La solennità dell’Immacolata Concezione è una delle due feste mariane, insieme all’Assunta, che ha conservato provvidenzialmente la sua importanza anche esterna. Possiamo così celebrare con una vera festa l’inizio della vita e la glorificazione finale della Vergine Maria.
Maria concepita senza peccato originale è la realtà del mistero che oggi la liturgia celebra; può essere che mettendo noi facilmente l’accento sul privilegio avuto da Maria di essere Immacolata, sorvoliamo sul fatto dell’inizio della sua esistenza terrena, che invece viene curiosamente privilegiato nella tradizione di questa chiesa dove è conosciuta come la festa della ‘Concezione’.
L’origine di ogni vita umana è un prodigio sul quale dobbiamo riflettere, in un tempo in cui è facile purtroppo trascurare quel momento, considerando ‘il prodotto del concepimento’, come si dice in ossequio alla visione tecnologica della realtà, un oggetto sul quale poter intervenire.
Dobbiamo sapere che in ogni creatura umana, dal momento in cui è concepita, inizia una vita che non avrà mai fine. Anche coloro che non riescono a venire alla luce vivono sempre, amati da Dio in modo personale, perché se esistono è perché Lui li ha voluti. Abbiamo sentito nella seconda lettura che il Padre ci ha scelti in Cristo prima della creazione del mondo; cioè, nel suo progetto di amore, prima c’è Cristo suo Figlio che dà senso a tutto, poi c’è ognuno di noi e tutti coloro che sono stati e saranno concepiti fino alla fine del mondo; e il mondo è stato creato in funzione della presenza degli uomini e fra di essi di Gesù nostro salvatore.
Se Dio ci ha scelti in Cristo fin dal nostro concepimento, poi non ci abbandona più, anche se l’uomo o la donna pensano di poter distruggere l’opera di Dio: una volta concepita, la vita umana vive per l’eternità.
Celebrando oggi l’inizio della vita di Maria, accolta dall’affetto dei suoi genitori, noi abbiamo davanti un mistero grande, reso poi singolare dallo speciale intervento di Dio nel preservare Maria dal peccato che contamina da sempre ogni persona umana.
Nel prefazio della Messa della Natività di Maria nel rito ambrosiano, Ella viene chiamata ‘aurora della nostra salvezza’. Con lei si comincia a intravedere la luce che avanza, Cristo Signore; ma già
Pensate: nessuno sapeva di questa novità straordinaria, forse nemmeno la stessa Vergine, che al saluto dell’angelo rimase turbata; eppure Dio stava già operando per il bene dell’umanità cominciando da ciò che era più necessario: preparare
L’aurora della nostra salvezza è una creatura piccola, debole e umile, che solo Dio conosce nella sua vera realtà: è senza peccato, quindi ama Dio e il prossimo; è unita a Dio nella preghiera; sa di spendere la sua vita per gli altri; è aperta alla volontà di Dio. Dirà davanti alla cugina Elisabetta: Dio ha guardato all’umiltà della sua serva. La salvezza di Dio ha già operato in Lei, preservata da ogni macchia di peccato in previsione della morte di Cristo, e prima ancora di essere
Sarebbe bello se ognuno di noi, a imitazione di Maria in questo primo stadio della sua vita, cercasse di essere aurora di salvezza nella situazione umana nella quale è chiamato a vivere. Senza avere la pretesa di essere un salvatore: c’è già chi ha salvato il mondo, anche se la salvezza non è stata accolta ancora da tutti; non avere la pretesa di essere la luce: venne nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo; senza la pretesa di cambiare il mondo, perché Dio ci chiede di cambiare il nostro cuore.
Essere l’aurora che annuncia il giorno vicino, lasciando al sole che sorge di rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte.
L’aurora non si impone con la luce che ferisce gli occhi, ma viene guardata con il desiderio della sentinella che attende la fine della notte.
Nel nostro mondo dove possiamo guardare per cercare l’aurora della nostra salvezza? Ci sono problemi materiali seri che dovranno essere affrontati con coraggio e nella solidarietà universale. Ma vi sono anche valori morali che comunque non possono essere trascurati, perché proprio l’averli dimenticati è all’origine dei nostri guai.
Allora mi viene da dire che possiamo vedere l’aurora in ogni bimbo che nasce, in ogni famiglia che vive unita nell’amore, che accoglie i figli e custodisce gli anziani, nella persona con qualche disabilità cresciuta tra i suoi cari e con l’aiuto di persone e gruppi, nei giovani che si preparano alla vita con impegno e sanno stare accanto a chi è povero di affetto, negli uomini e nelle donne che sanno educare la personalità dei piccoli, in coloro che si impegnano per la promozione del bene comune, nell’accoglienza di chi viene da lontano.
E possiamo vedere l’aurora nell’opera di Cristo, nel suo vangelo, nei santi dei nostri giorni, nella realtà della Chiesa e della sua presenza nel mondo. Se avessimo sempre ascoltato e vissuto il messaggio cristiano, dall’amore del prossimo (quando gli altri pagavano il nostro benessere) al non riporre troppa fiducia nel danaro, origine di tutti i mali, forse non ci troveremmo a questo punto.
La scusa che tutto va male, che tanto non ci si può fare niente, che fanno tutti così non diventi un alibi per evitare di fare la nostra parte. Se non si può cambiare tutto e subito (e forse dovremo diffidare da chi ce lo promette troppo facilmente) possiamo però fare molto, cominciando ognuno secondo l’opportunità, umilmente e con coraggio, ed essere motivo di speranza.
Abbiamo sentito nel Vangelo che a Maria, aurora della nostra salvezza, a un certo punto è stato chiesto di diventare
Guardando e pregando