Author: samuelemarchi

Servizio civile: 12 posti alla Caritas di Faenza-Modigliana, ecco il bando. Scadenza prorogata al 22 febbraio

Il 22 dicembre 2023 il Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio Civile Universale ha pubblicato un bando per la selezione di 52.236 giovani da impiegare in progetti di servizio civile in Italia e all’estero. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito: https://www.scelgoilserviziocivile.gov.it/. Il bando è rivolto ai giovani italiani e stranieri in età compresa tra i 18 ed i 28 anni (compiuti).

La Caritas diocesana di Faenza-Modigliana è presente nel bando con 4 progetti per un totale di 12 posti! Tutti i progetti proposti dalla Caritas hanno una durata di 12 mesi. Prevedono un impegno di 25 ore alla settimana oppure di 1.145 ore nel corso dell’anno, su 5 giorni alla settimana ed è previsto un assegno mensile di € 507,30. I progetti prevedono anche un percorso di tutoraggio negli ultimi tre mesi di servizio, con l’obiettivo di accompagnare i giovani nell’elaborazione dell’esperienza e nella certificazione delle competenze acquisite, per incrementarne la spendibilità nel mondo del lavoro. L’avvio in servizio dei giovani selezionati avverrà probabilmente il 28 maggio 2024.

I nostri progetti

GIOVANI ON-LIFE – FAENZA E RAVENNA”: 3 posti presso l’Ufficio Educazione alla Mondialità in via d’Azzo Ubaldini 13 a Faenza

Il progetto interviene nei contesti scolastici ed educativi, a favore di adolescenti e ragazzi. I volontari in servizio civile sono coinvolti nella realizzazione di percorsi e laboratori formativi, per favorire un miglioramento delle relazioni e sperimentare azioni solidaristiche. Le capacità umane di confrontarsi all’altro sono le basi sulle quali si costruisce una comunità di cittadini attivi, attenti alle persone e all’ambiente che li circonda, e in questo processo i giovani sono protagonisti in prima persona, non relegati al ruolo di meri spettatori. 1 posto è destinato a giovani con difficoltà economiche (Isee inferiore o pari a 15.000 euro).

DA SCARICARE LA SCHEDA SINTETICA DEL PROGETTO “GIOVANI ON-LIFE”  

RELAZIONI SOLIDALI – RAVENNA E FAENZA”: 3 posti presso il Centro di Ascolto diocesano, in via d’Azzo Ubaldini 7 a Faenza.

I volontari in servizio civile sono coinvolti nell’operato del Centro di ascolto diocesano, a cui si rivolgono individui e famiglie che versano in condizione di povertà ed emarginazione. Fondamentali sono i servizi di ascolto e prima accoglienza (come la distribuzione di beni alimentari e di vestiario, la mensa, il servizio docce, etc.). Si intende anche potenziare le azioni di orientamento e accompagnamento, per favorire l’inclusione sociale dell’utenza. 1 posto è destinato a giovani con bassa scolarizzazione (titolo di studio non superiore al diploma di scuola secondaria inferiore).

DA SCARICARE LA SCHEDA SINTETICA DEL PROGETTO “RELAZIONI SOLIDALI”

LONTANI VICINI – FAENZA”: 2 posti presso la struttura dell’A.M.I. a Fognano (Brisighella), in v. Brenti 35, e 2 posti presso la segreteria dell’A.M.I. a Faenza, in v. Minardi 6.

L’obiettivo del progetto è aumentare gli strumenti e le occasioni di inclusione offerti sia ai migranti accolti sia alla popolazione locale, per creare una comunità più accogliente e multiculturale. I volontari in servizio civile sono coinvolti nell’accoglienza di donne e dei loro figli, richiedenti asilo perché in fuga dalla guerra, presso la sede di Fognano. La comunità locale viene a sua volta coinvolta in azioni di sensibilizzazione, grazie all’apporto dei volontari in servizio civile presso la sede di Faenza. 1 posto presso la sede di Faenza è destinato a giovani con difficoltà economiche (Isee inferiore o pari a 15.000 euro).

