→ Sintesi diocesana: p. 11-12
Questo cammino sinodale ha permesso alle persone di essere cercate e di andare a cercare, di essere ascoltate e di ascoltare. Con il servizio e l’impegno, la fatica e il tempo dei moderatori e dei segretari, si è fatta esperienza di qualcuno che “mi è venuto a cercare”, sia come battezzato sia come persona lontana, di qualcuno che “ha preso l’iniziativa” e “si è interessato a me”. Le persone si sono sentite prese in considerazione, ascoltate, messe al centro e coinvolte con provocazioni originali.
Vedersi, incontrarsi e sentirsi non giudicati ma ascoltati e basta: questa accoglienza è uno stile che piace. Si chiede che diventi lo stile proprio della Chiesa.
Si è sentita la Chiesa come luogo in cui vivere questa doppia dinamica: “finalmente la Chiesa mi chiede come sto”, “mi viene a cercare”, “si interessa a me”, “ha cura di me”. Allo stesso tempo la Chiesa “mi fa sentire che non sono solo”, ma che posso vivere come fratello in una grande famiglia.
Si sente la paura della solitudine e il grande desiderio di non rimanere soli.
→ Parola di Dio: Gv 13, 31-35
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri.
→ Domande per aiutare la narrazione
Siamo aperti all’ascolto dell’altro?
Come viviamo le relazioni all’interno della nostra comunità/gruppo? Chi prende l’iniziativa verso l’altro?
Quando abbiamo sentito di essere ascoltati e presi sul serio nella Chiesa?
Quando siamo stati in grado di tessere relazioni personali e comunitarie significative? Come ci siamo messi in gioco?
Quali attenzioni, abilità, stili ci piacerebbe adottare?
Il nostro consiglio pastorale/affari economici è luogo di ascolto e di discernimento sinodale?
Quali funzioni e impegni sono davvero necessari all’evangelizzazione e quali sono solo volti a conservare le strutture?
Quali delle nostre strutture si potrebbero snellire per servire meglio l’annuncio del Vangelo?
Che cosa chiedono gli uomini e le donne del nostro tempo per sentirsi “a casa” nella Chiesa? Proviamo a ipotizzare.
Quali passi siamo disposti a fare per essere comunità cristiane aperte, accoglienti e capaci di avere cura dell’altro?
Che consapevolezza abbiamo di essere Diocesi, Chiesa di Faenza-Modigliana?
Che cos’è che aiuta a vivere l’esperienza cristiana nelle case e cosa servirebbe per essere aiutati a viverla meglio?
Esistono esperienze ospitali positive per bambini, ragazzi, disabili, giovani, anziani e famiglie (ad es. l’oratorio)?