Saluto alla città di Faenza e alla diocesi

Faenza - Sagrato della Basilica Cattedrale, 15 marzo 2015
15-03-2015
SALUTO ALLA CITTÀ
Signor Sindaco, dott. Giovanni Malpezzi, Signori amministratori e responsabili della vita civile, rappresentanti dei Rioni, un cordiale saluto a voi e a questa stupenda città, ricca di storia e di arte, di illustri testimonianze di libertà e di santità. Al mio giungere qui ne sono stato subito conquistato. Per la prima volta mi rivolgo a voi e alla cittadinanza che rappresentate.  Ringrazio voi e l’amato vescovo, S. Ecc. Mons. Claudio Stagni, per la calorosa accoglienza. Mi accingo volentieri ad iniziare un cammino di collaborazione, a servizio della città e della diocesi di Faenza-Modigliana, accompagnato dalla presenza  materna della patrona principale di questa città, la Beata Vergine Maria Madonna delle Grazie, che ha spezzato le frecce del male: ha salvato il popolo faentino dalla peste e dal colera, dalla violenza di un terribile terremoto.
Questa piazza è uno scenario tra i più belli d’Italia. Qui si riunisce il popolo per le sue principali feste. Il popolo della città secolare si mischia col popolo della città di Dio. Che sia sempre così, nella distinzione e nell’inevitabile compenetrazione!
Oggi constatiamo che l’Europa – il cui ideale comunitario qui a Faenza è coltivato da tempo –  è divenuta multipolare, multiculturale e multireligiosa. Lo divengono sempre più anche le nostre città, le quali, pertanto, debbono trovare  una nuova unità, una nuova comunione nel bene, nel vero, nel bello e in Dio. Autorità civili e religiose, comunità amministrative ed ecclesiali, sono chiamate a collaborare intensamente. Si tratta di praticare un dialogo ininterrotto, senza diminuzioni per l’identità di alcuno, volendo raggiungere, tramite accoglienza e simpatia, il cuore dell’altro, gli altri diversi da noi, in un processo di integrazione secondo il modello del poliedro, che non annulla, bensì unifica le differenze in un «tutto» armonico.
La comunità ecclesiale contribuisce a costruire la città secolare in profondità, offrendo linfa per la sua tenuta morale. Con i suoi membri, in particolare, collabora affinché fiorisca una libertà non illimitata, responsabile, una libertà che sa legarsi alla verità, che si prende cura dell’altro  e del suo bene. Di questa libertà hanno bisogno le nostre città e l’Europa, per essere convivenze civili, fatte di collaborazione nella realizzazione del bene comune, bene di tutti. Senza una libertà per gli altri, i legami sociali, la gioiosa condivisione di beni spirituali, morali, artistici, immiseriscono. Si perde il gusto del vivere insieme, dell’appartenersi, del volersi bene. Ci si sente più lontani, estranei.
Dio vive nella città. La Chiesa ne è pienamente cosciente ed intende «uscire» per incontrarLo, specie nelle periferie geografiche ed esistenziali della vita: in coloro che, pur non avendolo trovato, lo cercano in continuazione; in coloro che vivono la solitudine, un’anzianità non onorata, la disoccupazione che umilia la dignità; nei giovani a rischio. La Chiesa desidera porsi in ascolto dei poveri, di coloro che sono considerati «scarti», esseri inutili, destinati a diventare addirittura invisibili. Assieme alle autorità politiche ed amministrative, anela a rispondere alle loro inquietudini, alla loro domanda di giustizia, di «compagnia» e di sostegno. Una vera comunità civile cerca i poveri, li rende visibili, più partecipi di una solidarietà che include tutti, in un nuovo welfare che riparte dalle nuove «posizioni proletarie», da coloro che sono considerati «scarti» dalla società neoliberista.
Signor Sindaco e Signori amministratori, il popolo cristiano di questa città, assieme al suo vescovo, c’è. È con voi. Confortato da una moltitudine di uomini e donne illustri e di santi, che hanno reso più gloriosa la storia faentina, è felice di partecipare al cantiere sempre aperto di questa città. Mentre contribuisce con la sua specifica identità a rifondare i vincoli sociali e l’amicizia civica, specie mediante l’arte dell’educazione, è grato ai responsabili della cosa pubblica perché, amministrandola con onestà e giustizia, servono il «corpo» di Cristo, ne curano le piaghe, lo corroborano mediante la custodia del creato.
Grazie, Signor Sindaco ed amministratori, per tutte le volte che vi prenderete cura di noi cittadini, della sicurezza, del bene-essere favorendone la modalità societaria, delle famiglie, delle imprese, delle scuole, dei beni collettivi come l’acqua potabile e l’energia sostenibile per tutti, del patrimonio artistico, coltivando una visione anche spirituale e morale della città, nonché quel «progetto del bello» che essa invoca, per essere fruibile anche per le generazioni future.
Siatene certi: la Chiesa sarà al vostro fianco con il suo impegno di servizio al bene comune.