DA SCARICARE LA SCHEDA SINTETICA DEL PROGETTO  “LONTANI VICINI”

PER IL DOMANI – RAVENNA E FAENZA”: 2 posti presso l’oratorio della parrocchia di Russi, via Trieste 37.

Destinatari del progetto sono bambini e adolescenti che frequentano il centro di aggregazione parrocchiale sia come doposcuola che come oratorio. I volontari in servizio civile collaborano nei progetti di sostegno scolastico e nella realizzazione di attività formative o esperienziali, volti a migliorare il rendimento scolastico dei minori e a promuovere il benessere sociale e relazionale dei minori.

DA SCARICARE LA SCHEDA SINTETICA DEL PROGETTO  “PER IL DOMANI”

Per informazioni sugli altri progetti proposti sul territorio provinciale, si può consultare il sito del Coordinamento provinciale degli enti di servizio civile.

Come presentare domanda

La scadenza per le domande da parte dei giovani è prevista per giovedì 22 febbraio 2024 alle ore 14.00. 

Gli aspiranti operatori volontari devono presentare la domanda di partecipazione esclusivamente attraverso la piattaforma https://domandaonline.serviziocivile.it/ raggiungibile tramite PC, tablet e smartphone. I cittadini italiani possono accedervi esclusivamente con credenziali SPID di livello di sicurezza 2. I cittadini di altri Paesi dell’Unione Europea e gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, se non avessero la disponibilità di acquisire lo SPID, potranno accedere ai servizi della piattaforma DOL attraverso apposite credenziali da richiedere. Le domande trasmesse con modalità diverse da quella indicata non saranno prese in considerazione.

Per ricevere informazioni sui progetti della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana si può contattare Erica Squarotti: 389-7986824, e-mail: serviziocivilecaritas@diocesifaenza.it

Per scegliere consapevolmente per quale progetto e sede presentare domanda, è consigliato informarsi sulle caratteristiche dei progetti e si può anche concordare una visita presso le sedi.

Don Luca Ravaglia nominato assistente regionale Azione Cattolica

Nei giorni scorsi don Luca Ravaglia, parroco di Russi, è stato nominato dalla Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna assistente regionale dell’Azione Cattolica. Don Luca è nato il 10 gennaio del 1964 e dal novembre del 2022 è parroco a Russi. È anche direttore della Scuola diocesana di Teologia “San Pier Damiani”. In precedenza è stato parroco della Beata Vergine del Paradiso di Faenza e di Pieve Ponte.


In centinaia alla Marcia della pace di Faenza, un cammino da vivere ogni giorno (photogallery)

Camminare insieme verso un unico obiettivo: costruire la pace. Ed è un cammino da fare non solo in determinate occasioni, ma sempre, nella vita di tutti i giorni. Sinodalità vuol dire anche questo: uno stile, prima ancora che un’azione. Lo ha ribadito il vescovo, monsignor Mario Toso, nel suo intervento conclusivo alla Marcia della Pace di Faenza del 4 febbraio scorso che ha visto centinaia di partecipanti, di tutte le età, e tante associazioni e movimenti rappresentanti: dall’Azione cattolica agli scout, da Acli ad Anspi, passando per comunità Papa Giovanni, Ami e Caritas.

Partita dal Seminario, la marcia ha toccato varie tappe come il complesso di via Castellani che cent’anni fa vide l’assalto dei militanti fascisti alla casa del Popolo, fino all’ingresso del liceo Scientifico, luogo di educazione e cittadinanza. Il corteo è poi terminato di fronte alla Cattedrale, dove il grande striscione “Uniti per la pace” è stato firmato tra gli altri dal vescovo Mario, dall’imam di Faenza e dall’assessore Davide Agresti.

