La Chiesa come comunità accogliente e capace di scendere “in strada” sull’esempio di Gesù. L’essere Fratelli tutti nella carità, andando oltre l’assistenzialismo verso chi è nel momento del bisogno. Il cristiano come “artigiano di Pace”. Sono questi alcuni degli spunti emersi dall’assemblea diocesana di Faenza-Modigliana in dialogo con il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. L’assemblea è stata convocata dal vescovo, monsignor Mario Toso, per approfondire il secondo anno di Cammino sinodale in Diocesi, che entra ora nel vivo. Oltre 700 persone di ogni età – non sono mancati anche tanti giovani – hanno riempito la Cattedrale. Prima la liturgia della Parola, poi il dialogo con il cardinale, moderato dal vicario generale don Michele Morandi, a cui sono state poste le domande sul Sinodo arrivate nelle scorse settimane alla segreteria.
La Chiesa si rimette in viaggio e scende in strada, nei luoghi della sofferenza
Prima del suo intervento, il cardinale Zuppi ha ricordato con affetto il cardinale Silvestrini e i cardinali Laghi e Monduzzi e monsignor Liverzani, tutti provenienti dalla nostra Diocesi. Si è poi entrati nel vivo del dialogo. «Il Cammino sinodale è vivere come Chiesa una responsabilità comune – ha detto il porporato -. Molti gruppi sinodali sono stati occasioni di coinvolgimento e confronto fraterno. È una grande sfida che ci ha lanciato papa Francesco, riprendendo papa Benedetto. La Chiesa deve rimettersi in viaggio. Cammino sinodale significa accordarci e comporre, oggi, la melodia che il Signore ci ha affidato. Tutti assieme». Un cammino che, invita Zuppi, deve seguire l’esempio dei dieci anni di pontificato di papa Francesco. «Il suo primo viaggio come Pontefice fu a Lampedusa. E ancora oggi il Papa continua a portarci nei luoghi della sofferenza, le periferie. Per capire chi siamo dobbiamo andare là».
Zuppi: “La nostra Chiesa non deve ridursi a un gruppo WhatsApp”
Una domanda posta recita: A volte il nostro servizio ai poveri e agli ammalati viene inteso come un’assistenza. Come possiamo riscoprire che la vicinanza agli ultimi, agli anziani, ai poveri, ai malati, è annuncio e incontro con il Signore Risorto? «Si parte dall’essere fratelli tutti – ha detto il cardinale -. Saremmo forse assistenziali verso un nostro fratello o una nostra sorella? Direi proprio di no. Non ci limiteremmo all’assistenza. Faremmo di tutto perché possa avere un lavoro, essere felice, sentirsi amate e sentire che Dio lo ama. Questo è l’Annuncio che dobbiamo dare». Il cardinale Zuppi ha affrontato anche la tematica dell’annuncio e delle relazioni che sono due cantieri fondamentali del cammino sinodale. «Ritessere le relazioni è un tema bellissimo. Le nostre comunità devono essere comunità. Noi dobbiamo chiederci, le nostre comunità sono comunità? Qualche volta ci ignoriamo. Spero che le nostre comunità non diventino un gruppo WhatsApp, ma una famiglia».
Tanti gli altri spunti lanciati: «La liturgia che non ha bisogno di orpelli, ma deve essere autentica e vissuta»; «il linguaggio deve sintonizzarsi all’uomo di oggi senza snaturarsi» e la nostra Chiesa non deve «avere un videocitofono per selezionare all’ingresso chi bussa alla porta». Spunti arrivati al cuore delle persone e che saranno materia di riflessioni da affrontare. Insieme.