Ravenna, 3 aprile 2022.
Cari fratelli e sorelle, cari ragazzi che vi preparate alla prima confessione, al termine delle quarant’ore in cui abbiamo fatto compagnia a Gesù, presente in mezzo a noi nel Santissimo sacramento, nella domenica che precede quella delle palme, Gesù ci fa riflettere proprio sulla conversione, sul perdono, sulla sua misericordia.
Assieme ai vostri genitori avete l’opportunità di pensare su un momento importante della vostra vita cristiana: il sacramento della Riconciliazione. Un sacramento che don Bosco valorizzava molto con i suoi giovani per aiutarli a crescere come buoni cristiani ed onesti cittadini. In questa santa Messa domenicale, a cui partecipate assieme ai vostri genitori, Gesù ci viene presentato dal Vangelo di Giovanni come catechista e come confessore. Era seduto nel tempio e tutto il popolo andava da lui mentre insegnava, quand’ecco che degli scribi e dei farisei gli condussero una donna sorpresa a commettere un peccato grave, ossia mentre tradiva suo marito con un altro uomo. Per un tale peccato la legge, di Mosè prevedeva che fosse uccisa con la lapidazione, ossia mediante il lancio di pietre. Gli scribi e i farisei pongono questa domanda a Gesù: cosa dobbiamo fare con questa donna? Tu ci parli di bontà ma Mosè ci dice di ucciderla. Gli facevano la domanda per metterlo alla prova, per avere il motivo di accusarlo. Infatti se Gesù diceva di lapidarla essi avevano il motivo per dire alla gente che egli non era un Maestro buono come loro pensavano. Se, invece, Gesù avesse detto di perdonarla sarebbe stato accusato di non osservare la legge. Cosa fa Gesù di fronte al tranello? Spiazza i suoi interlocutori. Visto che insistevano nell’avere una risposta, si alza, si mette a scrivere per terra col dito e dice a loro: «Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, incominciando dagli anziani. Gesù si alzò e si rivolse alla donna. È questo un momento importante per capire come Gesù confessore agisce. Come si comporta Gesù di fronte al peccatore? È importante saperlo per noi peccatori che desideriamo andarci a confessare. Dobbiamo avere paura del sacerdote-confessore, che «impersona» Gesù? Gesù, che si era alzato e si era avvicinato alla donna piena di vergogna, le dice: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? Ella, riconoscendo il suo peccato, senza negarlo, rispose: «Nessuno Signore». Gesù le dice: «Neanch’io ti condanno. Và e d’ora in poi non peccare più». Nelle parole di Gesù si capisce qual è il suo atteggiamento nei confronti di chi pecca. Non rimprovera aspramente, non condanna, non sentenzia, non umilia, non scoraggia. Nemmeno dice, però, che l’adulterio, che il peccato non è peccato. Gesù condanna il peccato ma non la persona. Gesù come confessore perdona e incoraggia a non peccare più. Desidera il nostro bene. Dice di andare in pace. Ossia perdona con misericordia. Dando una carezza al nostro cuore. Si pone dalla nostra parte, dalla parte del peccatore, della peccatrice. Gesù difende la donna peccatrice dai suoi accusatori.
Cari ragazzi, quando andremo a confessarci non dovremo avere timore del confessore. Egli sta al posto di Gesù. Pertanto, incontreremo in lui una persona che ci vuole bene, che ci offre il perdono di Gesù. Il confessore non è un nostro nemico. Desidera che noi viviamo sereni, in amicizia con il Signore. Ecco ciò che non dobbiamo dimenticare: lo scopo della confessione è farci ritornare ad essere amici di Gesù, a non essere separati da Lui, a non essere indifferenti nei suoi confronti. Egli ci attende perché ridiventiamo suoi amici. Egli attende ansiosamente che ritorniamo da Lui, come quel padre – ricordate la parabola del Padre misericordioso di domenica scorsa?- che aspetta sempre il ritorno del figlio che se ne è andato di casa. Per questo ogni giorno guarda verso l’orizzonte per vedere se noi ritorniamo a casa. E appena lo vede, ne ha compassione, gli corre incontro e gli si getta al collo e lo bacia (cf Lc 15, 1-3. 11- 32). Una volta ritornato fa festa. Dio è come quell’agricoltore che dice al padrone che va nella sua vigna a cercare i fichi e, non trovandoli, vorrebbe tagliare la pianta, di avere pazienza ancora per un anno. Dio con la sua misericordia è come l’agricoltore che zappa attorno al fico e mette il concime perché fruttifichi. Ecco cosa fa Dio nei nostri confronti: ci perdona, ci ridà vita e ci coltiva, perché portiamo frutti di bene.
Cosa direbbe Don Bosco a voi che state preparandovi alla prima confessione? Prima di tutto di confessarsi dal proprio sacerdote. E, poi? Ai suoi giovani per il mese di maggio 1866 dava questo consiglio: «Fare l’esame diligente di coscienza e prepararsi a fare una confessione come se fosse l’ultima della vita». Per il 29 maggio suggeriva: «Ciascuno si faccia dire da chi è maggiormente conosciuto, di qual difetto deve specialmente correggersi per dare buon esempio». In una buona notte tenuta il 28 ottobre 1875 Don Bosco disse: «Prima di ogni altra cosa bisogna accuratamente esaminare la vostra coscienza e cominciare a togliere da essa, se per caso vi fosse, qualche cosa di grave; perché se voi vi preoccupaste di tappezzare bene le pareti di una camera, anche arredata con ogni lusso, mentre nel bel mezzo vi fosse una pattumiera o della sporcizia, voi fareste ridere, e vi direbbero: “Comincia a togliere quella sporcizia e poi arrederai la camera”. Lo stesso vale per la vostra anima: se alcuno avesse un peccato grave sulla coscienza ma volesse limitarsi a togliere solo i piccoli difettucci, costui non farebbe bene; per agire in modo intelligente bisogna togliere il peccato e poi si penserà ad abbellirla sempre meglio nei dettagli».
Cari ragazzi, la vostra prima confessione sia soprattutto incontro con Gesù, colui che rimette i peccati e riempie il nostro cuore con il suo amore.
+ Mario Toso