Le tappe del corteo, che ha visto laboratori, è stato scandito anche dal messaggio per la 57esima Giornata Mondiale della Pace, dove papa Francesco ha posto alcune domande: «quali saranno le conseguenze, a medio e lungo termine, delle nuove tecnologie digitali? E quale impatto avranno sulla vita degli individui e della società, sulla stabilità internazionale e sulla pace?”. Proprio per questo la marcia, in seminario, è stata aperta dal monaco camaldolese e bibliotecario padre Claudio Uberto Cortoni: «Spesso confondiamo i dati e le informazioni a nostra disposizione con la conoscenza, ma non basta avere un’informazione per formare il sapere. Le intelligenze artificiali sono un mezzo che non darà mai all’uomo la sua umanità e le sue aspirazioni. Non ci si pone mai la domanda: tutti questi programmi e banche dati che stiamo costruendo per quali finalità li stiamo sviluppando? E al tempo stesso ci siamo dimenticati di abbinare alla tecnica l’educazione. Nessuno di noi ha una vera formazione su questi strumenti, pur utilizzandoli tutti i giorni. E quando c’è ignoranza c’è sospetto, mentre dobbiamo essere noi a guidare verso dove farli tendere».


Domenica 11 febbraio in ospedale a Faenza la messa per la Giornata del malato

«Non è bene che l’uomo sia solo» (Gen 2,18). Fin dal principio, Dio, che è amore, ha creato l’essere umano per la comunione, inscrivendo nel suo essere la dimensione delle relazioni. Così, la nostra vita, plasmata a immagine della Trinità, è chiamata a realizzare pienamente sé stessa nel dinamismo delle relazioni, dell’amicizia e dell’amore vicendevole. Siamo creati per stare insieme, non da soli. E proprio perché questo progetto di comunione è inscritto così a fondo nel cuore umano, l’esperienza dell’abbandono e della solitudine ci spaventa e ci risulta dolorosa e perfino disumana. Lo diventa ancora di più nel tempo della fragilità, dell’incertezza e dell’insicurezza, spesso causate dal sopraggiungere di una qualsiasi malattia seria.

Così inizia il messaggio di papa Francesco per la XXXII Giornata Mondiale del Malato. Le sue parole portano alla luce tante domande, che si concentrano in un grande perché: perché, se siamo stati creati per la comunione, non siamo capaci di realizzare quello che è il nostro bene, perché la solitudine fa sempre più parte della vita, perché c’è un aumento costante di persone sole? Papa Francesco lo spiega: «Ci fa bene riascoltare quella parola biblica: non è bene che l’uomo sia solo! Dio la pronuncia agli inizi della creazione e così ci svela il senso profondo del suo progetto per l’umanità ma, al tempo stesso, la ferita mortale del peccato, che si introduce generando sospetti, fratture, divisioni e, perciò, isolamento. Esso colpisce la persona in tutte le sue relazioni: con Dio, con sé stessa, con l’altro, col creato. Tale isolamento ci fa perdere il significato dell’esistenza, ci toglie la gioia dell’amore e ci fa sperimentare un oppressivo senso di solitudine in tutti i passaggi cruciali della vita». «Il tempo dell’anzianità e della malattia è spesso vissuto nella solitudine e, talvolta, addirittura nell’abbandono».

