Le radici della vocazione: il cardinale Gualtiero Bassetti a Faenza
Un dialogo intenso e appassionato con un grande testimone della fede. La Diocesi di Faenza-Modigliana ha riabbracciato martedì 14 settembre il cardinale Gualtiero Bassetti, tornato per un incontro pubblico nella sua diocesi d’origine. Nell’aula magna del Seminario Pio XII di Faenza si è svolta infatti la presentazione del libro “Le radici di una vocazione”(ed. San Paolo, 2021) a cura del giornalista Quinto Cappelli. L’evento, a cura della Diocesi di Faenza-Modigliana, ha visto la presenza, oltre che dell’autore, anche dello stesso cardinale Bassetti, a cui è dedicato il libro. Il presidente della CEI ha poi dialogato in particolare con i giovani sui temi principali sviluppati dal volume, raccontando con grande senso di paternità, e in tutti i suoi aspetti, il proprio cammino vocazionale.
L’incontro è stato aperto dai saluti del vescovo della Diocesi di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso, e moderato dal vicario generale monsignor Michele Morandi.
Diversi gli argomenti di grande attualità toccati dal cardinale nel corso della serata – dal cammino sinodale che la Chiesa è chiamata a compiere nei prossimi anni alle sfide per realizzare un Mediterraneo frontiera di pace -, ma è stata soprattutto la testimonianza vocazionale del cardinale Bassetti a essere stata approfondita in tutti i suoi aspetti.
Lo spopolamento delle aree rurali e montane: un problema religioso
“Diffidate da chi vi dice di essersi ‘fatto da solo’ – ha esordito il cardinale -. Nessuno si fa da solo. Io sono cresciuto umanamente e spiritualmente, oltre che grazie alla mia famiglia e all’esempio dei miei genitori, in particolare grazie a due sacerdoti: don Pietro Poggiolini e don Giovanni Cavini”. Il primo battezzò Bassetti, il secondo fu un suo grande maestro e formatore. Il cardinale ha poi raccontato la sua giovinezza a Fantino e Popolano, sull’Appennino Tosco-Romagnolo, e ha sottolineato l’importanza, oggi ancor più fondamentale, dei “preti di periferia, come quelli che io ho avuto modo di conoscere nella mia formazione umana e spirituale. Sacerdoti concreti e attenti alla cultura e alla formazione delle nuove generazioni. Hanno avuto la saggezza di donare alla propria comunità, per esempio, libri e biblioteche, capaci di costruire futuro, a discapito di altre cose più frivole. Ringrazio il Signore per averli incontrati”. Da qui una riflessione sulla contemporaneità. “Il problema dello spopolamento delle aree rurali e montane in Italia è anche un problema religioso – ha spiegato il cardinale -. Dove vanno a finire infatti queste persone? Come viene garantita loro la formazione cristiana? E come viene tramandato il patrimonio che conservano questi luoghi? Ecco dunque il bisogno che abbiamo di questi preti di periferia, in grado di formare e tenere salde e unite queste comunità”.
Bassetti: “La libertà è la scelta di fare un passo avanti”
Particolarmente toccante, in tema vocazionale, è stata poi la risposta a una domanda su cosa significasse, per il cardinale, la parola ‘libertà’. “La libertà – ha risposto Bassetti – è fare un passo avanti. Per sperimentare fino in fondo la propria libertà bisogna infatti avere la capacità di scegliere. Quando avevo 22 anni fui posto di fronte alla scelta presbiterale. Il nostro vescovo ci disse: ‘Se siete disposti ad abbracciare la strada del presbiterato fate un passo avanti’. Trascorsi una notte insonne, e il giorno dopo feci quel passo in avanti. A 22 anni, per la prima volta presi una decisione che mi vincolava per tutto il resto della mia vita. Prima di fare questo passo non ero libero. Il giorno in cui feci quella scelta fu il giorno più felice della mia vita”.
E ai giovani seminaristi, Bassetti ricorda, seguendo le indicazioni di san Giovanni Paolo II, di essere sempre “radicati in Dio e capaci di una vita oblativa, chini verso gli altri fratelli”.