Hanno raggiunto il Duomo a piedi con le monache vallombrosane di via Bondiolo, assieme a un gruppo di figuranti del Rione Giallo, recando una reliquia di Sant’Umiltà poi collocata nella cappella dedicata alla santa faentina. Questo è accaduto sabato scorso, nel pomeriggio. Poi hanno predisposto un omaggio per tutti i sacerdoti concelebranti, da ritirare a fine celebrazione: una bottiglia di vino e una confezione di ostie. Quindi, per suor Alfonsa e suor Giacinta, è arrivato il momento di concentrarsi sull’ingresso in processione, accompagnate dalle monache presso cui hanno svolto la loro preparazione e precedendo proprio vescovo, sacerdoti e diaconi fino all’altare. Avviando così il rito di professione solenne nel corso del quale hanno espresso alla badessa, suor Gianpaola, e al vescovo Mario, la loro ferma volontà di dedicarsi al Signore Gesù.
Due giovani indiane provenienti da un piccolo stato di quell’immenso sub continente dove il cristianesimo è presenza minoritaria, ma dove loro sono pronte a tornare per annunciare Gesù alla loro gente. Hanno confermato la loro scelta pubblicamente in italiano. Hanno ricevuto una nuova veste e un nuovo velo. Al termine della professione un applauso ha sottolineato la loro scelta e loro, mostrando a braccia alzate l’atto appena sottoscritto, hanno entrambe cantato a voce scoperta la loro gioia e la loro gratitudine.
Come erano venute in Duomo, così a sera hanno fatto ritorno al monastero, accompagnate dalle note dei musici del Rione e mostrando a tutti i faentini la loro grande gioia. Condizione maturata sulla scia della testimonianza di sant’Umiltà, «una donna che fu sempre attratta dall’ideale di un’unione radicale con il Signore», ha detto mons. Toso. Presenza viva e concreta ancora oggi. Nella parte conclusiva della sua omelia, il vescovo Mario ha anche detto «Care sorelle Alfonsa e Giacinta della comunità monastica benedettina vallombrosana di santa Umiltà di Faenza, la Chiesa oggi vi invia, perché facciate anche voi come ha fatto Cristo, il vero samaritano. Siate gioiose e felici di essere di Cristo, il servo dei servi, il cui amore crocifisso è per il trionfo della vita nel mondo. Siate testimoni luminose dell’amore di Cristo».