→ Decreto del Vescovo Mario
DIRETTORIO
PER L’INIZIAZIONE CRISTIANA DEGLI ADULTI
NELLA CHIESA DI FAENZA-MODIGLIANA
L’Iniziazione cristiana
1. L’incarnazione, la passione, morte, sepoltura e risurrezione di Gesù Cristo sono la rivelazione e il compimento dell’amore increato della Trinità: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna»[1]. Mediante i sacramenti dell’Iniziazione cristiana – Battesimo, Confermazione, Eucaristia – ogni uomo entra in relazione vitale con questo mistero d’amore; come accompagnato per mano, diviene adulto nella fede, venendo inserito nella Trinità, per mezzo di Gesù Cristo, nello Spirito Santo.
2. Il percorso dell’Iniziazione è un cammino di fede nell’amore della Trinità, nella fede in Gesù Cristo e attualizzato nella Chiesa mediante lo Spirito Santo. La Chiesa non presenta un Dio indefinito, ma introduce alla conoscenza, all’amore, alla comunione con un Dio che ha assunto una forma ben precisa e al quale siamo chiamati a conformarci: Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore. «In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati»[2], poiché «se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio»[3] e «chi crederà e sarà battezzato sarà salvo»[4].
3. L’Iniziazione cristiana è un percorso prolungato, graduale, integrale, con cui la Chiesa accoglie, accompagna, istruisce, introduce alla vita cristiana nella sua totalità coloro che consapevolmente e liberamente cercano il Dio vivo. Questa iniziazione non è «una semplice esposizione di verità dogmatiche e di norme morali, ma costituisce una vera scuola di formazione, debitamente estesa nel tempo, alla vita cristiana, in cui i discepoli vengono in contatto con Cristo, loro maestro»[5].
4. Lo sviluppo di un cammino strutturato, che prevede dei gradi, delle soglie e dei passaggi, è fondato nella fede sacramentale della Chiesa[6]. L’efficacia dei sacramenti non dipende solamente da noi e, allo stesso tempo, non riveste «un carattere automatico»; i sacramenti richiedono un contatto adeguato con essi: «umile, supplicante, aperto al dono»[7]. Sono in relazione alla fede e alla libertà di ciascuno di noi. Il Signore agisce sempre efficacemente nei sacramenti, ma se noi non crediamo nella verità e nella libertà, rimaniamo come sordi e quelle azioni rimangono per noi mute e senza significato[8]. La libertà e la fiducia nella Chiesa, che si esprimono in una relazione reale con la comunità, sono elementi essenziali per ogni cammino.
5. Questo aspetto teologico di partenza è illuminante nel considerare la situazione della nostra Chiesa diocesana. I percorsi dell’Iniziazione cristiana, infatti, devono misurarsi con il cambiamento d’epoca attuale. «Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati. Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalità pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica»[9]. «Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone»[10].
6. Diventa sempre più difficile coniugare la perdita di fede che segna la nostra cultura con la celebrazione dei sacramenti che sono pretesi come dovuti, soprattutto dove essi rivestono un carattere più sociale che spirituale, dove sono attesi più per l’occasione di festa e di regali che per l’incontro vivo e ardente con il Risorto.
7. «Si impongono, dunque, la fedeltà alla dottrina della Chiesa, la carità e la prudenza pastorale, insieme alla creatività nell’accoglienza e nell’offerta di itinerari catecumenali. Non difendendo sufficientemente ciò che il sacramento è e significa, per paura dei requisiti minimi, [si] suppone un danno maggiore alla sacramentalità della fede e della Chiesa. Va a detrimento dell’integrità e della coerenza della stessa fede che si intende salvaguardare»[11]. Detto altrimenti: la celebrazione dei Sacramenti richiede un cammino di fede e di conversione all’interno della comunità, e la partecipazione alla vita della Chiesa. L’integrazione nel territorio o altri motivi familiari e sociali, come pure la celebrazione di un altro sacramento[12], non sono un motivo sufficiente per la celebrazione dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana.
8. L’Iniziazione cristiana, pertanto, non riveste un’importanza solo per coloro che visibilmente estranei alla Chiesa chiedono di ricevere i sacramenti, ma anche per le nostre comunità che sono chiamate a misurarsi con modalità concrete di annuncio, di accoglienza e di testimonianza verso un’umanità sempre più estranea ai contenuti della fede. «L’iniziazione cristiana nel corso del catecumenato non deve essere soltanto opera dei catechisti o dei sacerdoti, ma di tutta la comunità dei fedeli, soprattutto dei padrini, in modo che i catecumeni avvertano immediatamente di appartenere al popolo di Dio»[13]. La sfida è che l’Iniziazione cristiana non rimanga un settore staccato o affidato a pochi “addetti ai lavori” ma sia un autentico stile, un tratto distintivo delle nostre comunità.
