Al termine di un anno, sentiamo il bisogno di invocare in modo tutto speciale la materna intercessione di Maria Santissima per la diocesi di Faenza-Modigliana, per l’Italia, per l’Europa e per il mondo intero. A Lei, che è Madre della Misericordia incarnata, affidiamo soprattutto le situazioni nelle quali solo la grazia del Signore può recare pace, conforto, giustizia. «Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37), si sentì dire la Vergine dall’Angelo che le annunciava la sua divina maternità. Maria credette, e per questo è beata (cf Lc 1,45). Ciò che è impossibile all’uomo, diventa possibile per chi crede (cf Mc 9,23). Perciò, mentre si chiude il 2022 e si intravede già l’alba del 2023, domandiamo alla Madre di Dio che ci ottenga, anzitutto, il dono di una fede matura: una fede che vorremmo assomigliasse per quanto possibile alla sua, una fede limpida, genuina, umile e al tempo stesso coraggiosa, intrisa di speranza e di entusiasmo per il Regno di Dio, una fede tutta protesa a cooperare in piena e gioiosa obbedienza alla divina volontà, nell’assoluta certezza che Dio non vuole altro che amore e vita, sempre e per tutti.
Ottienici, o Maria, una fede autentica e pura. Che tu sia sempre ringraziata e benedetta, santa Madre di Dio!
In questa celebrazione eucaristica, essendo l’ultimo giorno dell’anno civile, siamo soliti innalzare il nostro ringraziamento. Possiamo ben dire che la Chiesa vive per lodare e ringraziare Dio. Essa è “azione di grazie”, lungo i secoli. È testimone fedele di un amore che non muore, di un amore che abbraccia gli uomini di ogni razza e cultura, disseminando in modo fecondo principi di vera vita. Come ricorda il Concilio Vaticano II, «la Chiesa prega e insieme lavora, perché la totalità del mondo sia trasformata in Popolo di Dio, Corpo del Signore e tempio dello Spirito Santo, e in Cristo capo di tutti sia reso ogni onore e gloria al Creatore e Padre dell’universo» (Lumen gentium, 17). La Chiesa vive di Cristo e con Cristo. Essa forma un Corpo vivo, il cui cuore è Cristo. Egli le offre il suo amore sponsale, guidandola lungo i secoli; ed essa, con l’abbondanza dei suoi doni, accompagna il cammino dell’uomo, affinché coloro che accolgono Cristo abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.
Questa sera, come vescovo, mi faccio voce anzitutto della Chiesa di Faenza-Modigliana, per innalzare verso il Cielo il comune cantico di lode e di azione di grazie. Per quanto riguarda il cammino della nostra Diocesi, mi piace anzitutto fermarmi brevemente sul programma pastorale diocesano, che per il secondo anno fissa la sua attenzione sul cammino sinodale. Come ho detto ai moderatori e ai segretari dei gruppi sinodali non dobbiamo fare un doppione dell’anno scorso: siamo chiamati, piuttosto, ad approfondire e ad allargare la nostra riflessione su tematiche specifiche chiamate cantieri. Questi sono quattro: l’annuncio, le relazioni, i ministeri e la liturgia. Non dobbiamo fare lo sforzo di aggiungere tante cose, quanto di trasformare le realtà in cui viviamo e operiamo – pensiamo anche solo alle nostre aggregazioni, associazioni, ai nostri movimenti, agli ambienti di vita in cui operiamo – in luoghi di sinodalità, di ascolto, di annuncio, di servizio.
A proposito del cammino sinodale ringraziamo questa sera il Signore della storia per i numerosi gruppi sinodali che sono sorti nella nostra Diocesi e stanno animando le comunità parrocchiali con un maggior senso di appartenenza e di corresponsabilità. Di questo abbiamo bisogno per crescere come Chiesa che è comunione, partecipazione, missione.
Soccorri, te ne preghiamo, i tuoi figli, Signore, che già hai visti impegnati nel Sinodo dei giovani. Già si intravvedono i primi rigogliosi germogli, quali: la Fraternità dei giovani accolta nel Seminario di viale Stradone, la riformulazione del cammino diocesano verso la professione di fede, il gruppo che opera per incontrare giovani che vivono spesso ai margini della società civile e della comunità ecclesiale; il consolidamento delle iniziative di preghiera in atto in Seminario; gruppi ministeriali per rendere più partecipata la pastorale nelle unità parrocchiali. A breve, in ogni vicariato sarà offerta la possibilità, con l’ausilio di uno studio universitario fatto sul nostro Sinodo dei giovani, di far rincontrare i giovani sinodali e metterli a confronto con le nuove esigenze della comunità cristiana e della società civile.
Questa, allora, è la nostra preghiera, stasera: soccorri, Signore, i giovani che già si sono posti a servizio della società e della comunità ecclesiale.
Proteggi, inoltre, Signore, le iniziative missionarie che coinvolgono il mondo giovanile: esse stanno crescendo e vedono un numero ormai rilevante di giovani assumersi in prima persona la responsabilità e la gioia dell’annuncio e della testimonianza del Vangelo qui e in Paesi di missione. In questo contesto, come non ringraziare Iddio per il prezioso servizio pastorale offerto da maestre e personale ausiliare al mondo delle nostre scuole materne parrocchiali, le quali sono un perno importante dell’evangelizzazione?
Benedici, Signore, i giovani che negli ultimi anni si stanno preparando al sacerdozio per la diocesi: attualmente 2 diaconi, Matteo Babini e Luca Ghirotti, attendono l’Ordinazione presbiterale, prevista per il prossimo mese di luglio 2023; contemporaneamente si stanno formando diversi laici e laiche per affiancare presbiteri e diaconi, specie ove non risiedono stabilmente i parroci.
Non mancano, dunque, le luci e i motivi di speranza su cui implorare la speciale benedizione divina. Proprio in questa prospettiva, cantando il Te Deum pregheremo: “Salvum fac populum tuum, Domine, et benedic hereditati tuae – Salva il tuo popolo, Signore, guarda e proteggi i tuoi figli che sono la tua eredità”. O Signore guarda e proteggi, in particolare, le comunità di vita religiosa, la comunità diocesana impegnata con crescente vigore sulla frontiera dell’educazione alla fede, per rispondere a quella grande «emergenza educativa» che è cresciuta con la pandemia.
Abbiamo tanti motivi di ringraziamento al Signore per ciò che la nostra comunità ecclesiale, tramite la Caritas e la Farsi prossimo con i numerosi volontari che operano in tutta la Diocesi, sta compiendo per intercettare le povertà sia materiali sia spirituali, nonché psicologiche. Ti siamo riconoscenti per tutti coloro che con la loro generosità ci hanno consentito di accogliere dignitosamente le famiglie ucraine che, in occasione della insensata guerra condotta dalla Russia contro l’Ucraina, hanno trovato ospitalità anche presso di noi, in particolare nel convento di santa Chiara e nella villa Bersana, come in varie famiglie.
In questa santa Messa, infine, ringraziamo Dio per avere donato alla Chiesa e al mondo il grande papa Benedetto XVI, fine teologo e maestro nella fede. Preghiamo per lui, che ci ha lasciato un prezioso insegnamento di vita. In questi suoi ultimi anni soleva dire: «Non mi preparo per una fine ma per un incontro». Martedì sera 3 gennaio alle 20,30 qui in Cattedrale a Faenza, sarà presieduta dal vescovo una S. Messa in suo suffragio.
La Madre di Dio e della Chiesa ci accompagni e ci protegga.
+ Mario Toso