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Aperto il Giubileo in Diocesi

 

Cari fratelli e sorelle,

è con gioia e con grande emozione che vi accolgo in questa Cattedrale, per iniziare insieme, come Popolo di Dio, il cammino di conversione e di grazia che è il Giubileo.

La Chiesa ci dona questo Anno Santo come un’occasione per riorientare la nostra vita, le nostre famiglie, le nostre comunità, i nostri cuori all’unica cosa che veramente conta: il Signore Gesù Cristo, nostra Speranza, che non delude. «Ora è giunto il tempo di un nuovo Giubileo – scrive papa Francesco – un nuovo Giubileo nel quale spalancare ancora la Porta Santa per offrire l’esperienza viva dell’amore di Dio, che suscita nel cuore la speranza certa della salvezza in Cristo!».

L’esperienza viva dell’amore di Dio. Ecco lo scopo del Giubileo: incontrare in maniera viva, personale e comunitaria, il Signore Gesù, «porta» di salvezza (cf Gv 10, 7.9). Egli è la nostra speranza.   L’incontro vero con il Signore, la conversione incessante a Lui, l’esperienza continua del suo amore, la conseguente decisione di orientare tutta la nostra esistenza e le nostre scelte a Lui, sono momenti che ci trasfigurano e ci rendono sempre più cristo conformi. Ci rendono, cioè, partecipi della sua Pasqua e ci offrono il fondamento di una speranza certa. La speranza verso cui ci proietta la nostra vita in Cristo non è vuota, non è vaga, bensì è la realtà di una umanità che, vissuta da Lui con un amore totale, fin sulla croce, diventa nuova, fiorisce nella sua pienezza.

Ecco il buon annuncio, la speranza che mai tramonta: Gesù Cristo, il bambino nella culla, avvolto nelle fasce, il crocifisso, avvolto nel sudario, è risorto! Egli è il Vivente, nella sua divinità e nella sua umanità gloriosa. Noi siamo incamminati come pellegrini verso di Lui, il Signore Gesù che siede glorioso alla destra del Padre. All’inizio di questa celebrazione, sul sagrato della Cattedrale abbiamo adorato la «croce di Cristo, unica speranza» perché la sua Pasqua, il suo “passaggio” da morte a vita, la sua vittoria è «il principio unificatore della realtà», della nostra esistenza. Cristo diventa, con la sua incarnazione, morte e risurrezione il cuore del mondo. «La sua Pasqua di morte e risurrezione è il centro della storia, che grazie a Lui è storia di salvezza» – come scrive Papa Francesco nell’Enciclica Dilexit nos.

 

→ Intervento completo del Vescovo Mario

 

 


Convegno “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”

Convegno
RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI,
CONCEDICI LA TUA PACE

4-5 gennaio 2025, Faenza
Casa del Clero, Via Bondiolo 42

 

 

SABATO 4 GENNAIO 2025

10.00 – Introduzione al Convegno di Argia Passoni FFFJ

10.30 – Presentazione del Messaggio della 58^ Giornata Mondiale della Pace
S.E. Mons. Mario Toso, Vescovo di Faenza Modigliana

15.30 – “Riconoscendo il debito ecologico, rimettere il debito estero: una questione di giustizia!”
Prof. Riccardo Moro, docente di economia internazionale e dello sviluppo

17.30 – Testimonianze della comunità di Faenza nei tempi dell’alluvione
Samuele Marchi, direttore del Giornale diocesano “Il Piccolo”

 

DOMENICA 5 GENNAIO 2025

10.00 – Ripresa lavori con le Conclusioni a partire dalla riflessione di S.E. Mons. Mario Toso
“Giubileo, evento di tutti?”

11.30 – S. Messa celebrata da S.E. Mons. Mario Toso

 

 

info@coopfratejacopa.it

 


Auguri di Natale del Vescovo Mario

 

AUGURI DI NATALE 2024
Vescovo Mario Toso

 

 

