Faenza, Chiesa di san Francesco, 8 dicembre 2021.
Carissimi fratelli e sorelle, oggi ammiriamo, onoriamo ed amiamo Maria Immacolata. Tutti sappiamo che la devozione all’Immacolata nella diocesi di Faenza trova radici nel secolo quindicesimo. Una tale devozione era viva ancor prima della definizione del dogma, avvenuta nel 1854. Che senso ha per il popolo cristiano la solennità dell’Immacolata? Per rispondere a simile domanda dobbiamo rifarci alla presenza di Maria santissima nella storia della salvezza dell’umanità. La Parola di Dio, tratta dal libro della Genesi (Gen 3, 9-15.20), ci parla del peccato che si è introdotto nella storia dell’umanità. Avvenne agli inizi, con Adamo ed Eva. Si tratta di un inganno macchinato dal nemico di Dio, Satana, raffigurato dal serpente che parla alla donna ed induce a disobbedire al comando del Creatore. Ecco il punto da cui partire per la nostra riflessione sull’Immacolata. L’umanità, nell’unità di uomo e di donna, creata da Dio per vivere in piena armonia con Lui, gli volta le spalle. Distaccandosi da Dio, perde la propria identità. Non sa più chi è, per chi è. Viene meno la direzione del cammino.
Ciò che deve farci particolarmente riflettere è che l’umanità ai suoi primordi anziché ascoltare Dio preferisce schierarsi col nemico di Dio, satana, che cerca di far fallire il piano d’amore del Padre. L’inganno del serpente scrive nella storia un principio di infelicità e di sospetto nei confronti di Dio. Induce l’uomo e la donna a pensare a Dio non come a un Padre, bensì a farsene una caricatura. Ossia a pensare che Dio sia meschino, un loro concorrente, un essere che voglia umiliare l’umanità, sottraendo ad essa la via della libertà e della felicità. Fin dall’inizio appaiono, dunque, due modi diversi di costruire la storia umana: uno, disobbedendo a Dio, rifiutando il proprio Creatore, ribellandosi a Lui, iniziando un rapporto di inimicizia e di contrapposizione al Bene e di collaborazione con il nemico del Padre; l’altro è quello di vivere e di lavorare nel giardino in cui l’umanità è stata posta, mantenendosi in una relazione di figliolanza e di armonia con il Padre, gioendo quando sul far della sera Egli viene a passeggiare con loro. Sappiamo che Gesù Cristo, venendo su questa terra, non seduce l’umanità con l’inganno. Lo contrasta. Sarà Colui che farà fiorire l’umanità secondo una libertà che è resa tale dalla verità e dalla grazia, non dalla menzogna. Il Nuovo Adamo lotta contro il peccato sino a morire, e apre a tutti la via in cui si vive una figliolanza obbediente, di custodia e di coltivazione del giardino, di costruzione di una società fraterna, giusta e pacifica.
Maria Immacolata dobbiamo vederla inserita qui, in un momento cruciale e drammatico della storia, ma anche in tutti i momenti in cui si è chiamati a manifestare il proprio assenso incondizionato al progetto di Dio sul mondo. Maria di Nazaret, giovane donna del popolo di Israele, facente parte del piccolo gruppo che era rimasto fedele alle promesse dei profeti che assicuravano la venuta del Messia, si schiera decisamente per Dio. Mette a disposizione se stessa per esserne Madre del Figlio. L’Immacolata è stata preparata da Dio per essere umanità docile, capace di rispondere con amore all’amore di Dio Padre, non senza la libertà di potersi anche rifiutare. La sua santità si manifesta proprio in questo, nella fedeltà assoluta all’amore di Dio. Con Maria inizia una nuova umanità, che accetta di legarsi a Dio con vincoli di amore. Il sì di Maria all’angelo che porta la proposta di Dio e smaschera la menzogna del serpente è il sì di un’umanità che sceglie Dio e che l’accoglie nella propria storia.
Fermiamoci brevemente a riflettere su questo. L’Immacolata, ossia umanità creata senza peccato, senza sussulti di ribellione aperta o subdola, si mette a disposizione di Dio per iniziare per tutti un percorso di comunione con Lui. Prende posizione rifiutando decisamente la prospettiva di un’umanità che si allontana da Dio e che si assoggetta al Male, a Satana che, anziché offrire libertà e giustizia nei rapporti, domina l’anima dell’uomo e della donna e li divide da Dio rinchiudendoli in una solitudine apparentemente rassicurante ma desolante. Guardiamo, allora, a Maria Immacolata, concepita senza peccato, come a Colei che accetta di essere Madre di Dio. Guardiamo a Maria Immacolata come a Colei che accoglie in sé il Figlio di Dio per donarlo al mondo, perché possa snodarsi nel tempo, di generazione in generazione, una storia nuova, un popolo di figli e di figlie, incamminato verso casa. Guardiamo a Maria Immacolata che ponendosi a disposizione dell’incarnazione del Verbo di Dio, diviene causa del nostro essere un «noi», grazie a Gesù Cristo accolto, celebrato e vissuto: un «noi» fatto di comunione, partecipazione e missione, ossia una Chiesa sinodale che si incarna nella storia per sollevarla dalla schiavitù del peccato, che distrugge l’immagine di Dio in noi. Maria Immacolata è umanità pienamente unita a Dio, è partecipazione alla vita di Dio, è missionaria che, oltre ad aver generato il missionario per eccellenza, lo accudisce, lo accompagna nella sua missione, solidarizza con Lui soprattutto quando è rifiutato, e si unisce alla sua passione atroce fino a portarsi sotto la sua croce per mostrare tutta la sua adesione e il suo affetto. È Maria, l’Immacolata con un cuore tutto per Dio e il Figlio, che sostiene ed incoraggia gli apostoli del Figlio stando con loro, in mezzo a loro, al momento della venuta dello Spirito d’amore che li manda intrepidi nel mondo per l’annuncio del Cristo risorto.
In questo periodo, in cui viviamo il cammino sinodale, guardiamo alla Madre di Dio, per essere con Lei costruttori di una storia nuova. È Maria che, per volere e per amore di Dio, è associata alla missione del Figlio, venuto su questa terra per smascherare l’inganno di Satana, per realizzare una nuova creazione. È Lei che è all’inizio del popolo che siamo noi, ossia Chiesa costitutivamente comunione, partecipazione, missione. È grazie a Lei che dal popolo di Dio che cammina nella storia, avendo come Via, Verità e Vita suo Figlio, germogliano sogni, sono suscitate profezie e visioni, vengono fatte fiorire speranze, sono fasciate ferite, sono intrecciate relazioni di fraternità, sono risuscitate molteplici albe di speranza, sono anticipati i tempi messianici. Grazie a Maria, siamo popolo colmo di gioia e ricco di speranza. Ringraziamo, amiamo, imitiamo l’Immacolata, la Madre della Chiesa.
+ Mario Toso