Una partecipazione sentita, personale e sincera. Un ritrovarsi insieme a raccontarsi liberamente la propria esperienza di fede, sentendosi accolti e ascoltati in modo significativo, nella speranza che ciò sia efficace per la Chiesa. È questo il clima che si è vissuto all’interno del gruppo sinodale dedicato agli “Adolescenti” e che ha coinvolto genitori, docenti e operatori che hanno relazioni strette con questa fascia d’età. Complessivamente il gruppo ha avuto una media di 16 presenze per serata, per un totale di circa una ventina di partecipanti.
Diversi i filoni approfonditi nel corso degli incontri: dal ruolo della famiglia alla liturgia, passando al modo di comunicare o alla metodologia educativa. Una fase di ascolto ricca di spunti e di confronto per capire assieme come la Chiesa sta camminando e che cosa lo Spirito ci chiede per il futuro. Il desiderio più grande emerso dal gruppo è che la Chiesa possa essere un luogo aperto a un percorso chiaro ed efficace, con riferimenti sicuri, in cui gli adolescenti si sentano a casa propria, in cui siano aiutati a fare “rete” e a trovare risposte alle domande personali. Un luogo senza barriere rispetto alle varie fasi della vita. È emerso inoltre il desiderio ed esigenza di formare guide sicure (pastori, religiose, educatori, operatori pastorali, ecc.) con una chiara identità, capaci di testimonianze credibili, perché hanno incontrato Gesù nella concretezza del quotidiano. Guide coraggiose che sappiano ascoltare e farsi ascoltare dai ragazzi, in grado di parlare loro con un linguaggio comprensibile, che sappiano leggere le situazioni e offrire di esse un significato coerente e credibile.
Dal gruppo è emersa la necessità di una nuova comunicazione efficace e della formazione
Dagli incontri sono emerse alcune aree su cui fare formazione: pedagogia, psicologia, teologia, sacre scritture, spiritualità, comunicazione. «Questi incontri ci hanno sorpreso per la profondità e coinvolgimento inaspettati – scrivono il moderatore e i due segretari del gruppo -. Abbiamo colto in particolare un desiderio: la possibilità di raccontarsi liberamente, di sentirsi accolti e ascoltati. Abbiamo percepito la nostalgia dell’incontro col Padre che pare depotenziata nell’ambito delle parrocchie “classiche”, ma esiste ancora nel cuore di molti. Si è toccata con mano la voglia di disponibilità concreta dove c’è lo stallo, di riavvicinarsi dove si è acuita la lontananza, di voler crescere in una visione collettiva. Con due chiavi principali: una nuova comunicazione efficace e adeguata ai tempi e una formazione di alto livello, strutturata e finalizzata a facilitare la relazione con l’altro. Abbiamo sentito tanta nostalgia di una Chiesa poggiata sul perdono, sulla sospensione del giudizio, sull’accoglienza incondizionata e l’ascolto empatico, concentrata sull’essere più che sul fare, per far emergere l’unicità di ognuno piuttosto che esaltarne la specialità (nel bene e nel male)».