovani.

Mentre si chiede di riscoprire il catecumenato degli adulti, si pensa di “spostare” i sacramenti ad un’età più matura,ritardando l’età dei candidati, e di celebrarli quando se ne fa richiesta, sviluppando un percorso di adesione e scelta personale piuttosto che il percorso classico per classi di età.

→ Parola di Dio: Gv 1, 35-39   

Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”.  E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.  Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

 

→ Domande per aiutare la narrazione   

Quali esperienze sono in grado di accompagnare le persone nel cammino di fede?

Di chi è il compito di accompagnare nella fede?

Quali esperienze di catechesi non ci sembra facciano crescere le persone nell’incontro con il Signore?

Conosci esperienze significative di coinvolgimento nei percorsi di catechesi degli adulti?

Quali gesti, abitudini, buone pratiche bisognerebbe intraprendere per accompagnare nel cammino di fede?

Che cosa è essenziale e che cosa è secondario?

Cosa lo Spirito ci sta chiedendo di rinnovare nei percorsi di catechesi? 

Frammentazione

→ Sintesi diocesana: p. 12-14   

Le persone si sentono distanti le une dalle altre e fanno esperienza di una Chiesa frammentata. In tanti gruppi sono emerse la fatica e lo sconforto: molti non si sentono in cammino con i fratelli. Spesso la mancanza di coinvolgimento e di una partecipazione condivisa, l’abitudine, fanno sì che i luoghi e i servizi siano delegati solo a poche persone, quasi sempre le stesse.

Emerge che la maggior parte dei gruppi è autoreferenziale e con un orizzonte ristretto: questa chiusura su sé stessi, sul gruppo, nella vita consacrata, nell’associazione, nella parrocchia, non porta a sentirsi parte di un unico cammino.

La Chiesa rischia di essere una ONG (una Pro-Loco) che gestisce servizi o una Chiesa distante, divisa in piccole realtà, comunque una Chiesa che non sa entrare in relazione con la vita reale ed intercettare l’uomo di oggi.

Si fa esperienza di ambiti della vita in cui non c’è nulla della Chiesa perché là non c’è la presenza di uomini e donne di fede. Mancano le occasioni di incontro alle quali partecipare, per mancanza di adulti disposti a prendersi cura dei ragazzi e soprattutto dei disabili.

 

→ Parola di Dio: At 2, 1-17.21  

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.  Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua.

 

→ Domande per aiutare la narrazione   

Ci sono fatiche particolari di cui facciamo esperienza e in quali ambiti ecclesiali?

Quale cambiamento renderebbe meno faticoso il nostro impegno?

Riusciamo ad avere uno sguardo fuori dal nostro gruppo/comunità? Siamo “in uscita”? Cerchiamo di essere aperti all’altro, di coinvolgere e di avere uno stile sinodale nel vivere la Chiesa e i vari servizi?

In quali spazi/tempi facciamo esperienza di un’abitudine, di un “si è sempre fatto così”?

La nostra attuale esperienza è di gruppi chiusi e autoreferenziali?

C’è qualcuno che non è presente che stiamo dimenticando, che è fuori dal nostro gruppo (es. i poveri, gli ultimi)?

Chi chiede cura e attenzione da parte nostra e della comunità cristiana?

CI prendiamo cura gli uni degli altri? Qualcuno sta aspettando il nostro invito, la nostra accoglienza, il nostro servizio?

Cosa comporterà per noi e per la Ciesa assumere queste attenzioni?

Ci sono luoghi in cui la Chiesa non è presente non riuscendo ad intercettare l’uomo di oggi?

Nei nostri gruppi/comunità riusciamo a vivere le diversità e i conflitti aprendoci al confronto?

Riusciamo a vivere come comunità le decisioni, le scelte, le attività? Ciò che facciamo è condiviso o è solo di qualcuno?

Quali occasioni abbiamo per esprimere la misericordia della Chiesa?

Ricordiamo situazioni riuscite di integrazione delle diversità?

Cosa pensiamo ci stia suggerendo lo Spirito?

Relazioni

→ Sintesi diocesana: p. 11-12   

Questo cammino sinodale ha permesso alle persone di essere cercate e di andare a cercare, di essere ascoltate e di ascoltare. Con il servizio e l’impegno, la fatica e il tempo dei moderatori e dei segretari, si è fatta esperienza di qualcuno che “mi è venuto a cercare”, sia come battezzato sia come persona lontana, di qualcuno che “ha preso l’iniziativa” e “si è interessato a me”. Le persone si sono sentite prese in considerazione, ascoltate, messe al centro e coinvolte con provocazioni originali.

Vedersi, incontrarsi e sentirsi non giudicati ma ascoltati e basta: questa accoglienza è uno stile che piace. Si chiede che diventi lo stile proprio della Chiesa.

Si è sentita la Chiesa come luogo in cui vivere questa doppia dinamica: finalmente la Chiesa mi chiede come sto”, “mi viene a cercare”, “si interessa a me”, “ha cura di me”. Allo stesso tempo la Chiesa mi fa sentire che non sono solo”, ma che posso vivere come fratello in una grande famiglia.

Si sente la paura della solitudine e il grande desiderio di non rimanere soli.

 

→ Parola di Dio: Gv 13, 31-35  

Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri.

 

→ Domande per aiutare la narrazione   

Siamo aperti all’ascolto dell’altro?

Come viviamo le relazioni all’interno della nostra comunità/gruppo? Chi prende l’iniziativa verso l’altro?

Quando abbiamo sentito di essere ascoltati e presi sul serio nella Chiesa?

Quando siamo stati in grado di tessere relazioni personali e comunitarie significative? Come ci siamo messi in gioco?

Quali attenzioni, abilità, stili ci piacerebbe adottare?

Il nostro consiglio pastorale/affari economici è luogo di ascolto e di discernimento sinodale?

Quali funzioni e impegni sono davvero necessari all’evangelizzazione e quali sono solo volti a conservare le strutture?

Quali delle nostre strutture si potrebbero snellire per servire meglio l’annuncio del Vangelo?

Che cosa chiedono gli uomini e le donne del nostro tempo per sentirsi “a casa” nella Chiesa? Proviamo a ipotizzare.

Quali passi siamo disposti a fare per essere comunità cristiane aperte, accoglienti e capaci di avere cura dell’altro?

Che consapevolezza abbiamo di essere Diocesi, Chiesa di Faenza-Modigliana?

Che cos’è che aiuta a vivere l’esperienza cristiana nelle case e cosa servirebbe per essere aiutati a viverla meglio?

Esistono esperienze ospitali positive per bambini, ragazzi, disabili, giovani, anziani e famiglie (ad es. l’oratorio)?