Nuova edizione di “Chiesa e democrazia”

 

Nuova edizione di “Chiesa e democrazia”
di Mario Toso

 

A breve sarà disponibile in libreria la seconda edizione del volume “Chiesa e democrazia”. Pubblichiamo qui la Premessa di questa nuova edizione che si è resa necessaria perché, nel frattempo, si è svolta la cinquantesima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, dedicata al tema Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro1 ed è stato celebrato un anniversario assai importante per la storia italiana ed europea, i settant’anni dalla scomparsa di Alcide De Gasperi (19 agosto 2024), senza dimenticare la celebrazione dei sessant’anni dalla scomparsa di Palmiro Togliatti (21 agosto 2024). Eventi accompagnati, soprattutto i primi due, da interventi e riflessioni sulle criticità della democrazia contemporanea, sull’assenza di una classe dirigente anche lontanamente paragonabile a quella degli anni dello statista trentino, sul ruolo dei cattolici in politica, su quello esercitato in passato e su quello da esercitare nel presente. Proprio per questo, sollecitati da tali interventi e riflessioni, e anche dal fatto che il volume è andato esaurito in pochi mesi, si è pensato di riprenderlo in mano e di riproporlo con qualche ritocco, con integrazioni e alcuni aggiornamenti bibliografici, ponendo in appendice i discorsi del Cardinale Matteo Zuppi, Presidente della Conferenza episcopale italiana, del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e di papa Francesco. E, con l’occasione, di aggiungere, in premessa, alcune considerazioni su quanto avvenuto in questi mesi, la cui attinenza con i temi trattati nel volume è evidente, per cui può essere utile al lettore avvicinarsi o riavvicinarsi al testo alla luce della più recente discussione. Da cui emerge nettamente, fra l’altro, la grande importanza della partecipazione, elemento centrale sia nella tradizione del cattolicesimo democratico, sia nel volume, sia nel più recente dibattito.2 Al riguardo, è opportuno prendere avvio dall’intervento del Presidente Sergio Mattarella in occasione dell’apertura della Settimana Sociale. A ragione, Sergio Gatti lo ha definito «una vera e propria lectio».3 Infatti, in questa sede, Mattarella ha riecheggiato alcuni autori classici del pensiero democratico (Alexis de Tocqueville, Jacques Maritain, Norberto Bobbio…) per sviluppare una riflessione significativa sulla natura della democrazia. Qual è la sua natura, si chiede Mattarella? Si esaurisce, forse, in un metodo per arrivare a prendere decisioni? Dal suo punto di vista, giustamente, «la democrazia non si esaurisce nelle sue norme di funzionamento, ferma restando l’imprescindibilità della definizione e del rispetto delle regole del gioco», bensì è «la pratica della democrazia che la rende viva, concreta, trasparente, capace di coinvolgere». Pertanto, non ci si deve accontentare di una democrazia «a bassa intensità», ma occorre adoperarsi affinché ogni cittadino sia in grado di prendere parte pienamente alla vita della Repubblica. Risulta, quindi, centrale, il tema della partecipazione, e non soltanto di quella elettorale, naturalmente di assoluta importanza, in quanto «i diritti si inverano attraverso l’esercizio democratico», e, se questo si attenua, si riduce la portata della «loro effettiva vigenza». Quindi, si comprende agevolmente che, nella prospettiva qui richiamata, «al cuore della democrazia ci sono le persone, le relazioni e le comunità a cui esse danno vita, le espressioni civili, sociali, economiche che sono frutto della loro libertà, delle loro aspirazioni, della loro umanità: questo è il cardine della nostra Costituzione».4
Queste condivisibili parole di Mattarella, sottolineando l’importanza di una democrazia partecipata, di una democrazia «ad alta intensità», incrociano perfettamente quelle di De Gasperi, laddove lo statista trentino, nel 1946, in un discorso tenuto a Roma, alla Basilica di Massenzio, rispondendo alla domanda se preferire monarchia o democrazia, osserva che tale domanda è posta in modo semplicistico, perché, a suo parere, «la domanda vera è questa: volete instaurare la Repubblica, cioè, vi sentite capaci di assumere su voi, popolo italiano, tutta la responsabilità, tutto il maggior sacrificio, tutta la maggiore partecipazione che esige un regime, il quale fa dipendere tutto, anche il Capo dello Stato, dalla vostra personale decisione, espressa con la scheda elettorale?», e una risposta positiva comporta «un impegno definitivo per voi e i vostri figli di essere più preoccupati della cosa pubblica di quello che non siete stati finora». Al riguardo, come rileva Ernesto Maria Ruffini, che ha riportato le parole di De Gasperi, tali considerazioni valgono anche oggi, perché se, in democrazia, si è formalmente cittadini e non sudditi, ciò non significa che non ci si possa comportare da sudditi, rinchiudendosi in se stessi, nel proprio particulare, sottraendosi così alle responsabilità richieste dalla vita democratica, quali la partecipazione alle decisioni pubbliche e il correlativo impegno per il perseguimento del bene comune.5Questo ragionamento ci conduce direttamente a un altro tema cruciale, quello dell’impegno politico dei cattolici. Al riguardo, bella è la definizione del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Zuppi, dei cattolici come «artigiani della democrazia».6 In tale direzione, sono da accogliere le considerazioni di Mi chele Nicoletti, secondo il quale bisogna riconquistare «la dimensione architettonica della politica, che è quella di chi agisce sulla base di un progetto, studia dove porre le fondamenta e quali spazi costruire e proteggere perché la vita umana possa fiorire», ed è «uno sforzo che anche tra i cattolici si è perso per strada». Giustamente, Nicoletti rileva che «non facciamo che celebrare le idee “ricostruttive” o il “Codice di Camaldoli”, ma nessuno si prende la briga di scriverne uno per l’oggi».7 Ecco, questo è il compito che i cattolici dovrebbero porsi, oggi: ripensare la loro presenza alla luce dei nuovi scenari e delle nuove esigenze. Certo, non si possono ignorare le maggiori difficoltà rispetto al passato. Derivanti non soltanto dalle inedite sfide che abbiamo davanti, ma anche da una palese crisi dei partiti, delle classi dirigenti e delle culture politiche, tutte criticità presenti come mai prima, a partire dal secondo dopoguerra, tali da rendere più ardua l’azione pubblica. Pertanto, occorre fare rete, collegarsi, senza limitarsi a muovere su una mera dimensione organizzativa o di semplice testimonianza, per quanto importante si possa ritenere, bensì producendo idee, confronti, elaborazioni in direzione di una nuova progettualità. Senza queste condizioni, infatti, sarebbe illusorio pensare a una nuova incidenza sul terreno della storia, e sarebbe, al contrario, probabile, se non certo, condannarsi a una marginalità senza ritorno. Il tutto in una linea di continuità con il Magistero Sociale della Chiesa, ed è con questo auspicio che si ripresenta questo volume a non molta distanza dalla sua prima edizione.