Cari fratelli e sorelle, cari bambini e nonni,
siamo alla vigilia del Natale e di un nuovo Anno Giubilare. Desidero farvi pervenire gli auguri di un santo Natale, perché possiamo accogliere con più gioia il Signore Gesù che viene tra noi per portarci la sua capacità di amare Dio e il prossimo.
Quest’anno, dopo essermi rivolto alla Diocesi intera con un Messaggio nel giorno dell’Immacolata, che ho fatto pervenire anche ai vostri parroci, di nuovo invio, in occasione del Natale e della prossima apertura dell’Anno Giubilare, il mio incoraggiamento a pregare e a cambiare ciò che nella nostra vita non è conforme all’insegnamento di Gesù Cristo. In particolare, quest’anno, mi rivolgo a voi con quanto ha scritto papa Francesco nel recentissimo Messaggio per la Giornata Mondiale per la pace che si celebrerà il prossimo 1° gennaio 2025. Mi sembra un testo utile a riflettere sull’urgenza della pace per tutto il mondo. Il titolo del Messaggio è così significativamente espresso: Rimetti a noi i nostri debiti, concedi la tua pace.
Ecco alcuni passaggi del Messaggio per la Giornata Mondiale della pace, che ci aiutano a vivere meglio il Natale in termini di trasfigurazione della nostra realtà personale e sociale: «Nel 2025 la Chiesa Cattolica – scrive papa Francesco – celebra il Giubileo, evento che riempie i cuori di speranza. Il “giubileo” risale a un’antica tradizione giudaica, quando il suono di un corno di ariete (in ebraico yobel) ogni quarantanove anni ne annunciava uno di clemenza e liberazione per tutto il popolo (cf Lv 25,10). Questo solenne appello doveva idealmente riecheggiare per tutto il mondo (cf Lv 25,9), per ristabilire la giustizia di Dio in diversi ambiti della vita: nell’uso della terra, nel possesso dei beni, nella relazione con il prossimo, soprattutto nei confronti dei più poveri e di chi era caduto in disgrazia. Il suono del corno ricordava a tutto il popolo, a chi era ricco e a chi si era impoverito, che nessuna persona viene al mondo per essere oppressa: siamo fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre, nati per essere liberi secondo la volontà del Signore (cf Lv 25,17.25.43.46.55). Anche oggi, il Giubileo – aggiunge papa Francesco – è un evento che ci spinge a ricercare la giustizia liberante di Dio su tutta la terra. Al posto del corno, all’inizio di quest’Anno di Grazia, noi vorremmo metterci in ascolto del “grido disperato di aiuto” che, come la voce del sangue di Abele il giusto, si leva da più parti della terra (cf Gen 4,10) e che Dio non smette mai di ascoltare. A nostra volta ci sentiamo chiamati a farci voce di tante situazioni di sfruttamento della terra e di oppressione del prossimo. Tali ingiustizie assumono a volte l’aspetto di quelle che S. Giovanni Paolo II definì “strutture di peccato”, poiché non sono dovute soltanto all’iniquità di alcuni, ma si sono per così dire consolidate e si reggono su una complicità estesa. Ciascuno di noi deve sentirsi in qualche modo responsabile della devastazione a cui è sottoposta la nostra casa comune, a partire da quelle azioni che, anche solo indirettamente, alimentano i conflitti che stanno flagellando l’umanità. Si fomentano e si intrecciano, così, sfide sistemiche, distinte ma interconnesse, che affliggono il nostro pianeta. Mi riferisco, in particolare, alle disparità di ogni sorta, al trattamento disumano riservato alle persone migranti, al degrado ambientale, alla confusione colpevolmente generata dalla disinformazione, al rigetto di ogni tipo di dialogo, ai cospicui finanziamenti dell’industria militare. Sono tutti fattori di una concreta minaccia per l’esistenza dell’intera umanità».
Con queste parole nella mente e nel cuore, che ci preparano al prossimo Anno Giubilare, viviamo il Natale di Gesù in noi e nell’umanità. Auguri a tutti, piccoli e grandi.

 

+ Mario Toso

Omelia per la solennità del l'Immacolata

Messaggio alla Diocesi del Vescovo Mario

 

Faenza, chiesa di san Francesco 8 dicembre 2024

 

Cari fratelli e sorelle!

nel cuore della nostra città e delle nostre comunità cristiane, Maria costituisce una presenza che conforta, eroica nel bene, nell’amore per Dio, nella speranza. Non si tratta di una presenza meramente astratta, eterea, decorativa. Non è una semplice statua, una preziosa icona. Sappiamo che con le sue scelte, con l’ascolto della parola di Dio e la sua totale disponibilità diventa per noi causa di nuova umanità e di pace. Donando a noi tutti il Figlio di Dio, ci rende fratelli e sorelle universali, tutti figli e figlie dello stesso Padre. La guerra che uccide persone e annienta i popoli della terra, i territori, distruggendo la famiglia umana e di Dio, ha trovato in Lei il suo antidoto più potente. Siamone coscienti, non rinneghiamo la fraternità, viviamola con tutte le nostre forze!

