Questi sanno far rumore eh… Sono bravi!” Con queste parole papa Francesco ha salutato i nostri 750 cresimati della Diocesi di Faenza-Modigliana arrivati in piazza San Pietro accompagnati dal vescovo, monsignor Mario Toso, dal vicario generale monsignor Michele Morandi, dall’incaricato alla Pastorale Giovanile don Massimo Geminiani e da tanti altri sacerdoti e catechisti. Una marea di giovani arrivati da Marradi, Modigliana, Brisighella, Russi, Alfonsine, Reda, Solarolo e tante parrocchie di Faenza. Un Pellegrinaggio a Roma sulla tomba di San Pietro, il 18 e 19 ottobre scorsi, che segna l’inizio del cammino per questi giovani dopo aver ricevuto il sacramento. Dopo la bella esperienza di Giovani a Gamogna, a inizio ottobre, un altro momento significativo vissuto da “una Chiesa giovane e che esce”.
Nella giornata di martedì è stata celebrata la messa nella basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, dove ragazze e ragazzi di terza media hanno ricevuto dal vescovo Mario il Credo Apostolico, simbolo della professione di fede. Il giorno dopo, l’emozionante incontro con papa Francesco. Dove i giovani della diocesi, chiamati dal Pontefice, sono esplosi in un fragoroso boato, sottolineato positivamente dallo stesso Bergoglio. Il Papa ha poi espresso il proprio apprezzamento per questa capacità di esprimere la gioia, l’entusiasmo, in un incontro privato con Monsignor Toso. La catechesi del pontefice nell’udienza generale ha trattato il tema di saper leggere la propria vita, adatta ai giovani, con lo stimolo di guardare non solo alle cose negative che ci circondano oggi, ma anche alle cose positive, “segnale dell’operato del Signore”.
Le parole del Papa: “Chiediamoci alla fine della giornata cosa è successo oggi nel mio cuore”
“Molte volte abbiamo fatto anche noi l’esperienza di Agostino, di ritrovarci imprigionati da pensieri che ci allontanano da noi stessi, messaggi stereotipati che ci fanno del male: ‘io non valgo niente’, ‘a me tutto va male’, e tu vai giù, ‘non realizzerò mai nulla di buono’, e tu vai giù… E così è la vita: queste frasi pessimistiche che ti buttano giù”, ha osservato il Papa, secondo il quale “leggere la propria storia significa anche riconoscere la presenza di questi elementi ‘tossici’, ma per poi allargare la trama del nostro racconto, imparando a notare altre cose, rendendolo più ricco, più rispettoso della complessità, riuscendo anche a cogliere i modi discreti con cui Dio agisce nella nostra vita”. “Lo stile di Dio è discreto” l’indicazione per un sano discernimento: “a Dio piace andare nascosto, con discrezione. Non si impone, è come l’aria che respiriamo, non la vediamo ma ci fa vivere, e ce ne accorgiamo solo quando ci viene a mancare”. Il discernimento, in altre parole, “ha un approccio narrativo”, ha spiegato Francesco: “non si sofferma sull’azione puntuale, la inserisce in un contesto: da dove viene questo pensiero? Dove mi porta questo che sto pensando adesso? Quando ho avuto modo di incontrarlo in precedenza? E’ una cosa nuova o altre volte l’ho trovato? Perché è più insistente di altri? Cosa mi vuol dire la vita von questo?”. “Il racconto delle vicende della nostra vita consente anche di cogliere sfumature e dettagli importanti, che possono rivelarsi aiuti preziosi fino a quel momento rimasti nascosti”, ha assicurato il Papa: “Una lettura, un servizio, un incontro, a prima vista ritenuti cose di poca importanza, nel tempo successivo trasmettono una pace interiore, trasmettono la gioia di vivere e suggeriscono ulteriori iniziative di bene. Fermarsi e riconoscere questo è indispensabile, è importante per il discernimento, è un lavoro di raccolta di quelle perle preziose e nascoste che il Signore ha disseminato nel nostro terreno”. “Il bene è nascosto, sempre, perché ha pudore, si nasconde”, la descrizione di Francesco: “è silenzioso, richiede uno scavo lento e continuo”. “Chiediamoci alla fine della giornata cosa è successo oggi nel mio cuore”.