La solitudine degli anziani è da tempo studiata, i numeri sono noti: le persone oltre i 75 anni di età che vivono sole sono, nel nostro paese, circa 2,5 milioni. Vivere soli non significa sempre essere o sentirsi soli. Tanti vivono soli, ma hanno familiari, amici, vicini, hanno una vita piena di relazioni. Man mano però che aumenta la fragilità, che si limitano i movimenti, la situazione si complica. Sono noti anche i danni psicologici e fisici che la solitudine porta: l’esperienza del Covid li ha evidenziati, non solo negli anziani soli a casa, ma anche in tutti coloro che, ricoverati in ospedale o ospiti di case di riposo, non hanno potuto avere accanto a sè persone care per lungo tempo. La solitudine non riguarda, infatti, solo che vive a casa, ma anche tanti anziani che nelle strutture, pur non essendo mai soli, soffrono la mancanza di parenti, amici. “Fratelli e sorelle, la prima cura di cui abbiamo bisogno nella malattia è la vicinanza piena di compassione e di tenerezza. Per questo, prendersi cura del malato significa anzitutto prendersi cura delle sue relazioni, di tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri – familiari, amici, operatori sanitari –, col creato, con sé stesso. È possibile? Si, è possibile e noi tutti siamo chiamati a impegnarci perché ciò accada. Guardiamo all’icona del Buon Samaritano, alla sua capacità di rallentare il passo e di farsi prossimo, alla tenerezza con cui lenisce le ferite del fratello che soffre.” Mi colpisce il messaggio di quest’anno del Papa, così semplice, così «scontato». Non dice niente di nuovo, niente che non sappiamo, che non abbiamo ascoltato o detto tante volte, niente che possa suscitare contrapposizioni tra favorevoli e contrari, tra tradizionalisti e progressisti, niente che lo abbia fatto nominare nei giornali. D’altronde i malati, gli anziani fanno notizia solo se vogliono morire prima del tempo, non se desiderano vivere con accanto qualcuno che li accompagni, li ascolti, li consoli. Ma, quanto la Giornata del Malato fa notizia nelle nostre parrocchie, quanto è sentita, pensata? In quanti Consigli pastorali è messa all’ordine del giorno? In quanti Consigli pastorali sono qualche volta all’ordine del giorno i malati, gli anziani soli? Da vari anni noi, impegnati nella pastorale della salute diocesana, cerchiamo con la Caritas di affrontare il tema della solitudine degli anziani, con progetti che vorrebbero, innanzitutto, conoscere il territorio, mappare le situazioni di maggior fragilità, per suscitare nelle comunità un’attenzione diffusa, affinchè nessuno sia solo. Progetti difficili da condividere, da portare avanti, perché sopraggiungono sempre temi più urgenti. Eppure parlare di malattia, di fragilità, di solitudine vuol dire parlare anche di noi, perchè tutti incontriamo la malattia di persone care e nostra, anche se non vorremmo; tutti speriamo di arrivare alla vecchiaia (anche se la parola non si può più pronunciare) e non vorremmo viverla soli. “A voi, che state vivendo la malattia, passeggera o cronica, vorrei dire: non abbiate vergogna del vostro desiderio di vicinanza e di tenerezza! Non nascondetelo e non pensate mai di essere un peso per gli altri”. Grazie, papa Francesco, perchè non ci chiedi di vivere in maniera eroica la malattia, di farci “bastare” la vicinanza di Dio, ma ci autorizzi a manifestare il nostro bisogno di vicinanza e tenerezza, a chiedere un po’ di carezze e di abbracci, a sperare di non vivere l’ultimo pezzo della vita in solitudine e ci inviti come singoli e come comunità ad essere vicini a chi è solo, perchè “Gli ammalati, i fragili, i poveri sono nel cuore della Chiesa e devono essere anche al centro delle nostre attenzioni umane e premure pastorali.”

Educazione civica e libertà religiosa: il vescovo Mario incontra gli studenti di Sant’Umiltà

Il 5 febbraio scorso la classe terza media dell’Istituto Sant’Umiltà di Faenza, accompagnata dai professori don Matteo Babini e Alessandra Scalini, si è recata in Curia diocesana per incontrare il vescovo, monsignor Mario Toso. Monsignor Toso ha tenuto un incontro su alcune tematiche quali la libertà religiosa e la laicità dello Stato. Nelle settimane passate, durante le lezioni di Educazione civica, la classe ha affrontato un percorso sull’evoluzione del rapporto tra Stato e religioni, in particolar modo la religione cattolica, nel nostro Paese, partendo dallo Stato confessionale sancito dal primo articolo dello Statuto Albertino fino alla Costituzione italiana del 1948, passando attraverso i Patti Lateranensi del 1929.