Anche, nella nostra Chiesa locale, oltre che nella nostra assemblea, ove è particolarmente venerata, Maria è presenza reale, Madre, fonte della rinascita della nostra comunità ecclesiale e civile. Lo è come Colei che, donando Cristo a ogni persona, pone le fondamenta spirituali e morali di nuove famiglie, costruite sulla roccia del suo Amore. Facendo sì che noi siamo uniti al Figlio suo, ci fa convergere nella comunione con Lui e con la sua missione. In tal modo, ci fa crescere nella corresponsabilità pastorale dell’evangelizzazione e dell’educazione alla fede. Favorisce la fecondità di cammini sinodali, che non ci isolano nella diaspora ma ci rendono più efficaci, lavorando tutti insieme, nella ricostruzione della cultura della vita, della verità, del dialogo fraterno.

Perché tutta del Signore, Maria diventa Madre del Verbo di Dio che si fa carne, ossia umanità abitata da Dio, umanità divinizzata. Maria Immacolata, presente in mezzo al suo popolo, come Colei che genera Gesù Cristo, Nuovo Adamo, dà origine ad una comunità protesa a vivere nel mondo e nelle attività umane come il lievito che fa fermentare la pasta, come il sale che dà sapore e fragranza. Per tali ragioni, la Madre di Dio è da noi amata. È contemplata, è pregata, è invocata. È causa della guarigione dal peccato, dalle idolatrie, dagli utilitarismi e dai particolarismi. Donandoci il Figlio di Dio, la sua capacità di amare, di servire, ci consente di far rinascere le nostre città, i nostri territori, devastati non solo da tragiche alluvioni, da terremoti, ma anche dalla regressione al livello di subcultura,[1] da sfruttamenti, da consorterie, da illegalità nascoste, da «ricchezze maledette» – così le ha stigmatizzate l’arcivescovo di Milano Mario Delpini nel suo discorso in sant’Ambrogio -, ossia procurate con l’usura, lo spaccio di droga, la vendita della pornografia, la creazione di dipendenza dal gioco d’azzardo.

Possiamo rinascere perché la Vergine Maria ci dona Cristo che ci insegna a dare il primato a Dio. Solo se si assegna a Dio il primo posto nella nostra vita si possono amare nel giusto modo i nostri genitori, le istituzioni, la politica, la cultura, il creato, le città. Diversamente, se persone, porzioni di società o affari illeciti prendono il posto di Dio, si finisce per non servire con amore il prossimo. Tutte queste realtà finiscono per essere subordinate e strumentalizzate a interessi e a visioni settoriali, che non coltivano il bene di tutti.

Maria che cosa ricorda a tutti con la sua presenza? Ricorda che “dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia” (Rm 5,20) – come scrive l’apostolo Paolo. Ella è la Madre Immacolata che ripete anche agli uomini del nostro tempo: non abbiate paura di Cristo. Egli ha vinto il male. L’ha vinto alla radice, liberandoci dal suo dominio spersonalizzante.

Quanto abbiamo bisogno di questa bella notizia! Ogni giorno, infatti, attraverso i giornali, la televisione, internet, i social in genere, il male, le guerre vengono raccontate, ripetute, amplificate, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci. Il cuore si indurisce e i pensieri si incupiscono. I giovani iperconnessi, si sentono soli, profondamente demotivati e disorientati rispetto al bene, al dono di sé, alla gioia. Per questo le persone, le nuove generazioni, le nostre comunità e le città hanno bisogno di Maria, che con la sua presenza ci parla di Dio, ci ricorda la vittoria della Grazia e del Bene sul male, sul peccato, sull’individualismo, e ci induce a sperare anche nelle situazioni umanamente più difficili, nonostante tutto.

Nelle città vivono – o sopravvivono – persone invisibili, che ogni tanto balzano in prima pagina o sui social; persone che vengono sfruttate nel lavoro o che vivono ai margini, sole, finché la notizia attira l’attenzione su di loro. La città prima nasconde e poi espone al pubblico. Senza pietà, o con una falsa pietà, con ipocrisia. In ogni uomo, invece, c’è il desiderio di essere accolto come persona e considerato una realtà sacra. Ogni storia umana è una storia importante, unica, irripetibile, richiede il più grande rispetto.

