La sera di Pasqua. Era più o meno a quest’ora quando i due discepoli invitarono uno sconosciuto pellegrino a fermarsi a casa loro. In quelle regioni in mezz’ora si fa buio, e non è prudente farsi sorprendere per la strada.
Avevano già camminato insieme e quella compagnia era stata interessante; si poteva continuare la conversazione in casa. Ma a Gesù non interessava tanto scrutare le scritture, quanto portare alla fede i due viandanti sconsolati e delusi. Era l’incontro con Lui risorto e vivo, che li avrebbe trasformati, come poi avvenne.
Ogni anno
In un mondo dove sembra vincere solo la cattiveria e la morte, la violenza e l’interesse, si può avere l’impressione che anche i più lodevoli tentativi di opporsi a tutto questo siano inutili. Gli antichi avevano tradotto nel mito di Sisifo l’impossibilità di riuscire a concludere in modo positivo ogni impresa di bene; ogni volta che il masso spinto verso l’alto con immane fatica sembrava essere arrivato alla cima, irrimediabilmente rotolava di nuovo alla base della montagna.
Ma la nostra ricerca di bene non ha questo destino. Se abbiamo l’impressione che dalla risurrezione di Cristo ad oggi le cose non siano molto cambiate, bisogna tenere presenti due considerazioni. La prima: pensiamo così, ma non abbiamo la possibilità del riscontro, di come cioè sarebbe il mondo se il Figlio di Dio non si fosse fatto uomo, non avesse predicato il Regno, non avesse mandato
Il Signore invece ha voluto salvare gli uomini servendosi anche della loro collaborazione. Anzi, proprio questa è segno della grande dignità dell’uomo, già chiamato da Dio a collaborare alla creazione attraverso il lavoro delle sue mani e nel trasmettere la vita umana, e ora chiamato a collaborare alla redenzione orientando le cose del mondo secondo Dio.
Il prodigio della risurrezione di Cristo, che primariamente ci ha ridato la possibilità di vivere da figli di Dio, ha cambiato anche la vita degli uomini nel tempo, attraverso le opere dei santi e di quanti vivono secondo la legge dell’amore. ‘Lo riconobbero nello spezzare il pane‘ ci riporta indubbiamente ad un gesto eucaristico compiuto da Gesù, ma ci dice anche che i due discepoli avevano aperto il loro cuore con l’accoglienza e la condivisione, diventando capaci di riconoscerlo.
Non ci dobbiamo meravigliare che nel mondo ci sia il male e la sofferenza; fa parte del nostro limite. Ci dobbiamo stupire invece che ci sia, seppure in modo parziale e imperfetto, la ricerca del bene, la donazione generosa per aiutare chi è in difficoltà anche a rischio della propria vita, la capacità di perdonare, il mettere la propria vita a servizio dei piccoli e dei sofferenti. E con questo non sto dicendo che tutto questo è solo merito della Chiesa, perché lo Spirito santo, che Cristo ha meritato con la sua morte e risurrezione, può agire come e dove vuole; e dovunque c’è un gesto di amore è per sua ispirazione.
Alcuni giorni fa è venuta alla ribalta la figura di Chiara Lubich, la fondatrice del movimento dei focolarini che è morta. E’ indubbiamente un dono che Dio ha fatto al nostro tempo, per diffondere l’ideale dell’unità tra tutti i popoli, sorto alla fine della seconda guerra mondiale.
Allora si deve dire che va tutto bene? Evidentemente no; si deve però credere che il mondo non è allo sbando; che Cristo non è morto e risorto invano; che tutto quello che noi facciamo nella direzione nella quale ci ha insegnato Gesù non va perduto, anche se non sempre ci è dato di vederlo con chiarezza.
E se siamo convinti che Cristo è vivo e presente, si deve vedere nella nostra vita. Ci ha detto S. Paolo: ‘Se siete risorti con Cristo. Cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra’. E se questo è il nostro modo di fare e di pensare, anche noi, come ha detto S. Pietro, diventiamo testimoni, ‘noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti’.
Come si vede l’anello debole della catena siamo noi; ma siamo anche l’unico anello al quale Cristo ha attaccato la diffusione della fede cristiana nel mondo. Per cui non c’è alternativa; non si tratta di cercare altri che ci pensino, si tratta solo di illuminare la nostra fede mediante
Ogni anno
Ringraziamo il Signore perché mediante