Ci vorrebbe una Pastorale sociale: l’impegno della Chiesa locale faentina per una nuova Pastorale sociale, del lavoro e dell’economia
Sala san Carlo, sabato 12 giugno 2021.
Premessa
Più che parlare sic et simpliciter di Pastorale sociale (=PS) nella nostra Diocesi, e non solo nella nostra Diocesi, preferisco esordire dicendo che ci vorrebbe una PS degna di tal nome. Infatti, più che poterci riferire a una realtà consistente, compatta, strutturata e dinamica, possiamo riferirci a frammenti di PS, ad una realtà ad intermittenza, coltivata in maniera amatoriale. Benché in questo territorio si trovino opere consistenti di forte tradizione sociale, rappresentata da banche cooperative, da casse di risparmio, dalla rete della cooperazione sociale, dall’economia civile, l’attuale PS pare idealmente e valorialmente poca cosa, inferiore rispetto a tanta ricchezza di buone pratiche. Ciò ci fa capire che in questa fase storica il piatto della bilancia pende maggiormente verso un vissuto sociale, che è ricco sì di esperienze, ma procede più che altro con forza di inerzia, con un movimento quasi automatico, rivolto di più verso interessi immediati, ma meno attento alle grandi motivazioni ispiratrici, ai valori alti.
Questa mi sembra sia, grosso modo, la situazione in cui ci troviamo. Ovvero una situazione caratterizzata da importanti istituzioni sociali, incastonate nel territorio, che si sono certamente avvalse dell’apporto pastorale della Chiesa, la quale oggi, specie presso le generazioni più giovani, sembra piuttosto debole e dimentica del suo glorioso passato, nonché delle sue potenzialità.
Di una PS più sviluppata, più cosciente e partecipata comunitariamente, nella duplice dimensione teorico-pratica, per cui si instaura un circolo ermeneutico virtuoso tra evangelizzazione del sociale, teologia sociale e pastorale sociale stessa, ci sarebbe oggi un gran bisogno. Specie a fronte dell’impegno a cui società civile, società politica e Chiesa (Chiese), in un periodo di pandemia verso la post-pandemia– collocati come siamo su un crinale… -, sono chiamati a dispiegare per la rinascita spirituale, culturale, sociale, economica e politica del nostro Paese, ma non solo.
Una nuova Pastorale sociale
Detto altrimenti, per poter rispondere ad una crisi complessa, come quella odierna – la crisi sanitaria da Covid-19 si è trasformata in un fenomeno multisettoriale e globale, aggravando crisi tra loro interrelate -, avremmo bisogno di una nuova PS: più organica e vitale, più poggiata sui grandi pilastri del Vangelo e della DSC. E, quindi, più in grado di offrire nuove prospettive di evangelizzazione del sociale, focalizzate sulle res novae, sul cambiamento epocale in cui siamo immersi e chiamati ad operare come credenti, per costruire una società più fraterna, più solidale, più giusta, ossia più commisurata all’altissima dignità delle persone. Non va dimenticato che, per varie ragioni che meriterebbero un discorso a sé, sussiste la tendenza a neutralizzare nell’ambito sociale le esigenze della fede, della religione, della verità e dell’etica, considerate irrilevanti, se non ingombranti, anche per la stessa situazione personale. Continua, allora, ad essere attuale il bisogno di coltivare, mediante una PS che cura la dimensione sociale della fede, l’unità di vita col Risorto, da cui solo può sgorgare un pensiero nuovo, una nuova cultura e una nuova progettualità. Detto in breve, rimane urgenza prioritaria impegnarsi a superare la frattura tra Vangelo e cultura.
Cos’è la Pastorale sociale?
A volte si parla della PS in maniera sbrigativa, approssimativa, perché si ha fretta e non si ha tempo di precisare i concetti commisurandoli meglio alla realtà, non ci si preoccupa di distinguere i vari livelli di esistenza, di sviluppo storico della stessa pastorale. Si è passati, ad esempio, dalla pastorale operaia alla PS. La PS si pone su più piani di esistenza, tutti peraltro connessi, non separati. Esiste come soggetti multipli, come disciplina, come metodo, come attività evangelizzatrice, organizzata mediante strutture; si esplica come attività formativa, animatrice.
Vale la pena di sottolineare che la PS è una disciplina teologico-pratica, abbastanza giovane. Certamente, il Concilio Vaticano II, specie con la costituzione pastorale Gaudium et spes, ha dato il quadro ecclesiologico fondamentale di riferimento ma anche l’avvio per parlare sempre più spesso di PS, inclusiva di vari ambiti dell’attività umana.