Una riflessione dallo Statuto Albertino alla Costituzione del ’48

Grazie al bellissimo testo della Dignitatis Humanae ha, poi, compreso l’importanza della libertà religiosa per la Chiesa, il cammino fatto per giungere a questa definizione e come nel mondo essa non sia un diritto ancora riconosciuto a tutte le persone. L’incontro col vescovo Mario, profondo conoscitore e studioso della Dottrina sociale della Chiesa, ha voluto essere il coronamento di questo percorso per conoscere meglio la storia e la cittadinanza attiva.


Schede bibliche di Quaresima 2024 per i bambini dedicate a “Storia di una Gabbianella…”

copertina schede bibliche quaresima bambini

Il settore dell’Apostolato Biblico della Diocesi mette a disposizione di tutti le Schede bibliche per il tempo della Quaresima. Come per l’Avvento, anche queste sono dedicate ai Salmi responsoriali della domenica dal 18 febbraio al 24 marzo. In parallelo, sono state realizzate le Schede di Quaresima dedicate ai bambini, ausilio per la catechesi a cura di Michela Dal Borgo e Barbara Piani e dedicate alla lettura di<CF2> Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare. Le schede per i bambini sono corredate da lettura Caa (Comunicazione aumentativa alternativa) a cura di Cesare Missiroli.
Copie delle schede sono disponibili alla la libreria Cultura Nuova. Contatti per informazioni, suggerimenti sulle schede (don Pier Paolo Nava, don Luca Ravaglia) e sulle immagini (Michela Dal Borgo).

Schede per i bambini

Dopo l’ascolto è proposto un commento alle letture. Piccole riflessioni che accompagnano il cammino di Quaresima e che possono essere accostate al Vangelo.
I catechisti e gli educatori potranno prendere spunto per avviare un dialogo e mettere in evidenza i concetti che
ritengono più importanti. I bambini sono invitati successivamente a un momento espressivo individuale e alla condivisione in cui hanno la
possibilità di raccontare o spiegare ciò che si è rappresentato. Ogni scheda si conclude con una riflessione che caratterizza ogni settimana del cammino di Quaresima.

Schede da scaricare

copertina quaresima 2024 schede bambini

I domenica quaresima 2024 schede bambini

II domenica quaresima 2024 schede bambini

III domenica quaresima 2024 schede bambini

IV domenica quaresima 2024 schede bambini

V domenica quaresima 2024 schede bambini


Schede bibliche online per il tempo di Quaresima 2024

schede quaresima

Il settore dell’Apostolato Biblico della Diocesi mette a disposizione di tutti le Schede bibliche per il tempo della Quaresima. Come per l’Avvento, anche queste sono dedicate ai Salmi responsoriali della domenica dal 18 febbraio al 24 marzo.
In parallelo, sono state realizzate le Schede di Quaresima dedicate ai bambini, ausilio per la catechesi a cura di Michela Dal Borgo e Barbara Piani e dedicate alla lettura di Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare. Le schede per i bambini sono corredate da lettura Caa (Comunicazione aumentativa alternativa) a cura di Cesare Missiroli.

Copie delle schede sono disponibili alla la libreria Cultura Nuova. Contatti per informazioni, suggerimenti sulle schede (don Pier Paolo Nava, don Luca Ravaglia) e sulle immagini (Michela Dal Borgo).

Schede per adulti

In copertina è stata utilizzata l’immagine di He Qi, Preghiera nel Getsemani (foto).

Lo sguardo di Gesù è rivolto verso l’alto, verso il Padre, nella sua preghiera angosciata. L’intreccio di corpi esprime l’unità, l’amicizia, Gesù vuole i tre discepoli con sé in questo momento difficile ma loro si addormentano invece di vegliare. La luce proveniente dal cielo illumina le figure al centro della scena. «…Il tempo forte della Quaresima – scrive il Papa – è un’opportunità in questo senso. È un periodo in cui Dio vuole svegliarci dal letargo interiore, da questa sonnolenza che non lascia esprimere lo Spirito. Perché – ricordiamolo bene – tenere sveglio il cuore non dipende solo da noi: è una grazia, e va chiesta».

