OMELIA per la CANDIDATURA al diaconato e presbiterato di CLAUDIO PLATANI

Faenza - S.Agostino, 21 ottobre 2012
21-10-2012


La preghiera di benedizione con cui la Chiesa accoglie la disponibilità del candidato al ministero del diaconato e del presbiterato, mette nella giusta direzione il cammino di preparazione che ormai da vari anni anche Claudio ha iniziato. ‘Dio porti a compimento l’opera che ha iniziato in te’: non è solo un auspicio, ma è una affermazione di fede nell’intervento di Dio che chiama, illumina e forma colui che è pronto a servirlo nella Chiesa.


Il ministero ordinato, prima del diacono poi del presbitero, trova la sua dignità non nell’onore o nel prestigio, ma nel servizio del popolo di Dio per la vita cristiana della comunità e dei singoli. Non dobbiamo meravigliarci che oggi occorrano diversi anni di formazione nella comunità del Seminario teologico, se gli apostoli stessi, alla scuola di Gesù, hanno faticato a capire. Senza dimenticare che oggi le cose si sono fatte più complesse per le facili condizioni di diffusione degli errori e degli scandali e per le tante dottrine avverse.


Riascoltare oggi la catechesi fatta da Gesù a questo riguardo, è per noi di grande aiuto. I due figli di Zebedeo hanno avuto il coraggio di chiedere un privilegio, tra l’altro avendo frainteso il significato del regno che Gesù stava annunciando, ritenendo che si trattasse di un potere di questo mondo. Ma anche gli altri non erano da meno, vista l’invidia che subito era sorta tra loro.


Gesù, che in precedenza aveva già precisato che la sua opera passava attraverso la croce e la morte di un Messia sconfitto, ritorna a proporre la necessità di seguirlo nella sua passione, con l’immagine del calice e del battesimo che egli sta per ricevere.


Questa situazione dobbiamo ricordare che è per tutti i discepoli di Cristo che lo vogliono seguire nella via della salvezza: ‘Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua’ (Mc 8,34). Gesù ricordando agli apostoli anzitutto questo percorso mette in evidenza che per tutti, anche per coloro che saranno i suoi apostoli, è necessario essere prima discepoli disposti a seguirlo nella via della croce. Si potrebbe dire che è questa la condizione più alta, che fa risaltare la stessa dignità di figli di Dio per tutti i seguaci di Cristo, dignità che è data nel battesimo e si esprime nel poter partecipare all’Eucaristia.


Perché questo pensiero sia chiaro, Gesù precisa che non sa nemmeno lui che cosa verrà chiesto ai suoi apostoli come ministero specifico, tanto è poco importante il ruolo che li aspetta: fare una cosa o un’altra è per coloro per i quali è stato preparato, secondo le necessità della comunità. ‘Non sta a me concederlo’, perché a me, potremmo aggiungere, sta insegnarvi ad imitarmi fino in fondo.


Nell’imitazione di Gesù oltre a seguirlo fin sulla croce, c’è da imparare il servizio: ‘Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti’.


Deve essere chiaro che il servizio nel vangelo non è una categoria sociologica, ma teologale; in altre parole non è più coerente col servizio colui che esegue ciò che gli viene detto di fare, invece di colui che ha un ruolo di responsabilità per cui deve scegliere, decidere e farsi obbedire; svolge un servizio che imita il Signore Gesù colui che dà la propria vita per liberare molti dalla schiavitù del peccato.


Infatti Gesù ha servito dando la propria vita, finalizzata a liberare l’uomo dal peccato e da ogni male. Analogamente chi lo imita nel servire, deve spendere la propria esistenza, giorno per giorno, cercando di raggiungere lo stesso scopo di Cristo: riscattare molti dal peccato e renderli liberi per l’eternità. Servire come Cristo infatti non è tanto un modo di fare, quanto piuttosto una finalità da raggiungere insieme a Lui.


Ci ha detto San Giovanni nella sua prima lettera: ‘In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati’ (1Gv 4,10). Quindi Gesù servendo al Padre con il suo sacrificio in croce ha manifestato l’amore di Dio per noi. Come ha detto la lettera agli Ebrei, è un sommo sacerdote che ci conosce per aver preso parte alle nostre debolezze e sofferenze. Egli sa dunque apprezzare quello che con fatica anche noi possiamo fare per lui, per completare nella nostra carne quello che manca ai patimenti Suoi a favore della Chiesa.


‘Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia”, anche perché possiamo aggiungere con S. Paolo: ‘So in chi ho posto la mia fede e sono convinto che egli è capace di custodire fino a quel giorno ciò che mi è stato affidato’ (2Tim 1,12).


Carissimo Claudio la tua Chiesa continuerà a pregare anche per te, perché tu possa riconoscere sempre meglio la strada che il Signore ti ha fatto intravedere e possa crescere in essa come fedele discepolo del Signore Gesù. Noi tutti ringraziamo il Signore per la speranza che la tua disponibilità ha acceso nelle nostre comunità, che chiedono il dono del ministero diaconale e presbiterale e attraverso di essi la grazia dell’Eucaristia e del Vangelo nella nostra terra.


Ma prima ancora del tuo ministero, chiediamo che tu possa imitare il Signore Gesù nel donargli la tua vita per liberare il mondo dal peccato, mediante l’annuncio dell’amore di Dio e della sua salvezza.


 Chiediamo per te la fiducia nell’aiuto di Dio per portare a compimento la tua preparazione, sulla quale invochiamo la protezione della Beata Vergine Maria e dei Santi patroni della nostra Chiesa e della tua parrocchia.


Chiediamo infine la benedizione del Signore per i tuoi cari e per quanti ti vogliono bene, per coloro che ti accompagnano nel tuo cammino verso il diaconato e il presbiterato e per quanti potranno in futuro godere del tuo ministero.