Domenica 27 novembre a Solarolo si è celebrata la Giornata provinciale del Ringraziamento per i frutti della terra. Iniziativa che trova in Coldiretti l’associazione promotrice sull’intero territorio nazionale. La celebrazione, nella chiesa Arcipretale è stata presieduta dal vescovo della Diocesi di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso. Presente anche l’assistente ecclesiastico Coldiretti, don Tiziano Zoli, parroco di Solarolo. I vertici ravennati di Coldiretti e i soci locali sono intervenuti alla giornata in questo tempo di fine raccolta dei vari prodotti agricoli. Di seguito riportiamo l’omelia del vescovo Mario.
L’omelia del vescovo Mario a Solarolo
Cari fratelli e sorelle, responsabili della Coldiretti, caro parroco don Tiziano Zoli, assistente ecclesiastico locale, autorità civili e militari, celebrare la 72.a Giornata Nazionale del Ringraziamento nella prima Domenica di Avvento riempie questo momento liturgico di gratitudine al Signore e di un significato più ricco. Ogni anno celebriamo l’Avvento andando insieme al monte del Signore, per incontrare il Signore che viene. Egli ci insegna le sue vie. Così possiamo camminare lungo i suoi sentieri. Celebrare anche quest’anno l’Avvento non è un tornare indietro. È un rincontrare il Signore per procedere nel nostro cammino, per andare in avanti, per progredire verso il nostro compimento, verso la realizzazione piena del Regno di Dio. Con l’Avvento, il Signore visita l’umanità. La prima visita – lo sappiamo tutti – è avvenuta con l’Incarnazione, con la nascita di Gesù nella grotta di Betlemme. La seconda visita avviene nel presente: il Signore ci visita continuamente, ogni giorno, cammina al nostro fianco ed è una presenza di consolazione. Infine, ci sarà la terza ed ultima visita, che professiamo ogni volta che recitiamo il Credo: «Di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti». Il Signore oggi ci parla di quest’ultima sua visita, quella che avverrà alla fine dei tempi, e ci dice dove approderà il nostro cammino. La nostra vita, dunque, è un pellegrinaggio su questa terra, verso un mondo nuovo, un mondo trascendente, che comprende la realtà presente ma anche la supera. Durante il nostro cammino la terra ci è affidata come un giardino. L’immagine del giardino esprime la bellezza del creato e suggerisce il compito degli uomini: esserne i custodi e i coltivatori. Purtroppo, come stiamo constatando in questi anni di cambiamento del clima, di inquinamento, di uso sconsiderato delle risorse, di lavoro sfruttato, di guerra e di scarsità dei beni primari, tra i quali l’acqua, le relazioni dell’uomo con la terra appaiono segnate da difficoltà non piccole ma anche da fallimenti disastrosi. Non poche volte all’interno dell’attività agricola si infiltra un agire che crea grandi squilibri economici, sociali e ambientali. È ormai ampiamente documentata in alcune regioni italiane l’attività delle agromafie, che fanno scivolare verso l’economia sommersa anche settori e soggetti tradizionalmente sani, coinvolgendoli in reti di relazioni corrotte. Nelle imprese catturate da dinamiche ingiuste si rafforzano comportamenti che minacciano a un tempo la qualità del cibo prodotto e i diritti dei lavoratori coinvolti nella produzione. Si tratta di «strutture di peccato» – affermano i vescovi della Commissione per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei nel loro Messaggio per la Giornata del ringraziamento – che si infiltrano nella filiera della produzione alimentare. Esistono forme di lavoro che portano a sfruttamento e talvolta alla tratta, le cui vittime sono spesso persone vulnerabili, come i lavoratori e le lavoratrici immigrati o minorenni, costretti a condizioni di lavoro e di vita disumane e senza particolari tutele.
Tutto questo ci fa pensare quanto debba essere il nostro impegno nel migliorare le condizioni dell’agricoltura, affinché essa possa essere sempre più al servizio delle famiglie e del bene comune. Il nostro essere qui a celebrare l’Eucaristia vuol dire non solo offerta di ringraziamento per i doni ricevuti dal lavoro dell’uomo e dalla bontà del Signore, ma anche richiesta di perdono e promessa di mantenerci uniti con il Risorto che, dopo la sua risurrezione, è presente nella storia. Vi continua a lavorare per portare a compimento la nuova creazione da Lui iniziata con la sua incarnazione. Quando i lavoratori mantengono il legame con il Signore Risorto, operante nella storia, e lo mantengono non solo nella fatica, ma anche nella preghiera, ravvivano la loro vocazione di custodi del fratello e della casa comune. Una cura scrupolosa e competente del creato scaturirà dalla comunione con il Signore che si incarna, redime e trasfigura le relazioni. Queste saranno improntate a giustizia ed equità. Gli uomini e le donne potranno godere dei frutti del loro lavoro appassionato e competente. Sparirà la cultura del profitto iniquo, lo sfruttamento che umilia. Cresceranno la legalità e la trasparenza, la gioia del lavoro libero, creativo, partecipativo, solidale. Le imprese che promuovono lavoro ed ambiente sono garanzia di inclusione sociale, luogo di formazione delle coscienze all’imprendibilità e al servizio della società.
Il Signore accolga il nostro più vivo ringraziamento perché ci ha accompagnati in percorsi ricchi di vita e ha dato vigore al nostro dono. Continui a purificare il nostro cuore di figli che lo amano e lo servono con gioia e con passione. Rafforzi il nostro desiderio di custodire e di coltivare sempre più e meglio il creato che ci è stato dato in affidamento e in amministrazione, per noi e per tutti gli uomini di ogni generazione. Non dimentichiamo la nostra missione di evangelizzare il mondo rurale, di «socializzare» in esso il Vangelo, perché attraverso la nostra mente e il nostro cuore possa rispondere alla sua vocazione, a lode e gloria di Dio Padre. A fronte di problemi che investono il mondo, l’umanità intera, dobbiamo riconoscere che le nostre associazioni, aggregazioni di ispirazione cristiana, non sempre unite tra loro, appaiono ancora più piccole, sono come tanti nani sproporzionati. È da auspicare che ci sia la nascita di nuovi movimenti sociali cristiani o di ispirazione cristiana. Solo così, mediante il mettersi insieme si potrà essere meno inadeguati nel dare un contributo più consistente alla realizzazione del bene comune.
Mario Toso, vescovo