Il Signore viene continuamente. In questo Natale siamo chiamati a pensare che Egli viene in un periodo martoriato dalla pandemia. Abbiamo perso molto: libertà di movimento, la salute, ma soprattutto persone care, talora il lavoro. Siamo diventati più poveri, da un certo punto di vista. In compenso abbiamo ritrovato la solidarietà. Ci siamo accorti che non ci salviamo da soli. La venuta di Gesù Bambino ci ricorda che Dio non ci abbandona. Seppure in un’atmosfera surreale, Lui è sempre con noi. È il Bene più grande che ci resta. Ecco cosa abbiamo ancora. Dovremmo ricordarci allora che, dopo tutto, siamo con Lui, abbiamo Lui. Ma ce ne accorgiamo? Vediamo in Lui la nostra reale salvezza, il nostro orizzonte di senso? Lui che viene e che da una parte relativizza le cose materiali, che hanno la loro importanza per noi che non siamo puri spiriti, al tempo stesso ci fa vedere ogni cosa, ogni gesto secondo una luce diversa. Ci sollecita alla sobrietà, a non essere dominati dalle cose e dalle prospettive di questo mondo. Non sono l’essenziale. Noi nonsiamo fatti per le cose passeggere, bensì per l’Amore che ci apre al Padre e ai fratelli, per la condivisione e il dono sincero di noi stessi. Ecco cosa deve ricordarci l’incontro con Colui che viene. Il nostro orizzonte di vita ha una dimensione ulteriore, più grande del tempo e dello spazio. Più arricchente dei beni materiali, pur necessari. Se avessimo tutti i beni della terra ma non avessimo il Signore, il suo Amore, non avremmo granché, avremmo mani vuote. Avremo, invece, ancora una volta, tra le mani, in noi, nel nostro cuore, Gesù: Dio fatto uomo, uno di noi. Riusciamo a comprenderlo e a spiegarlo ai nostri bambini che desiderano avere i doni di Babbo Natale?
In questi giorni mi è capitato di essere presente in uno dei punti di distribuzione di beni alimentari gestiti dalla Caritas diocesana. Ho notato la presenza di diversi ragazzi e bambini. Uno di loro domandava alla mamma se ci fosse Babbo Natale per i bambini, ossia se ci fossero dei doni per loro. La mamma con calma gli spiegava che i doni c’erano e che il Babbo Natale poteva essere il vescovo che era presente. Ma il bambino disse: ma lui – riferendosi al sottoscritto – non ha la barba. E poi gli manca anche il cappuccio. Prendo occasione da quanto mi è capitato per porgervi in maniera semplice gli auguri di un Santo Natale e di un felice Anno Nuovo. Senza dubbio è sacrosanto e legittimo il desiderio dei nostri bambini di vedere Babbo Natale con barba e cappuccio, come è anche importante che il loro bisogno di stupore sia accontentato. Non solo. Dobbiamo essere capaci di mostrare a loro la bellezza del dono, di quei doni che sono commisurati alla loro fantasia, al bisogno di essere riconosciuti bambini, con i loro pensieri, i loro sogni, che li aprono al bello. Tra i doni che riceveranno dovremmo essere in grado di far capire che il Dono più grande per loro, come anche per i genitori e le nostre famiglie, è il Bambino Gesù. Non c’è paragone con nessun altro dono. Insegniamo ai nostri bambini ad accogliere tra le mani e nel loro cuore il dono più grande della storia. Insegniamo a farne dono ai loro amici, perché non possiamo tenere per noi il dono dei doni: Gesù Cristo, Salvatore del mondo, Signore della storia.
+ Mario Toso