Siamo giunti ad un momento importante per la nostra Diocesi di Faenza-Modigliana: la riapertura della Biblioteca del Seminario Card. Gaetano Cicognani, che è la Biblioteca non pubblica più grande della Regione Emilia-Romagna. Per un’istituzione culturale e formativa quale è il Seminario della Diocesi, la Biblioteca è un polo imprescindibile. Il polo principale è costituito dalla Cappella ove è offerto il cibo spirituale, il pane celeste. La biblioteca offre alle persone un cibo prettamente culturale.La riapertura della Biblioteca, che è stata e sarà anche al servizio del territorio, rappresenta il ripristino di uno dei pilastri della formazione e dell’educazione cristiane programmate normalmente nella Diocesi, nelle parrocchie, nelle associazioni. La Biblioteca non è solo un patrimonio librario che conserva insigni testimonianze culturali e sociali della tradizione cristiana – tradizione religiosa e sociale -, di altre tradizioni, della letteratura in genere, della riflessione teologica, filosofica, sociologica, della sapienza umana, ma è luogo in cui, mediante ricerca, conoscenza approfondita e critica delle fonti, si entra in relazione, per quanto a noi possibile, con lo spirito e l’ethos di varie civiltà. Entrando nel cuore della storia di diverse generazioni si ha l’opportunità di arricchire il proprio pensiero, le nostre informazioni, l’umanesimo che ci appartiene e che vuole essere espressione di un impegno costante di crescita morale, spirituale e culturale, procedendo in avanti.
Ci saranno, però, altre occasioni per parlare sull’incidenza e sulla rilevanza di una Biblioteca rispetto al popolo di Dio e alla sua missione, al territorio.
Qui mi limito a ringraziare tutti coloro che, a cominciare da don Michele Morandi, Rettore di questo Seminario, don Ugo Facchini bibliotecario, Giovanni Gardini vicebibliotecario, hanno creduto nel progetto della riapertura. Un tale progetto ha importato dedizione su più fronti, quello della sicurezza, delle risorse economiche, della catalogazione, del reperimento del personale, per tenerla aperta non solo ai Seminaristi ma anche al pubblico, non solo di giorno, ma fino ad ora tarda per facilitare gli studenti che in città non possono usufruire di altri luoghi di studio. E, inoltre, auspico che la nostra Biblioteca non solo sia sempre più aggiornata per l’acquisizione di nuovi studi, collane, ma anche sia sempre più inserita nella rete delle biblioteche ecclesiastiche e civili, sul piano nazionale ed internazionale. L’obiettivo dev’essere quello di sviluppare un’istituzione moderna, rispondente alle esigenze attuali, concretizzando una felice sintesi tra la biblioteca tradizionale – concepita come luogo di consultazione e conservazione di testi a stampa – e la biblioteca elettronica, che non è ubicata fisicamente in un solo luogo, ma è un insieme di risorse dislocate in diverse istituzioni ed organizzazioni, disponibili in rete ventiquattro ore su ventiquattro.
La costituzione di una biblioteca che armonizza le prestazioni usuali con quelle più aggiornate, come l’organizzazione di eventi culturali, di circoli-laboratori di nuovo pensiero e di nuove esperienze di vita, facilita lo studio e la promozione dello spessore culturale delle persone; consente una migliore distribuzione e diffusione di beni culturali che prima erano meno accessibili; potenzia la collaborazione e lo scambio con altre biblioteche, con i centri culturali e le università del mondo. Un’«utopia» potrebbe essere, rimanendo però su un piano locale, in modo analogo alla rete che si va istituendo tra Curia e parrocchie, l’istituzione di una rete tra la Biblioteca del Seminario e le bibliotechine delle parrocchie e delle associazioni con sede nelle varie unità pastorali, nei centri delle varie istituzioni culturali. Naturalmente tutto ciò significa – ecco un altro impegno – coinvolgimento e preparazione di persone interessate a questo progetto.
+ Mario Toso