LE INDULGENZE

 

Come sappiamo per esperienza personale, il peccato “lascia il segno”, porta con sé delle conseguenze: non solo esteriori, in quanto conseguenze del male commesso, ma anche interiori, in quanto «ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato purgatorio». Dunque permangono, nella nostra umanità debole e attratta dal male, dei “residui del peccato”. Essi vengono rimossi dall’indulgenza, sempre per la grazia di Cristo, il quale, come scrisse San Paolo VI, è «la nostra “indulgenza”». La Penitenzieria Apostolica provvederà ad emanare le disposizioni per poter ottenere e rendere effettiva la pratica dell’Indulgenza Giubilare.
Tale esperienza piena di perdono non può che aprire il cuore e la mente a perdonare. Perdonare non cambia il passato, non può modificare ciò che è già avvenuto; e, tuttavia, il perdono può permettere di cambiare il futuro e di vivere in modo diverso, senza rancore, livore e vendetta. Il futuro rischiarato dal perdono consente di leggere il passato con occhi diversi, più sereni, seppure ancora solcati da lacrime.
FRANCESCO, Spes non confundit, 23. 

 

L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa. Essa è parziale o plenaria: libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati per sé stesso o per i defunti a modo di suffragio.

Il fedele battezzato è debitamente disposto quando non è scomunicato, ha l’intenzione almeno generale di ricevere l’indulgenza specifica ed è in stato di grazia almeno al termine delle opere prescritte.

Ogni indulgenza richiede determinate condizioni stabilite dalla Santa Sede.
Oltre alle azioni richieste nel tempo e nel modo stabilito, nei giorni che precedono o seguono, il fedele deve:
a. celebrare la confessione sacramentale;
b. ricevere la comunione eucaristica;
c. pregare secondo le intenzioni del Sommo Pontefice (Padre nostro e Ave Maria).

 

Alcune celebrazioni a cui è concessa l’indulgenza plenaria nell’anno giubilare 2025 :

Pellegrinaggio e celebrazione in un luogo santo a Roma (S. Pietro in Vaticano, S. Giovanni in Laterano, S. Maria Maggiore, S. Paolo fuori le Mura) o in Terra Santa (Basilica del Santo Sepolcro in Gerusalemme, della Natività in Betlemme, dell’Annunciazione in Nazareth), o in altro luogo santo stabilito dall’Ordinario;

Pia visita ad un luogo sacro in Roma (la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, la Basilica di San Lorenzo al Verano, la Basilica di San Sebastiano, visita detta “delle sette Chiese”, il Santuario del Divino Amore, la Chiesa di Santo Spirito in Sassia, la Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane, le Catacombe cristiane; Iter Europaeum, Basilica di Santa Maria sopra Minerva, Santa Brigida a Campo de’ Fiori, Chiesa Santa Maria della Vittoria, Chiesa di Trinità dei Monti, Basilica di Santa Cecilia a Trastevere, Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio); in altri luoghi nel mondo (le due Basiliche Papali minori di Assisi, di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli; le Basiliche Pontificie della Madonna di Loreto, della Madonna di Pompei, di Sant’Antonio di Padova); in qualsiasi Basilica minore, chiesa cattedrale, chiesa concattedrale, santuario mariano stabilito dall’Ordinario;

Opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti;

Opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti;

Visita per un congruo tempo ai fratelli che si trovino in necessità o difficoltà (infermi, carcerati, anziani in solitudine, diversamente abili… ), quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro;

Riscoperta penitenziale del venerdì: astensione da futili distrazioni (reali e virtuali, indotte ad esempio dai media e dai social network) e da consumi superflui (per esempio digiunando o praticando l’astinenza); dono di una proporzionata somma in denaro ai poveri; opere di carattere religioso o sociale, in specie a favore della difesa e protezione della vita in ogni sua fase e della qualità stessa della vita, dell’infanzia abbandonata, della gioventù in difficoltà, degli anziani bisognosi o soli, dei migranti dai vari Paesi “che abbandonano la loro terra alla ricerca di una vita migliore per se stessi e per le loro famiglie”; attività di volontariato, che rivestano interesse per la comunità o ad altre simili forme di personale impegno.

