Il brano di Luca ci offre un ottimo contesto biblico e liturgico per ammettere tra i candidati al diaconato permanente due nostri fratelli: Danilo Toni, che è della parrocchia di Solarolo, e Gino Covizzi della parrocchia dei Cappuccini.
Tutti e due si dedicheranno al servizio delle parrocchie a cui appartengono, sebbene secondo modalità diverse, corrispondenti ad urgenze pastorali differenti. Come mai essi sono ammessi tra i candidati al diaconato permanente qui in cattedrale e non nelle loro parrocchie particolari? Perché con ciò si desidera indicare più concretamente che il loro futuro diaconato è associato al ministero del vescovo e saranno diaconi non solo a servizio della loro parrocchia ma anche della diocesi.
Cari candidati, da oggi in avanti, oltre a perfezionare il vostro cammino di formazione, coltiverete a fondo la vostra vocazione diaconale, avvalendovi soprattutto di quei mezzi che la comunità ecclesiale mette a vostra disposizione. In un futuro non lontano, avrete, fra l’altro, il compito di esortare e di istruire nella dottrina di Cristo i fedeli e quanti sono alla ricerca della fede, guidare le preghiere, amministrare il Battesimo, assistere e benedire il Matrimonio, portare il viatico ai moribondi, presiedere il rito delle Esequie. Crescete nella fede umile e servizievole, in aiuto dell’ordine sacerdotale, a servizio del popolo cristiano. In occasione di questa vostra ammissione sottolineo che, come già detto, sarete chiamati non solo a vivere una fede profonda, ma ad aiutare i vostri fratelli a renderla più salda con l’aiuto del Signore e con una diligente formazione. Educare i propri fratelli alla fede richiede una particolare attenzione e dedizione. Esige un’attenta formazione biblica, teologica, cristologica, ecclesiologica, pastorale, pedagogica, catechetica. C’è formazione e formazione, evidentemente. Per i bambini, i ragazzi, i giovani, gli adulti. Chi si rivolge anche a professionisti, a docenti, insegnanti di religione, ad amministratori della cosa pubblica, a dirigenti, non può accontentarsi di una formazione generica, elementare. Occorre un surplus di impegno nello studio, nella conoscenza dei problemi odierni non solo dal punto di vista tecnico, ma anche dal punto di vista morale, religioso, culturale. Il che richiede di partecipare ai corsi attivati dagli Istituti di Scienze religiose o ai corsi di aggiornamento programmati dalla Diocesi. Aiutate, poi, i vostri parroci ad incoraggiare i giovani che hanno partecipato al Sinodo dei giovani a farsi promotori di una fede che cresce sul piano spirituale e culturale. La fede è veramente il punto fondamentale, qualificante, decisivo dell’appartenenza a Cristo e al suo popolo, della missionarietà e, in radice, della stessa coscienza cristiana. La fede, diceva san Giovanni Paolo II, offre nuovo entusiasmo e forti motivazioni alla missionarietà. Essa, peraltro, si rafforza, come già detto, «donandola». Chi non ha una fede convinta non la può accendere in altri. Si può affermare che la fede cristiana o è missionaria o non è affatto fede cristiana. Oggi, non può essere ignorata l’urgenza di mostrare la ragionevolezza del credo cristiano, non disgiunta, ovviamente, dall’esperienza di una fede vissuta. Non si può rinunciare a mostrarne l’intelligibilità e la comunicabilità. Lo esige la stessa fede, la quale necessita di una ragione che sia capace di veicolarla nello spirito umano, mettendo a disposizione tutte le sue energie, riconoscendo peraltro i suoi limiti intrinseci. Sant’Agostino, grande Padre della Chiesa, soleva ripetere che credere è null’altro che pensare assentendo. «Chiunque crede pensa, e credendo pensa e pensando crede». «La fede se non è pensata è nulla».[1] Ed ancora: «Se si toglie l’assenso, si toglie la fede, perché senza assenso non si crede affatto».[2] In breve, venendo a completare gli spunti provenienti dal brano evangelico odierno, la fede cresce se ama e vede, se vede ed ama. Più conosce profondamente Gesù Cristo e la sua Chiesa più li ama. Più li ama e più è sospinta a conoscerli, in un cerchio in cui chi ama Cristo vede, e vedendo più in profondità Chi è, lo ama maggiormente.
Attiro, infine, la vostra attenzione sull’urgenza che nelle nostre parrocchie, specie in quelle che comprendono piccole comunità, ove un tempo esisteva un sacerdote residenziale, sorgano dei Gruppi ministeriali a servizio dell’evangelizzazione e della carità. Stiamo, infatti, convincendoci che affinché possa essere continuata la vita cristiana in paesini ove non risiede più il parroco, diventa necessaria l’istituzione dei suddetti Gruppi ministeriali, che comprendono catechisti, accoliti e lettori, persone dedite al servizio degli anziani e dei malati religiosi e religiose, ma anche diaconi, che facendo capo al parroco possano garantire l’evangelizzazione e l’educazione alla fede, il culto. Ebbene, stando nelle vostre comunità osservate, aguzzate la vista, per vedere se non sia arrivato il momento di pensare e di istituire tali Gruppi dei quali si parla nella Lettera pastorale che uscirà a giorni.
La Madonna delle Grazie, patrona della nostra Diocesi, vi accompagni nel vostro cammino. Lo Spirito del Signore vi fortifichi nella fede.
[1] Agostino, De praedestinatione sanctorum, 2,5 [PL 44, 963]
[2] Id., De fide, spe et caritate, 7 [CCL 64, 61].
+ Mario Toso