La città, siamo tutti noi! Ciascuno contribuisce alla sua vita e al suo ambiente morale e sociale, in bene o in male. Nel cuore di ognuno di noi passa il confine tra il bene e il male e nessuno di noi deve sentirsi in diritto di giudicare gli altri, ma piuttosto ciascuno deve sentire il dovere di migliorare sé stesso, gli altri, coltivando sé stesso, distinguendo il bene dal male! I mass media tendono a farci sentire sempre “spettatori”, come se il male riguardasse solamente gli altri, e certe cose a noi non potessero mai accadere. Invece siamo tutti “attori” e, nel male come nel bene, il nostro comportamento ha un influsso sugli altri.

Spesso ci lamentiamo dell’inquinamento e dei disastri ecologici, che in certi luoghi sono più evidenti. Ci vuole l’impegno di tutti per rendere più vivibile il pianeta. E, tuttavia, c’è un altro inquinamento, un altro danno ecologico, meno percepibile ai sensi, ma altrettanto pericoloso, anzi più dannoso. È l’inquinamento dello spirito; è quella distruzione spirituale che rende i nostri volti meno sorridenti, più cupi, che porta a non salutarci tra di noi, a non guardarci in faccia, a non riconoscere le cause ultime delle alluvioni che hanno dilaniato il nostro territorio.  La città è fatta di persone, di volti. Ma purtroppo ci limitiamo a vedere tutto in superficie. Le persone diventano dei corpi, e questi corpi perdono l’anima, diventano cose, oggetti senza volto, scambiabili e consumabili.

Maria Immacolata ci aiuti a riscoprire e a difendere le persone, la loro identità, la loro profondità. Guardiamo alla perfetta trasparenza della persona di Maria, Madre di Dio. È la purezza e la bontà in persona. La Madonna insegni ad aprirci all’azione di Dio, per guardare gli altri come li guarda Lui: a partire dal cuore. E a guardarli con misericordia, con amore, con tenerezza infinita, specialmente quelli più soli, disprezzati, sfruttati. “Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia”. Dove c’è povertà e miseria umana, tutti noi portiamo la ricchezza di una vita che si dona e serve con amore, forte e rigeneratore.

Cari fratelli e sorelle dei Comuni della nostra Diocesi, mentre siamo affaccendati nelle attività quotidiane, amiamo ed onoriamo sinceramente Maria. Ascoltiamo il suo appello silenzioso a lavorare con intensità, insieme. Non c’è tempo da perdere.

Grazie, Madre Santa, messaggio luminoso di speranza. Grazie della tua silenziosa, ma eloquente presenza nel cuore delle nostre famiglie e delle città. Vergine Immacolata, prega per noi!

 

+ Mario Toso

 

[1] Secondo il nuovo rapporto del Censis, nel 2024 l’italiano medio è ignorante, l’Italia è regredita al livello di “subcultura”.

Vespri d’Avvento in Seminario

Durante il periodo d’Avvento in Seminario a Faenza saranno celebrati i vespri di accompagnamento verso il Natale. Si prosegue con le celebrazioni domenica 8 dicembre (alle19 l’adorazione e alle 19.30 i vespri); domenica 15 dicembre (alle 19 adorazione e possibilità di confessioni fino alle 20.30) e alle 20 i vespri; domenica 22 dicembre alle 19 adorazione e alle 19.30 i vespri.

«Durante l’adorazione, per prepararci insieme al Natale e al Giubileo 2025 – scrivono i promotori dell’area Giovani e vocazioni – alcuni testimoni ci accompagneranno con un commento al Vangelo del giorno e ci lasceranno un messaggio di speranza». Info Arianna: 377 4040080.

Verso il Natale e il Giubileo: il Vescovo Mario incontra il Csi Faenza

Lunedì scorso il Vescovo, Sua Eccellenza Mons. Mario Toso, ha incontrato la presidenza del Centro Sportivo Italiano per il consueto scambio degli auguri natalizi. Il presidente Giovanni Conti ha presentato al Vescovo l’attività del CSI e, in particolare, l’iniziativa “Giocasport 2025”. Il progetto Giocasport, che l’anno prossimo festeggia il 40° anniversario, intende aiutare a crescere e a formare le nuove generazioni per favorirne la cooperazione, far loro comprendere i propri limiti e renderli consapevoli della fatica necessaria per raggiungere un obiettivo.

