È davvero con tanta serenità che stiamo dando il saluto cristiano a don Veraldo, perché facciamo fatica a non pensarlo vicino al Signore, che lo ha chiamato all’eternità all’inizio di domenica scorsa, per la domenica senza tramonto.
Domenica era la vigilia della festa della natività di Maria. Questo ci fa notare quali siano stati i due grandi amori di don Veraldo: il Signore, la domenica con la famiglia parrocchiale riunita nell’Eucaristia, e la Vergine santa.
Noi ci troviamo con l’Eucaristia a offrire la sua vita e la sua morte insieme a quella di Gesù. Il prete è il ministro dell’Eucaristia alla quale è stato deputato con un sacramento, per poterla donare al popolo santo di Dio.
Oggi nell’Eucaristia don Veraldo è anche offerta; è presentato al Signore dal ministero dei suoi confratelli e del vescovo. È una Messa nella quale offriamo con il nostro cuore, con il nostro pensiero la vita di questo nostro sacerdote; e quanti lo hanno conosciuto certamente hanno qualche cosa da presentare anch’essi al Signore, ricordando una parola buona, un aiuto, un gesto di amicizia, qualche cosa che egli come prete ha fatto per tanta gente.
L’Eucaristia è il momento più vero del servizio del presbitero, che agisce ‘nella persona stessa di Cristo’: questo è un mistero grande. Ma il sacerdote rappresenta Cristo anche in tutte le attività che compie per il bene del suo popolo, come ha fatto don Veraldo, come è stato ricordato, per 12 anni a Zattaglia e per quasi 30 anni qui a S. Maria Maddalena. E dappertutto dove è stato ha lasciato un ricordo indelebile.
Abbiamo sentito nel Vangelo una preghiera di Gesù: ‘Padre voglio che quelli che mi hai dato siano con me dove sono io‘. Con questa Messa vogliamo dare forza a questa preghiera; vogliamo ricordare a Gesù che tra quelli che il Padre gli ha dato c’è anche don Veraldo; e questa preghiera: ‘voglio che sia dove sono io‘, Gli chiediamo che diventi vera. Certo il Signore sa bene portare a compimento le cose senza che noi glielo diciamo, ma vogliamo che sappia che anche noi desideriamo questo, e preghiamo perchè questo nostro sacerdote sia quanto prima accanto a Lui, perché Lo possa contemplare nella sua gloria.
‘Questi sanno che tu mi hai mandato’ ha detto ancora il Signore Gesù; e sanno anche che il Padre ha mandato me e io mando voi. Il sacerdote sa di essere inserito in questa missione che nasce dal Padre che vuole salvare il mondo attraverso Cristo suo figlio e quanti lo vorranno servire nella missione di salvezza.
Di questo certamente era consapevole don Veraldo nella sua missione di sacerdote, di formatore di mature vocazioni laicali, attraverso l’Azione cattolica e attraverso tutte le opportunità che ha avuto di crescere e di formare giovani, famiglie, adulti.
L’Eucaristia per noi è anche un segno di gratitudine per dire grazie al Signore che ce lo ha donato, per dire grazie a lui per quello che ha fatto; noi lo presentiamo portandolo nel cuore in questa occasione in cui salutiamo don Veraldo, che ritorna alla terra della sua origine. ‘Noi siamo polvere e polvere ritorneremo’. Ritornare alla terra di origine esprime anche il desiderio di ritornare al Signore che ci ha dato la vita.
Abbiamo sentito che la malattia lo fece ritirare dalla parrocchia nel 1991, perché la parrocchia non avesse a patire a causa della sua inabilità. Anche questo è certamente un gesto grande che un sacerdote riesce a fare, potete immaginare con quale sacrificio. La malattia progredendo gli rese impossibile anche quel po’ di ministero che aveva continuato a fare.
‘Chi ci separerà dall’amore di Dio? La malattia, la morte? In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Nulla potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù nostro Signore’. Questo abbiamo sentito ricordarci da S. Paolo. Lo possiamo dire in pienezza di verità anche per don Veraldo.
La malattia e la sofferenza non l’hanno separato dall’amore di Dio, che si è manifestato concretamente anche nell’accoglienza ricevuta all’Istituto S. Teresa, dalla cura premurosa delle Suore e della signora Anna, segno che Dio non lo aveva abbandonato.
Nella sofferenza ha continuato a pregare e a cantare, quando poteva e quando qualcuno lo aiutava a cantare le canzoni alla Madonna. Sono convinto che si rendesse conto e percepisse, se non altro, che pregava, che faceva qualche cosa che era stato bello quando aveva potuto farlo con la sua voce e con la sua gente, quando cantava insieme a lui gli inni alla Madonna.
Voglio concludere questa riflessione che don Veraldo ci ha portato compiere in questa occasione, ancora ascoltando alcune delle sue parole che ha voluto scrivere pensando al giorno della sua morte. ‘Non è una poesia, dice lui presentando questi suoi scritti; ma l’ho scritto solo per la gioia di partecipare ad altri i miei sentimenti: la gioia, le amarezze, le speranze, le attese, la fede, l’amore a Dio e al prossimo; il resto ha poca importanza’. Con questo spirito anche noi ascoltiamo questa breve poesia, che ha scritto il 15 febbraio del 2000.
Ecco il giorno della morte.
Sono pronto alla mia sorte.
Sarà un giorno come tanti’
Io saluto tutti quanti’
Qui finisce la mia strada.
Ed è ben che me ne vada!
Il Signor bussa alla porta:
è per me l’ultima volta!
Poi mi stringe al Suo Cuor.
È il segno del Suo Amor!
Lascio il corpo alla sua sorte;
tutte aperte son le porte
per entrare in Paradiso
veder Dio ‘Viso a viso’.
M’inginocchio al mio Dio
perché figlio sono anch’io!
Lo adoro, Lo ringrazio:
del suo Amor mi rende sazio.
Ho bisogno di perdono:
peccator anch’io sono.
Star con te, o buon Signore
È gran festa: è l’Amore!
Tutti i Santi incontrerò;
la Madonna bacerò!
E sarà felicità
che in eterno durerà!
Griderò: Viva la vita’
e sarà gioia infinita’
Amen.