Mario Toso

 

Informazioni e prenotazioni: info@edizionidellegrazie.it

1 Si può trovare una buona sintesi della cerimonia di apertura nell’articolo di ALVISE SPERANDIO, La democrazia all’insegna della “Fratelli tutti”, in «L’Osservatore Romano», 4 luglio 2024.
2 Su tale importanza nel più recente dibattito, si veda F. PELOSO, Democrazia è partecipare. Le parole di Francesco in sintonia con Mattarella, in «Domani», 7 luglio 2024, p. 6.
3 S. GATTI, Lezioni di democrazia per costruire un futuro partecipato, in «Il Sole 24 Ore», 5 luglio 2024; cf S. MATTARELLA, Sulla democrazia, Edizioni E/O, Roma 2024.
4 Il testo integrale del discorso di Mattarella a Trieste si trova anche in «Avvenire», 3 luglio 2024.
5 Cf E.M. RUFFINI, Il fascismo presto cadrà, prepariamoci al domani, in «Avvenire», 18 agosto 2024.
6 Cf M.M. ZUPPI, Non c’è democrazia senza un “noi”, https://www.settimanesociali.it/news/card-zuppi-non-cedemocrazia- senza-un-noi/ consultato il 30 agosto 2024.
7 M. NICOLETTI, La politica riscopra il senso dell’ascolto: parte di qui l’alternativa al leaderismo, intervista a cura di M. Ferrando in «Avvenire», 25 agosto 2024, p. 9; per conoscere come si sono mossi i cattolici torna utile la lettura di E. PREZIOSI, Da Camaldoli a Trieste. Cattolici e democrazia per continuare il cammino, Prefazione di M.M. Zuppi, Vita e Pensiero, Milano 2024.