Valorizzare la cultura per sostenere il territorio. Per sapere l’importanza che hanno i fondi Cei in ambito culturale e caritativo abbiamo intervistato don Mariano Faccani Pignatelli (direttore Ufficio Beni culturali e Arte sacra).
Intervista a don Mariano Faccani Pignatelli
Don Mariano, come sono utilizzati i fondi 8xmille nell’ambito culturale della Chiesa italiana?
L’8xmille ha lo scopo di sostenere la Chiesa italiana nelle sue necessità. Tra queste gli interventi a sostegno della cultura che transitano attraverso i vari ambiti dell’azione nelle varie sfaccettature. Per quanto riguarda il mio Ufficio Beni culturali e Arte sacra, il capitolo più grosso riguarda il sostegno economico agli edifici di culto e di uso strettamente pastorale come canoniche e aule di catechesi. Tenendo conto che moltissimi degli edifici in cui operiamo hanno senza dubbio più di 70 anni è chiaro che l’8xmille sostiene anche e aiuta la ristrutturazione di monumenti e chiese, non come spese ordinarie ma interventi strutturali importanti. In questo senso molti dei nostri edifici sono cultura e possono fare cultura con la loro bellezza, a volte anche semplice, ma che fanno la vita di un popolo. Esistono poi anche alcuni contributi che vanno al Museo diocesano, archivi e biblioteche: non sono di grande peso economico, ma permettono di sviluppare dei programmi di tutela e valorizzazione nel corso degli anni.
In particolare nella nostra diocesi?
Tra le politiche recenti vorrei citare una mostra a S. Maria dell’Angelo in cui abbiamo esposto diverse opere d’arte restaurate con l’8xmille. Ovviamente se i fondi 8xmille crescessero, gli stanziamenti Cei potrebbero aumentare o quanto meno non diminuire e aiutare il settore del restauro. Le opere esposte non erano solo dipinti, ma anche oggetti di culto e antichi manoscritti e su questo ultimo capitolo vorrei sottolineare che si tratta di una grande ricchezza storica che la Chiesa ancora possiede e che è nascosta al grande pubblico, ma che è paragonabile all’apparato radicale di un albero: senza un racconto delle fonti sarebbe impossibile indagare e comprendere cosa pensavano i nostri vecchi. Negli archivi specialmente ci sono pezzi di vita; nelle biblioteche troviamo i presupposti di quello che siamo oggi. Gli archivi diocesani vanno dal 1500 in poi, comprendendo quindi 500 anni, tranne alcune eccezioni. L’alluvione ne ha messo a rischio diversi e alcuni sono stati danneggiati. Lo Stato però è intervenuto con sollecitudine per salvarli, conscio della loro viva importanza.
Carità e cultura vanno a braccetto
Quale aiuto può dare l’informatica alla cultura?
La schedatura informatica è fatta con fondi Cei e delle diocesi. Attraverso il portale BeWeB si può consultare l’immensa raccolta di beni culturali ecclesiastici di tutta Italia. Notizie telegrafiche che rimandano alla diocesi di pertinenza per maggiori informazioni. Lo strumento non è molto conosciuto, inoltre occorre molta pazienza per trovare quello che uno cerca. Anche in questo però dobbiamo ringraziare in gran parte l’8xmille che garantisce la funzionalità del sistema di ricerca.
Perché i fondi 8xmille dovrebbero aiutare la cultura?
Nelle ultime iniziative culturali diocesane si è spesso data la possibilità a raccolte caritative evocate dai temi artistici sviluppati nelle mostre. Questo, a mio parere, per fare capire due cose importanti: che carità e cultura vanno necessariamente a braccetto e che comunque parliamo di materia culturale viva che con opere del passato e del presente riguardano l’oggi, le persone, il territorio. In questo modo risulta chiaro che produrre cultura riguarda la materia vivente delle persone e dei loro ambiti e dunque quello che la Cei investe nella cultura con l’8xmille è sempre dentro il circuito Chiesa-persone e la loro crescita anche negli aspetti concreti.