9. «Il catecumenato non è qualcosa di aggiuntivo, ma momento fondamentale dell’attività delle nostre comunità ecclesiali, anche se nel presente possono essere pochi gli adulti che domandano esplicitamente il Battesimo. […] Esso costituisce il modello di ogni processo di iniziazione cristiana»[14]. Anche la catechesi ordinaria dei bambini e dei ragazzi, come ogni altra azione pastorale, è chiamata a riscoprire la dimensione catecumenale: l’importanza della libertà, la maturazione di un atto di fede responsabile, l’incorporazione ad una comunità visibile, un percorso graduale, la celebrazione liturgica, il servizio agli altri, soprattutto gli ultimi, la missionarietà, etc…[15]. La fedeltà al Vangelo e la fede nel Risorto danno consistenza all’accoglienza della comunità che si esprime non in proposte generiche ma in percorsi capaci di generare una scelta matura di fede. L’impegno pastorale richiesto per accompagnare un adulto nella fede, il tempo, le risorse materiali e spirituali, lo stile, le relazioni, sono espressione della maternità della Chiesa che deve ispirare gli altri percorsi parrocchiali considerati troppo “distanti” o meno esigenti.
10. Il percorso catecumenale è necessario per gli adulti, già battezzati, che chiedono di completare l’Iniziazione cristiana (in particolare la celebrazione della Confermazione). Anche gli adulti già battezzati e cresimati che nel tempo si sono allontanati dalla vita della Chiesa e che desiderano riscoprire la propria fede possono vivere il percorso catecumenale come occasione di re-iniziazione.
11. Mentre una comunità accompagna il percorso dei suoi catecumeni, allo stesso tempo rivive con essi la propria sequela libera e gioiosa del Signore, contrasta l’automatismo e la consuetudine, e ravviva il dono di grazia che sono il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia.
Norme generali
12. Le norme del presente Direttorio attuano nella Diocesi di Faenza-Modigliana quanto stabilito dal Rito dell’Iniziazione cristiana degli adulti[16], dal Codice di Diritto Canonico[17] e dalle disposizioni della Conferenza Episcopale Italiana[18].
13. Tali norme devono essere applicate a tutti coloro che, compiuti i 7 anni di età, fanno richiesta di diventare cristiani[19].
14. Il Rito dell’Iniziazione cristiana degli adulti si applica alle molteplici situazioni pastorali e propone diversi percorsi:
– il Rito del catecumenato secondo i vari gradi, obbligatorio per tutti coloro che chiedono i sacramenti e hanno superato l’«età del catechismo» (che hanno compiuto 14 anni)[20].
– Il Rito più semplice dell’Iniziazione di un adulto è permesso solo con dispensa del Vescovo; solo nei casi singoli e straordinari, il parroco (sentito il parere dell’Incaricato) può richiedere al Vescovo un permesso scritto[21].
– Il Rito dell’Iniziazione cristiana di un adulto in prossimo pericolo di morte o nell’imminenza della morte è sempre permesso[22].
– La Preparazione alla Confermazione e all’Eucaristia degli adulti battezzati da bambini che non hanno ricevuto la catechesi è obbligatoria per tutti coloro che chiedono i sacramenti e hanno superato l’età del catechismo (che hanno compiuto 14 anni).
– Il Rito dell’Iniziazione cristiana dei bambini nell’età del catechismo è obbligatorio per tutti i bambini e i ragazzi che chiedono i sacramenti (dai 7 ai 14 anni).
– Il Rito dell’ammissione alla piena comunione della Chiesa cattolica di coloro che sono già stati validamente battezzati.
15. I bambini nell’età del catechismo (7-14 anni) possono accedere ai sacramenti dell’Iniziazione cristiana (Battesimo – Confermazione – Eucaristia) solo tramite il Rito dell’Iniziazione cristiana degli adulti[23]. Il Vescovo è il responsabile dell’Iniziazione cristiana di tutti coloro che “usciti dall’infanzia, hanno raggiunto l’uso di ragione”[24]. Per motivi pastorali, è il parroco di residenza, insieme alla comunità a cui il bambino appartiene, che deve curarne la formazione in vista della ricezione dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana. Il parroco è tenuto a darne comunicazione, tramite l’Incaricato, al Vescovo, che deve dare il proprio consenso alla celebrazione dei sacramenti; il parroco insieme all’Incaricato svilupperà un cammino personalizzato che tenga conto della ricchezza del Rito.