 

Altre celebrazioni a cui è concessa ordinariamente l’indulgenza plenaria :
– messa episcopale del giorno di Natale con benedizione papale;
– messa episcopale del giorno di Pasqua con benedizione papale;
– pratiche di pietà svolte in onore della Divina Misericordia nella Seconda domenica di Pasqua;
– adorazione della Santa Croce al Venerdì Santo;
– visita di una chiesa francescana o parrocchiale durante il giorno 2 agosto con la recita del Credo;
– visita del cimitero nei giorni dal 1 al 8 novembre;
– pia lettura della Sacra Scrittura per almeno mezz’ora;
– pio esercizio della Via Crucis;
– adorazione eucaristica per almeno mezz’ora.

 

Cfr. Penitenzieria Apostolica, Norme sulla concessione dell’indulgenza durante il Giubileo ordinario dell’Anno 2025; Penitenzieria Apostolica, Manuale delle Indulgenze.

 


IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA

 

Il Sacramento della Penitenza ci assicura che Dio cancella i nostri peccati. Ritornano con la loro carica di consolazione le parole del Salmo: «Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia. […] Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. […] Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Perché quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono; quanto dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe» (Sal 103,3-4.8.10-12). La Riconciliazione sacramentale non è solo una bella opportunità spirituale, ma rappresenta un passo decisivo, essenziale e irrinunciabile per il cammino di fede di ciascuno. Lì permettiamo al Signore di distruggere i nostri peccati, di risanarci il cuore, di rialzarci e di abbracciarci, di farci conoscere il suo volto tenero e compassionevole. Non c’è infatti modo migliore per conoscere Dio che lasciarsi riconciliare da Lui (cfr. 2Cor 5,20), assaporando il suo perdono. Non rinunciamo dunque alla Confessione, ma riscopriamo la bellezza del sacramento della guarigione e della gioia, la bellezza del perdono dei peccati!
FRANCESCO, Spes non confundit, 23.

 

Il peccato è anzitutto offesa a Dio, rottura della comunione con lui. Nello stesso tempo esso attenta alla comunione con la Chiesa. Per questo motivo la conversione arreca ad un tempo il perdono di Dio e la riconciliazione con la Chiesa, ciò che il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione esprime e realizza liturgicamente.

Dio solo perdona i peccati. Poiché Gesù è il Figlio di Dio, egli dice di se stesso: « Il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati » (Mc 2,10) ed esercita questo potere divino: « Ti sono rimessi i tuoi peccati! » (Mc 2,5). Ancor di più: in virtù della sua autorità divina dona tale potere agli uomini affinché lo esercitino nel suo nome.

Cristo ha voluto che la sua Chiesa sia tutta intera, nella sua preghiera, nella sua vita e nelle sue attività, il segno e lo strumento del perdono e della riconciliazione che egli ci ha acquistato a prezzo del suo sangue. Ha tuttavia affidato l’esercizio del potere di assolvere i peccati al ministero apostolico. A questo è affidato il « ministero della riconciliazione » (2 Cor 5,18). L’Apostolo è inviato « nel nome di Cristo », ed è Dio stesso che, per mezzo di lui, esorta e supplica: « Lasciatevi riconciliare con Dio » (2 Cor 5,20).

Durante la sua vita pubblica, Gesù non ha soltanto perdonato i peccati; ha pure manifestato l’effetto di questo perdono: egli ha reintegrato i peccatori perdonati nella comunità del popolo di Dio, dalla quale il peccato li aveva allontanati o persino esclusi. Un segno chiaro di ciò è il fatto che Gesù ammette i peccatori alla sua tavola; più ancora, egli stesso siede alla loro mensa, gesto che esprime in modo sconvolgente il perdono di Dio e, nello stesso tempo, il ritorno in seno al popolo di Dio.

Rendendo gli Apostoli partecipi del suo proprio potere di perdonare i peccati, il Signore dà loro anche l’autorità di riconciliare i peccatori con la Chiesa. Tale dimensione ecclesiale del loro ministero trova la sua più chiara espressione nella solenne parola di Cristo a Simon Pietro: « A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli » (Mt 16,19). Questo « incarico di legare e di sciogliere, che è stato dato a Pietro, risulta essere stato pure concesso al collegio degli Apostoli, unito col suo capo (cf Mt 18,18; 28,16-20) ».

Le parole legare e sciogliere significano: colui che voi escluderete dalla vostra comunione sarà escluso dalla comunione con Dio; colui che voi accoglierete di nuovo nella vostra comunione, Dio lo accoglierà anche nella sua. La riconciliazione con la Chiesa è inseparabile dalla riconciliazione con Dio.

 

Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1440-1445