Sono certo di interpretare i sentimenti del nostro popolo nell’esprimere dolore e rimpianto per la morte di Chiara Lubich, che lascia un vuoto non solo nel Movimento dei focolari da lei fondato, ma in tutti coloro che in qualche modo ne hanno condiviso l’ideale.
Dalle rovine dell’ultima guerra nacque nel suo spirito la forza di reagire con un progetto di ricostruzione morale, che voleva concorrere all’attuazione delle parole del testamento di Gesù: ‘Che tutti siano uno’. Che la sua intuizione fosse una ispirazione del Cielo lo si vide dalla diffusione che il movimento ebbe molto rapidamente, e dall’accoglienza avuta in tutti i popoli e tra tutte le religioni.
La morte di Chiara è avvenuta in un momento in cui il mondo si presenta ancora frantumato e percorso da conflitti gravi e diffusi. Una ragione in più per non abbandonare l’ideale di comporre in unità tutta la famiglia umana, che corrisponde al progetto originario di Dio, che richiede anche il nostro contributo, sapendo che questo si realizzerà con la venuta del Regno. La prossima celebrazione della Pasqua ce ne conferma la certezza.