Nella Chiesa italiana si è intensificata la riflessione sulla PS in concomitanza all’attenzione sulla Pastorale in genere, intesa come Teologia pratica (cf Mario Maria Midali, Sergio Lanza), relativa all’evangelizzazione, all’educazione alla fede o catechesi. Proprio dall’approfondimento di alcune encicliche di Giovanni Paolo II, specie la Sollicitudo rei socialis e la Centesimus annus, è emerso il peculiare rapporto tra nuova evangelizzazione e Dottrina sociale della Chiesa. Dalla considerazione delle implicanze di un tale rapporto è nato il noto documento della CEI, Evangelizzare il sociale. Orientamenti e direttive per la pastorale sociale e del lavoro, EDB, Bologna 1992. Esso rappresenta una pietra miliare dello sviluppo della PS in Italia, nonché di Sinodi come quelli, ad esempio, della Diocesi di Roma (cf DIOCESI DI ROMA, Libro della Diocesi di Roma, 1993), di Faenza (Sinodo Pastorale Diocesano 1990-1995, Tipografia faentina 1996, vescovo Francesco Tarcisio Bertozzi), Sinodi incentrati sul tema della evangelizzazione del sociale.
Nel documento Evangelizzare il sociale ci sono sei capitoli, che sono ancora di attualità e che meriterebbero una lettura attenta: la nuova evangelizzazione del sociale; l’evangelizzazione e la dottrina sociale della chiesa; evangelizzare il lavoro, l’economia e la politica; il metodo della PS; gli evangelizzatori del sociale; l’organizzazione della pastorale sociale.
Va tenuto presente che quando si parla di PS, non ci si muove in un ambito di semplice azione e organizzazione di iniziative, ma ci si trova impegnati, soprattutto, nella riflessione sui contenuti e sulle modalità con cui la Chiesa deve esprimere il suo essere e compiere la sua missione evangelizzatrice e umanizzatrice nella forma più adeguata ed efficace dentro la storia e il territorio in cui vive.
Soprattutto va ricordato che la PS non è un semplice settore della pastorale della comunità cristiana, ma l’espressione viva e concreta di una comunità pienamente coinvolta, con tutte le sue componenti, dentro le situazioni, i problemi, la cultura, le povertà e le attese di un territorio e di una storia. Detto diversamente, la PS non è riservata a pochi, a coloro che sono interessati del sociale. Essa concerne tutti i credenti, tutti i soggetti ecclesiali, singoli o associati, perché in tutti esiste, in virtù dell’inserimento battesimale in Cristo, la vocazione sociale. Il che, al lato pratico, esige che ogni battezzato coltivi la dimensione sociale della fede.
La Pastorale sociale che abbiamo noi
Dobbiamo riconoscere che, nella nostra Chiesa particolare, se da un lato abbiamo un Settore per la Pastorale sociale, inserito nel più ampio Ufficio società e famiglia, dall’altro non abbiamo ancora né un corso stabile di PS né un corso di DSC, pilastro fondamentale della PS. Si tratta di obiettivi da perseguire per non continuare ad usufruire di momenti formativi saltuari, privi dell’apporto di una riflessione sistematica ed aggiornata, di suggestioni e input da parte di gruppi di pastorale sociale che compiono un monitoraggio costante della situazione diocesana. Peraltro, andrebbe potenziata la Commissione diocesana, chiamata a coordinare e promuovere la PS nella chiesa particolare, tramite il delegato vescovile che opera in piena comunione con il vescovo nell’attuazione del programma pastorale diocesano. Qui ci fermiamo a fare alcune considerazioni proprio su tale Commissione. La Commissione diocesana, come scrive Evangelizzare il sociale, dovrebbe agire in modo da:
– prevedere una specifica attenzione pastorale ai vari settori produttivi: rurale, industriale, terziario, attraverso persone a ciò incaricate ed eventualmente con la costituzione di sottocommissioni;
– favorire la dimensione vicariale della pastorale sociale, in modo che sia facilitato l’impegno in ambienti culturalmente omogenei, contribuendo all’azione delle parrocchie; tale dimensione riveste un’importanza crescente per un’adeguata evangelizzazione del sociale;
– promuovere gruppi collegati alla Commissione negli ambienti di lavoro e nell’ambito delle zone;
– incentivare e dare organicità alle iniziative per la formazione e l’aggiornamento dei sacerdoti e dei laici: Scuole di formazione all’impegno sociale e politico, Scuole sociali, iniziative specifiche per le persone impegnate in campo sociale e politico, tre sere, corsi di aggiornamento, esperienze spirituali;
– dare vita ad un coordinamento stabile delle associazioni e dei movimenti impegnati nel socialeper un necessario raccordo pastorale e assicurare una adeguata formazione cristiana al loro interno attraverso la presenza di sacerdoti preparati e qualificati.