16. L’Incaricato del Settore Catecumenato:
– accompagna i parroci e i catechisti nella programmazione, nell’accompagnamento, nella personalizzazione, nella celebrazione dell’Iniziazione cristiana degli adulti, dai 14 anni in su;
– raccoglie le richieste dei candidati, il giudizio scritto del Parroco che verifichi l’idoneità del richiedente, sia per l’ammissione al catecumenato e sia per la celebrazione dei sacramenti di coloro che hanno superato i 14 anni;
– supporta la formazione e collabora con le parrocchie in ogni aspetto dell’Iniziazione, in particolare con riferimento alle relazioni con catechisti specifici per ogni catecumeno;
– programma le celebrazioni e gli incontri diocesani con i catecumeni e i neofiti, in particolare con riferimento alle celebrazioni dei riti principali con il Vescovo in Cattedrale;
– incentiva la dimensione catecumenale ad ogni livello, tramite incontri di approfondimento, di studio e verificando il rispetto delle norme generali.
17. Nei percorsi sono intrecciate una dimensione diocesana e una dimensione parrocchiale. I passaggi principali si celebrano in Cattedrale alla presenza del Vescovo o di un suo delegato:
– Rito dell’ammissione al Catecumenato;
– Rito dell’elezione (prima domenica di Quaresima);
– Sacramenti dell’Iniziazione (Veglia di Pasqua);
– Tempo della mistagogia e prima Penitenza;
– altri momenti diocesani come ritiri spirituali, liturgie della Parola, catechesi battesimali, anniversario dei sacramenti[25], etc.
18. Nel cammino catecumenale è fondamentale la dimensione parrocchiale: l’intera comunità è chiamata ad accompagnare i propri catecumeni, coinvolgendoli nella vita ordinaria della parrocchia. Poiché si tratta di un percorso che va riscoperto, il parroco curi che nella catechesi venga fornita una formazione alla comunità sui diversi riti e passaggi. Il contatto con la comunità deve integrare quattro dimensioni imprescindibili: catechesi(conoscenza del mistero della salvezza, della Scrittura, della fede della Chiesa); conversione personale (vita di preghiera, coerenza di vita); riti liturgici (liturgia domenicale con congedo dopo l’omelia, celebrazione della parola, esorcismi minori, unzioni, benedizioni, momenti diocesani); testimonianza di vita (collaborazione nei servizi caritativi e nell’evangelizzazione). In particolare, ogni comunità, sotto la guida del parroco:
– individua uno o più catechisti per un accompagnamento personalizzato (soprattutto nella lettura della Scrittura e nella catechesi);
– accoglie i catecumeni alla liturgia domenicale e li congeda dopo l’omelia[26];
– coinvolge i catecumeni nei servizi concreti verso gli ultimi;
– invita i catecumeni agli incontri spirituali e agli altri incontri parrocchiali;
– prega per loro soprattutto nelle preghiere dei fedeli e in ogni altra occasione;
– accompagna i catecumeni nei passaggi graduali in Cattedrale;
– accompagna i neofiti dopo la celebrazione dei sacramenti nel tempo della mistagogia.
19. Ogni cristiano deve avere a cuore che il Vangelo si diffonda e che alla Chiesa siano aggiunti sempre nuovi figli. Chiunque entra in contatto con una persona che mostra il desiderio di diventare cristiana è tenuto ad avvisare il parroco di residenza di quest’ultima, il quale, accompagnato dall’Incaricato del Settore Catecumenato, pensa al cammino più adatto alla persona. Il dialogo costante tra il parroco, i garanti, i catechisti e l’Incaricato, sia durante il tempo del precatecumenato sia durante il tempo del catecumenato, è finalizzato al bene della persona che richiede l’Iniziazione cristiana e ne garantisce una vera incorporazione alla Chiesa.
10. Ogni percorso si basa sulla libertà e sulla serietà del catecumeno[27] che, sia per essere ammesso tra i catecumeni sia per essere iscritto tra gli eletti a ricevere i sacramenti dell’Iniziazione cristiana, deve presentare richiesta scritta al Vescovo. Infatti, al Vescovo è affidato il discernimento sull’idoneità del candidato per l’ammissione ai diversi gradi del percorso. La richiesta del catecumeno e il giudizio scritto del parroco, formulato dopo aver ascoltato coloro che ne hanno curata la formazione, sono consegnati all’Incaricato del Settore Catecumenato.