Le schede da scaricare

Copertina schede quaresima 2024

00 – Testi dei Vangeli Quaresima B

01 – Schede SL 1TQB

02 – Schede SL 2TQB

03 – Schede SL 3TQB

04 – Schede SL 4TQB

05 – Schede SL 5TQB

06 – Schede SL 6TQB


Messaggio per la Giornata nazionale per la vita

Pubblichiamo il Messaggio che il Consiglio Episcopale Permanente della CEI ha preparato per la 46ª Giornata Nazionale per la Vita, che si celebrerà il 4 febbraio 2024 sul tema «La forza della vita ci sorprende. “Quale vantaggio c’è che l’uomo guadagni il mondo intero e perda la sua vita?” (Mc 8,36)».

1. Molte, troppe “vite negate”
Sono numerose le circostanze in cui si è incapaci di riconoscere il valore della vita tanto che, per tutta una serie di ragioni, si decide di metterle fine o si tollera che venga messa a repentaglio.
La vita del nemico – soldato, civile, donna, bambino, anziano… – è un ostacolo ai propri obiettivi e può, anzi deve, essere stroncata con la forza delle armi o comunque annichilita con la violenza. La vita del migrante vale poco, per cui si tollera che si perda nei mari o nei deserti o che venga violentata e sfruttata in ogni possibile forma. La vita dei lavoratori è spesso considerata una merce, da “comprare” con paghe insufficienti, contratti precari o in nero, e mettere a rischio in situazioni di patente insicurezza. La vita delle donne viene ancora considerata proprietà dei maschi – persino dei padri, dei fidanzati e dei mariti – per cui può essere umiliata con la violenza o soffocata nel delitto. La vita dei malati e disabili gravi viene giudicata indegna di essere vissuta, lesinando i supporti medici e arrivando a presentare come gesto umanitario il suicidio assistito o la morte procurata. La vita dei bambini, nati e non nati, viene sempre più concepita come funzionale ai desideri degli adulti e sottoposta a pratiche come la tratta, la pedopornografia, l’utero in affitto o l’espianto di organi. In tale contesto l’aborto, indebitamente presentato come diritto, viene sempre più banalizzato, anche mediante il ricorso a farmaci abortivi o “del giorno dopo” facilmente reperibili.
Tante sono dunque le “vite negate”, cui la nostra società preclude di fatto la possibilità di esistere o la pari dignità con quelle delle altre persone.

2. La forza sorprendente della vita
Eppure, se si è capaci di superare visioni ideologiche, appare evidente che ciascuna vita, anche quella più segnata da limiti, ha un immenso valore ed è capace di donare qualcosa agli altri. Le tante storie di persone giudicate insignificanti o inferiori che hanno invece saputo diventare punti di riferimento o addirittura raggiungere un sorprendente successo stanno a dimostrare che nessuna vita va mai discriminata, violentata o eliminata in ragione di qualsivoglia considerazione.
Quante volte il capezzale di malati gravi diviene sorgente di consolazione per chi sta bene nel corpo, ma è disperato interiormente. Quanti poveri, semplici, piccoli, immigrati… sanno mettere il poco che hanno a servizio di chi ha più problemi di loro. Quanti disabili portano gioia nelle famiglie e nelle comunità, dove non “basta la salute” per essere felici. Quante volte colui che si riteneva nemico mortale compie gesti di fratellanza e perdono. Quanto spesso il bambino non voluto fa della propria vita una benedizione per sé e per gli altri.
La vita, ogni vita, se la guardiamo con occhi limpidi e sinceri, si rivela un dono prezioso e possiede una stupefacente capacità di resilienza per fronteggiare limiti e problemi.