«La Commissione diocesana – si legge ancora nel documento Evangelizzare il sociale– si farà carico di promuovere qualche associazione non ancora presente in Diocesi e di sostenere quelle che si vengono a trovare in difficoltà. Il Delegato diocesano, in rapporto costante con il Vescovo, deve inserire all’interno delle attività programmate dalla Commissione occasioni di fraternità, di verifica e di formazione spirituale per i sacerdoti impegnati nelle associazioni, od operanti a vario titolo nella pastorale sociale e a queste riservare tutta la sua sacerdotale disponibilità».[1]
Basterebbe considerare i punti citati per rendersi conto delle carenze della nostra PS.
E, tuttavia, in vista del rafforzamento della PS, sono stati compiuti alcuni passi come:
- La pubblicazione della prima Lettera pastorale del vescovo Misericordiosi come il Padre, che rappresenta un vero e proprio progetto pastorale per la Diocesi, con le varie aree dell’evangelizzazione del sociale, compresi i mezzi di comunicazione e la sanità;
- Si è favorito il coordinamento dell’UCID faentino con quello ravennate e imolese. Per il gruppo faentino il vescovo ha provveduto ad indicare e a nominare come assistente il rev. mo don Paolo Bagnoli. Un tale gruppo si è mosso con passi regolari, tra incontri formativi, momenti di preghiera e partecipazione ad eventi sociali;
- Si è organizzato l’incontro coi Sindaci e le amministrazioni locali in occasione degli auguri natalizi, per presentare il Messaggio per la Giornata mondiale della Pace. Ma questa iniziativa non ha avuto una vita lunga. Più costante realizzazione ha avuto e ha, invece, la Marcia della Pace;
- Si è dato il via, in concomitanza e di seguito alla Settimana sociale di Cagliari (ottobre 2017), imperniata sul tema del lavoro, una serie di «fiere» del lavoro, con la collaborazione di Policoro e, in particolare del CEFAL, negli ambienti di Faventia Sales, per alcuni anni, interrotti dalla pandemia;
- La Diocesi ha organizzato una Scuola di formazione di impegno sociale e politico specie per i giovani, durata tre anni, avente come titolo A gonfie vele, che si è svolta nel nuovo Seminario, in via Stradone. La Scuola ha visto la partecipazione dei migliori docenti d’Italia e si è svolta con un metodo che ha alternato la riflessione teorico-pratica ai laboratori;
- Parimenti si è dato il via ad un importante Sinodo dei giovani, che tra i suoi filoni di riflessione ha avuto l’attenzione alla vocazione di costruttori, non solo della Chiesa, ma anche, simultaneamente, della società (si veda, ad esempio, Prove di sintonia. Giovani e Chiesa in un’esperienza sinodale, libreriauniversitaria.it edizioni, Limena (PD) 2019, pp. 113);
- Qualche mese fa il vescovo ha nominato come assistente ecclesiastico della Coldiretti don Tiziano Zoli, parroco di Solarolo;
- Infine, non possono essere dimenticati gli scritti del sessennio 2015-2021 del vescovo su vari temi del magistero sociale, quali strumenti di accompagnamento della PS e punto di riferimento di corsi con gli adulti di varie associazioni: TOSO MARIO, Per una nuova democrazia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2016, pp. 383; ID., La non violenza stile di una nuova politica per la pace, Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa, Roma 2017, pp. 110; ID., Uomini e donne in cerca di pace, Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa, Roma 2018, pp. 97; ID., Cattolici e politica. In un tempo di cambiamento epocale, Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa, Roma 20193, pp. 204; ID., Ecologia integrale dopo il coronavirus, Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa, Roma 2020, pp. 254. ID., Fratellanza o fraternità? Introduzione alla lettura dell’Enciclica «Fratelli tutti», Tipografia Editrice Faentina, Faenza 2021, pp. 64; ID., Dimensione sociale della fede. Sintesi aggiornata di Dottrina sociale della Chiesa, LAS, Roma 2021, pp. 670.
+ Mario Toso
Vescovo di Faenza-Modigliana