Trasformare scarti vitivinicoli in nuove risorse, dare vita a orti inclusivi che generano riscatto sociale, sviluppare una mobilità sostenibile capace di trasportare un milione di persone in una piccola città come Faenza. Tasselli diversi tra loro, ma che fanno parte di un unico mosaico virtuoso in cui tutto è connesso, e nel quale l’economia diventa vera ecologia integrale, a servizio dell’uomo e del creato. Sono queste alcune delle buone pratiche del nostro territorio presentate venerdì 21 ottobre 2022 al convegno promosso dalla Pastorale sociale della Diocesi di Faenza-Modigliana a un anno di distanza dalla Settimana sociale dei cattolici di Taranto. Un’occasione per fare il punto sui passi che la nostra Diocesi sta compiendo per mettere in atto i semi di speranza gettati nell’ottobre 2021. E un’opportunità per conoscersi e fare rete, come sottolineato nel suo intervento conclusivo dal vescovo monsignor Mario Toso, facendo così massa critica nei confronti delle istituzioni per avere un reale cambiamento – economico, sociale, culturale – nel segno del bene comune.
Le 7 buone pratiche
A condividere la propria esperienza, moderati dall’incaricato alla Pastorale sociale e del lavoro, Flavio Venturi, sono state sette realtà aziendali e sociali del nostro territorio: il Gruppo Caviro, il Gruppo Tampieri, Terra Condivisa (Caritas-Farsi Prossimo), Fondazione Marri Sant’Umiltà, Ortinsieme, San Pier Damiano Hospital e il Gruppo Erbacci.
«La parola sostenibilità per Caviro non è qualcosa di astratto – spiega il direttore generale Fabio Baldazzi – ma prende forma in tre aspetti: ambientale, sociale e di governance. Per quanto riguarda il primo ambito: ogni anno recuperiamo 600mila tonnellate di scarti da cui ricaviamo biogas e metano puro, con cui riforniamo le autovetture»
Un cerchio completo, ma non chiuso: questo è quello che mette in atto ogni giorno il Gruppo Tampieri. «Tutto quello che entra in azienda, sia come materia prima o seconda – spiega la responsabile della comunicazione Vittoria Graziani -, trova una seconda o terza vita sia all’interno del nostro ciclo produttivo e anche all’esterno». Dagli scarti vitivinicoli all’acqua usata negli impianti. E riprendendo la Dottrina sociale della Chiesa, ricorda che le «componenti dell’impresa devono essere consapevoli che la comunità nella quale operano rappresenta un bene per tutti e non una struttura che permette di soddisfare esclusivamente gli interessi personali di qualcuno».
Grazie ai fondi 8xmille ha preso vita da qualche anno sulle colline di Castel Raniero il progetto di Terra Condivisa. L’orto, come sottolineato dalla responsabile Chiara Resta, diventa un mezzo di riscatto per persone socialmente fragili e, come sottolineato in una tesi di laurea, tutta la comunità trae beneficio da questo progetto, diventando più inclusiva e accogliente.
Lavorare la terra può essere anche un importante strumento educativo. Ne è testimonianza l’orto inclusivo realizzato dalla scuola Sant’Umiltà. Sorto in piena pandemia per l’intuizione di alcuni docenti di sostegno, è cresciuto nel tempo ospitando oggi erbe aromatiche come la salvia, oppure aglio e ceci. Come spiegano il presidente della Fondazione, Luca Cavallari, e la docente Lucia Capiani, i bambini hanno così modo di toccare con mano i tempi lunghi della natura arrivando poi a degustare le piante stesse che hanno coltivato.
Di buone pratiche nello smaltimento rifiuti in ambito ospedaliero ha parlato Massimo Cingolani (San Pier Damiano hospital). In questo ambito il Gruppo Villa Maria sta facendo investimenti importanti, mettendo in pratica nuovi sistemi innovativi di sterilizzazione che vanno a beneficio di una raccolta differenziata più sicura e virtuosa.
Fabio Bassi ha invece illustrato le attività di Ortinsieme di Russi, un progetto di inclusione lavorativa nato in partenariato con il Comune e la Confraternita del Santissimo Sacramento di Russi che ha messo a disposizione terreno di poco più tre terreni.
Nel giro di qualche mese questa realtà otterrà la certificazione biologica. Ortinsieme ha il pregio di unire assieme diversi ambiti imprescindibili come quello della casa per i lavoratori (di cui abbiamo trattato anche negli scorsi numeri de Il Piccolo) e dell’autosufficienza energetica con pannelli fotovoltaici.
Infine ha preso la parola Giorgio Erbacci, presidente dell’omonimo Gruppo, che ha ripercorso lo sviluppo del progetto di mobilità sostenibile Green-go bus. Nato in maniera quasi casuale nel 2013 come supporto a un parcheggio scambiatore, da allora ha trasportato, con le proprie navette elettriche, più di un milione di persone in maniera gratuita e green.
«Il progetto è sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico – sottolinea – perché il costo delle navette è sostenuto grazie agli incassi dei parcheggi in centro storico».
Il vescovo Mario: «Serve unità e una rappresentanza politica che si metta realmente a servizio del bene comune»
«Mettere in rete queste e le altre buone pratiche presenti nella nostra Diocesi è fondamentale – ha detto nel suo intervento conclusivo monsignor Toso -. Conoscersi e relazionarsi a vicenda è importante per fare vera massa critica verso le istituzioni». Come sottolinea il vescovo «nella democrazia rappresentativa è importante essere uniti, ma anche avere rappresentanti, all’interno delle istituzioni, pronti e sensibili a realizzare cambiamenti che sono urgenti e non possono attendere, come è il caso dell’energia rinnovabile. Ci sono oggi questi rappresentanti capaci?». Anche movimenti e associazioni cattolici, spiega il vescovo, devono cambiare passo per trovare nuovi canali di rappresentanza. «Dobbiamo conoscerci di più – l’invito del vescovo – e lavorare di più insieme per servire il bene comune. Il tema prossima Settimana sociale dei cattolici non a caso sarà Partecipazione, che sarà analizzato nella sua ampiezza massima, per affrontare in maniera efficace i nodi del nostro tempo”.