3. Le ragioni della vita
Al di là delle numerose esperienze che fanno dubitare delle frettolose e interessate negazioni, la vita ha solide ragioni che ne attestano sempre e comunque la dignità e il valore.
La scienza ha mostrato in passato l’inconsistenza di innumerevoli valutazioni discriminatorie, smascherandone la natura ideologica e le motivazioni egoistiche: chi, ad esempio, tentava di fondare scientificamente le discriminazioni razziali è rimasto senza alcuna valida ragione. Ma anche chi tenta di definire un tempo in cui la vita nel grembo materno inizi ad essere umana si trova sempre più privo di argomentazioni, dinanzi alle aumentate conoscenze sulla vita intrauterina, come ha mostrato la recente pubblicazione Il miracolo della vita, autorevolmente presentata dal Santo Padre.
Quando, poi, si stabilisce che qualcuno o qualcosa possieda la facoltà di decidere se e quando una vita abbia il diritto di esistere, arrogandosi per di più la potestà di porle fine o di considerarla una merce, risulta in seguito assai difficile individuare limiti certi, condivisi e invalicabili. Questi risultano alla fine arbitrari e meramente formali. D’altra parte, cos’è che rende una vita degna e un’altra no? Quali sono i criteri certi per misurare la felicità e la realizzazione di una persona? Il rischio che prevalgano considerazioni di carattere utilitaristico o funzionalistico metterebbe in guardia la retta ragione dall’assumere decisioni dirimenti in questi ambiti, come purtroppo è accaduto e accade. Da questo punto di vista, destano grande preoccupazione gli sviluppi legislativi locali e nazionali sul tema dell’eutanasia.
Così gli sbagli del passato si ripetono e nuovi continuamente vengono ad aggiungersi, favoriti dalle crescenti possibilità che la tecnologia oggi offre di manipolare e dominare l’essere umano, e dal progressivo sbiadirsi della consapevolezza sulla intangibilità della vita. Deprechiamo giustamente le negazioni della vita perpetrate nel passato, spesso legittimate in nome di visioni ideologiche o persino religiose per noi inaccettabili. Siamo sicuri che domani non si guarderà con orrore a quelle di cui siamo oggi indifferenti testimoni o cinici operatori? In tal caso non basterà invocare la liceità o la “necessità” di certe pratiche per venire assolti dal tribunale della storia.

4. Accogliere insieme ogni vita
Nella Giornata per la vita salga dunque, da parte di tutte le donne e gli uomini, un forte appello all’impossibilità morale e razionale di negare il valore della vita, ogni vita. Non ne siamo padroni né possiamo mai diventarlo; non è ragionevole e non è giusto, in nessuna occasione e con nessuna motivazione.
Il rispetto della vita non va ridotto a una questione confessionale, poiché una civiltà autenticamente umana esige che si guardi ad ogni vita con rispetto e la si accolga con l’impegno a farla fiorire in tutte le sue potenzialità, intervenendo con opportuni sostegni per rimuovere ostacoli economici o sociali. Papa Francesco ricorda che «il grado di progresso di una civiltà si misura dalla capacità di custodire la vita, soprattutto nelle sue fasi più fragili» (Discorso all’associazione Scienza & Vita, 30 maggio 2015). La drammatica crisi demografica attuale dovrebbe costituire uno sprone a tutelare la vita nascente.

5. Stare da credenti dalla parte della vita
Per i credenti, che guardano il mistero della vita riconoscendo in essa un dono del Creatore, la sua difesa e la sua promozione, in ogni circostanza, sono un inderogabile impegno di fede e di amore. Da questo punto di vista, la Giornata assume una valenza ecumenica e interreligiosa, richiamando i fedeli di ogni credo a onorare e servire Dio attraverso la custodia e la valorizzazione delle tante vite fragili che ci sono consegnate, testimoniando al mondo che ognuna di esse è un dono, degno di essere accolto e capace di offrire a propria volta grandi ricchezze di umanità e spiritualità a un mondo che ne ha sempre maggiore bisogno.

Roma, 26 settembre 2023

Il Consiglio Episcopale Permanente
della Conferenza Episcopale Italiana