Russi, parrocchia di san Apollinare 30 novembre 2022.
Autorità civili e militari, cari fratelli e sorelle nel Signore Gesù Cristo, oggi questa comunità di sant’Apollinare riceve il suo nuovo parroco nella persona di don Luca Ravaglia, proveniente dalla parrocchia di san Savino in Faenza. Vi è giunto a piedi, marciando a grandi passi. Un modo originale che ha certamente un suo significato non banale, che lo stesso don Luca vi spiegherà. Don Luca fa il suo ingresso in prossimità della Solennità di tutti i santi, dopo che Mons. Pietro Scalini ha rinunciato di essere parroco per essere incardinato in Russia. Una tale coincidenza ci fa riflettere sul fatto che la comunità cristiana e il ministero pastorale del parroco non sono avulsi dalla realtà di quella moltitudine immensa che comprende i santi dell’Antico e del Nuovo Testamento, i numerosi martiri dall’inizio del cristianesimo e i beati e i santi dei secoli successivi, sino ai santi e ai testimoni di Cristo del nostro tempo. Con la Solennità dei santi non festeggiamo solo coloro che sono in paradiso ma anche coloro che camminano su questa terra, verso la Gerusalemme celeste ove molti dei nostri fratelli e sorelle vedono Dio faccia a faccia, esultando e gioendo per la piena comunione con Lui. Non è questo un riferimento estemporaneo. È, invece, un pensare più realistico e più puntuale alla missione della nostra comunità cristiana e al ministero del parroco. È un pensarle attive e propositive entro quel popolo immenso che si snoda nei secoli e ci comprende. Le nostre comunità cristiane con le loro guide spirituali vivono nella comunione dei santi, condividendo quell’unica famiglia, ossia la Chiesa, che in Cristo Gesù ci ha fatto rinascere dall’acqua e dallo Spirito santo. In Cristo viviamo e plasmiamo una nuova umanità, impegnata nella costruzione del Regno di Dio. Le nostre parrocchie e la missione dei presbiteri partecipano al grande compito che Gesù Cristo ha affidato ai credenti sin dalla sua incarnazione: essere protagonisti della nuova creazione, ricapitolare tutte le cose in Cristo per rigenerarle.
Dall’essere in relazione con la comunità pellegrinante su questa terra, ma anche con la comunità che attende di essere purificata per entrare nel tempio di luce, ossia con la comunione di santi della terra e del cielo, derivano a noi responsabilità a cui normalmente non pensiamo. Nel rito di insediamento tali responsabilità ci sono così ricordate: crescere come Corpo di Cristo, come tempio dello Spirito santo; rendere viva testimonianza della carità del Signore e del suo Vangelo. Al parroco è in modo particolare chiesto di esercitare la funzione di Cristo capo e pastore in nome del Vescovo; di riunire la famiglia di Dio come fraternità viva per condurla al Padre per mezzo di Cristo. Inoltre, di coltivare nei fedeli il senso di appartenenza alla Chiesa cattolica e la consapevolezza della missione loro affidata: annunciare a tutti gli uomini la salvezza realizzata da Gesù Cristo, unica garanzia di un’autentica umanità. Al parroco verranno anche affidati i giovani, i bambini, le famiglie, con le quali condividerà la responsabilità dell’educazione alla fede. Inoltre, gli sarà consegnata la cura dei malati e dei moribondi. Infine, gli sarà raccomandata la cura dei fratelli e delle sorelle che ci hanno preceduti nel segno della fede e dormono il sonno della pace, attendendo la risurrezione della carne. Con ciò sarà evidente il nesso tra noi pellegrini e coloro che già sono giunti sulla sponda dell’al di là.
Caro don Luca, tu sai bene che le nostre comunità parrocchiali vivono della Parola di Dio e dell’Eucaristia, Pasqua in Atto. Parola e frazione del pane sono le due esperienze fondamentali attraverso le quali è possibile, per la Chiesa di ogni tempo, incontrare Gesù che si incarna, muore e risorge. Cura, assieme ai catechisti e ai genitori, la catechesi, come responsabilità continua di formazione mediante cui ai fanciulli, ai ragazzi, ai giovani e agli adulti non sono solo consegnati i contenuti della fede ma è insegnato un amore tenero e appassionato a Cristo. Senza un tale amore Cristo non è veramente incontrato e vissuto. Il cuore non arde per Lui e non ci si sente suoi. La comunità ecclesiale non è sentita come propria famiglia.
Con le varie componenti ecclesiali incoraggia la Chiesa a non vergognarsi della Croce di Cristo, a camminare nella luce del Vangelo, a non tradire la carità. Senza l’ascolto quotidiano della Parola, disertando la preghiera e la mensa eucaristica, si scivola nella schiavitù degli idoli che rendono inefficace il messaggio del cristianesimo. Lo annacquano in una sorta di religiosità civile e di tradizionalismo insipido, incapace di suscitare una speranza audace e cammini di conversione.
Aiuta, caro don Luca, le varie componenti laicali a divenire sempre più corresponsabili nella comunità assumendo i vari ministeri che le consentono di essere attiva nell’assistenza, nella distribuzione dell’Eucarestia, nelle attività di culto, nella carità, nell’assistenza degli anziani e delle persone ammalate. Vivi e fai vivere una spiritualità eucaristica, distribuisci il perdono del Signore che fa rinascere le persone come è rinato Zaccheo, anima le coscienze a costruire una reale sinodalità fatta di tanti passi convergenti, stando a fianco delle persone, vivendo le virtù cristiane. Auguro a te e a questa comunità la gioia di essere di Cristo per sempre.
+ Mario Toso