21. «La durata del tempo del catecumenato dipende dalla grazia di Dio e inoltre da varie circostanze»[28]. Per sua natura, l’Iniziazione cristiana richiede un certo periodo di tempo per permettere l’inserimento graduale delle persone nella vita ordinaria delle nostre comunità (preghiera, annuncio, liturgia, carità) e lo sviluppo di relazioni significative con il Signore e con i fratelli. Allo stesso tempo, ogni percorso è personalizzato in relazione alla persona e al contesto. Solo con il permesso scritto del Vescovo, considerata la maturità della persona e la straordinarietà della situazione, un catecumeno potrà essere ammesso alla celebrazione dei sacramenti entro due anni dall’inizio del cammino[29]. Il cammino non si conclude con la celebrazione dei Sacramenti, ma continua nel tempo della mistagogia dove la comunità è chiamata ad accompagnare i neofiti nei primi passi nella nuova vita di fede[30].
22. Vengono costituiti un libro unico diocesano dei catecumeni[31] e un libro unico diocesano degli eletti ai sacramenti[32]. Tali libri sono custoditi nell’Archivio vescovile assieme ai giudizi di idoneità e ai dati personali dei candidati[33].
23. I dati personali vengono trattati nel rispetto del Decreto generale sulle Disposizioni per la tutela del diritto alla buona fama e alla riservatezza della Conferenza Episcopale Italiana del 25 maggio 2018.
APPENDICI
→ I vari passaggi in sintesi
→ Richiesta per l’Ammissione al Catecumenato
→ Richiesta per l’Iscrizione del nome
Note
[1] Gv 3, 16.
[2] At 4,12.
[3] Gv 3, 3.
[4] Mc 16, 16.
[5] AG 14.
[6] Cf. CTI, La reciprocità tra fede e sacramenti, 51: «Non è possibile pensare una fede senza espressione sacramentale, né una pratica sacramentale senza fede ecclesiale. I segni sacramentali, infatti, suscitano, esprimono e custodiscono la fede. Non esiste, quindi, una comprensione solo soggettiva della fede (fides qua), che non sia legata all’autentica verità di Dio (fides quae), trasmessa nella rivelazione e custodita dalla Chiesa».
[7] CTI, La reciprocità tra fede e sacramenti, 1.
[8] Cf. CTI, La reciprocità tra fede e sacramenti, 1 e 88-90. CTI, La reciprocità tra fede e sacramenti, 90: «Certamente la fede del ricevente non è la causa della grazia che opera nel sacramento, ma costituisce parte della disposizione adeguata e necessaria per la sua fruttuosità, di modo che possa essere fecondo. Senza alcun tipo di fede, sembra difficile poter affermare che si possieda il minimo indispensabile rispetto alla disposizione, che comprende, nel suo grado inferiore, non porre impedimento alcuno. In questo senso, senza un minimo di fede, il dono di Dio che converte il battezzato nel “sacramento” vivente di Cristo, nella lettera di Cristo (cf. 2 Cor 3,3), non riesce a produrre il suo frutto. D’altra parte, chi confessa Cristo come suo Signore e Salvatore, non esiterà ad associarsi il più intimamente possibile, e dunque sacramentalmente, al nucleo centrale del mistero salvifico di Cristo: la Pasqua».
[9] Francesco, Udienza del Santo Padre alla Curia Romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, 21 dicembre 2019.
[10] Benedetto XVI, Porta Fidei, 2.
[11] CTI, La reciprocità tra fede e sacramenti, 90.
[12] Come, per esempio, il sacramento del Matrimonio per il quale sono previste una forma di celebrazione fra una persona cattolica con una persona catecumena o non cristiana, e una forma di celebrazione «nella Liturgia della Parola» per gli stessi battezzati poiché «nell’esperienza pastorale italiana si verifica sempre di più il caso di coppie che, pur non avendo maturato un chiaro orientamento cristiano e non vivendo una piena appartenenza alla Chiesa, desiderano la celebrazione religiosa del Matrimonio essendo battezzati e non rifiutando esplicitamente la fede. Sembra opportuno in tali situazioni prevedere, come suggerisce l’edizione latina del 1990, la possibilità di celebrare il sacramento del Matrimonio “extra Missam”» (cfr. Presentazione al Rito del Matrimonio 7, Premesse generali, 21, 22, 36). Si consideri anche la questione del tempo necessario, infra Art. 20 e nota 29.
