OMELIA per la MESSA CRISMALE 2013

Basilica Cattedrale di Faenza, 28 marzo 2013
28-03-2013


La santa convocazione del presbiterio per la Messa crismale del giovedì santo, oltre alla consueta finalità della consacrazione degli Olii, assume quest’anno una particolare nota dagli eventi ecclesiali vissuti recentemente.


Ogni anno ci troviamo insieme in questo giorno per ravvivare la grazia dell’Ordinazione presbiterale, rinnovare le promesse per il ministero al quale il Signore ci ha chiamati e testimoniare la comunione nella nostra Chiesa particolare, nella quale vogliamo vivere nella fede di Cristo.


Quest’anno abbiamo incontrato momenti che ci hanno fatto rivivere il nostro legame nella Chiesa universale, a cominciare dalla ‘Visita ad limina’ compiuta alle tombe degli Apostoli e con l’incontro con Papa Benedetto. In quell’occasione il Vescovo ha presentato una sintesi dell’attività pastorale della diocesi nei suoi aspetti principali, portata alla valutazione degli organismi centrali della Chiesa. Il Papa ci ha ringraziato perché portiamo con lui la fatica del Vangelo e ci ha confermato nella fede. Questa visita, che ogni vescovo è tenuto a compiere ogni cinque anni, è avvenuta pochi giorni prima dell’annuncio della rinuncia di Papa Benedetto, che ci ha accompagnato per otto anni con il suo magistero illuminato .


Il Vescovo ha concluso pochi giorni fa la Visita pastorale alla Diocesi, cominciata nel 2008. Dopo Pasqua verrà inviata una lettera di valutazione sintetica, con una riflessione sulle prospettive che ci attendono. Mi auguro che sia di aiuto e di incoraggiamento.


Anche la Visita pastorale è stata una occasione per rafforzare il vincolo di comunione tra il Vescovo e i presbiteri, tra i presbiteri e i fedeli, dilatando così la comunione con il Vescovo di Roma. Queste profonde realtà ci hanno fatto vivere con particolare partecipazione i recenti avvenimenti dell’elezione di Papa Francesco. Non si è trattato di fatti eclatanti per la loro rarità, ma di eventi che interessavano tutti noi e che abbiamo seguito nella fede con l’apporto della nostra preghiera. Accogliamo come una vera grazia l’inizio di questo pontificato, che ci aiuta a superare gli atteggiamenti ostili verso la Chiesa subiti in questi ultimi tempi.


Ci piace vivere oggi questa Celebrazione eucaristica, portando sull’altare della chiesa cattedrale la nostra gratitudine per il pontificato di Papa Benedetto XVI e la nostra gioia per il dono di Papa Francesco; porteremo poi questa sera, sugli altari delle nostre parrocchie nella Messa in Coena Domini, il segno forte della comunione frutto dell’Eucaristia e della nostra unità nella Chiesa particolare e universale.


Vogliamo cominciare a capire che l’invito alla misericordia, alla carità, alla bontà e alla condivisione rivoltoci dal Papa ha una radice sacramentale nell’Eucaristia e nella Chiesa Corpo mistico di Cristo, e vogliamo, noi sacerdoti, vivere con questo spirito il nostro servizio.


Se ci pensiamo bene la nostra gente percepisce la misericordia della Chiesa e quindi di Dio nell’incontro con il loro prete e con i gesti della sua bontà. È bello che veda nei gesti del Papa l’immagine del Dio buono e misericordioso, ma è ancora più bello che nel rapporto con i ministri del Vangelo lo veda vissuto e quindi predicato.


Nella riflessione sul nostro ministero presbiterale voglio inserire il ricordo dei giubilei sacerdotali che ogni anno accogliamo in questa nostra Eucaristia con particolare affetto. Prima di ricordarli tutti, voglio metterne in evidenza alcuni, cominciando dai 75 anni di ministero di don Giuseppe Minghetti. È un traguardo davvero ragguardevole, che ci dà la misura della fedeltà del presbitero, che ha speso tutta la vita per la sua gente, lasciando il ricordo di una presenza fedele e della preghiera generosa.


Voglio ricordare la Messa d’oro di Mons. Germano Pederzoli, che da qualche anno la sta offrendo nella malattia e nell’inabilità; i suoi giorni possono essere inattivi, ma non sono meno fruttuosi , se è vero che è la Croce lo strumento della nostra salvezza.


Infine voglio sottolineare i 25 anni di ministero di Mons. Pietro Scalini, la maggior parte dei quali passati a S. Pietroburgo, in una missione delicata e preziosa per la Chiesa cattolica di quella terra; lo ricordiamo come un testimone della sensibilità missionaria del nostro presbiterio.


Oggi ricordiamo e preghiamo anche per gli altri anniversari: i sessant’anni di Messa di Mons. Giuseppe Bassetti e del Can. Angelo Bosi; i cinquant’anni di don Antonio Bandini, di Mons. Giuseppe Mingazzini e del sottoscritto; il venticinquesimo di don Ruggero Benericetti e don Ugo Facchini. Le ricorrenze giubilari sono una buona occasione per ringraziare il Signore e per chiedere nuove vocazioni.


Alcuni nostri confratelli sono assenti a causa di malattia: vogliamo invece che siano quanto mai presenti nel nostro ricordo e nella nostra preghiera, uniti a noi nell’offerta del sacrificio eucaristico. Dobbiamo pure pregare per Mons. Silvano Montevecchi, che tutti conosciamo e amiamo, gravemente ammalato.


Vogliamo avere nel nostro cuore i missionari che sono nati nella nostra Diocesi, per i quali anche raccoglieremo l’offerta durante la Messa.


Nella luce della Pasqua che stiamo per celebrare facciamo memoria dei nostri confratelli che ci hanno lasciato nell’ultimo anno. I loro nomi sono riportati nell’immaginetta che viene distribuita perché il loro ricordo resti nelle nostre preghiere anche in futuro.


Prima di concludere voglio salutare i ministranti che sono presenti a questa celebrazione, anche per segnalare la loro importanza per il servizio liturgici. Mi auguro che questo sia sempre più compreso non solo per la dignità della liturgia ma anche come occasione per una riflessione vocazionale, una volta tanto non a parole ma mediante dei gesti precisi.


Cari ministranti abbiate a cuore il servizio liturgico come un modo privilegiato per avvicinarvi al Signore, curate la vostra formazione e siate fedeli al vostro impegno.


Carissimi presbiteri viviamo questi giorni santi nella gioia pasquale, riaccesa anche dal carisma del Papa Francesco; siamo lieti nel Signore, vincitore del peccato e della morte, che non abbandona la sua Chiesa, ma la conduce lungo la storia verso il Regno dei cieli.