Il Vescovo ha illustrato ai rappresentanti del CSI le iniziative diocesane programmate per l’Anno del Giubileo annunciando che verrà stampato a breve il vademecum “Pellegrini di speranza” in cui vengono offerti alcuni punti di riferimento per riscoprirci pellegrini di speranza, in cammino verso un mondo migliore. “Nel vademecum – ha detto il Vescovo – vengono presentati i volti nei quali possiamo riconoscere che seguire il Signore è garanzia di una felicità che il mondo non può dare. Sono i santi, i beati, i venerabili e i servi di Dio che arricchiscono spiritualmente la nostra Chiesa diocesana e la cui conoscenza va approfondita. Una mostra allestita nella Cattedrale per l’Anno giubilare permetterà di conoscere queste figure”.

Il Vescovo ha, poi, sottolineato che “l’Anno santo è la celebrazione dell’amore di Dio Padre, per Gesù Cristo, nello Spirito Santo. Solo in Dio noi sperimentiamo una speranza autentica, la misericordia senza confini che ci chiama ad una convinta conversione”. Infine, il Vescovo ha invitato il CSI ad organizzare la partecipazione di soci, educatori, responsabili alle iniziative giubilari per sperimentare un tempo di preghiera e di spiritualità.

Nella foto da sinistra: Stefano Drei, Ulisse Babini, mons. Vescovo, Giovanni Conti, don Claudio Platani


Domenica 1° dicembre la Giornata per la Casa del Clero

Carissimi tutti,

domenica 1° dicembre 2024 giungeremo alla settima giornata per la Casa del Clero di Faenza. Questa struttura oggi accoglie dodici sacerdoti che, avendo dedicato la loro vita alla Chiesa, ricevono ora l’assistenza meritata e doverosa, dopo tanto lavoro di apostolato. Appena un mese fa ci ha lasciato suor Serafina, dopo due anni passati insieme nei quali ha testimoniato la sua capacità di convivere nella comunità ringraziando per il servizio ricevuto. Abbiamo accolto da fine settembre un nuovo sacerdote e tra tutti abbiamo raggiunto una età media che supera i 90 anni, ma ringraziando il Cielo, ancora con discreta salute.

Anche quest’anno la nostra diocesi è stata provata duramente dagli avvenimenti atmosferici del settembre scorso. È giusto che il nostro pensiero e la nostra preghiera vadano a tutte le famiglie colpite da queste calamità. Vivendo con sacerdoti già avanti… avanti negli anni, si rimane stupiti quando raccontano del loro ingresso in Seminario (circa negli anni ’40 – ‘50) portati a cavallo o su un biroccio: sembra raccontino favole!

Sarebbe cosa buona, bella e utile che qualche loro parrocchiano o conoscente venisse per stare un po’ con loro e rivivere quegli anni giovanili oggi tanto lontani più per come si viveva, che per il calendario… Ci sono foto di gioventù? Qualche documento di atleta sportivo? Qualche simpatico aneddoto da raccontare? Particolari fra i tanti viaggi fatti da tutti? (A simpatico esempio: sarebbe bello ritrovare la foto del motorino “Motom” 48cc – rosso, appoggiato al cartello stradale che indicava la cima del Passo dello Stelvio; foto scattata da don Vincenzo Cimatti, per documentare il suo arrivo in cima a quel Passo: altrimenti chi mai lo avrebbe creduto?).

Ecco: chi avesse materiale o ricordi li può inviare a: casaclerofaenza@gmail.com oppure, meglio, venire di persona (via Bondiolo, 42 Faenza) e raccontare e ritrovare un vecchio parroco o cappellano.

Chi lo desidera può accordarsi col coordinatore Danilo Cicognani: 0546-661396 / 347-7108552.

Per chi vuole fare delle offerte l’Iban è: IT36 G085 4223 7000 0000 0035 922.

Potete mandare anche attraverso Satispay.


Il Vescovo Mario torna in visita a Traversara: “Va costituito un gruppo di lavoro per supportare la comunità”

Nella giornata di oggi, 28 novembre, il Vescovo Monsignor Mario Toso è tornato a fare visita a Traversara, a due mesi dalla devastante alluvione.

