Davide Camorani è stato ordinato sacerdote sabato 24 luglio in Cattedrale per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del vescovo Mario Toso. Davide Camorani è nato a Faenza il 9 settembre 1971. Perito agrario e laureato in Scienze infermieristiche, ha praticato la professione di infermiere fino al 2017, all’ospedale di Faenza, svolgendo, al contempo. un’intensa attività musicale in campo operistico e corale.
Ha svolto gli studi Teologici alla Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna di Bologna e alla Facoltà teologica del Triveneto, a Padova. Ha completato la formazione dapprima presso il Seminario regionale di Bologna, poi presso la Provincia Italiana della Società delle Missioni Africane (Sma) nella casa di animazione missionaria di Padova, nella casa provinciale di Genova, incaricato principalmente all’assistenza agli anziani e ultimamente alla parrocchia di Santa Maria di Castello, nel centro storico di Genova, parrocchia retta dai padri Sma. Ha svolto l’anno di stage pastorale in Niger, presso la comunità parrocchiale di Bomoanga. Ha emesso il proprio giuramento perpetuo di appartenenza alla Società delle Missioni Africane l’8 dicembre 2020 ed è stato ordinato diacono il 10 gennaio di quest’anno, nella chiesa di Santa Maria di Castello a Genova, per l’imposizione delle mani di monsignor Nicolò Anselmi, vescovo ausiliare di Genova.
Il vescovo Mario: “Sei chiamato a essere buon samaritano dei poveri e abbandonati”
“Cari fratelli e sorelle – ha detto il vescovo nell’omelia – abbiamo oggi la gioia di ordinare presbitero il nostro fratello diacono Davide Camorani, che appartiene alla Società delle Missioni Africane, ma è nato a Faenza e ha anche lavorato come infermiere nell’ospedale di questa città, come ha cantato da professionista in questa cattedrale. Entrando nella Società delle Missioni Africane fa parte di un Istituto il cui scopo è di vivere la vocazione missionaria della Chiesa, annunciando il Vangelo principalmente nel continente africano, ma attualmente anche in Asia e in America del Sud (Argentina). In questa celebrazione ci sembra di sentire quasi fisicamente l’amore di Cristo per la sua Chiesa diffusa su tutta la terra. Egli ne ha cura e suscita operai per la messe. Non c’è rito che con più vivezza di questo ci faccia sperimentare la prossimità al suo popolo. Egli è il Buon Pastore che dà la sua vita per le pecore e come tale egli rappresenta la causa esemplare di tutti i presbiteri”.
“Caro Davide – ha proseguito il vescovo – assieme ai tuoi fratelli, sulle orme del vostro Fondatore, sarai dunque il buon samaritano che si prende cura di tanti poveri e feriti, vittime di ladri violenti, che derubano e abbandonano le persone e i popoli sul ciglio della strada. Tu, però, sai che nella nostra missione ecclesiale siamo chiamati a dare e a moltiplicare per prima cosa ciò che nel primo brano della Parola di Dio è chiamato «pane di primizie», pane fatto con orzo e grano novello (cf 2Re 4, 42-44), che allude al pane vivo e vero che è Gesù”.
“Il Vangelo non ci promette facili successi pastorali – ha concluso il vescovo – Piuttosto, ci ammonisce tutti con il paragone del seme, che in lento e silenzioso disfacimento si macera nell’ombra e nell’umidità della zolla, per generare il germoglio di una vita nuova. La preghiera costante accompagni il tuo cammino, in una continua immersione nel mistero del Risorto”.