[13] AG 14.
[14] CEI, Orientamenti per il catecumenato degli adulti, 41. Un esempio: Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale, 19.
[15] Cfr. Progetto diocesano di Catechesi; Rito del Battesimo dei bambini, 5; Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale, 19; Rito del Matrimonio, 15-22.
[16] Rito dell’Iniziazione cristiana degli adulti, LEV 1978.
[17] Cann. 849-878 e cann. 787-789 CIC.
[18] CEI, L’iniziazione cristiana. 1. Orientamenti per il catecumenato degli adulti, 1997; CEI, L’iniziazione cristiana. 2. Orientamenti per l’iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni, 1999; CEI, L’iniziazione cristiana. 3. Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell’iniziazione cristiana in età adulta, 2003.
[19] Queste norme valgono anche per tutti gli aderenti ai Movimenti e Associazioni presenti sul territorio che continuano a fare riferimento alla parrocchia e al Settore Catecumenato diocesano.
[20] RICA 68-239; CEI, Orientamenti per il catecumenato degli adulti.
[21] RICA 240-277. Cf. Infra Art. 19.
[22] RICA 278-294; Cf. RICA 16-17 e can. 861, §2 CIC. In pericolo di morte qualsiasi persona (anche non battezzata ma con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa) può celebrare validamente il Battesimo con la formula «N. io ti battezzo nel nome del Padre (prima infusione d’acqua naturale anche non benedetta sulla testa) e del Figlio (seconda infusione) e dello Spirito Santo (terza infusione)». È auspicabile che tutti – soprattutto le ostetriche, gli infermieri, i medici e i chirurghi – conoscano il meglio possibile il modo esatto e le circostanze per celebrare il Battesimo in caso di necessità. Il Settore Catecumenato e il Settore Pastorale della salute proporranno annualmente un incontro di formazione rivolto in particolare al personale sanitario.
[23] Can. 852, §1; can. 97, §2 CIC.
[24] Can. 852, §1 CIC.
[25] RICA 238.
[26] Cf. RICA 19, 107. Conclusa l’omelia, dopo un momento di silenzio, chi presiede la celebrazione si rivolge direttamente ai catecumeni con queste parole: «Cari catecumeni, andate in pace e il Signore sia sempre con voi». I catecumeni rispondono: «Rendiamo grazie a Dio». Una volta usciti, i catechisti possono prolungare la catechesi sul Vangelo, proporre un momento di condivisione, di servizio, condividere un pasto, etc.
[27] CTI, La reciprocità tra fede e sacramenti, 84.
[28] RICA 20. Cf. RICA 19: «è un periodo di tempo piuttosto lungo»; CEI, Orientamenti per il catecumenato degli adulti, 72: «per almeno due anni».
[29] CEI, Orientamenti per il catecumenato degli adulti, 72: «La durata del tempo del catecumenato dipende dalla grazia di Dio e da varie circostanze. La sua estensione dovrà, tuttavia, abbracciare “un periodo di tempo piuttosto lungo” (RICA, 19) per favorire una seria conversione e un’adeguata maturità nella fede. L’esperienza suggerisce che una conveniente durata del catecumenato dovrebbe estendersi per almeno due anni, con la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione nella Veglia pasquale del secondo anno». Cfr. ivi 89: «A volte la determinazione di richiedere i sacramenti dell’iniziazione cristiana, oppure di completare la stessa iniziazione, può nascere in prossimità della celebrazione Matrimonio. Se questo desiderio è degno di essere sostenuto, è altrettanto vero che non si possono bruciare i tempi e le tappe. C’è rischio di creare nuovi problemi per la fede dei coniugi e per la stessa crescita cristiana dei figli». Cf. anche CTI, La reciprocità tra fede e sacramenti, 90.
[30] RICA 235-239: «Durante tutto il Tempo di Pasqua, nelle Messe domenicali, si riservino ai neofiti posti particolari tra i fedeli». «Tutti i neofiti si impegnino a partecipare alle messe con i loro padrini. Nell’omelia e, secondo l’opportunità, anche nella preghiera dei fedeli si faccia riferimento ad essi».
[31] RICA 17, can. 788, §1 CIC.
[32] RICA 22.
[33] Cf. infra Art. 16, 19.
→ Direttorio per l’Iniziazione cristiana degli adulti nella Chiesa di Faenza-Modigliana.pdf