Dopo la sua seconda visita, considerati i gravi danni provocati, dopo gli interventi di volontari – e, in particolare, della Caritas ambrosiana –, dopo la mobilitazione della Caritas diocesana per predisporre le modalità di aiuto anche in denaro, il vescovo Mario ha sollecitato la costituzione di un gruppo di lavoro per venire incontro alle necessità più urgenti relative alla chiesa parrocchiale, alla canonica, agli ambienti della comunità.


Seminario Faenza: inaugurati i nuovi locali della Fraternità giovani “Sandra Sabattini”

inaugurazione seminario

Uno sguardo al passato, con la pubblicazione di un nuovo libro che raccoglie la storia del Seminario, e uno al futuro, con l’inaugurazione dei nuovi locali della Fraternità giovani “Sandra Sabattini”. Il Seminario diocesano Pio XII di Faenza ha vissuto un momento significativo di celebrazione e condivisione ieri, nella sede di viale Stradone 30. La giornata ha visto la presentazione del libro “Storia del Seminario di Faenza” (Edizioni delle Grazie) a cura di monsignor Maurizio Tagliaferri. A seguire il vescovo monsignor Mario Toso, ha inaugurato e benedetto i nuovi locali della “Fraternità Sandra Sabattini”. La “Fraternità” è un’esperienza di vita comune della durata di un anno, aperta a giovani studenti o lavoratori, ospitata all’interno del Seminario. Nata in via sperimentale nel 2017, è stata confermata dal Sinodo diocesano dei giovani concluso nel 2019 e costituita a tutti gli effetti come Fraternità nel 2023.

Il vescovo Mario: “Dobbiamo essere capaci di rispondere in maniera adeguata alle sfide del nostro tempo”

“Se da un lato è evidente l’ininterrotta continuità del nostro Seminario diocesano fra il passato e il presente; dall’altro è evidente che essa cresce quando si lascia provocare e plasmare dalle sfide e dai cambiamenti dell’attuale situazione – ha detto il vescovo Toso –. In altri termini, il volume che si desidera presentare questa sera immerge in un’autentica esperienza di Chiesa, di evangelizzazione, di accompagnamento spirituale e vocazionale, di inculturazione. Nutre l’ambizione di coinvolgere il maggior numero di uditori, laici, presbiteri e religiosi, tutti insieme, come richiede il cammino sinodale. L’impresa da cui dipende il futuro delle nostre comunità ecclesiali è soprattutto nelle mani di Dio, ma è anche collegato alla nostra capacità di rispondere in maniera adeguata e competente alle sfide del nostro tempo”. “Non si può dimenticare – ha aggiunto – che tra i fattori di maggior successo di questa istituzione sta la corresponsabilità laicale. Più di sessanta persone collaborano in maniera costante all’organizzazione, alla realizzazione e al mantenimento delle tante iniziative e dei luoghi di questa grande casa”.

 

seminario 15

Don Michele Morandi (rettore Seminario): “Giovani, questo luogo è per voi!”

Durante la serata sono state ascoltate le testimonianze della Comunità propedeutica di Romagna, della Fraternità giovani e dell’oratorio cittadino. Segni di speranza: così abbiamo intitolato questo evento facendo eco al Santo Padre che nella lettera di indizione del Giubileo di invita a guardare in profondità per cogliere quanto il Signore semina nella nostra storia facendoci gioire e facendoci il regalo di contemplare anche alcuni germogli – ha aggiunto il vicario generale e rettore del Seminario, don Michele Morandi -. Abbiamo voluto unire presentazione della storia e presentazione di alcuni elementi della vita di oggi legati a questo luogo, per dire che non siamo i primi a esserci dati da fare, per comprendere come essere all’altezza, per dare occasione di formazione ai giovani e per dire che questa storia continua e ci auguriamo che continui”.

“Ricordate ragazzi – ha concluso -: è per voi tutto questo. E’ per voi che molti di noi spendono o tutta o grandi fette della propria vita; è per voi che teniamo su questi muri, perché abitandoli insieme, prendendovi cura tra di voi e della casa, possiate appassionarvi a spendere la vita per gli altri nella vocazione specifica di ciascuno; è per voi che i nostri benefattori si mettono le mani in tasca per garantire tutto ciò; è perché nel cuore abbiamo il desiderio che possiate conoscere il Signore Gesù, unico vostro e nostro amico che non vi tradirà mai e che è salvatore. Noi speriamo, noi desideriamo così tanto che lo conosciate e che tocchiate il suo amore tanto da dedicarvi a trasmetterlo agli altri a qualunque costo”.