Cari rappresentanti dei rioni, cari fratelli e sorelle è questo un momento particolare della nostra vita ecclesiale e cittadina. È il momento in cui ci presentiamo uniti davanti alla Beata Vergine delle Grazie, patrona della città di Faenza e della Diocesi, per ringraziarla della sua protezione anche in un momento di calamità. Vi sono stati sì danni alle abitazioni, alle strade, alle colture, alle imprese, ma non direttamente alla vita delle persone, peraltro fortemente provate dalla paura, dallo scoraggiamento, dalla privazione dei propri beni. Più di una persona ha perso tutto. In un momento come questo siamo sollecitati da Colei che è nostra Madre, ad aiutarci fraternamente, sostenendoci concretamente. La Diocesi ha mobilitato la Caritas e ha indetto, in tutte le chiese, per domenica 28 maggio, Solennità della Pentecoste, una colletta a favore delle popolazioni colpite dalle calamità. Dobbiamo ringraziare, oltre alle nostre associazioni, i Rioni, la Caritas di Senigallia che è arrivata tra noi con un camion di materiali per la prima emergenza, ma anche i volontari della Caritas ambrosiana che hanno portato strumenti per la pulizia degli ambienti e macchine per asciugarli dall’umidità.
Non ci sembra che l’amore a Maria, che tutti abbraccia e colma di tenerezza materna, senza distinzioni, sia un amore che ci sollecita a riconoscerci figli e fratelli? Non vi pare che questo momento di preghiera che viviamo insieme in una situazione di comune tragedia ci faccia sentire meno distanti ed estranei tra di noi?
Ma a fronte dell’alluvione, che dato il maltempo ci tiene ancora allertati, non dimentichiamo quanto abbiamo bisogno di salvezza e di conforto dall’alto, specie nei giorni dell’insensata guerra tra Russia e Ucraina, che può ancora farci precipitare, da un momento all’altro, in un baratro di distruzione e di morte. Siamo ripetutamente ricorsi al Signore Gesù e a Maria Santissima, gli unici in grado di cambiare i cuori e di scongiurare la guerra. La Chiesa affidandoci al cuore immacolato di Maria e al suo amato Figlio, principe della pace, in realtà ci ha indicato le più grandi «istituzioni» di pace che noi abbiamo a disposizione. Le propone continuamente a tutti noi, mediante il suo annuncio. Il momento liturgico che stiamo vivendo è un’altra forma di annuncio, di evangelizzazione. Non dimentichiamo, infatti, che la devozione popolare che viviamo qui in Chiesa, come popolo cristiano e del Niballo, ha la sua profondità religiosa. Non è solo manifestazione evocativa di una sfida, ma interiorità. Contiene uno slancio missionario. Con la pietà popolare che ogni anno viviamo come ora, in quanto comunità civile e religiosa, evangelizziamo noi stessi. Compiamo una vera catechesi, un’educazione della nostra fede. Con la donazione dei ceri, che dà l’avvio ufficiale alle manifestazioni del Niballo, i Rioni e il Gruppo Municipale esprimono un forte sentimento identitario mediante il quale si affidano a Maria. Professano il loro amore alla Madre di Cristo. Il suo Figlio chiama i Rioni, il popolo del Niballo e dice ad ogni rionale: «Vieni e seguimi». In tal modo, coloro che partecipano alla vita dei Rioni sono invitati ad essere sale che dà sapore e luce che illumina la vita della città. Essi non debbono essere timorosi, bensì testimoni coraggiosi. Li confortano le parole che Gesù ha detto ai suoi: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano (cf Gv 10, 27-30). La consegna dei ceri alla Beata Vergine delle Grazie non è, allora, un atto formale, bensì l’affidare a Lei tutta la vita, come singoli e come cittadini. È l’occasione di riconoscere una superiore solidarietà che, come nella calamità dell’alluvione, si è espressa nell’aiuto reciproco, lasciando da parte le rivalità. Per la nostra vita abbiamo bisogno di speranza, quella che può venire solo dalla luce che sgorga dalla contemplazione della nostra Madre celeste. È Lei la sorgente della nostra speranza, Gesù Cristo, con il quale ci uniremo in questa Eucaristia. Vivendo in Lui vivremo con il Padre e il suo Spirito.
+ Mario Toso